2017. È febbraio, fa freddo e, come spesso accade, abbiamo voglia di andarcene in un posto caldo per qualche giorno. Allo stesso tempo vogliamo approfittarne per toglierci qualche sfizio aeronautico, per esempio provare la Virgin Atlantic e rimettere piede a bordo di un 747-400 dopo diversi anni.
Le destinazioni servite dalla compagnia britannica con la regina dei cieli da Gatwick non sono molte: Orlando, Cancún, Las Vegas, Montego Bay, L’Avana, Varadero e Barbados. Sarà sufficiente un consiglio fidato per convincerci a scegliere quest’ultima destinazione: si tratta a tutti gli effetti di un report “figlio” di Aviazione Civile.
Detto, fatto: un venerdì sera di fine marzo è ora di prendere la S-Bahn per Schönefeld, aeroporto la cui bruttezza non finisce mai di stupire. Perlomeno questa volta la fila ai controlli è abbastanza scorrevole.
SXF-LGW
U28216
21:30 LT – 22:40 LT (ATA 22:16)
Airbus A320-214 | MSN: 5236 | First flight: 11/07/2012
G-EZWC
Seat 6A
Non ho immagini di questo volo, dato l’orario notturno e i troppi riflessi nel finestrino. La rotta è questa:
Arriviamo in orario (credo) e cominciamo la lunga camminata verso il controllo passaporti e la riconsegna bagagli, non prima di dare uno sguardo al piazzale dallo Skybridge, che offre prospettive insolite:
In tutto ci vorranno circa 45 minuti prima di uscire e raggiungere la fermata della navetta per il South Terminal. Durante la breve corsa ci intratteniamo brevemente con il cabin manager del nostro volo, un italiano, che dopo aver notato la mia luggage tag di Aviazione Civile si rivela essere un accanito lettore del forum.
Dalla stazione raggiungiamo in pochi minuti il nostro alloggio per la notte, ovvero il Bloc Hotel: un albergo essenziale ma confortevole, con il notevole pregio di offrire una bella vista sul piazzale e sulla pista di LGW.
Panorama dal corridoio.
L’indomani vengo svegliato dalla dolce melodia dei decolli dalla 08R. Fare spotting senza nemmeno alzarsi dal letto ha un che di decadente.
Questo dovrebbe essere G-VLIP, battezzato “Hot Lips”. Sarà il nostro?
Ci alziamo con calma e ci avviamo di nuovo al North Terminal. Qualche altro scatto dal corridoio dell’hotel:
Un altro 747 VS in arrivo, questa volta G-VAST “Ladybird” da Montego Bay, e un 777-200 dell’eterna rivale BA.
Sono circa le 10 di mattina e il North Terminal è piacevolmente deserto.
Se non ricordo male, la compagnia ha traslocato da poco al North Terminal, non so se in via temporanea a causa dei lavori al South Terminal. Per i passeggeri di economy pare ci sia l’obbligo di effettuare il check-in autonomamente prima di lasciare eventuali bagagli al drop-off.
Per ora qui regna la calma. Delle dipendenti di terra sfilano accanto a noi sfoggiando la loro divisa disegnata da Vivienne Westwood, che personalmente mi piace molto.
Siamo pronti per passare i controlli. C’è molta fila, smaltita in maniera abbastanza scorrevole, eccetto per quanto riguarda la procedura per i bagagli a mano da ricontrollare: gli addetti prendono una vaschetta alla volta urlando “Anyone’s bag? Whose bag is this?”. Basta poco per rendere il tutto piuttosto caotico.
L’area partenze è molto affollata e non particolarmente bella, quindi fotografo solo il tabellone. Il nostro volo, VS29, è in orario in mezzo a una distesa monocolore arancione.
Poco più di un’ora prima del decollo scendiamo le scale verso il gate 563. Fra gli altri voli in partenza da quest’area vedo due Virgin per L’Avana e Cancún nonché un curioso UN7401 per Friedrichshafen.
