Con qualche settimana di ritardo, impegnato tra corsi universitari, progetti personali e un po' di svago, mi sembra il momento giusto per recensire un interessante pomeriggio immerso nella passione che accomuna tanti in questo forum.
Colgo fin da subito l'occasione per ringraziare e al contempo scusarmi per il ritardo con l'ottimo Seaking e Aviazione Civile per l'occasione concessami, grazie davvero.
Il 18 Aprile di quest'anno a Roma è stata una tipica giornata d'Aprile, dove ci si sveglia con un timido sole e si passa ad una giornata segnata da piogge sparse. Coloro che come me non sono costretti a passare ore e ore imbottigliato nel traffico con la propria macchina, si preparano indossando da subito l'ottima-pessima tuta Tucano e imbarcandosi nell'odissea giornaliera del tragitto casa-università/lavoro.
Si arriva un po' sudati e sfatti alle cinque di pomeriggio, e si raggiunge la Casa dell'Aviatore in via dell'Università, zona Sapienza, per la presentazione del libro sull'Human Factor di Antonio Chialastri. La palazzina si presenta da subito bene, per quelli che non erano mai stati prima in un circolo ufficiali la somiglianza con un hotel è imbarazzante, si respirerebbe un'altra aria se non fosse per una certa formalità che permea il tutto.
La sala che ospiterà l'evento è piuttosto capiente e ben arredata, se non fosse pere la scelta di spostare il tavolo con gli speaker su un lato, scelta non troppo fortunata ma comunque funzionale.
Sono le 16:50 circa e gli ospiti devono ancora arrivare, prendo posto in terza fila

In fondo alla sala è presente un banchetto che vende il libro "Human Factor: Sicurezza e Errore Umano" di Antonio Chialastri ad un prezzo scontato.

Passano una decina di minuti e la sala comincerà a riempirsi, in totale si presenteranno una 50ina di persone (ad occhio). Scopro a mia sorpresa di non essere l'unico giovane, si vede che l'argomento interessa e stuzzica le menti di ogni età.

Dalle voci e dai discorsi che sento, la maggior parte dei presenti sono dipendenti od ex-dipendenti Alitalia, con una buona parte di ufficiali dell'Aeronautica Militare e la presenza di qualche illustre figura in campo medico, non a caso. In prima fila siede la moglie del Comandate Chialastri. (Non visibile in foto perché arriverà con un leggero ritardo, come parte dell'audience).

Il moderatore - se così può esser definito anche in casi di discussioni pacate, civili ed organizzate come questa - sarà Alberto Pellegrino, che inizia presentando brevemente le pietre miliari dell'aviazione, dal primo volo a Kitty Hawk al primo aereo a reazione, fino ad arrivare alla storia moderna dove il ruolo e la composizione dell'equipaggio è andato estremamente a modificarsi.
Sono le 17:20 circa ed inizia la presentazione, al tavolo degli speaker sono presenti, da sinistra a destra: Dott. Luigi Arro (visibile nella foto sopra, seduto al tavolo), la leggenda vivente Alberto Pellegrino, Comandante Antonio Chialastri, Ing. Fausto Gamma ed infine Aldo Carlo Pezzopane (ANPA).

