[Storica] La morte di Miss Italia e la tragedia del DC-6 Sabena OO-SDB
Questa è una storia nella storia. È la storia di un volo che si schiantò sul monte Terminillo il 13 febbraio 1955, ma è anche la storia di una passeggera di quel tragico volo, Marcella Mariani.
Marcella era una celebrità, quando morì giovanissima nello schianto di un DC-6 della Sabena. Era nata a Roma l’8 febbraio del 1936, e grazie alla sua straordinaria bellezza aveva partecipato sin dalla più tenera età a concorsi e manifestazioni pubbliche, facendosi apprezzare per lo stile e il portamento. Un particolare rendeva unica la bellezza di Marcella Mariani. I suoi occhi avevano infatti una tonalità di colore rarissima e meravigliosa, tra il verde e l’azzurro.
Figlia di un modesto impiegato, sin da giovane aveva abbinato allo studio presso l’istituto commerciale un piccolo lavoro per guadagnare qualche extra. Seguendo la sua grande passione per il mondo dello spettacolo, aveva trovato lavoro come cassiera in un cinema di Roma, coniugando in tal modo le esigenze economiche con gli interessi personali.
Continuò a partecipare a concorsi di bellezza, che vinse ripetutamente, conseguendo nel 1952 i titoli di Miss Cinema Roma, la cui giuria era formata di Anna Mangnani, Franca Marzi, Renato Rascel e Carlo Dapporto, e poi Miss Roma e Miss Lazio.
Il successo vero, tuttavia, arrivò nel 1953, quando, a soli 17 anni, venne incoronata Miss Italia a Cortina d’Ampezzo.
Cinegiornale Luce del premio Miss Italia
Un bel primo piano
Era l’inizio di una carriera artistica promettente. Subito dopo il concorso venne scritturata per recitare nel film Siamo donne, per la regia di Alfredo Guarini, dove interpretava sé stessa, e subito dopo nel film Se vincessi cento milioni, di Carlo Campogliani e Carlo Moscolini, dove si fece notare anche per le capacità di recitazione.
Era il cinema ad appassionare Marcella Mariani, e nel cinema aveva intenzione di investire le sue capacità professionali. Si iscrisse dunque nel 1953 alla scuola del Centro Sperimentale di Cinematografia, e contemporaneamente ad una scuola di recitazione, che le aprì da subito le porte per piccoli ruoli in produzioni importanti.
La troviamo quindi nel 1954 nel cast de Il cantante misterioso, per la regia di Marino Girolami, di Villa Borghese, di Vittorio De Sica, e poi ancora in Donne e soldati, di Luigi Malerba e Antonio Macchi.
Ma il successo vero arriva con Senso, di Luchino Visconti, e poi con Le ragazze di San Frediano, di Valerio Zurlini, sempre nel 1954.
Postumo è invece il film Mai ti scorderò, di Giuseppe Guarino, uscito in sala nel 1956.
Marcella Mariani in Senso
Marcella Mariani si era recata a Bruxelles il giorno precedente, prendendo parte come ospite d’onore la sera del 12 febbraio ad una manifestazione cinematografica. La leggenda vuole, ma non è possibile trovare un effettivo riscontro a questo dettaglio, che l’attrice avesse deciso di anticipare la partenza per Roma, per la fretta di tornare agli impegni professionali. Si sarebbe quindi recata in aeroporto senza prenotazione e, ad imbarco già chiuso, il comandante del volo – Stephan Stolz – avrebbe comunque accettato di accoglierla a bordo aggiungendo “non si può lasciare a terra Miss Italia”.
Marcella Mariani non viaggiava da sola. Con lei c’era Gloria Guerrieri, di 27 anni, sua segretaria personale. Poco si conosce di questa giovane ragazza che, sembra, fosse di nazionalità americana.
Il volo della Sabena, con partenza da Bruxelles e destinazione a Leopoldville, in Congo, prevedeva alcune soste tecniche lungo il suo percorso. Tra queste, Roma Ciampino.
