Il 44enne statunitense era su un volo American Airlines in arrivo da Medellin: ha insospettito i poliziotti che lo hanno inseguito
Miami, ucciso all´aeroporto da uno sceriffo
"Ho una bomba nella valigia": gli "air marshal" sparano a uno squilibrato
La compagnia: "L´incidente è avvenuto nel corridoio d´uscita"
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Alberto Flores D´arcais
NEW YORK - Giallo con morto all´aeroporto di Miami. Un cittadino americano, Rogoberto Alpizar di 44 anni, è stato ucciso a colpi di pistola da uno «sceriffo dell´aria» dell´American Airlines dopo che un aereo della più grande compagnia di bandiera Usa era normalmente atterrato sulla pista e si trovava parcheggiato nel gate in attesa di ripartire: per la polizia l´uomo avrebbe minacciato di far esplodere una bomba che aveva nella sua valigia a mano, versione smentita da alcuni testimoni, compresa la moglie - passeggeri imbarcati sullo stesso volo dell´uomo ucciso - secondo cui l´uomo, che ha problemi mentali, è stato freddato quando era ormai steso a terra.
Il Boeing 757 - volo AA 924 proveniente da Medellin (Colombia) - era arrivato come di consueto all´aeroporto internazionale di Miami nel primo pomeriggio, alle 12 e 16 ed era previsto che ripartisse dopo circa due ore, alle 2 e 18, con destinazione finale la città di Orlando, sempre in Florida. Un volo da sempre piuttosto controllato, visto che la rotta collega Medellin, ex capitale del narcotraffico colombiano a Miami, dove i signori della droga controllano ancora buona parte della criminalità locale. Un volo finito sotto le lenti dell´antiterrorismo da quando l´`Homeland Security Department´ (sorta di ministero dell´Interno americano) ha segnalato la possibilità di infiltrati di Al Qaeda tra le fila dei colombiani.
A controllare il volo AA 924 c´erano dunque diversi agenti che, stando a una prima ricostruzione della polizia, si erano insospettiti per il comportamento anomalo di un uomo. Secondo il portavoce dell´Homeland, Brian Doyle, l´uomo avrebbe detto di avere dentro il proprio bagaglio a mano una bomba. Quando il passeggero, con l´aereo al gate, si è messo a correre verso il tunnel d´uscita (e di entrata) il gruppo di sceriffi dell´aria lo ha inseguito costringendolo a buttarsi per terra. A quel punto l´uomo avrebbe tentato di agguantare la borsa con l´ipotetica bomba, mossa che ha provocato l´immediata reazione degli agenti che hanno sparato, uccidendolo sul colpo. Quando gli sceriffi hanno controllato il bagaglio a mano non è stata trovata nessuna bomba né alcun altro tipo di arma. Il tutto si è svolto dopo che i passeggeri erano scesi a Miami, per fare i controlli doganali, in attesa di risalire sul velivolo e proseguire per Orlando.
Fin qui la ricostruzione della polizia. Dalle prime testimonianze rese dai passeggeri la storia è piuttosto diversa.
Una donna ha raccontato di avere visto un uomo, piuttosto alterato, che correva verso il tunnel inseguito dalla moglie che gridava «è mio marito, è mio marito»; che quando gli agenti armati gli hanno intimato di buttarsi a terra l´uomo ha prontamente obbedito e solo in un secondo tempo si è sentita la sparatoria. La moglie ha spiegato che il marito ha una malattia nervosa - il bipolar disorder, una forma di schizofrenia «maniaco-depressiva» - e che non aveva potuto prendere durante il volo le abituali medicine. Solo per questo motivo sarebbe "fuggito" verso l´uscita gridando frasi senza senso.
Le indagini per chiarire fino in fondo l´episodio - si tratta del più grave "errore" commesso su un aereo americano dall´11 settembre ad oggi - sono state affidate alla polizia della Contea di Miami-Dade: «Al momento non abbiamo i dettagli - ha dichiarato Mary Walters, portavoce della polizia cittadina - «ancora non sappiamo se il passeggero stava uscendo dall´aereo o si stava imbarcando».
(La Repubblica)
CIAO
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