Citazione:Messaggio inserito da marcogiov
Caso Alitalia
Realismo già in fumo. Attenti al rogo finale
La condotta di questi giorni è irresponsabile perché allontana l'unica prospettiva concreta di azione, senza avvicinare alternative più gradite.
Simili ai mitici lemming e guidati dallo stesso istinto, sindacati e dipendenti di Alitalia si suicidano in massa gettandosi dalle rupi in mare. Essi credono che uno Stato che ha bruciato tanti miliardi di euro nella fornace Alitalia sia vittima della coazione a ripetere il proprio comportamento. Troppe volte il contribuente ha già salvato la compagnia, questo è vero.
Ma chi pensa che il fuoco delle banconote scalderà ancora a lungo la scena sbaglia i conti, e di grosso. Ci si dimentica che a seguito dell'aumento di capitale recente, lo Stato è sceso sotto il 50%. Ciò perché gli investitori istituzionali, per lo più esteri, hanno sottoscritto le nuove azioni, in quanto convinti dallo Stato che la compagnia è avviata sulla strada del risanamento.
Ora sindacato e dipendenti, sempre più staccati dalla realtà, smentiscono fragorosamente queste rassicurazioni, continuando a ignorare, nel caso Alitalia, una lunga tradizione di realismo, visto all'opera giusto due giorni fa nella firma del contratto dei metalmeccanici.
Alla radice dell'inasprimento della vertenza sembra esserci l'intenzione di Cimoli, amministratore delegato della compagnia, di far svolgere all'esterno del gruppo, in outsourcing, tutta una serie di attività, come la manutenzione, che ancora si fanno all'interno. Questa forte integrazione verticale è il residuo di un tempo che fu e che non tornerà, irrigidisce la gestione e causa sprechi, rendendo ancor più difficile il risanamento: solo compagnie aeree di ben altre dimensioni, e con un parco velivoli più omogeneo, possono permettersi il lusso della manutenzione interna. Non certo Alitalia.
Se gli investitori entrati nel capitale dovessero vedere i loro euro andare in fumo, insieme a questo ennesimo falò andrebbe bruciata per anni qualsiasi possibilità per Alitalia: i privati sentirebbero nell'aria l'acre odore della perdita e si guarderebbero dal ripetere l'errore. La strada del fallimento e della rinascita dalle ceneri di un nuovo soggetto, libero dai vincoli contrattuali del passato, è stata seguita per Sabena e Swissair; a chi crede che Roma sia ancora caput mundi e al più si spinge a Fiumicino, quella strada parrà remota, ma ancor più lo è una rinazionalizzazione che, anche volendo, ci sarebbe preclusa dall' Unione Europea. Checché ne pensino i nostalgici, Alitalia ha davanti a sé una sola strada: rimettere ordine al proprio interno, raggiungendo finalmente un assetto di volo sostenibile. Con conti economici e situazioni finanziarie in ordine, e senza burrasche sullo schermo radar, essa potrà presentarsi come partner credibile ad un'alleanza internazionale, forse con Air France/Klm, forse con altri. L'acquisto di Volare serve a perseguire questa via, riducendo i costi e portandoli in linea.
La condotta di questi giorni è irresponsabile perché allontana l'unica prospettiva concreta di azione, senza avvicinare alternative più gradite. A meno che le menti (…) della protesta non mirino ad altro: forse a spingere il governo a cacciare Cimoli, forse a tirare in lungo la vertenza così da poter discutere domani magari con un governo di centrosinistra. Sarebbe un errore di calcolo, certo non il primo, ma gravissimo. A parte il fatto che la compagnia non potrebbe sopportare il perdurare del conflitto oltre le elezioni, un nuovo governo di centrosinistra non vorrà assolutamente apparire cedevole rispetto a richieste sindacali che scaturissero dal perdurare per mesi di una vicenda così irragionevole.
Se poi dovesse fallire Cimoli, il suo successore bisognerebbe cercarlo con la lanterna di Diogene. Quale manager con una reputazione da difendere, infatti, accetterebbe di subentrare a un altro cui il governo, incapace di resistere alle lobby organizzate, ha tagliato l'erba sotto i piedi? Dovrebbe pensarci bene il governo, che incontra i sindacati il 25 gennaio, con il viatico della pelosa «solidarietà» del ministro Baccini agli scioperanti.
Chi invece volesse sostituire Cimoli con figuranti disposti a proseguire la tragica farsa di questi giorni, ne troverebbe a iosa. Le menti della protesta si potrebbero allora accomodare in platea, a godersi lo spettacolo del rogo finale.
Salvatore Bragantini
Corriere della Sera
22 gennaio 2006