Era operato da un DC-6, con marche OO-SDB e numero di matricola 43063/60, costruito nel 1947, e a bordo erano presenti 21 passeggeri e 8 membri dell’equipaggio.
Il DC-6 OO-SDB, ripreso in atterraggio a Manchester il 19 aprile del 1954
Il pilota era decollato alle 17:17 dall’aeroporto di Haren, a Bruxelles, e il volo non aveva riscontrato problemi in fase di navigazione. Alle 19:29 l’equipaggio aveva preso contatti con il controllo aereo di Roma Ciampino, mentre si trovava ad una quota di 17500 piedi, poco più a sud della città di Firenze.
Sull’Italia centrale imperversava un vasto fronte di maltempo, con forti nevicate in quota e diffusa nuovolosità.
Alle 19:48 il controllo aereo italiano li aveva ricontattati, per chiedere conferma sulla posizione e sapere se fosse già stata superata la città di Viterbo. L’equipaggio della Sabena, tuttavia, rispose chiedendo conferma dell’operatività del radiofaro di Viterbo, manifestando quindi la presenza di qualche problema nella determinazione della rotta.
Il controllo aereo di Roma Ciampino aveva risposto positivamente, confermando il recente passaggio di un altro aereo, che ne aveva riscontrato la funzionalità.
Pochi minuti dopo, alle 19:51, l’equipaggio della Sebena aveva comunicato di aver passato da circa un minuto il radiofaro di Viterbo, chiedendo l’autorizzazione per la discesa ad una quota di 5500 piedi, che il controllo aereo accordava, ritenendo quindi che i problemi precedentemnete riscontrati fossero stati risolti.
Alle 18:52 l’equipaggio del DC-6 contattò nuovamente il controllo di Roma Ciampino, chiedendo questa volta se fosse pienamente funzionante l’ILS dello scalo romano, e ricevendo nuovamente una risposta affermativa dai militari italiani.
Una nuova, ultima comunicazione da parte dei piloti del DC-6 venne tentata alle 18:53, interrompendosi tuttavia bruscamente e senza possibilità di ulteriore contatto da parte del controllo aereo italiano.
Protraendosi il silenzio radio per oltre mezz’ora, venne diramato l’allarme e l’aereo dato per disperso.
Le ricerche, a causa delle pessime condizioni meteorologiche, permisero di individuare il punto dell’impatto solo otto giorni dopo la sciagura.
L’aereo aveva perso i contatti durante l’avvicinamento a Roma, mentre volava nel bel mezzo di una tempesta di neve, e non era stato possibile determinare con precisione l’aerea del possibile impatto.
I soccorsi vennero quindi orientati ad ampio raggio, ritenendo che il pilota potesse aver provato un ammaraggio in qualche lago del Lazio settentrionale, o addirittura in mare.
Da questo cinegiornale Luce, prima del ritrovamento, si evince chiaramente quanto confuse fossero le informazioni sul possibile luogo della sciagura.
L’aereo si era invece schiantato sul costone del Monte Terminillo a circa 1600 metri di quota, sul Costone dell’Acquasanta, in prossimità di una località chiamata Costa dei Cavalli, nel territorio del comune di Cantalice.
L’impatto era stato violentissimo, e l’aereo si era spezzato in due tronconi, proiettando parte dei passeggeri e del carico sulle pendici innevate della montagna.
[/IMG]http://www.rietilife.it/wp-content/uploads/2011/08/Sabenalife-1024x681.jpg
[I]Così si presentava, alcuni giorni dopo, la parte posteriore del relitto[/I].
La successiva inchiesta permise di stabilire come la sciagura fosse stata determinata da un errore dei piloti, che, fuori asse rispetto alla rotta prevista probabilmente in conseguenza del meteo inclemente, non avevano fatto ricorso alle strumentazioni radiogoniometriche, semplicemente ritenendo di essere allineati con il radiofaro di Viterbo.
Al contrario, invece, la loro posizione risultava essere parecchi chilometri più ad est del previsto, e le procedure di avvicinamento a Roma vennero quindi iniziate in prossimità del Monte Terminillo.