Non a caso c'è un mix così particolare di speaker: un dottore, un ingegnere, un comandante e due professionisti del settore andranno a toccare da punti di vista diversi il concetto dell'Human Factor - al singolare per una pura scelta stilistica dell'autore.
Ma cos'è l'Human Factor? Stando all'introduzione del libro e volendo dare una definizione quanto più concisa possibile, si può definire come "la disciplina che si occupa del fattore umano con lo scopo di studiare le modalità con le quali l'uomo agisce nel suo ambiente lavorativo, al fine di aumentare i livelli di sicurezza delle operazioni".
Fausto Gamma, ordinario di Ing. Meccanica ed Aerospaziale alla Sapienza, parte con una provocazione interessante, portando la prospettiva di quelli come lui, dei "peggior nemici degli economisti (cit. Gianfranco Zanda)", definendo l'uomo come "minaccia alla tecnologia" ed introducendo spunti interessanti sulla fuel policy e la "presunzione del tutto previsto". Voler arrivare a traguardi economici tramite l'innovazione può essere difficile da assorbire per l'elemento umano in quanto utilizzatore di un mezzo.
La parola passa al dott. Luigi Arru, sardo, interessato all'applicazione del concetto di human factor in ambito medico. Sottolinea come in un campo così delicato, dove piccoli errori possono costare danni in vite umane, raramente il processo che ha portato all'errore viene considerato. Riporta l'esempio Italiano di un chirurgo, morto alla fine di una lunga operazione; erano 23 ore che non dormiva e lo stress e la fatica lo hanno stroncato. La reazione del pubblico, che acclamava il lavoratore instancabile che si è sacrificato per salvare una vita, non ha minimamente considerato che la morte del dottore avrebbe potuto causare danni incredibili solo pochi minuti prima.
Arru lavora per portare il CRM in medicina, cercando di implementarne i sistemi di sicurezza tramite l'analisi degli eventi sentinella. Stando ad una sua affermazione, in medicina non viene considerata la possibilità - reale - di errare, ed è questo il primo scoglio da dover superare.
La discussione continua con un intervento di Aldo Carlo Pezzopane, da quel che capisco uno dei pionieri dell'Human Factor che introduce in Italia nel suo libro del 2000 "La Strategia del Margine - Riflessioni sulla sicurezza del trasporto aereo". Il suo intervento introdurrà finalmente un po' di crudi dati sugli incidenti che hanno segnato la storia dell'aviazione civile mondiale ed italiana. In più, si comincerà a parlare del riporto confidenziale e della no blame culture. Quest'ultima, dal nome, prevede la possibilità di considerare l'errore in buona fede come possibilità concreta, reale e stocastica intrinseca del comportamento umano, da non dover sanzionare in modo irrazionale, ma da studiare e comprendere.
Prende parola dopo circa tre quarti d'ora il nostro Chialastri, comandante A320 AZ, laureato in Filosofia ed in linea da quando avevo un anno. E' molto modesto e sembra una persona squisita, lo trovate intento a firmare copie del suo libro in secondo piano nell'immagine sotto.

L'intervento sarà illuminante e di ampio respiro, l'autore cercherà infatti di tirare un punto della situazione attuale dell'HF in tutti i settori ad alto rischio, segnalando come mentre un pilota vede l'addetto al rifornimento come "l'ostacolo che intralcia il giro di ricognizione", quest'ultimo sta svolgendo un attività intrisa di pericoli e rischi.
Si parla di SHELL, inteso come Software, Hardware, Environment, Liveware, Liveware. Con questo approccio alla materia si analizzano tutti gli aspetti di un processo complesso, andando ad inserire l'umano in quanto tale e le relazioni tra esseri umani. Pensando al volo AF477, si indica come il team di progettazione del cockpit non abbia pensato alla mancanza di feedback visivo/tattile in caso di utilizzo dei side-stick.
In più, l'estrema integrazione della tecnologia, del fly-by-wire e lo sviluppo di aerei "non-stallabili" come l'A330 porta il cervello umano a ragionare escludendo opzioni che vengono identificate come non possibili. E' di pubblico dominio che il F.O. del volo in questione ha tenuto il muso su durante quasi tutta la discesa per via di problemi con la strumentazione, mantenendo l'aereo in stallo; quando il comandante comprese la situazione era ormai troppo tardi.
Si fanno le otto dopo una interessante mezz'ora di domande e risposte, con interventi di personaggi di vario stampo. E' presente il responsabile del pronto soccorso dell'ospedale Fatebenefratelli di Roma, che lamenta la troppa considerazione del conflitto produttività-sicurezza in ambito medico. Fa un intervento anche una figura dell'Aeronautica (mi sono perso nome e grado, mea culpa), pilota e non solo, che lascia una perla interessante attribuita a Badoglio "E' inutile fare i piani di guerra. Bisogna essere elastici".
Conclude l'interessante giornata una eccellente tartinata, innaffiata da prosecco.

