Di quello che ITA chiama, nel suo comunicato stampa, “progetto di bilancio”, cioè la bozza licenziata dal CdA, conosciamo al momento pochi valori. Quando il bilancio 2022 approvato dall’assemblea sarà depositato, potremo avere più dettagli, ma questo non avverrà, verosimilmente, prima di un paio di mesi: questi sono i termini di legge.
I valori che abbiamo sono:
- fatturato totale: 1,576 miliardi
- fatturato da passeggeri: 1,272 miliardi
- EBIT: -550 milioni (questo valore è riportato dal Sole24Ore)
- Passeggeri trasportati: 10,1 milioni
Utilizzando questi dati ho provato a fare alcune elaborazioni, servendomi anche del prezioso lavoro di EI-MAW, dal quale ho desunto l’offerta posti complessiva di ITA per il 2022.
Faccio due esempi.
- EI-DSV: 180 posti, ingresso in flotta 15/10/2021, quindi 365 giorni di operatività (teorica) nel 2022, 65.700 posti/giorno offerti
- EI-EID: 174 posti, ingresso in flotta 20/8/2022, 134 giorni di operatività, 23.316 posti/giorno offerti
Ripetuto questo calcolo per tutti gli aerei in flotta (escluse le macchine in wet leasing, per le quali non ho trovati i giorni di operatività), si ottiene un totale di 3,749 milioni di posti/giorno offerti da ITA nel corso del 2022.
È chiaro che l’offerta effettiva di posti non corrisponde a questo valore, perché un aereo vola più volte al giorno, ma nondimeno il dato posti/giorno qualcosa può dirci. E comunque, sull’aspetto del numero di voli per giorno, ci torneremo più avanti.
Un primo indicatore ci dice che ITA genera ricavi complessivi pari a 420 euro per posto/giorno, di cui 339 euro da passeggeri, a fronte di 567 euro di costi operativi sempre per posto/giorno. L'eccedenza dei costi sui ricavi risulta pari al 35%, decisamente non poco.
Non siamo a RASK e CASK, perché non conosciamo i dati del volato: quelli che ho calcolato sono dati grezzi e variamente approssimati, ma facciamoceli bastare.
339 euro è in linea con le performance di settore? È poco? Non lo so, ma potrebbe essere un termine per fare confronti con compagnie paragonabili a ITA per dimensione di flotta e tipologia di servizi; magari con TAP, di cui più volte si è parlato come possibile alternativa ad ITA per un’acquisizione.
Quello che sappiamo, invece, è che la tariffa media di ITA è di 126 euro (ottenuta dividendo il fatturato passeggeri per il numero di passeggeri trasportati). Ora, se rapportiamo il ricavo per posto/giorno (339) alla tariffa media (126), definiamo un indicatore, il cui valore è calcolato in 2,7.
Cosa ci dice questo indicatore? Ci dice che ogni posto offerto da ITA è venduto 2,7 volte ogni giorno. Per capire meglio il senso, dobbiamo provare a stimare un dato ottimale. Io l’ho stimato così (e qui l’approssimazione regna davvero sovrana).
Ipotizziamo che ogni narrow-body possa volare – se sfruttato alla massima efficienza possibile – 5 volte al giorno e che i voli giornalieri di un wide-body (costantemente impegnato nel lungo raggio) possano essere 1,5. Dai dati del sempre prezioso EI-MAW, sappiamo che l’offerta di posti/giorno è composta per il 70% da posti su NB, e per il 30% da posti da WB. Quindi:
(5 x 0,7) + (1,5 x 0,3) = 4 (circa)
Tanto per cercare un raffronto, ho stimato un indicatore analogo per Ryanair, che – al netto delle rilevantissime differenze con ITA in termini di strategia e di business model – è nota per l’efficienza nell’uso delle risorse e per l’efficacia delle funzioni commerciali. Ebbene, in epoca pre-covid, Ryanair raggiungeva un valore di questo indicatore, così definito, di 4,6. Quindi, 4 come valore ottimale per ITA può starci.
Prima conclusione: ITA potrebbe (dovrebbe) vendere un posto 4 volte al giorno e invece lo fa solo 2,7 volte. Che ci sia un problema sul lato dei ricavi, è quantomeno un’ipotesi verosimile e questo può dipendere dal fatto che o gli aerei volano mezzi vuoti, o non volano affatto, ovvero lo fanno un numero di volte inferiore ad un valore ottimale.
Vi anticipo, però, che la diatriba su dove sia il problema strutturale di ITA, se sul lato dei ricavi o su quello dei costi, se sull’efficacia o sull’efficienza, non può avere un vincitore: se sono validi i miei assunti, il problema è su entrambi i lati.
Riprendiamo l’indicatore dell’impiego ottimale degli aerei di ITA (quel 4 di cui sopra). Se, dunque, in media ITA avesse fatto fare 4 tratte al giorno ad ogni aeromobile, l’offerta di posti complessiva per il 2022 sarebbe stata di 14,85 milioni di posti (da 3,749 x 4).
Comparando questo con il dato di 10,1 milioni di passeggeri trasportati, troviamo un indice di riempimento pari al 68%. Sinceramente, non credo che il dato effettivo debba essere molto lontano da questo.
Ora, attenzione che la faccenda si fa molto delicata. 14,85 milioni di posti per la tariffa media attuale (126 euro) fa un ricavo massimo raggiungibile di 1,87 miliardi (circa 30 milioni ad aeromobile/anno). Ma i costi operativi sono già a 2,126 miliardi.
Seconda conclusione: con questa struttura dei costi e questi livelli di efficienza operativa, ITA non dovrebbe arrivare mai al break-even, che è posto in corrispondenza di un indice di riempimento del 114%.
Terza e ultima conclusione (scusandomi per la lunghezza del post): queste stime, più che calcoli, sono un cavare sangue dalle rape. Ma le offro alla discussione perché possiamo fare qualche passo in avanti nella discussione verso valori più oggettivi.