Mi fa impazzire questo rosso metallizzato. Ma non sarà G-VBIG a portarci a Bridgetown…
… bensì “Ladybird”, che avevo visto in arrivo dalla Jamaica in mattinata. Ma quanto è bella questa “Virgin Queen”?
L’area di fronte al gate è appena sufficiente a contenere tutti i passeggeri di questo volo, pieno a tappo in tutte le classi. L’imbarco inizia in ritardo, intorno alle 12:45.
LGW-BGI
VS29
12:55 LT (ATD 13:56) – 17:40 LT (ATA 18:02)
Boeing 747-41R | MSN: 28757 LN: 1117 | First flight: 05/06/1997
G-VAST
Seat 44A
Siamo seduti in file diverse e ho fatto cambio di posto, cedendo il mio 28J per un 44A, appena dietro l’ala. La cabina nel complesso si presenta bene, con sedili moderni e la gradevole illuminazione viola tipica del gruppo Virgin. Pulizia migliorabile.
Sebbene il pitch sia di 31 pollici, non lo trovo scomodo.
Safety card.
Per questo volo diurno i passeggeri in barbon class dispongono di una coperta e di un paio di cuffie, di qualità non eccelsa. Userei i miei auricolari, ma il jack continua a cadere fuori dalla presa nel bracciolo. Stranamente, questo problema si presenta anche con le cuffie in dotazione, e sarà così anche al ritorno.
Stacchiamo intorno alle 13:20 e ci avviamo verso la testata 08R.
Cicciobus emiratino.
Mi piace molto il video della safety demonstration (c’è anche su YouTube).
Alla fine decolliamo con circa un’ora di ritardo (cliccare sulla foto per un video del decollo).
Una bella “inversione a U” e lasciamo alla nostra sinistra lo scalo di Gatwick.
La rotta di oggi ci porta a sorvolare il Devon e la Cornovaglia, per poi proseguire sull’Atlantico direttamente fino a Barbados.
Circa un’ora dopo aver staccato le ruote dal suolo le assistenti di volo offrono un aperitivo. Qualcuno mi spieghi come si fa a produrre dei salatini all’erba cipollina e panna acid-… ah, già, è una compagnia inglese.
Do un’occhiata al menù: delle tre scelte di oggi, il pollo mi sembra quella più appetitosa, e in effetti non delude.
Spazzolo tutto e mi metto comodo. L’IFE “Vera Touch” dispone di un’ampia scelta di film, telefilm, documentari e musica, ovvero quanto serve per ammazzare il tempo. Il tasto “Touch me” all’avvio sa molto di Virgin Atlantic, ma la versione “Pam Ann”… ’nuff said. Buona qualità video, un po’ meno soddisfacente la sensibilità al tocco: ho come l’impressione che i comandi siano un po’ sfalsati, sicché risulta difficile capire esattamente dove bisogna toccare per alzare il volume o aumentare la luminosità.
Tra un film e l’altro mi alzo per sgranchirmi le gambe e fare qualche foto.
Oltre al pasto principale viene distribuito un ghiacciolo alla fragola a metà volo, mentre due ore prima dell’arrivo l’equipaggio serve il classico afternoon tea.
Ormai non manca molto. Fuori il cielo si fa già più, come dire… caraibico.
L’atterraggio da ovest mi permette di ammirare la costa occidentale di Barbados, compresa la località di Speightstown, dove alloggeremo.
La rotta di avvicinamento.
Mi piace molto questa luce!
In corto finale vediamo Bridgetown e Oistins prima di toccare terra sull’unica pista del Grantley Adams International Airport (video QUI). Abbiamo recuperato gran parte del ritardo accumulato in partenza (sono le 18:02) e fuori c’è un bellissimo tramonto.
Un po’ di fauna locale. La LIAT è la principale compagnia qui a Barbados, sua seconda base dopo quella principale di Antigua e Barbuda.
A318 Avianca in partenza per Bogotá.
Un ultimo sguardo alla cabina prima di lasciare la nostra “Ladybird” e tuffarci nell’afa del tardo pomeriggio barbadiano.
