Qualche tempo fa, quand'ero giovane e bello (seeeee!) Drew Crawley (che all'epoca era mammasantissima di commercial, network, strategy, chi piu' ne ha piu' ne metta, per BA) organizzava una sessione chiamata "Brew with Drew".
In soldoni si sedeva da qualche parte sulla 'via' a Waterside e tu potevi andare a sederti con lui e chiedergli come andavano le cose (il caffe' dovevi prendertelo tu pero').
Comunque, una volta che ero li qualcuno gli chiese perche' noialtri si continuava ad aprire aeroporti in America e non, per esempio, in Africa orientale, o Sud-est asiatico, e via dicendo.
La sua risposta era abbastanza complessa, ma sotto sotto si poteva condensare cosi'. Ad aprire una rotta per gli USA c'e' un ROIC (return on invested capital) a doppia cifra, e spesso quella cifra ha un 2 davanti. Ad aprire un aeroporto in Asia, il ROIC e' piu' basso. Ora, ci sono considerazioni strategiche da farsi (per esempio joint ventures, oppure prospettive future, investi 10 oggi e aripigli 200 in 5 anni), ma in generale - siccome viviamo in un mondo in cui le risorse NON sono infinite - ha senso concentrarsi su cio' che porta ROIC.
Tutto 'sto pippone per dire una cosa: se l'obiettivo di ITA e' diventare un network carrier; e se, come provato, i soldi si fanno sul lungo raggio (e su cio' che lo 'nutre', quindi i feeds); e dato che ne' la flotta ne' il personale di ITA e' infinito....
...Perche' andare a cercare fantomatici transiti da Amsterdam a Lamezia Terme via Linate, invece di spostare i mezzi che servono per far feed su FCO (e da LIN a FCO/BRU/ZRH/MUC/FRA)?
Un concetto che, purtroppo, AZ prima e ITA poi non hanno voluto/potuto/pensato di implementare dal 2008 a, si spera, ora.