Cosa succederebbe se..!!!


Maverick87

Utente Registrato
Aiutatemi a capire delle cose poco note..

..Un qualsiasi tipo di velivolo commerciale ad uso civile non meglio identificato proveniente da un chicchessia paese africano o asiatico viene segnalato dal sistema di controllo del traffico aereo italiano. Contattati via radio, i piloti omettono di rispondere (per guasti al sistema radio o con la volontà proprio di non rispondere)..

..I tentativi di connessione in radiofonia abortiscono tutti con esito negativo.. ed intanto il famoso velivolo (non meglio identificato in quanto si disconosce qualsiasi tipo di elemento utile alla sua identificazione) varca i confini aerei nazionali..

..A questo punto cosa succede? Le autorità radar civili avvertono i comandi dell'AMI per l'eventuale decollo di caccia intercettori?..

..L'eventuale ordine di alzarsi in volo viene dato dall'autorità militare o da quella politica (es. ministero della difesa?)..

..Gli eventuali caccia come possono "comunicare" o "far capire" all'ospite di presentarsi? Ci sono manovrei visive di affiancamento o degli avvicinamenti particolari? Esistono frequenze radio d'emergenza con le quali i piloti dei caccia possono comunicare con l'estraneo?

..Un velivolo ad uso civile con passeggeri non dovrebbe, in ogni caso (penso), essere oggetto di minaccia imprescindibile della sicurezza interna di uno Stato.. anche se, il 1° settembre 1983, un Boeing 747 (volo KAL 007) sforando di alcuni km lo spazio aereo russo fu abbattuto proprio da caccia intercettori sovietici, causando la morte di ben 269 passeggeri..

Ma dico io, esiste una normativa internazionale unitaria che regolamenta simili procedure o la legislazione è demandata alla potestà normativa di ciascuno Stato?.. Sarà la IATA a dettar norme, o l'ICAO? In poche parole, in questi "casi", cosa bisogna fare? Chi dirige le operazioni tecniche ai vari livelli? O ci sono apposite procedure "militari" da seguire?
 

niccomel

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22 Gennaio 2011
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Firenze
Ciao,

ti rispondo solo su alcune delle tue domande. Le altre le lascio ai più esperti.

1) Il non comunicare via radio può essere, come hai detto anche te, un problema tecnico o contingente. Nel primo caso il pilota ha l'obbligo di impostare sull'apparato transponder il codice squawk 7600, che identifica l'avaria radio. Una volta compreso se la natura del malfunzionamento è solo monolaterale o bi-laterare (non ricevo/non posso parlare o entrambi), ci sono precise procedure per gestire le comfail parziali o totali che siano. In questo caso, ovviamente, non c'è nessun intervento dell'AM se l'aeromobile risponde correttamente alle istruzioni, o esegue le manovre prescritte.

In caso si sia soggetti ad atti terroristici a bordo, il codice TXP è 7500, da cui scaturisce il sistema di emergenza e l'allerta dei mezzi AM.

Salto il punto con il quale chiedi chi dia lo scramble perché non sono sicuro.

Per comunicare con l'aeromobile, oltre alla radio su diverse frequenze VHF/UHF (ove possibile), vi sono dei segnali visivi conosolidati (sbattere le ali ad esempio) che dovrebbero indicare al pilota cosa fare ed in che modo.

Mi fermo qua e lascio la parola agli esperti.

Saluti
 

777_lover

Utente Registrato
4 Dicembre 2011
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Pochi mesi fa un A320 AZ perse il contatto radio mentre effettuava landing a TLV e venne scortato dai caccia fino all'atterreggio. Figuriamoci se non si perde il contatto durante il volo ma si entra direttamente senza un contatto radio.
Ho riportato questo esempio, di più non so :)
 

Fabrix Pescara

Utente Registrato
Integrando la risposta già data: l'ordine di alzarsi in volo ai caccia intercettori viene data dall'Aeronautica Militare e rigirata alla base della difesa più vicina.
Esiste la frequenza di emergenza che viene già usata dai controllori per chiamare il velivolo che è la classica 121,500.
Se non c'è risposta viene chiamata l'AM e i caccia intercettori partono per la loro missione, identificano l'aeromobile (riportano al radar della difesa tipo di aeromobile, marche, compagnia ec..) ed se è necessario eseguono delle manovre standard che il pilota del velivolo intercettato conosce bene, ad esempio battere le ali e lampeggiare con le le luci navigazione = Siete stati intercettati seguitemi, per cui poi il pilota intercettato darà il ricevuto dell'istruzione ribattendo le ali e lampeggiando le luci.
Altre istruzioni possono essere: potete procedere (brusca manovra allontanandosi dall'aereo intercettato), atterrate su questo aeroporto (estraendo il carrello di atterraggio), Ultimo avvertimento Seguitemi Se non eseguirete la vostra sicurezza non sarà garantita (lancio di artifici pirotecnici) e altri ancora.