Fa sempre un certo effetto sbarcare da un widebody ai remoti, specialmente se si tratta della Queen of the Skies. Ma quant’è bella?
Mi fermo ad ammirarla per qualche minuto prima di proseguire il percorso verso l’immigration, ovviamente tutto all’aperto.
Welcome to Barbados!
Siamo arrivati alle Barbados, si diceva, o meglio “a” Barbados: questa piccola nazione caraibica è infatti composta da un’unica isola di circa 430 chilometri quadrati, vale a dire circa 34 chilometri da nord a sud per una “larghezza” massima di 23. Non sappiamo come mai in italiano sia diffusa la forma plurale. Forse per assonanza con le Bahamas?
In ogni caso, il nome dell’isola pare sia stato coniato a metà del ‘500 dall’esploratore portoghese Pedro Campos dopo aver visto gli alberi di ficus con le loro radici aeree, simili a barbe, per l’appunto. A quel tempo l’isola era abitata dagli indigeni Arawak, estintisi nel secolo successivo, quando erano già arrivati gli inglesi: la Corona britannica mantenne ininterrottamente il controllo dell’isola fino a quando questa non ottenne l’indipendenza, nel 1966 (anche se il capo di Stato è tutt’ora Sua Maestà). L’influenza inglese continua a farsi sentire per alcuni aspetti, come la guida a sinistra e il sistema scolastico, mentre per altri versi si percepisce l’influenza degli USA. Barbados, prossimamente su Rieducational Channel!
Per la nostra vacanza di soli otto giorni abbiamo scelto un appartamento nella cittadina di Speightstown, secondo centro abitato di Barbados con una popolazione di sole 3.600 persone (!).
Per fare un paragone, l’agglomerato di Bridgetown conta circa 110.000 abitanti, su 280.000 residenti totali sull’isola.
Questo l’itinerario dei prossimi giorni:
La fila al controllo passaporti è piuttosto lunga e procede a rilento. In tutto ci mettiamo circa un’ora prima di prendere i bagagli e passare gli “scrupolosi” controlli alla dogana (l’addetta, scazzata quanto basta, afferra la landing card senza nemmeno guardarci). Fuori, dove fa un caldo notevole, troviamo il taxi prenotato in anticipo, che in circa 40 minuti ci porta a Speightstown. La nostra padrona di casa, Karene, ci sta aspettando: è molto ospitale, tanto che ci accompagna in un ristorante in centro e si offre di farci venire a prendere da suo marito l’indomani mattina per fare un giro della zona. Le guide turistiche decantano spesso l’ospitalità barbadiana, e a ragione: in media incontreremo persone gentilissime o quantomeno molto, molto rilassate.
Ah, la casa è bellissima (su richiesta posso fornire l’indirizzo), molto ben accessoriata e soprattutto estremamente pulita. In generale mi colpirà molto l’attenzione per la pulizia in tutta l’isola.
In più, nel frigorifero troviamo anche una caraffa del rum punch fatto in casa da Karene. Come inizio direi che non c’è male!
Crollo a letto e la mattina faccio colazione così.
Abbiamo ospiti.
A questo punto abbandono il racconto cronologico e procedo per luoghi.
Speightstown è una cittadina molto tranquilla, un po’ addormentata, però dotata di tutto quello che può servire, dalla pescheria al barbiere a una manciata di beach bars perfetti per godersi un cocktail al tramonto.
A Speightstown si può ammirare il Barbados Heritage Mural, che con i suoi 24 metri per 6 pare sia il più grande trompe-l’œil dell’intera regione.
Ma soprattutto, a cinque minuti da casa abbiamo una bellissima spiaggia che troveremo quasi sempre semideserta.
Andando verso la spiaggia può capitare che ti tagli la strada una chioccia con i suoi pulcini, un gallo (ce ne sono tantissimi in tutta l’isola), o addirittura una scimmietta! Quella che vedevo sulla via per la spiaggia non sono riuscito a fotografarla, ma avrò modo di vederne più avanti.
