da IL Messaggero.it:
di Antonio Paolini
ROMA (17 novembre) - Alitalia ha debiti per 2,3 miliardi, inclusi i 300 milioni di prestito ponte concesso dal governo Prodi. Che, risarcibili per ultimi, rischiano di divenire onere sociale, cioè a carico dei cittadini. A dirlo è il commissario Augusto Fantozzi. Il quale ha indicato in «quasi 2 miliardi» i debiti verso creditori ordinari e fornitori. Dei quali «ho una parte - ha detto - che spero la più alta possibile, dipende dalla trattativa con Cai». Fronte sul quale Fantozzi però ha fatto professione d’ottimismo: «Sarà una settimana decisiva, spero riservi solo sorprese piacevoli. Credo che entro metà si vedrà un bel sereno». Per aggiungere poi esplicitamente: «In settimana chiudiamo», visto che «la perizia del mio advisor mi dice che il valore giusto non è lontano da quello offerto».
Sui conti, Fantozzi ha precisato poi che sono gli interlocutori italiani i più aggressivi: «Debitori che non pagano, aeroporti che cercano di sequestrarci gli aerei, Eni che minaccia di non farci volare se non paghiamo la benzina. Situazione da “fratelli coltelli”». Al commissario ha subito replicato un portavoce Eni, confermando di fatto che per Alitalia in crisi non ci sono sconti. Il gruppo «applica rigorosamente le disposizioni contrattuali previste dai contratti di jet-fuel, per Alitalia e per tutte le altre compagnie fornite».
In attesa del “sereno” promesso da Fantozzi, ieri le nubi hanno continuato a gravare, pur meno cupe, sugli scali. A Fiumicino cancellati una cinquantina di voli (un quarto negli scali milanesi), meno che nei giorni scorsi e in piccola quota per uno sciopero dei piloti Air France-Klm, e non per l’azione di minuziosa applicazione delle norme di sicurezza decisa dal personale aderente alle sigle che rifiutano l’accordo.
Sulla formula di lotta scelta da piloti e assistenti continua intanto la polemica. Il presidente della commissione di garanzia Antonio Martone non esclude che ricorra l’interruzione di servizio pubblico, e parla di «comportamento pretestuoso: se ritardano o cancellano voli in nome della sicurezza, vuol dire che fino a una settimana fa, quando volavano regolarmente, commettevano reati ancora peggiori». Ma Anpac, UP, Anpav, Avia e Sdl replicano che sarebbe Alitalia «con l'avallo di governo, istituzioni competenti e Cai a procedere da giorni a cancellazioni d’un ingente numero di voli, creando pesantissimi disservizi ai passeggeri». Per gli autonomi la scelta celerebbe «un piano d’emergenza per permettere a Cai di subentrare nelle attività Alitalia senza scossoni, scaricando le responsabilità sui lavoratori». Teoria, ovviamente, di assoluta discutibilità. Lo stesso Fantozzi ieri, dopo un appello ai dipendenti perché «rispettino gli utenti», e pronosticato che la protesta in corso «è di retroguardia e andrà avanti poco», ha però ipotizzato come scelta valida a evitare rischi di collasso d’un sistema certo fragile «anticipare la riduzione di qualche volo per far volare gli altri in sicurezza, e magari in orario».