Le intercettazioni vengono effettuate nei casi di mancanza di autorizzazione diplomatica al sorvolo o scalo sullo Stato italiano, di deviazioni non autorizzate dalla rotta e di mancato rispetto delle procedure radio, o nei casi di particolare gravità.
 

Maverick87

Utente Registrato
Altre istruzioni possono essere: potete procedere (brusca manovra allontanandosi dall'aereo intercettato), atterrate su questo aeroporto (estraendo il carrello di atterraggio), Ultimo avvertimento Seguitemi Se non eseguirete la vostra sicurezza non sarà garantita (lancio di artifici pirotecnici) e altri ancora.
E nella peggiore delle ipotesi, chi è a decidere se abbattere o meno? Anche un aereo passeggeri può essere abbattuto?
 

vipero

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8 Ottobre 2007
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Allarme nei cieli italiani (http://theaviationist.com/works/allarme-nei-cieli-italiani/)

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 182, Dicembre 2001 di Aeronautica & Difesa

Le capacità di reazione del dispositivo difensivo italiano ad un attacco terroristico dal cielo simile a quello messo in atto a New York e Washington l’11 settembre scorso, sono state recentemente testate da un aereo danese che, entrato senza autorizzazione nello spazio aereo italiano, ha messo alla prova l’intera catena di Comando e Controllo della nostra Difesa Aerea.
Sono le 13:40 (minuto più minuto meno) di sabato 27 ottobre, quando un aereo non identificato, con nominativo libico, in volo da Billund in Danimarca a Mitiga in Libia compare sugli schermi dei controllori del Centro Regionale di Assistenza al Volo di Padova e su quelli degli operatori dei centri radar dell’AM. L’aereo, un bimotore a elica che vola in direzione del VOR di Bolzano, con prua a Sud a 23.000 piedi, è un volo senza la Diplomatic Clearance richiesta per l’ingresso e l’attraversamento dello spazio aereo italiano. Viene allertata immediatamente la base di Grosseto, dove il 9° Gruppo mantiene in allerta una coppia di F-104ASA, che possono decollare entro 5 minuti dall’ordine di “Scramble”. Dall’11 settembre la prontezza richiesta ai gruppi della Brigata Caccia Intercettori è ritornata agli standard in uso ai tempi della Guerra Fredda: non più i comodi 15 minuti caratteristici dell’ultimo decennio; oggi come oggi bisogna essere “ready in five”, cioè pronti in cinque minuti, sperando che bastino. Il mezzo a disposizione è l’F-104ASA un aereo vecchio, e per giunta non della versione più aggiornata (i “Dardi” del 9° Gruppo non hanno ricevuto la versione “ASA–M” in vista del passaggio sul “Tifone”), ma consente ancora decolli-lampo e salite vertiginose verso gli “zombie”, le tracce non identificate dagli occhi vigili della Difesa Aerea e degli AWACS della NATO. E’ quindi perfetto per questo tipo di missioni. L’attività di coordinamento e d’indagine è frenetica presso il COFA (Centro Operativo delle Forze Aeree) di Poggio Renatico e dopo pochi minuti, viene deciso lo “Scramble” di due caccia per effettuare un’identificazione visiva, VID (Visual Identification) dell’aereo incursore. Sono appena passate le 14 quando due “Starfighter”, armati di tutto punto, decollano dalla base di Grosseto. Quasi contemporaneamente l’equipaggio cui oggi spetta il turno “d’allarme” a Trapani viene messo in prontezza: qualora sia necessario un passaggio di consegne, saranno due “Brandy” del 18° Gruppo a prendere in carico l’intruso. In 15 minuti i primi due caccia raggiungono il velivolo non identificato, in volo a 21.000 piedi dalle parti di Firenze. Sotto l’attenta guida del Guida Caccia Intercettore di “Quercia”, situato a Poggio Ballone, i piloti entrano in contatto visivo dello “zombie”. L’approccio è “soft” come prevedono le regole d’ingaggio in caso di intercettazione di aerei da trasporto: i caccia si avvicinano al velivolo intercettato da dietro, mantenendosi a distanza di sicurezza con lo scopo di non creare panico nell’equipaggio e negli eventuali passeggeri (come avvenuto recentemente ad un volo della “Go” dalla Spagna al Regno Unito, intercettato dai Mirage francesi), e allo stesso tempo studiarne il comportamento. Dopo alcuni minuti di “shadowing” il leader della coppia di F-104 si posiziona alla sinistra del target, in una posizione dalla quale impartire istruzioni al velivolo intercettato e allo stesso tempo copiarne la prua, la quota, la velocità, il tipo dell’aeromobile e la registrazione. Ad un primo momento, la silhouette del velivolo sembrerebbe molto simile a quella di un Antonov 26, di colore bianco e blu e senza alcun tipo di coccarda. La matricola (danese) e la tipologia dell’aereo