Come fauna, abbondano questi simpatici scolopacidi, che avranno sicuramente un nome comune più semplice (forse “frullini”, ma non ne sono sicuro).
Sono molto comuni anche questi passeriformi neri detti “Carib grackle”.
Non mancano i granchi: questi qui, di colore giallo, si nascondono in piccole tane lungo la battigia…
… mentre i cugini in tenuta mimetica passano le giornate sugli scogli.
In giro c’è anche qualche gatto solitario.
Visto che stiamo parlando di animali e natura, passo subito a una delle mete delle nostre escursioni: la Barbados Wildlife Reserve. È un piccolo parco nel quale scorrazzano liberamente testuggini, faraone, roditori, volatili di varie specie e tante scimmie, nello specifico dei cercopitechi gialloverdi (in inglese “green monkey”).
All’ingresso si viene accolti da rigogliosi arbusti di bougainvillea dagli splendidi colori…
… per poi imbattersi subito in testuggini che sbucano fulminee da ogni dove.
Per il parco girano anche dei pavoni.
Ma l’attrazione principale è intorno alle due di pomeriggio, quando i custodi rovesciano su un apposito spiazzo una montagna di frutta e verdura, sulla quale si avventano le innumerevoli scimmie già in fremente attesa.
Pare che mordano, ma sembrano simpatiche e a tratti molto umane, soprattutto quando gettano via le bucce di banana come noi getteremmo via un fazzoletto usato.
Per le testuggini non ce n’è.
Il biglietto d’ingresso costa 23,50 dollari di Barbados, che al cambio fisso (2:1) fanno 11,75 dollari americani. Nel complesso è un posto piacevole dove passare un paio d’ore.
Per tornare a Speightstown ci serviamo dei bus dell’azienda di trasporti statale, riconoscibili grazie alla loro patriottica livrea blu con una “cheatline” gialla.
Una corsa costa due dollari di Barbados, pagabili in contanti (solo con l’importo esatto, visto che non danno resto) o con gettoni acquistabili a terra.
Grazie all’ampia rete di collegamenti facenti capolinea a Speightstown, il bus sarà il nostro mezzo di trasporto prescelto per tutte le escursioni giornaliere, per esempio a Bridgetown. Devo dire che la capitale non mi ha colpito particolarmente, principalmente a causa dell’elevato numero di turisti e di resort all inclusive. È un altro mondo rispetto a dove ci troviamo noi.
Ma le spiagge modello Miami vanno comunque benissimo per gustarsi una birra locale, come la Stag e la buonissima Banks.
Per tornare da Bridgetown saliamo su un minibus dell’azienda di trasporti privata, questa volta giallo con una striscia blu e musica a tutto volume. Qui un breve estratto dal viaggio di ritorno: LINK. Da queste parti sono noti come “reggae bus”.
Un’altra gita ci porta sulla costa atlantica di Barbados, decisamente più selvaggia e caratterizzata da una certa bellezza.
Di seguito qualche scatto di Bathsheba, piccola località dal nome biblico la cui spiaggia è segnata da una spettacolare formazione rocciosa.
La cavità sotto alla Bathsheba Rock è grande abbastanza da poterci stare in piedi.
Un giorno della vacanza è riservato, naturalmente, alla visita al Barbados Concorde Experience. Di questa attrazione condivido con voi solo due foto, mentre per il resto rimando al favoloso report del nostro Presidente, che del resto è stato d’ispirazione per il mio racconto.
Vi basti sapere che ero emozionato come un bambino e non ho potuto nascondere un pizzico di commozione al ricordo del mio volo sul gemello dell’esemplare esposto, nell’ormai lontano 2003 (vedi Trip Report: Concorde Reloaded: BA001 LHR-JFK, 29/06/2003). Ho chiacchierato a lungo anche con la nostra guida, Jason, che si è segnato il nome del portale di AC.
