[FOTO] Terza nelle 24h su A.net


B

Barney

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Ma come fai ad ottenere quella nitidezza? E' una questione di obbiettivi o di lavoro con Photoshop?

In secondo luogo, generalmente con quale dettaglio mandi le foto ad A.net (mi riferisco in particolare ai pixel e al "peso" in byte).

Grazie!
 

archipilot

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Ma come fai ad ottenere quella nitidezza? E' una questione di obbiettivi o di lavoro con Photoshop?

In secondo luogo, generalmente con quale dettaglio mandi le foto ad A.net (mi riferisco in particolare ai pixel e al "peso" in byte).

Grazie!
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maddoc

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Ma come fai ad ottenere quella nitidezza? E' una questione di obbiettivi o di lavoro con Photoshop?

In secondo luogo, generalmente con quale dettaglio mandi le foto ad A.net (mi riferisco in particolare ai pixel e al "peso" in byte).

Grazie!
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ih ih ih sì sempr o solit!!!!
 
B

Barney

Guest
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Ma come fai ad ottenere quella nitidezza? E' una questione di obbiettivi o di lavoro con Photoshop?

In secondo luogo, generalmente con quale dettaglio mandi le foto ad A.net (mi riferisco in particolare ai pixel e al "peso" in byte).

Grazie!
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Beh... ci ho provato!!! [:301]

Comunque complimentoni vivissimi per le splendide immagini! [:304]
 
C

cipollazzi

Guest
guido lo sai chi lo pilota di solito questo elicottero? :D





GIAN PAOLO PORRECA «La mia specialissima è questa», ed il pilota Gianni Bugno, sì, proprio lui, il ciclista che vinse il Giro del '90, che fu campione del mondo, ci accompagna fuori del casotto di servizio, sull’eliporto dell'Ospedale Cardarelli adibito al pronto soccorso del 118. E vi addita lo splendido velivolo Agusta dell'Elilombarda, un giallo luminescente, fermo sul piazzale. «Bello, no ?». Una libellula sì, anche se non è l'Atala del suo esordio o la Colnago del suo addio. Ma Bugno, di stanza qui a Napoli, in una sera di inverno senza illusioni, è tenacemente renitente alla nostalgia. «Il ciclismo è un tempo andato, per me, con i ricordi, le vittorie, gli amici. È stato bello, ma ne sono andato via senza rimpianto». E confida, sulle cadenze di un uomo che anche da atleta ha sempre prediletto la discrezione, una verità singolare: «Lo sa che la mia passione è sempre stata, anche da ragazzo, il volo? Sì, ho fatto il ciclista professionista, ma il mio primo sogno era solcare il cielo». «E forse c’è qualcosa in comune, tra il volo ed il ciclismo, il gusto dell'avventura, o una esigenza di fuga, di distanza dalle cose...». O dagli avversari. E ce n’è qualcuno che Bugno non ha dimenticato, anche se i ricordi sono sempre vigilati, al di qua dell'emozione. «Certo Indurain, che signore. E poi Moser. E Mottet, quello che mi precedette sul Pordoi.». Eppure, appena catturato nelle maglie di una storia personale, il Piccolo Principe va via ancora. «Il mio ruolo è al servizio della gente che soffre, corriamo dove ci chiamano. Oggi qui a Napoli, tra due settimane non so dove sarò, con i miei colleghi...». «Ed il ciclismo di oggi non lo seguo più di tanto». E Napoli, che le ispira invece? «Dal momento che faccio i turni di notte, la percorro bene di giorno, il lungomare, Mergellina. Vorrei vedere Ischia, non abbiamo avuto occasione di andarci. Ed invece giro in volo sempre intorno al Vesuvio: bello eh...» E qui si riaccende di colpo la storia, e non è affatto un fuoco fatuo. Sul Vesuvio si arrivò nel Giro del '90, quello che vinse lui, indossando la maglia rosa dalla prima all'ultima tappa... «Certo, il vostro monte Vesuvio non lo dimentico mai. C'era una fuga, davanti. Ed io li raggiunsi tutti ad uno ad uno. Arrivai secondo, dietro lo spagnolo Chozas. Ma avrei preso pure lui, se ci fosse stato un altro chilometro...». Ed era questo un buon congedo, orgoglioso come è giusto del passato: in tenuta da elicotterista, qua la mano, campione... Era di maggio, sul Vesuvio, c'è una foto di Bugno che spicca tra le ginestre, su un tornante. Ed era la primavera migliore di un campione straordinario. Un atleta padrone di sè stesso che non avrebbe sofferto, dopo le luci della ribalta, il crepuscolo del dopo corsa. Ed avrebbe sorvolato anche la vita dei giorni normali.