Quindi, in barba all'EU, il governo ha erogato 50 milioni ad Alitalia.
A questo punto sarebbe d'obbligo erogare milioni e milioni a tutti coloro che stanno affogando nella melma, soprattutto alle aziende e alle attività commerciali che erano in attivo prima della pandemia Covid-19.
"Banale", certo, ma dovrebbe essere appunto automatico.
Alitalia, strappo con Bruxelles, Giorgetti: «Lo stipendio va pagato»
Si fa più profondo il solco tra Roma e Bruxelles sul caso
Alitalia-
Ita. Il governo, su spinta del ministro Giancarlo
Giorgetti, ha infatti autorizzato mercoledì sera una spesa di 50 milioni di euro per pagare gli stipendi dei dipendenti, i fornitori e il carburante. Lo ha fatto non solo per placare le proteste dei lavoratori e “comprare” tempo visto lo stallo della trattativa con la commissione Ue, ma anche per mettere qualche paletto e difendere il piano industriale messo a punto da Ita.
L’offensiva italiana non è stata accolta bene dagli euroburocrati. «Abbiamo appreso dalla stampa - spiegano fonti Ue - del pagamento degli stipendi» di Alitalia da parte del governo e «non abbiamo commenti specifici a riguardo», ma «spetta agli Stati membri valutare se una misura comporta aiuti di Stato che devono essere notificati alla Commissione in base alle norme comunitarie». Toni duri per ribadire che il via libera alla nuova tranche da 50 milioni di ristori avrebbe dovuto ottenere prima l’autorizzazione europea. E in effetti la procedura avrebbe dovuto seguire proprio questo iter, tanto più adesso che è in ballo la sanzione per i prestiti ponte da 1,3 miliardi concessi alla compagnia di bandiera negli anni scorsi.
Bruxelles sembra però non considerare il momento di particolare difficoltà che sta vivendo il trasporto aereo e, sopratutto, gli 11 mila dipendenti della vecchia Az che non hanno al momento nessuna certezza sul futuro. Bloccare gli aiuti per le retribuzioni avrebbe avuto enormi ripercussioni sociali. Tant’è che Fit-Cisl, Uil e Cgil hanno applaudito alla mossa governativa.
LA STRATEGIA
Ha le idee chiare Giorgetti che ha duramente replicato a Bruxelles. «In base all’articolo 1 della Costituzione - ha detto il ministro dello Sviluppo - chi lavora deve essere pagato». Del resto proprio l’esponente leghista ha impresso una svolta al Mise per affrontare le sfide delle crisi aziendali. La strategia è quella di lavorare per rafforzare i settori strategici, difenderli, sostenerli con forza, invece che rattoppare e medicare le ferite. Prevenire è insomma meglio di curare. Anzi, come per Alitalia, l’obiettivo è dare un indirizzo chiaro che fino ad oggi non c’è stato. Ogni riferimento al’ex ministro Patuanelli non è casuale.
Del resto non è un mistero che Giorgetti abbia sul proprio tavolo il piano B per Ita, ovvero l’affitto immediato, senza passare per una gara, del ramo volo da Alitalia. Un piano che, proprio in considerazione dell’impasse, ogni giorno fa un passo in avanti verso l’approvazione. Ma anche qui il via libera allargherebbe lo strappo con la Ue che ha sempre frenato di fronte a questa soluzione. Bisognerà ora capire se il pagamento degli stipendi è stato solo un assaggio o l’inizio di un processo più ampio per far decollare il vettore entro il mese. Il piano B prevede che Ita possa partire con circa 60 aerei e 4.500 dipendenti. La posizione di Giorgetti è condivisa anche da Palazzo Chigi che punta però a trovare una intesa in extremis con la Ue. Sotto traccia la trattativa continua. Almeno fino a quando Mario Draghi avrà la pazienza di proseguire nelle negoziazioni.
Il vice presidente di Confindustria Emanuele Orsini ritiene invece che puntare 3 miliardi su Alitalia sia un grave errore.