Da qui, ovvero dall’aeroporto, è un tiro di schioppo fino alla cittadina di Oistins, dove il venerdì sera si tiene il tradizionale “fish fry”. Guardacaso oggi è proprio venerdì…
Potrei ingozzarmi tutto il giorno delle deliziose fish cakes, delle polpettine di pesce fritte che spesso si trovano anche per strada.
Provo a cucinare anche con ingredienti locali, specialmente uno dei piatti nazionali, ovvero il pesce volante. Qui si usa mangiarlo impanato e fritto, io lo faccio con una pastella e lo accompagno con verdure, tutte squisite tranne l’okra, o gombo, che (si sa) è quasi del tutto insapore.
A Barbados il tempo procede a rilento. Non so più quanti tramonti ho già visto, né quanti giorni restino sino alla partenza. Meglio così.
Purtroppo è ora di tornare nella bigia realtà berlinese. Mi concedo un ultimo tuffo la mattina prima di andare a fare i bagagli e prendere il taxi per l’aeroporto.
Mi piace molto l’area check-in dell’aeroporto Grantley Adams, interamente all’aperto.
Davanti a noi c’è una scolaresca in partenza con uno dei due voli Virgin Atlantic per Londra previsti quest’oggi, il che allunga l’attesa in fila. Una volta giunto il nostro turno, però, otteniamo rapidamente le carte d’imbarco – non prima di aver fornito la prova che il Regno Unito non sarà la nostra destinazione finale.
Dalla zona landside si scorge già il nostro aereo di oggi.
Passiamo rapidamente sia il controllo del passaporto in uscita (una mera formalità) che i controlli di sicurezza, e sbuchiamo nella retail area. C’è una buona scelta di negozi, mentre ai bar si trova quasi solo junk food. Ripiegheremo su una semplice birra Banks.
Nel giro delle prossime tre ore partiranno sette voli per il Regno Unito, di cui quattro solo per Londra (1 BA, 2 VS, 1 Thomson), oltre a svariati voli regionali LIAT.
Con tutti questi widebody in partenza, l’area partenze è discretamente affollata.
Il volo VS30 per Gatwick, che sembra essere praticamente al completo, viene operato da un A330-300.
A noi, invece, tocca questa bella signora battezzata “English Rose”, marche G-VROS.
Comincia l’imbarco del nostro VS58. A giudicare dal numero di persone al gate ho il sospetto che il LF non sarà dei più alti, e non mi sbaglio: saremo 221 passeggeri su un totale di 455 posti (14 in Upper Class, 66 in Premium Economy, 375 in Economy). Si preannuncia una traversata atlantica di quelle comode.
BGI-LGW
VS58
17:50 LT – 06:55 LT (ATA 06:18)
Boeing 747-443 | MSN: 30885 LN: 1268 | First flight: 22/02/2001
G-VROS
Seat 76A (originally assigned seat: 77A)
“English Rose” porta la vecchia livrea Virgin Atlantic, che mi garba tutt’ora.
Salgo dalla porta L2, dove una sorridente a/v di mezza età mi indica come raggiungere il mio posto: “Your seat’s just upstairs, Sir, this way please”. Inutile dire che sono molto contento di essermi tolto lo sfizio dell’upper deck!
Mentre la Premium Economy è abbastanza piena, in cattle class quassù siamo in pochi, tanto che quasi ogni passeggero avrà a disposizione una fila da tre.
I sedili sono belli, seppur non pulitissimi.
Fantastiche le cappelliere accanto ai sedili lato finestrino.
I più attenti avranno notato che G-VROS reca il codice cliente Boeing di Alitalia (-43): si tratta infatti di uno dei cinque 747-400 originariamente ordinati da AZ, tuttavia mai consegnati alla compagnia italiana (che convertì l’ordine in sei 777-200ER), bensì rilevati appunto da Virgin Atlantic. Curiosando nelle cappelliere e nelle toilette si notano ancora delle tracce di questa quasi-italianità.
Il cockpit.
Stiamo quasi per staccare, quindi mi siedo e passo in esame l’amenity kit: essenziale ma sufficiente.