sembrerebbero quindi inizialmente differire da quelle specificate nel piano di volo inoltrato ai centri di controllo del traffico aereo. In un paio di minuti viene coordinata con il CRAV di Roma una deviazione di rotta per evitare che il volo “sorvegliato speciale” sorvoli zone sensibili o si avvicini troppo a Roma o Napoli. Gli F-104 scortano il velivolo sul mare, verso l’Elba da cui poi sorvolando il Tirreno, potrà raggiungere la Palermo e quindi uscire dallo spazio aereo italiano a sud della Sicilia. L’aereo è uno “slow mover” e i piloti italiani faticano molto per mantenersi in formazione con il “target”; secondo alcune indiscrezioni l’equipaggio del velivolo danese, visto il primo “Starfighter” avvicinarsi avrebbe ulteriormente ridotto la velocità (non si sa se per facilitare il compito dei nostri o viceversa ostacolarli) rendendo la vita difficile ai 104 che non amano certo volare con i flap estesi e con un assetto decisamente cabrato. Grazie alla professionalità dei nostri piloti, cui l’esperienza sullo “Spillone” non manca davvero, il volo “in formazione” dei 3 velivoli prosegue comunque nel massimo della sicurezza per tutti. Alle 14:45 circa, a Sud dell’isola d’Elba, i due F-104 di Grosseto iniziano il rientro alla base; l’aereo danese prosegue il suo volo tenuto sotto controllo dai radar della difesa aerea che non lo perdono un attimo di vista. Mentre la prima coppia di F-104 atterra a Grosseto viene ordinato lo “Scramble” di due “Stafighter” del 18° Gruppo di Trapani che in una manciata di minuti decollano per prendere in consegna il velivolo danese e scortarlo fino ai confini dello spazio aereo nazionale. Alle 15:42, a 30 miglia a nord di Palermo e a 21.000 piedi, la seconda coppia di intercettori raggiunge lo “zombie”: i piloti riportano al controllore del centro radar dell’AM che si tratta di un velivolo Fokker 50 con matricola “OY-EBB”, come da piano di volo quindi, e lo scortano fino all’ingresso nella FIR di Malta. Si risolve anche il giallo relativo al nominativo libico (era quantomeno insolito che fosse utilizzato da un aereo danese): è stato apparentemente usato per ottenere la Clearance in Libia. L’atterraggio dei due F-104 del 18° Gruppo a Trapani conclude felicemente l’intera operazione. Nel frattempo, oltre ai velivoli “scramblati” erano state portate in prontezza di 15 minuti altre tre coppie a Trapani, Grosseto e a Gioia del Colle, che terminata l’operazione hanno ottenuto la release.
Questi i fatti.
La notizia di questa operazione, peraltro impeccabile nella gestione e nell’esecuzione, ha suscitato un grande clamore da parte dei mass media, probabilmente non abituati a certe attività che per l’Arma Azzurra sono più o meno una routine da moltissimi anni. Come ha affermato il Maggiore Francesco Barontini portavoce del COFA, intervenuto in numerose occasioni sia alla radio che in televisione per tranquillizzare l’opinione pubblica sulle modalità e sulle procedure di identificazione e scorta, peraltro pressappoco usuali, l’episodio del 27 ottobre non ha fatto che sottolineare l’efficienza ed il livello di prontezza del sistema difensivo nazionale, potenziato dopo l’11 settembre. Procedure standard, regole d’ingaggio precise, una catena di comando e controllo con compiti delineati.
Ma, se da una parte l’Aeronautica ci garantisce una reazione immediata ed efficace, dall’altra non è chiaro come potrebbe essere gestita una situazione d’emergenza che vedesse un aereo civile dirottato da terroristi-kamikaze e utilizzato per un attacco verso obiettivi sensibili.
Come ha avuto modo di ricordare in più di un’occasione il Ministro della Difesa On. Martino, a differenza di quel che accade in altri paesi, in Italia la legge non permette di abbattere aerei civili per nessuna ragione. In Francia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, a seguito degli attacchi al World Trade Center e al Pentagono sono state attivate, mediante dispositivi di legge ad hoc, delle catene di responsabilità che risalgono fino massimo vertice dell’Esecutivo. Un provvedimento legislativo simile andrebbe quantomeno discusso anche da noi. E’ spontaneo porsi una domanda: ma qualora l’aereo danese invece di sorvolare la penisola in compagnia dei nostri F-104 armati di “Aspide” “Sidewinder” avesse deciso di dirigere verso il Vaticano o verso il Colosseo, chi si sarebbe preso la responsabilità di ordinarne l’abbattimento? Di fatto non si sa, quindi, stando così le cose, oggi si starebbe a parlare di un aereo kamikaze che ha distrutto uno dei simboli del nostro malgrado ci fossero il tempo e i mezzo per evitarlo. Speriamo non si debba mai arrivare a questo.

© David Cenciotti