Ad individuare i resti dell’aereo fu per primo un G 212 dell’Aeronautica Militare, il 21 febbraio, che, in volo di ricognizione nell’aerea di Rieti, non ebbe dubbi nel riconoscere i resti della coda e di un’ala del DC-6.
Si mosse immediatamente la macchina dei soccorsi, coordinata dal distaccamento dell’Aeronautica Militare del Terminillo, comandata da Ugo Picchiottini, cui presero parte molti abitanti della zona, esperti conoscitori della zona, militari della Guardia Forestale, Carabinieri, Polizia di Stato e gli alpini della Scuola Sottufficiali di Rieti.
Tutti i 29 occupanti dell’aereo erano morti, ma ciò che colpì profondamente i soccorritori fu il macabro spettacolo dei corpi congelati, dentro e fuori i resti della fusoliera.
Dopo otto giorni al gelo della montagna, i corpi vennero trovati completamente congelati, spesso avvolti da uno spesso strato di ghiaccio, che ne rendeva difficoltoso il trasporto verso il punto di recupero organizzato al rifugio Castiglioni.
[IMG]http://ilcapoluogo.globalist.it/QFC/NEWS_100962.jpg
Alpini della Scuola Sottufficiali di Rieti, tra i primi a raggiungere il luogo della sciagura.
In un documentario inglese dell’epoca, che potete guardare in questa pagina http://www.britishpathe.com/video/italy-29-die-in-air-crash, si dice che a bordo dell’aereo ci fosse un ingente quantitativo di diamanti, interamente recuperato in sede di ispezione del relitto.
Anni fa, infine, mi capitò di raccogliere una testimonianza, non diretta, dei soccorsi sul monte Terminillo. Secondo questa testimonianza, che non ho modo di provare e verificare, il corpo di Marcella Mariani venne trovato all’interno di un troncone della fusoliera, ancora seduta e con le cinture allacciate al suo posto. Accanto a lei il corpo della segretaria Gloria Guerrieri, alla quale la Mariani si sarebbe stretta nel momento dell’impatto, e così ritrovata, senza vita.
Ciò che mi colpì del racconto fu in particolar modo il commento del soccorritore che la trovò all’interno del relitto. L’uomo, infatti, asseriva di non aver avuto dubbi circa l’identità della ragazza che aveva trovato, perché il volto, ricoperto da un leggero strato di ghiaccio, mostrava due occhi spalancati di un incredibile colore verde azzurro.
Questa è una storia nella storia. È la storia di un volo che si schiantò sul monte Terminillo il 13 febbraio 1955, ma è anche la storia di una passeggera di quel tragico volo, Marcella Mariani.
Marcella era una celebrità, quando morì giovanissima nello schianto di un DC-6 della Sabena. Era nata a Roma l’8 febbraio del 1936, e grazie alla sua straordinaria bellezza aveva partecipato sin dalla più tenera età a concorsi e manifestazioni pubbliche, facendosi apprezzare per lo stile e il portamento. Un particolare rendeva unica la bellezza di Marcella Mariani. I suoi occhi avevano infatti una tonalità di colore rarissima e meravigliosa, tra il verde e l’azzurro.
Figlia di un modesto impiegato, sin da giovane aveva abbinato allo studio presso l’istituto commerciale un piccolo lavoro per guadagnare qualche extra. Seguendo la sua grande passione per il mondo dello spettacolo, aveva trovato lavoro come cassiera in un cinema di Roma, coniugando in tal modo le esigenze economiche con gli interessi personali.
Continuò a partecipare a concorsi di bellezza, che vinse ripetutamente, conseguendo nel 1952 i titoli di Miss Cinema Roma, la cui giuria era formata di Anna Mangnani, Franca Marzi, Renato Rascel e Carlo Dapporto, e poi Miss Roma e Miss Lazio.
Il successo vero, tuttavia, arrivò nel 1953, quando, a soli 17 anni, venne incoronata Miss Italia a Cortina d’Ampezzo.

