[Semi OT] In vendita i biglietti per il Frecciarossa 1000 da Milano Centrale a Parigi


FLRprt

Utente Registrato
17 Novembre 2009
746
559
Per ora nulla. Continuano i servizi tra Lione e Parigi, ma di servizi verso l'Italia non se ne parla.
Per la riapertura della linea si parla di fine 2024 - inizio 2025, sperando 1) che i lavori di consolidamento della parete in frana si concludano entro l'autunno 2) che le condizioni della galleria artificiale su cui è caduta la frana siano tali da non richiedere interventi di demolizione e ricostruzione. Le condizioni della parete non sembrano però delle migliori.
 
  • Like
Reactions: East End Ave

East End Ave

Utente Registrato
13 Agosto 2013
8,304
3,232
su e giu' sull'atlantico...
Per ora nulla. Continuano i servizi tra Lione e Parigi, ma di servizi verso l'Italia non se ne parla.
Per la riapertura della linea si parla di fine 2024 - inizio 2025, sperando 1) che i lavori di consolidamento della parete in frana si concludano entro l'autunno 2) che le condizioni della galleria artificiale su cui è caduta la frana siano tali da non richiedere interventi di demolizione e ricostruzione. Le condizioni della parete non sembrano però delle migliori.
Domanda a te che qui sopra sei il numero uno del settore; se si volesse teoricamente far rientrare quei convogli FR in Italia, ciò sarebbe possibile via altri istradamenti?
 

FLRprt

Utente Registrato
17 Novembre 2009
746
559
Già fatto: via Ventimiglia. L'itinerario è Milano - Genova - Ventimiglia . Nizza - Marsiglia - Lione. E' la stessa strada che i TGV tricorrente utiliizzati da SNCF utilizzano già da tempo (era stato ipotizzato un servizio commerciale Milano - Nizza, di cui però non si è saputo più nulla)

Il problema sta in una parola: circolabilità. Semplificando, un rotabile rimorchiato (vagoni passeggeri o carri merce), purchè omologato nel rispetto delle normative di interoperabilità e delle prescrizioni delle autorità nazionali può circolare anche all'estero su tutte o determinate linee (p.es.: esclusione o limitazioni di carico su linee che non ammettano certi pesi assiali o raggi di curva). Per il materiale motore è diverso: oltre ai problemi di peso assiale e di sistemi di alimentazione -tensione e frequenza di alimentazione, tipi di pantografi ammessi sulle catenarie- ci sono problemi relativi ai sistemi di sicurezza marcia: i TGV utilizzzati in italia montano l'SCMT italiano (ma non l'ERTMS: sono esclusi dalla linea Torino-Milano AV) mentre gli ETR400 utilizzzati in Francia montano i sistemi francesi KVB e TVM. L'ETR400 al momento non può andare autonomamente in Svizzera perché non dotato dei sistemi di sicurezza svizzeri e del pantografo adatto per le linea aerea svizzera.
Un materiale non omologato per una rete può circolare solo come trasporto eccezionale (da non conforndersi con i TES, trasporti eccedenti sagoma): quindi viaggia come rimorchiato, con una istruttoria sommaria che verifichi il rispetto dei paramentri base di minimo raggio di curva e pesi assiali ammessi, e solitamente con velocità ridotta. Dapprima gli ETR400 utilizzavano questa modalità sulle linee della Costa Azzurra, ora si muovono autonomamente dopo l'ottenimento della circolabilità piena.
SNCF ha ottenuto la circolabilità dei TGV utilizzati in Italia sulle linee Modane - Torino - Vercelli - Milano più sulla linea Milano - Pavia - Genova (sia linea Busalla - Pontedecimo che sulla Succursale) - Ventimiglia: ogni tanto si vedono TGV sulla linea dei Giovi e sulla riviera di ponente per mantenimento competenze personale di condotta.
 

