Tre acquirenti non si presentano all´asta per la privatizzazione, il quarto fa un´offerta irricevibile. Goggi: bisogna cedere per fare i metrò
Nessuno vuole comprare la Sea
Albertini: tempi stretti. L´opposizione: riconoscete il fallimento
Penati: il sindaco paga gli errori del passato I sindacati: meglio l´azionariato diffuso
L´assessore: ma quale flop, i competitori hanno solo chiesto più tempo per le indagini
STEFANO ROSSI
È andata deserta la gara sulla Sea, con il 33 per cento delle azioni in vendita, base d´asta 600 milioni. L´opposizione festeggia, la giunta comunale cerca il modo per ripartire. E lo trova nel giro di poche ore. La legge consente un secondo tentativo, quando esiste un interesse pubblico, rappresentato in questo caso dalla lista di opere da avviare con i proventi della cessione. Giorgio Goggi, assessore ai Trasporti, ne menziona una per tutte, la linea 4 della metropolitana. Oggi va al Cipe il Dpef, Documento di programmazione economica e finanziaria, che per la linea 4 stanzia 240 milioni. «Con la vendita Sea - dice Goggi - avremmo i 350 milioni della quota del Comune che, con i soldi dello Stato e i 200 in project financing dei privati, coprirebbero per intero i 790 milioni del primo lotto da Lorenteggio al Policlinico».
Su tali basi, il sindaco Albertini ha disposto che l´asta pubblica venga rimandata e «auspicabilmente conclusa entro il 31 gennaio 2006». Rimandata, non rifatta, altrimenti si dovrebbe ripassare dal consiglio. E dunque i soggetti ammessi sono sempre i quattro che avevano manifestato interesse per la Sea: l´inglese Baa, proprietario e gestore di sette aeroporti, fra cui quelli londinesi; il fondo d´investimento australiano Babcock & Brown; il gestore aeroportuale tedesco Hochtief AirPort, presente ad Atene, Dusseldorf, Amburgo, Sydney e Tirana, che conferma la «valutazione positiva» dell´operazione e della partnership con il Comune; e la banca americana Goldman Sachs, unica ieri a presentare un´offerta, irricevibile perché poneva condizioni non previste dal bando e perché mancava una fideiussione bancaria.
Secondo Goggi, l´asta non è stata un flop. I competitori «hanno chiesto più tempo per esaminare l´affare, segno inoltre che a 600 milioni non stavamo svendendo». Lo stesso rammarico per la mancanza di «termini più congrui» è espressa da Albertini, mentre per Manfredi Palmeri (Fi) «sbagliava la sinistra a dire che il prezzo era basso». Per di più, a gara in corso, le tariffe aeroportuali sono state modificate da un decreto legge e questo ha costretto gli aspiranti acquirenti a rivedere il dossier. Ma la frecciata vera, Goggi la riserva alla maggioranza, che «ha ridotto la governance», il potere decisionale del compratore dentro la società.
Intanto, però, il centrosinistra canta vittoria. Per Basilio Rizzo (Miracolo a Milano) «si fa pressione sulla giunta per ottenere un ribasso. Si sono già spesi almeno 400.000 euro in perizie e incarichi a legali, va tutto rimandato a dopo le elezioni comunali». Aggiunge Andrea Fanzago (Margherita): «Si sono incartati da soli e questo, per chi si accredita come esperto privatizzatore, non è sicuramente un buon risultato». Di «fallimento» parlano Gianni Occhi e Daniele Farina (Rifondazione) e la Cgil Filt, contestando «la scelta di privilegiare i grandi investitori finanziari» e tagliar fuori enti pubblici e cittadini. Il presidente della Provincia, Filippo Penati, trova che «in un momento di evoluzione del settore aeroportuale, il mercato aspetta di capire cosa succederà. Albertini però deve fare cassa e qui si comprende l´errore che commise a luglio non vendendo alla Provincia le azioni Serravalle, che ci offrivamo di comprare. Con quei 250-270 milioni non si troverebbe all´angolo con la Sea».
(La Repubblica)
Fiano, ds: opere pubbliche bloccate
"Il prezzo più alto ora lo pagheranno i cittadini"
«fa sorridere la giustificazione che una delle più grandi banche d´affari del mondo sotto Natale ha difficoltà a trovare una fideiussione»
Emanuele Fiano, capogruppo ds in consiglio, cosa accade allora?
«Il prezzo è troppo alto per la poca governance che assicura la partecipazione. Se non offri il potere, per realizzare rivolgiti ai risparmiatori. Così dicevamo noi, la Margherita, Basilio Rizzo».
Invece?
«Ci rispondevano con delle battute. Cosa che non funziona con il mercato. Che, infatti, ha detto di no. Il prezzo più alto lo paga la città, ora mancano i soldi per le opere pubbliche».
Di chi è la responsabilità?
«La filosofia di Albertini, cedere il patrimonio comunale per fare molte opere, è fallita. Ma a lui premeva vendere tutto subito, e ogni volta c´è un intoppo. La Lega fa storie su Aem, la maggioranza intera frena sull´ipotesi di cedere il controllo della Sea e sulla prelazione per l´acquirente attuale su future cessioni di azioni. La quota in vendita scende dal 34 al 33 per cento, il potere non c´è più. È la critica anche di Goggi. E il mercato punisce i frutti spuri delle privatizzazioni».
E adesso?
«Ci penserà la nuova giunta. Quando i milanesi vedranno i cantieri fermi, esprimeranno.
(La Repubblica)
CIAO
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