Un bel primo piano
Era l’inizio di una carriera artistica promettente. Subito dopo il concorso venne scritturata per recitare nel film Siamo donne, per la regia di Alfredo Guarini, dove interpretava sé stessa, e subito dopo nel film Se vincessi cento milioni, di Carlo Campogliani e Carlo Moscolini, dove si fece notare anche per le capacità di recitazione.
Era il cinema ad appassionare Marcella Mariani, e nel cinema aveva intenzione di investire le sue capacità professionali. Si iscrisse dunque nel 1953 alla scuola del Centro Sperimentale di Cinematografia, e contemporaneamente ad una scuola di recitazione, che le aprì da subito le porte per piccoli ruoli in produzioni importanti.
La troviamo quindi nel 1954 nel cast de Il cantante misterioso, per la regia di Marino Girolami, di Villa Borghese, di Vittorio De Sica, e poi ancora in Donne e soldati, di Luigi Malerba e Antonio Macchi.
Ma il successo vero arriva con Senso, di Luchino Visconti, e poi con Le ragazze di San Frediano, di Valerio Zurlini, sempre nel 1954.
Postumo è invece il film Mai ti scorderò, di Giuseppe Guarino, uscito in sala nel 1956.

Marcella Mariani in Senso
Marcella Mariani si era recata a Bruxelles il giorno precedente, prendendo parte come ospite d’onore la sera del 12 febbraio ad una manifestazione cinematografica. La leggenda vuole, ma non è possibile trovare un effettivo riscontro a questo dettaglio, che l’attrice avesse deciso di anticipare la partenza per Roma, per la fretta di tornare agli impegni professionali. Si sarebbe quindi recata in aeroporto senza prenotazione e, ad imbarco già chiuso, il comandante del volo – Stephan Stolz – avrebbe comunque accettato di accoglierla a bordo aggiungendo “non si può lasciare a terra Miss Italia”.
Marcella Mariani non viaggiava da sola. Con lei c’era Gloria Guerrieri, di 27 anni, sua segretaria personale. Poco si conosce di questa giovane ragazza che, sembra, fosse di nazionalità americana.
Il volo della Sabena, con partenza da Bruxelles e destinazione a Leopoldville, in Congo, prevedeva alcune soste tecniche lungo il suo percorso. Tra queste, Roma Ciampino.
Era operato da un DC-6, con marche OO-SDB e numero di matricola 43063/60, costruito nel 1947, e a bordo erano presenti 21 passeggeri e 8 membri dell’equipaggio.

Il DC-6 OO-SDB, ripreso in atterraggio a Manchester il 19 aprile del 1954
Il pilota era decollato alle 17:17 dall’aeroporto di Haren, a Bruxelles, e il volo non aveva riscontrato problemi in fase di navigazione. Alle 19:29 l’equipaggio aveva preso contatti con il controllo aereo di Roma Ciampino, mentre si trovava ad una quota di 17500 piedi, poco più a sud della città di Firenze.
Sull’Italia centrale imperversava un vasto fronte di maltempo, con forti nevicate in quota e diffusa nuovolosità.
Alle 19:48 il controllo aereo italiano li aveva ricontattati, per chiedere conferma sulla posizione e sapere se fosse già stata superata la città di Viterbo. L’equipaggio della Sabena, tuttavia, rispose chiedendo conferma dell’operatività del radiofaro di Viterbo, manifestando quindi la presenza di qualche problema nella determinazione della rotta.
Il controllo aereo di Roma Ciampino aveva risposto positivamente, confermando il recente passaggio di un altro aereo, che ne aveva riscontrato la funzionalità.
Pochi minuti dopo, alle 19:51, l’equipaggio della Sebena aveva comunicato di aver passato da circa un minuto il radiofaro di Viterbo, chiedendo l’autorizzazione per la discesa ad una quota di 5500 piedi, che il controllo aereo accordava, ritenendo quindi che i problemi precedentemnete riscontrati fossero stati risolti.
Alle 18:52 l’equipaggio del DC-6 contattò nuovamente il controllo di Roma Ciampino, chiedendo questa volta se fosse pienamente funzionante l’ILS dello scalo romano, e ricevendo nuovamente una risposta affermativa dai militari italiani.