vipero

Utente Registrato
8 Ottobre 2007
6,032
1,937
.
Già fatto: via Ventimiglia. L'itinerario è Milano - Genova - Ventimiglia . Nizza - Marsiglia - Lione. E' la stessa strada che i TGV tricorrente utiliizzati da SNCF utilizzano già da tempo (era stato ipotizzato un servizio commerciale Milano - Nizza, di cui però non si è saputo più nulla)

Il problema sta in una parola: circolabilità. Semplificando, un rotabile rimorchiato (vagoni passeggeri o carri merce), purchè omologato nel rispetto delle normative di interoperabilità e delle prescrizioni delle autorità nazionali può circolare anche all'estero su tutte o determinate linee (p.es.: esclusione o limitazioni di carico su linee che non ammettano certi pesi assiali o raggi di curva). Per il materiale motore è diverso: oltre ai problemi di peso assiale e di sistemi di alimentazione -tensione e frequenza di alimentazione, tipi di pantografi ammessi sulle catenarie- ci sono problemi relativi ai sistemi di sicurezza marcia: i TGV utilizzzati in italia montano l'SCMT italiano (ma non l'ERTMS: sono esclusi dalla linea Torino-Milano AV) mentre gli ETR400 utilizzzati in Francia montano i sistemi francesi KVB e TVM. L'ETR400 al momento non può andare autonomamente in Svizzera perché non dotato dei sistemi di sicurezza svizzeri e del pantografo adatto per le linea aerea svizzera.
Un materiale non omologato per una rete può circolare solo come trasporto eccezionale (da non conforndersi con i TES, trasporti eccedenti sagoma): quindi viaggia come rimorchiato, con una istruttoria sommaria che verifichi il rispetto dei paramentri base di minimo raggio di curva e pesi assiali ammessi, e solitamente con velocità ridotta. Dapprima gli ETR400 utilizzavano questa modalità sulle linee della Costa Azzurra, ora si muovono autonomamente dopo l'ottenimento della circolabilità piena.
SNCF ha ottenuto la circolabilità dei TGV utilizzati in Italia sulle linee Modane - Torino - Vercelli - Milano più sulla linea Milano - Pavia - Genova (sia linea Busalla - Pontedecimo che sulla Succursale) - Ventimiglia: ogni tanto si vedono TGV sulla linea dei Giovi e sulla riviera di ponente per mantenimento competenze personale di condotta.
E' ora di avviare una EASA per uniformare anche i trasporti su ferro ;)
 

East End Ave

Utente Registrato
13 Agosto 2013
8,304
3,232
su e giu' sull'atlantico...
E' ora di avviare una EASA per uniformare anche i trasporti su ferro ;)
ma proprio ora! Assurdo quanto esplicato dal nostro prof in materia; differenze di pantografi, raggio di curva, peso assiale, tipo di frenata...sembra di essere nell'800, mentre l'AV sta prendendo sempre piu' quota (!) sul corto/medio raggio.
 

Seaking

Moderatore
Utente Registrato
1 Febbraio 2012
12,501
2,636
ma proprio ora! Assurdo quanto esplicato dal nostro prof in materia; differenze di pantografi, raggio di curva, peso assiale, tipo di frenata...sembra di essere nell'800, mentre l'AV sta prendendo sempre piu' quota (!) sul corto/medio raggio.
Verissimo, ho pensato la stessa cosa: in quanto a standard comuni europei, siamo fermi all'epoca della Napoli - Portici del 1839... l'interoperabilità invece sarebbe un volano enorme sia per una migliore operatività (immaginatevi che un brevetto per conduzione locomotore ad alta velocità acquisito in Italia sia riconosciuto in tutta Europa e viceversa), che per una maggiore concorrenza.
 