Grazie ancora a Seaking per l'opportunità.
Andrea.
P.s.
Il libro è il primo di una collana sull'Human Factor, a opera completa saranno quattro. Ve lo consiglio, è una lettura che sa essere interessante ed illuminante non solo per gli addetti al settore ma per chiunque si ritrovi ad operare in contesti complessi.
Colgo fin da subito l'occasione per ringraziare e al contempo scusarmi per il ritardo con l'ottimo Seaking e Aviazione Civile per l'occasione concessami, grazie davvero.
Il 18 Aprile di quest'anno a Roma è stata una tipica giornata d'Aprile, dove ci si sveglia con un timido sole e si passa ad una giornata segnata da piogge sparse. Coloro che come me non sono costretti a passare ore e ore imbottigliato nel traffico con la propria macchina, si preparano indossando da subito l'ottima-pessima tuta Tucano e imbarcandosi nell'odissea giornaliera del tragitto casa-università/lavoro.
Si arriva un po' sudati e sfatti alle cinque di pomeriggio, e si raggiunge la Casa dell'Aviatore in via dell'Università, zona Sapienza, per la presentazione del libro sull'Human Factor di Antonio Chialastri. La palazzina si presenta da subito bene, per quelli che non erano mai stati prima in un circolo ufficiali la somiglianza con un hotel è imbarazzante, si respirerebbe un'altra aria se non fosse per una certa formalità che permea il tutto.
La sala che ospiterà l'evento è piuttosto capiente e ben arredata, se non fosse pere la scelta di spostare il tavolo con gli speaker su un lato, scelta non troppo fortunata ma comunque funzionale.
Sono le 16:50 circa e gli ospiti devono ancora arrivare, prendo posto in terza fila

In fondo alla sala è presente un banchetto che vende il libro "Human Factor: Sicurezza e Errore Umano" di Antonio Chialastri ad un prezzo scontato.

Passano una decina di minuti e la sala comincerà a riempirsi, in totale si presenteranno una 50ina di persone (ad occhio). Scopro a mia sorpresa di non essere l'unico giovane, si vede che l'argomento interessa e stuzzica le menti di ogni età.

Dalle voci e dai discorsi che sento, la maggior parte dei presenti sono dipendenti od ex-dipendenti Alitalia, con una buona parte di ufficiali dell'Aeronautica Militare e la presenza di qualche illustre figura in campo medico, non a caso. In prima fila siede la moglie del Comandate Chialastri. (Non visibile in foto perché arriverà con un leggero ritardo, come parte dell'audience).

Il moderatore - se così può esser definito anche in casi di discussioni pacate, civili ed organizzate come questa - sarà Alberto Pellegrino, che inizia presentando brevemente le pietre miliari dell'aviazione, dal primo volo a Kitty Hawk al primo aereo a reazione, fino ad arrivare alla storia moderna dove il ruolo e la composizione dell'equipaggio è andato estremamente a modificarsi.
Sono le 17:20 circa ed inizia la presentazione, al tavolo degli speaker sono presenti, da sinistra a destra: Dott. Luigi Arro (visibile nella foto sopra, seduto al tavolo), la leggenda vivente Alberto Pellegrino, Comandante Antonio Chialastri, Ing. Fausto Gamma ed infine Aldo Carlo Pezzopane (ANPA).