Uno sguardo in alto e uno fuori dal finestrino. L’unico difetto dell’upper deck sono i finestrini molto inclinati, che generano parecchi riflessi.
Stacchiamo alle 17:40 locali e per le 17:50, orario previsto di partenza, cominciamo già la corsa di decollo sulla pista 09 di BGI.
Cliccare sull’immagine per un video.
Appena spento il segnale mi impossesso della fila 76A/B/C e mi metto comodo. Come tutti i 747 Virgin Atlantic, anche questo qui è dotato dell’IFE Panasonic JAM.
Meno di mezz’ora dopo il decollo comincia il solito servizio di aperitivo, seguito dopo un quarto d’ora dalla cena. Per questo breve volo notturno abbiamo ordinato i pasti speciali in modo da massimizzare il tempo dedicato al sonno, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno: dato il basso LF, le due aa/vv passano rapidamente a prendere gli ordini da ciascun passeggero e portano i vassoi a mano.
Il rancio vegetariano, stranamente commestibile…
… e quello hindu, che mi dicono fosse molto buono. Anche il menù normale, in realtà, non sembrava male.
Verso la notte. Prima di partire da Barbados avevo preordinato un modellino del 747-400 (tra l’altro proprio con le marche dell’aereo dell’andata, G-VAST) dallo shop di bordo, che mi viene consegnato dopo la cena.
Cerco di dormire un po’, disteso sui tre sedili e sulle cappelliere laterali (ottime per appoggiare i piedi, ovviamente ben avvolti nella coperta), ma non c’è niente da fare, non ho sonno. Detesto queste traversate atlantiche troppo corte per dormire e troppo lunghe per restare completamente svegli, ma me ne faccio una ragione.
Decido di fare un giro al ponte inferiore e faccio un pit stop, beccando probabilmente l’unica toilette in condizioni pietose di tutto l’aereo: torno su di corsa e mi sento un po’ come in questa scena di “Come fly with me”.
Uno sguardo al galley del ponte superiore.
Manca circa un’ora all’atterraggio (siamo già quasi sul Devon) quando arriva la colazione: il pasto speciale contiene della frutta, un succo all’arancia e dei dolcetti alla confettura di fichi dal peso specifico del piombo.
Iniziamo la discesa mentre fuori sta albeggiando. A terra pare ci sia una fitta nebbia, motivo per cui la comandante chiede di spegnere completamente tutte le apparecchiature elettroniche. Mi attengo alle istruzioni, tanto più che l’a/v vedrebbe tutto dal jumpseat a causa del già citato spazio fra il sedile e il finestrino.
G-VROS accarezza l’asfalto prima di effettuare una decisa frenata e liberare la pista. In effetti sembra di essere a Linate a gennaio.
Welcome to London Gatwick! Dopo una decina di minuti di rullaggio raggiungiamo il gate e possiamo sbarcare.
Siamo in anticipo di una mezz’oretta e sbrighiamo con scioltezza l’immigration prima di recuperare i bagagli, che lasceremo al deposito prima di passare una piacevole giornata di sole a Londra: il volo per SXF, infatti, partirà appena alle 18:00.
Finisco con qualche scatto da quest’ultima tratta, durante la quale si fa notare un MD-80 dell’ormai defunta AirBee (chi se la ricorda?) a bordo pista a LGW. L’arrivo a Schönefeld è traumatico, ma che ve lo dico a fare…
LGW-SXF
U28215
18:00 LT (ATD 18:35) – 21:05 LT (ATA 21:15)
Airbus A320-214 | MSN: 6188 | First flight: 03/07/2014
G-EZWW
Seat 24A
Questa breve vacanza a Barbados è stata ricca di soddisfazioni: la destinazione meriterebbe un soggiorno anche più lungo, mentre l’accoppiata Bloc Hotel + Virgin Atlantic per noi è risultata vincente. Per quanto possano valere due voli a fini statistici, la compagnia di Richard Branson a mio avviso offre un prodotto curato e non privo di un certo “cool factor”, che non guasta.