  • Like
Reactions: East End Ave

FLRprt

Utente Registrato
17 Novembre 2009
746
559
Premessa: data la complessità della materia e delle millemila norme che la regolano, vado a grandi linee

@ vipero
Qualcosa c'è già.
Nel 1922 nacque l'UIC Union International des Chemis de fer, con lo scopo di coordinare e standardizzare le verie reti ferroviarie europee, così da avere un quadro di riferimento generale e superare il regime degli accordi bilaterali tra stati e/o reti ferroviarie. Il coordinamento era dal lato tecnico ed economico -ripartizione di proventi e spese per traffici internazionali-. Nel 1956 nacque l'OSJD/OSShD, controaltare dell' UIC per i paesi del blocco ex patto di Varsavia più Albania, Cina, Corea del Nord, Mongolia e Vietnam: rispetto alla UIC la standardizzazione fu ben più spinta dal alto tecnico, specialmente sul segnalamento, anche per a presenza di un socio dominante -indovina chi era-.
La Comunità Europea è intervenuta più volte in materia. Dapprima ha imposto la scissione tra rete ed operatore di trasporto (esempio: dalle vecchie Ferrovie dello Stato sono nate RFI Rete Ferroviaria Italiana, che si occupa della infrastruttura = binari su cui far viaggiare i treni e Trenitalia, operatore di trasporto = si occupa dei treni con le sue divisioni merci e passeggeri alta e bassa velocità), poi nel 2004 ha creato l' ERA European Railway Agency, che aveva lo scopo di aumentare la compatibilità dei sistemi degli stati membri assicurando i livelli di sicurezza, superando la normativa UIC da cui partiva.
Dal 2016, anno di entrata in vigore del cd Quarto pacchetto della normativa unionale sulle ferrovie https://www.consilium.europa.eu/it/policies/4th-railway-package/ l'ERA ha cambiato nome in Agenzia dell'Unione Europea sulle Ferrovie. Il Quarto pacchetto puntava ad aumentare la competitività nel settore ferroviario uniformando le normative regolamentari tecniche (autorizzazione alla circolazione dei veicoli, certificazioni di sicurezza per gli operatori lato gestione della rete e lato gestione dei trasporti) ed aprendo alla concorrenza con gare per gli operatori di gestione dei trasporti -vedi quello che sta iniziando a succedere nel trasporto regionale- e nel fatto che un operatore di trasporto può operare anche fuori dal suo paese senza bsogno di accordi bilaterali come avveniva in passato-. La ERA in particolare emana le Technical Specifications for Interoperability/Specifiche Tecniche di Interoperabilità (TSI/STI), adottace come regolamenti della Commissione Europea https://www.ansfisa.gov.it/specifiche-tecniche-interoperabilità https://www.era.europa.eu/domains/technical-specifications-interoperability_en ; uno dei campi di normazione dell'ERA è la autorizzazione per i mezzi ad operare in più paesi.
Ma la strada è ancora lunga: un mezzo che nasce per operare solo in un paese non ha bisogno di una omologazione europea, ma se un mezzo è stato omologato in uno stato e poi viene venduto all'estero -pensa ai mezzi d'opera- ecco che si ricade nelle omologazioni nazionali, e puoi solo appoggiarti alle STI per semplificarti il lavoro vedendo se quel mezzo le rispetta o meno.