Non a caso c'è un mix così particolare di speaker: un dottore, un ingegnere, un comandante e due professionisti del settore andranno a toccare da punti di vista diversi il concetto dell'Human Factor - al singolare per una pura scelta stilistica dell'autore.
Ma cos'è l'Human Factor? Stando all'introduzione del libro e volendo dare una definizione quanto più concisa possibile, si può definire come "la disciplina che si occupa del fattore umano con lo scopo di studiare le modalità con le quali l'uomo agisce nel suo ambiente lavorativo, al fine di aumentare i livelli di sicurezza delle operazioni".
Fausto Gamma, ordinario di Ing. Meccanica ed Aerospaziale alla Sapienza, parte con una provocazione interessante, portando la prospettiva di quelli come lui, dei "peggior nemici degli economisti (cit. Gianfranco Zanda)", definendo l'uomo come "minaccia alla tecnologia" ed introducendo spunti interessanti sulla fuel policy e la "presunzione del tutto previsto". Voler arrivare a traguardi economici tramite l'innovazione può essere difficile da assorbire per l'elemento umano in quanto utilizzatore di un mezzo.
La parola passa al dott. Luigi Arru, sardo, interessato all'applicazione del concetto di human factor in ambito medico. Sottolinea come in un campo così delicato, dove piccoli errori possono costare danni in vite umane, raramente il processo che ha portato all'errore viene considerato. Riporta l'esempio Italiano di un chirurgo, morto alla fine di una lunga operazione; erano 23 ore che non dormiva e lo stress e la fatica lo hanno stroncato. La reazione del pubblico, che acclamava il lavoratore instancabile che si è sacrificato per salvare una vita, non ha minimamente considerato che la morte del dottore avrebbe potuto causare danni incredibili solo pochi minuti prima.
Arru lavora per portare il CRM in medicina, cercando di implementarne i sistemi di sicurezza tramite l'analisi degli eventi sentinella. Stando ad una sua affermazione, in medicina non viene considerata la possibilità - reale - di errare, ed è questo il primo scoglio da dover superare.
La discussione continua con un intervento di Aldo Carlo Pezzopane, da quel che capisco uno dei pionieri dell'Human Factor che introduce in Italia nel suo libro del 2000 "La Strategia del Margine - Riflessioni sulla sicurezza del trasporto aereo". Il suo intervento introdurrà finalmente un po' di crudi dati sugli incidenti che hanno segnato la storia dell'aviazione civile mondiale ed italiana. In più, si comincerà a parlare del riporto confidenziale e della no blame culture. Quest'ultima, dal nome, prevede la possibilità di considerare l'errore in buona fede come possibilità concreta, reale e stocastica intrinseca del comportamento umano, da non dover sanzionare in modo irrazionale, ma da studiare e comprendere.
Prende parola dopo circa tre quarti d'ora il nostro Chialastri, comandante A320 AZ, laureato in Filosofia ed in linea da quando avevo un anno. E' molto modesto e sembra una persona squisita, lo trovate intento a firmare copie del suo libro in secondo piano nell'immagine sotto.

L'intervento sarà illuminante e di ampio respiro, l'autore cercherà infatti di tirare un punto della situazione attuale dell'HF in tutti i settori ad alto rischio, segnalando come mentre un pilota vede l'addetto al rifornimento come "l'ostacolo che intralcia il giro di ricognizione", quest'ultimo sta svolgendo un attività intrisa di pericoli e rischi.
Si parla di SHELL, inteso come Software, Hardware, Environment, Liveware, Liveware. Con questo approccio alla materia si analizzano tutti gli aspetti di un processo complesso, andando ad inserire l'umano in quanto tale e le relazioni tra esseri umani. Pensando al volo AF477, si indica come il team di progettazione del cockpit non abbia pensato alla mancanza di feedback visivo/tattile in caso di utilizzo dei side-stick.
In più, l'estrema integrazione della tecnologia, del fly-by-wire e lo sviluppo di aerei "non-stallabili" come l'A330 porta il cervello umano a ragionare escludendo opzioni che vengono identificate come non possibili. E' di pubblico dominio che il F.O. del volo in questione ha tenuto il muso su durante quasi tutta la discesa per via di problemi con la strumentazione, mantenendo l'aereo in stallo; quando il comandante comprese la situazione era ormai troppo tardi.
Si fanno le otto dopo una interessante mezz'ora di domande e risposte, con interventi di personaggi di vario stampo. E' presente il responsabile del pronto soccorso dell'ospedale Fatebenefratelli di Roma, che lamenta la troppa considerazione del conflitto produttività-sicurezza in ambito medico. Fa un intervento anche una figura dell'Aeronautica (mi sono perso nome e grado, mea culpa), pilota e non solo, che lascia una perla interessante attribuita a Badoglio "E' inutile fare i piani di guerra. Bisogna essere elastici".
Conclude l'interessante giornata una eccellente tartinata, innaffiata da prosecco.

Grazie ancora a Seaking per l'opportunità.
Andrea.
P.s.
Il libro è il primo di una collana sull'Human Factor, a opera completa saranno quattro. Ve lo consiglio, è una lettura che sa essere interessante ed illuminante non solo per gli addetti al settore ma per chiunque si ritrovi ad operare in contesti complessi.
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