A pronunciare queste due stratosferiche, colossali, mastodontiche banalità sono due ministri della Repubblica. Non due qualsiasi, che si occupano d'altro e a cui è sfuggito un commento a mezza bocca con gli amici al bar. No. La prima l'ha detta il Ministro dei Trasporti, e la seconda il Ministro dello Sviluppo Economico, dimostrando come i fondamentali del mercato del trasporto aereo siano non solo sconosciuti, ma anche e soprattutto impermeabili alla possibilità di comprensione da parte di chi governa il Paese e ne amministra il sistema dei trasporti.“Tre miliardi in Alitalia li mettiamo perché è strategica - ha detto tre giorni fa la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli - lo era prima, oggi lo è più che mai. Alitalia è stata, è, e tornerà ad essere il vettore nazionale, perché abbiamo bisogno di avere uno strumento di attrazione trasportistica internazionale delle persone per farle tornare in Italia”. Dal canto suo, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha affermato che “tutte le compagnie di bandiera in questo momento chiedono l'ingresso dello Stato nei loro capitali. E un momento storico per Alitalia, che finalmente ripartirà ad armi pari con le altre”. Bisogna ricordare che nel decreto Rilancio è previsto anche un fondo di 200 milioni per le tre compagnie aeree minori operative in Italia, tra cui Air Italy (in liquidazione).
Un paese vecchio, arretrato e incatenato ai più deteriori dei suoi difetti congeniti non può che sformare giovani vecchi, anagraficamente collocabili tra i millennial e biologicamente identici ai loro trisavoli.