@East End Ave e Seaking
Le ferrovie sono nate per esperienze successive a partire dal Regno Unito, che esportò le locomotive un po' dappertutto, ed esportando le locomotive impose lo scartamento che oggi chiamiamo ordinario, quello di 1435 millimetri. Ma ogni stato poi sviluppò un proprio sistema di segnalamento e di elettrificazione: l'Italia adottò dapprima il trifase nato dalle esperienze dell' ing. Kálmán Kandó, ungherese, perché aveva bisogno di elettrificare le linee di valico dell'Appennino ligure da Genova verso la pianura Padana, e in quel momento l'elettrificazione in monofase o in corrente continua non erano ancora sviluppata a suffiicienza. Trifase presto abbandonato non appena gllo sviluppo degli altri sistemi progredì perchè molto complicato quanto alla llinea aerea e rigido nella regolazione della velocità. Tieni presente che in Francia oggi convivono dagli anni '50 due sistemi di elettrificazione (continua 1500 volt, alternata 25.000 volt 50 Hz) e fino all'avvento dell'elettronica di potenza c'erano pochissime macchine in grado di andare su entrambi i sistemi. Per andare a spasso in Europa i primi materiali policorrente sono della fine degli anni'50 - inizio anni '60 (i TEE svizzeri RAe 1050 le locomotive francesi CC 40100). Se guardi la pagina di Wikipedia dei TEE RAe 1050 ti fai una idea delle complicazioni che i costruttori avevano affrontato. E in quel momeno solo poche reti avevano sistemi di sicurezza rudimentali che controllavano solo il rispetto dei segnali (l'INDUSI utilizzato in Germania, Svizzera e Austria o il sistema francese con i crocodiles in mezzo ai binari). In Francia fino all'avvento della SNCF nel 1938 ogni rete (Est, État, Nord, PLM, PO-Midi) aveva un suo segnalamento diverso, tanto per rendere l'idea delle diffenziazioni che esistevano ed esistono ancora nel mondo ferroviario.
Ma oggi modificare i sistemi di sicurezza nazionali ed i sistemi di alimentazione per avere una unificazione implica costi enormi, soprattutto per l'alimentazione; per i sistemi di sicurezza l'invenzione dell'ERTMS, che nasce da zero e può essere sovrapposto ai sistemi nazionali, ha risolto il problema con costi accettabili, anche perché la dismissione dei sistemi attuali comporta dei risparmi -solo il non aver più bisogno dei segnali luminosi-, mentre per l'alimentazione elettrica la standardizzazione riguarda per ora le nuove reti AV transfrontaliere. Con l'elettronica di potenza non è un problema costruire macchine policorrente/politensione, che costano poco più di una macchina monosistema.

Nell'aviazione è andata diversamente: hai l'ICAO (e la FAA), gli altri si sono adeguati. E l'ICAO è nata quando il traffico aereo era ben poca cosa.
 

Seaking

Moderatore
Utente Registrato
1 Febbraio 2012
12,501
2,636
Grazie della panoramica!
Curiosità, è vero che lo scartamento di 1435mm è stato ereditato dal fatto che gli inglesi nel fare le prime ferrovie, locomotive e carrozze usarono gli strumenti e gli standard ereditati dalle carrozze a cavallo, che a loro volta si rifacevano agli standard di epoca romana?

O è solo una leggenda metropolitana?
 

East End Ave

Utente Registrato
13 Agosto 2013
8,304
3,232
su e giu' sull'atlantico...
Premessa: data la complessità della materia e delle millemila norme che la regolano, vado a grandi linee

