ROMA – Quasi 340 milioni di euro di sussidi solo nell’ultimo anno, il 21% in più rispetto al pre-Covid (2019). Oltre 1,7 miliardi di euro, se si guarda ai dati dal 2015. E’ il “conto” che gli aeroporti italiani hanno versato alle compagnie aeree, per attrarre, potenziare o mantenere la presenza dei loro velivoli.
A farlo è
l’Autorità di regolazione dei trasporti, che ha concluso il monitoraggio sui sussidi erogati dal 2015 al 2022 dalle società aeroportuali alle compagnie aeree “come incentivi all’attività volativa, sulla base dei dati dichiarati e per il solo traffico commerciale”, spiega una nota.
Sussidi che, per l’appunto, toccano lo scorso anno il valore più elevato, oltre 336 milioni di euro. “Il controllo è svolto in base alle misure di regolazione fissate dall’Autorità”.
I modelli dell’Autorità prevedono massima trasparenza e coinvolgono “i vettori aerei potenzialmente interessati alle incentivazioni”, ricorda l’Autorità.
l presidente dell’Authority, Nicola Zaccheo, coglie per altro l’occasione per lodare “l’emendamento presentato dal governo” al decreto sul caro voli.
Emendamento che
“attribuisce nuovi e più efficaci poteri di monitoraggio all’Autorità dei Trasporti a beneficio della omogeneità dei criteri utilizzati dagli aeroporti per la concessione di sussidi allo sviluppo di rotte”.
L’analisi dell’Autorità dei Trasporti sui contratti che legano i vettori e le società aeroportuali: nel 2022, ultimo anno analizzato, raggiunto il picco.
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