@ vipero
Qualcosa c'è già.
Nel 1922 nacque l'UIC Union International des Chemis de fer, con lo scopo di coordinare e standardizzare le verie reti ferroviarie europee, così da avere un quadro di riferimento generale e superare il regime degli accordi bilaterali tra stati e/o reti ferroviarie. Il coordinamento era dal lato tecnico ed economico -ripartizione di proventi e spese per traffici internazionali-. Nel 1956 nacque l'OSJD/OSShD, controaltare dell' UIC per i paesi del blocco ex patto di Varsavia più Albania, Cina, Corea del Nord, Mongolia e Vietnam: rispetto alla UIC la standardizzazione fu ben più spinta dal alto tecnico, specialmente sul segnalamento, anche per a presenza di un socio dominante -indovina chi era-.
La Comunità Europea è intervenuta più volte in materia. Dapprima ha imposto la scissione tra rete ed operatore di trasporto (esempio: dalle vecchie Ferrovie dello Stato sono nate RFI Rete Ferroviaria Italiana, che si occupa della infrastruttura = binari su cui far viaggiare i treni e Trenitalia, operatore di trasporto = si occupa dei treni con le sue divisioni merci e passeggeri alta e bassa velocità), poi nel 2004 ha creato l' ERA European Railway Agency, che aveva lo scopo di aumentare la compatibilità dei sistemi degli stati membri assicurando i livelli di sicurezza, superando la normativa UIC da cui partiva.
Dal 2016, anno di entrata in vigore del cd Quarto pacchetto della normativa unionale sulle ferrovie https://www.consilium.europa.eu/it/policies/4th-railway-package/ l'ERA ha cambiato nome in Agenzia dell'Unione Europea sulle Ferrovie. Il Quarto pacchetto puntava ad aumentare la competitività nel settore ferroviario uniformando le normative regolamentari tecniche (autorizzazione alla circolazione dei veicoli, certificazioni di sicurezza per gli operatori lato gestione della rete e lato gestione dei trasporti) ed aprendo alla concorrenza con gare per gli operatori di gestione dei trasporti -vedi quello che sta iniziando a succedere nel trasporto regionale- e nel fatto che un operatore di trasporto può operare anche fuori dal suo paese senza bsogno di accordi bilaterali come avveniva in passato-. La ERA in particolare emana le Technical Specifications for Interoperability/Specifiche Tecniche di Interoperabilità (TSI/STI), adottace come regolamenti della Commissione Europea https://www.ansfisa.gov.it/specifiche-tecniche-interoperabilità https://www.era.europa.eu/domains/technical-specifications-interoperability_en ; uno dei campi di normazione dell'ERA è la autorizzazione per i mezzi ad operare in più paesi.
Ma la strada è ancora lunga: un mezzo che nasce per operare solo in un paese non ha bisogno di una omologazione europea, ma se un mezzo è stato omologato in uno stato e poi viene venduto all'estero -pensa ai mezzi d'opera- ecco che si ricade nelle omologazioni nazionali, e puoi solo appoggiarti alle STI per semplificarti il lavoro vedendo se quel mezzo le rispetta o meno.

@East End Ave e Seaking
Le ferrovie sono nate per esperienze successive a partire dal Regno Unito, che esportò le locomotive un po' dappertutto, ed esportando le locomotive impose lo scartamento che oggi chiamiamo ordinario, quello di 1435 millimetri. Ma ogni stato poi sviluppò un proprio sistema di segnalamento e di elettrificazione: l'Italia adottò dapprima il trifase nato dalle esperienze dell' ing. Kálmán Kandó, ungherese, perché aveva bisogno di elettrificare le linee di valico dell'Appennino ligure da Genova verso la pianura Padana, e in quel momento l'elettrificazione in monofase o in corrente continua non erano ancora sviluppata a suffiicienza. Trifase presto abbandonato non appena gllo sviluppo degli altri sistemi progredì perchè molto complicato quanto alla llinea aerea e rigido nella regolazione della velocità. Tieni presente che in Francia oggi convivono dagli anni '50 due sistemi di elettrificazione (continua 1500 volt, alternata 25.000 volt 50 Hz) e fino all'avvento dell'elettronica di potenza c'erano pochissime macchine in grado di andare su entrambi i sistemi. Per andare a spasso in Europa i primi materiali policorrente sono della fine degli anni'50 - inizio anni '60 (i TEE svizzeri RAe 1050 le locomotive francesi CC 40100). Se guardi la pagina di Wikipedia dei TEE RAe 1050 ti fai una idea delle complicazioni che i costruttori avevano affrontato. E in quel momeno solo poche reti avevano sistemi di sicurezza rudimentali che controllavano solo il rispetto dei segnali (l'INDUSI utilizzato in Germania, Svizzera e Austria o il sistema francese con i crocodiles in mezzo ai binari). In Francia fino all'avvento della SNCF nel 1938 ogni rete (Est, État, Nord, PLM, PO-Midi) aveva un suo segnalamento diverso, tanto per rendere l'idea delle diffenziazioni che esistevano ed esistono ancora nel mondo ferroviario.
Ma oggi modificare i sistemi di sicurezza nazionali ed i sistemi di alimentazione per avere una unificazione implica costi enormi, soprattutto per l'alimentazione; per i sistemi di sicurezza l'invenzione dell'ERTMS, che nasce da zero e può essere sovrapposto ai sistemi nazionali, ha risolto il problema con costi accettabili, anche perché la dismissione dei sistemi attuali comporta dei risparmi -solo il non aver più bisogno dei segnali luminosi-, mentre per l'alimentazione elettrica la standardizzazione riguarda per ora le nuove reti AV transfrontaliere. Con l'elettronica di potenza non è un problema costruire macchine policorrente/politensione, che costano poco più di una macchina monosistema.

Nell'aviazione è andata diversamente: hai l'ICAO (e la FAA), gli altri si sono adeguati. E l'ICAO è nata quando il traffico aereo era ben poca cosa.
Altra meravigliosa spiegazione e pagina di storia ferroviaria; tutto questo dimostra tuttavia ancora una volta che sarebbe davvero ora che almeno in EUROPA UNITA ( :ROFLMAO: :ROFLMAO: :ROFLMAO: ) si mettessero d'accordo per uniformare il settore.
Questi fenomeni hanno unificato la larghezza dei gusci delle lumache, il peso del ravanello, la circonferenza del bottone da camicia e ancora parliamo di raggi di curva, pantografi e sistemi diversi per treni che percorrono in lungo e in largo il continente?!?!?!?

E per l'appunto, l'aviazione si e' codificata a livello globale proprio per la necessita' di uniformare il settore; cosa aspettano per i treni, che torni chi li fa partire in orario? Forza Giorgia, di a Matteo felpaman che si desse una svegliata!
 

FLRprt

Utente Registrato
17 Novembre 2009
746
559
Grazie della panoramica!
Curiosità, è vero che lo scartamento di 1435mm è stato ereditato dal fatto che gli inglesi nel fare le prime ferrovie, locomotive e carrozze usarono gli strumenti e gli standard ereditati dalle carrozze a cavallo, che a loro volta si rifacevano agli standard di epoca romana?

O è solo una leggenda metropolitana?
Lo scartamento ferroviario standard USA è quello nato in Inghilterra di 1435 mm.
Il sito citato nella pagina è: https://www.laputa.it/1435-mm-la-vera-storia-dello-scartamento-standard/ E trovo esattissime le parole di Paolo Attivissimo: ogni tecnologia eredita qualcosa dalle precedenti e dopo un po' si perde traccia del motivo per cui si usano certe misure o certi standard ma si va avanti a usarli lo stesso.
 
  • Like
Reactions: belumosi

indaco1

Utente Registrato
30 Settembre 2007
3,811
485
.
La rete e' piena di articoli e video sul tema, la cosa buffa e' che a sua volta la larghezza dei carri antichi era derivata dallo spazio necessario per farci stare due C. di cavallo. E anche gli aerei (le fusoliere) e i lanciatori spesso sono stati progettati per poter essere trasportati su veicoli standard. Insomma tutti i trasporti hanno una relazione con la larghezza dei cavalli. C'e' pero' da dire che la consuetudine puo' aver portato tutti a convergere su misure simili ma la misura precisa, per quanto casuale, e' quella derivata dagli inglesi.
 

explo

Moderatore
Utente Registrato
29 Maggio 2009
5,159
80
Scorzè (ve)
Premessa: data la complessità della materia e delle millemila norme che la regolano, vado a grandi linee

@ vipero
Qualcosa c'è già.
Nel 1922 nacque l'UIC Union International des Chemis de fer, con lo scopo di coordinare e standardizzare le verie reti ferroviarie europee, così da avere un quadro di riferimento generale e superare il regime degli accordi bilaterali tra stati e/o reti ferroviarie. Il coordinamento era dal lato tecnico ed economico -ripartizione di proventi e spese per traffici internazionali-. Nel 1956 nacque l'OSJD/OSShD, controaltare dell' UIC per i paesi del blocco ex patto di Varsavia più Albania, Cina, Corea del Nord, Mongolia e Vietnam: rispetto alla UIC la standardizzazione fu ben più spinta dal alto tecnico, specialmente sul segnalamento, anche per a presenza di un socio dominante -indovina chi era-.
La Comunità Europea è intervenuta più volte in materia. Dapprima ha imposto la scissione tra rete ed operatore di trasporto (esempio: dalle vecchie Ferrovie dello Stato sono nate RFI Rete Ferroviaria Italiana, che si occupa della infrastruttura = binari su cui far viaggiare i treni e Trenitalia, operatore di trasporto = si occupa dei treni con le sue divisioni merci e passeggeri alta e bassa velocità), poi nel 2004 ha creato l' ERA European Railway Agency, che aveva lo scopo di aumentare la compatibilità dei sistemi degli stati membri assicurando i livelli di sicurezza, superando la normativa UIC da cui partiva.
Dal 2016, anno di entrata in vigore del cd Quarto pacchetto della normativa unionale sulle ferrovie https://www.consilium.europa.eu/it/policies/4th-railway-package/ l'ERA ha cambiato nome in Agenzia dell'Unione Europea sulle Ferrovie. Il Quarto pacchetto puntava ad aumentare la competitività nel settore ferroviario uniformando le normative regolamentari tecniche (autorizzazione alla circolazione dei veicoli, certificazioni di sicurezza per gli operatori lato gestione della rete e lato gestione dei trasporti) ed aprendo alla concorrenza con gare per gli operatori di gestione dei trasporti -vedi quello che sta iniziando a succedere nel trasporto regionale- e nel fatto che un operatore di trasporto può operare anche fuori dal suo paese senza bsogno di accordi bilaterali come avveniva in passato-. La ERA in particolare emana le Technical Specifications for Interoperability/Specifiche Tecniche di Interoperabilità (TSI/STI), adottace come regolamenti della Commissione Europea https://www.ansfisa.gov.it/specifiche-tecniche-interoperabilità https://www.era.europa.eu/domains/technical-specifications-interoperability_en ; uno dei campi di normazione dell'ERA è la autorizzazione per i mezzi ad operare in più paesi.
Ma la strada è ancora lunga: un mezzo che nasce per operare solo in un paese non ha bisogno di una omologazione europea, ma se un mezzo è stato omologato in uno stato e poi viene venduto all'estero -pensa ai mezzi d'opera- ecco che si ricade nelle omologazioni nazionali, e puoi solo appoggiarti alle STI per semplificarti il lavoro vedendo se quel mezzo le rispetta o meno.

@East End Ave e Seaking
Le ferrovie sono nate per esperienze successive a partire dal Regno Unito, che esportò le locomotive un po' dappertutto, ed esportando le locomotive impose lo scartamento che oggi chiamiamo ordinario, quello di 1435 millimetri. Ma ogni stato poi sviluppò un proprio sistema di segnalamento e di elettrificazione: l'Italia adottò dapprima il trifase nato dalle esperienze dell' ing. Kálmán Kandó, ungherese, perché aveva bisogno di elettrificare le linee di valico dell'Appennino ligure da Genova verso la pianura Padana, e in quel momento l'elettrificazione in monofase o in corrente continua non erano ancora sviluppata a suffiicienza. Trifase presto abbandonato non appena gllo sviluppo degli altri sistemi progredì perchè molto complicato quanto alla llinea aerea e rigido nella regolazione della velocità. Tieni presente che in Francia oggi convivono dagli anni '50 due sistemi di elettrificazione (continua 1500 volt, alternata 25.000 volt 50 Hz) e fino all'avvento dell'elettronica di potenza c'erano pochissime macchine in grado di andare su entrambi i sistemi. Per andare a spasso in Europa i primi materiali policorrente sono della fine degli anni'50 - inizio anni '60 (i TEE svizzeri RAe 1050 le locomotive francesi CC 40100). Se guardi la pagina di Wikipedia dei TEE RAe 1050 ti fai una idea delle complicazioni che i costruttori avevano affrontato. E in quel momeno solo poche reti avevano sistemi di sicurezza rudimentali che controllavano solo il rispetto dei segnali (l'INDUSI utilizzato in Germania, Svizzera e Austria o il sistema francese con i crocodiles in mezzo ai binari). In Francia fino all'avvento della SNCF nel 1938 ogni rete (Est, État, Nord, PLM, PO-Midi) aveva un suo segnalamento diverso, tanto per rendere l'idea delle diffenziazioni che esistevano ed esistono ancora nel mondo ferroviario.
Ma oggi modificare i sistemi di sicurezza nazionali ed i sistemi di alimentazione per avere una unificazione implica costi enormi, soprattutto per l'alimentazione; per i sistemi di sicurezza l'invenzione dell'ERTMS, che nasce da zero e può essere sovrapposto ai sistemi nazionali, ha risolto il problema con costi accettabili, anche perché la dismissione dei sistemi attuali comporta dei risparmi -solo il non aver più bisogno dei segnali luminosi-, mentre per l'alimentazione elettrica la standardizzazione riguarda per ora le nuove reti AV transfrontaliere. Con l'elettronica di potenza non è un problema costruire macchine policorrente/politensione, che costano poco più di una macchina monosistema.

Nell'aviazione è andata diversamente: hai l'ICAO (e la FAA), gli altri si sono adeguati. E l'ICAO è nata quando il traffico aereo era ben poca cosa.
Probabilmente, per l'aviazione commerciale, essendo nata in un periodo storico diverso, c'era la consapevolezza che sin da subito bisognava regolamentare il tutto a livello "mondiale".
 
  • Like
Reactions: FLRprt and belumosi

Seaking

Moderatore
Utente Registrato
1 Febbraio 2012
12,501
2,636
Lo scartamento ferroviario standard USA è quello nato in Inghilterra di 1435 mm.
Il sito citato nella pagina è: https://www.laputa.it/1435-mm-la-vera-storia-dello-scartamento-standard/ E trovo esattissime le parole di Paolo Attivissimo: ogni tecnologia eredita qualcosa dalle precedenti e dopo un po' si perde traccia del motivo per cui si usano certe misure o certi standard ma si va avanti a usarli lo stesso.
Molto interessante, grazie!
Comunque il connubio tra passione per gli aerei e le ferrovie, almeno nel mio caso, ha radici lontane: da bambino quando mi capitava di arrivare a Milano Centrale col treno, guardavo meravigliato l'intrico di binari prima della stazione e mi chiedevo chi mai avesse progettato quella complessa rete di metallo e traversine. A casa, oltre a vari modellini di aerei, avevo ovviamente un circuito ferroviario e diversi treni della Lima...
 

belumosi

Socio AIAC
Utente Registrato
10 Dicembre 2007
15,026
3,334
Credo abbia pesato molto anche il fatto che nella ferrovia il trasporto interno alle singole nazioni abbia un ruolo assolutamente preponderante rispetto a quello internazionale.
Per cui si è fatto quasi ovunque uno sforzo per darsi standard a livello nazionale, mentre per gli standard internazionali ci si è accontentati delle briciole normate da UIC e in tempi più recenti dalla UE. Senza dimenticare che spesso la classe politica percepisce le scelte tecniche ferroviarie come parte della sovranità nazionale, anche a causa della necessità di tutelare le industrie di settore ovviamente impostate sulle scelte interne.
Evoluzione tecnologica e globalizzazione hanno limitato molto il problema.
L'aviazione commerciale su larga scala è nata negli anni 50 con l'avvento dei jet e i collegamenti internazionali ne sono stati fin da subito una parte integrante. E' stato quindi molto più semplice trovare accordi su standard comuni che permettessero a tutti gli stati di massimizzare la propria connettività con il resto del mondo.