Una nuova, ultima comunicazione da parte dei piloti del DC-6 venne tentata alle 18:53, interrompendosi tuttavia bruscamente e senza possibilità di ulteriore contatto da parte del controllo aereo italiano.
Protraendosi il silenzio radio per oltre mezz’ora, venne diramato l’allarme e l’aereo dato per disperso.
Le ricerche, a causa delle pessime condizioni meteorologiche, permisero di individuare il punto dell’impatto solo otto giorni dopo la sciagura.
L’aereo aveva perso i contatti durante l’avvicinamento a Roma, mentre volava nel bel mezzo di una tempesta di neve, e non era stato possibile determinare con precisione l’aerea del possibile impatto.
I soccorsi vennero quindi orientati ad ampio raggio, ritenendo che il pilota potesse aver provato un ammaraggio in qualche lago del Lazio settentrionale, o addirittura in mare.
L’aereo si era invece schiantato sul costone del Monte Terminillo a circa 1600 metri di quota, sul Costone dell’Acquasanta, in prossimità di una località chiamata Costa dei Cavalli, nel territorio del comune di Cantalice.
L’impatto era stato violentissimo, e l’aereo si era spezzato in due tronconi, proiettando parte dei passeggeri e del carico sulle pendici innevate della montagna.

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[I]Così si presentava, alcuni giorni dopo, la parte posteriore del relitto[/I].
La successiva inchiesta permise di stabilire come la sciagura fosse stata determinata da un errore dei piloti, che, fuori asse rispetto alla rotta prevista probabilmente in conseguenza del meteo inclemente, non avevano fatto ricorso alle strumentazioni radiogoniometriche, semplicemente ritenendo di essere allineati con il radiofaro di Viterbo.
Al contrario, invece, la loro posizione risultava essere parecchi chilometri più ad est del previsto, e le procedure di avvicinamento a Roma vennero quindi iniziate in prossimità del Monte Terminillo.
Ad individuare i resti dell’aereo fu per primo un G 212 dell’Aeronautica Militare, il 21 febbraio, che, in volo di ricognizione nell’aerea di Rieti, non ebbe dubbi nel riconoscere i resti della coda e di un’ala del DC-6.
Si mosse immediatamente la macchina dei soccorsi, coordinata dal distaccamento dell’Aeronautica Militare del Terminillo, comandata da Ugo Picchiottini, cui presero parte molti abitanti della zona, esperti conoscitori della zona, militari della Guardia Forestale, Carabinieri, Polizia di Stato e gli alpini della Scuola Sottufficiali di Rieti.
Tutti i 29 occupanti dell’aereo erano morti, ma ciò che colpì profondamente i soccorritori fu il macabro spettacolo dei corpi congelati, dentro e fuori i resti della fusoliera.
Dopo otto giorni al gelo della montagna, i corpi vennero trovati completamente congelati, spesso avvolti da uno spesso strato di ghiaccio, che ne rendeva difficoltoso il trasporto verso il punto di recupero organizzato al rifugio Castiglioni.
[IMG]http://ilcapoluogo.globalist.it/QFC/NEWS_100962.jpg
Alpini della Scuola Sottufficiali di Rieti, tra i primi a raggiungere il luogo della sciagura.
In un documentario inglese dell’epoca, che potete guardare in questa pagina http://www.britishpathe.com/video/italy-29-die-in-air-crash, si dice che a bordo dell’aereo ci fosse un ingente quantitativo di diamanti, interamente recuperato in sede di ispezione del relitto.
Anni fa, infine, mi capitò di raccogliere una testimonianza, non diretta, dei soccorsi sul monte Terminillo. Secondo questa testimonianza, che non ho modo di provare e verificare, il corpo di Marcella Mariani venne trovato all’interno di un troncone della fusoliera, ancora seduta e con le cinture allacciate al suo posto. Accanto a lei il corpo della segretaria Gloria Guerrieri, alla quale la Mariani si sarebbe stretta nel momento dell’impatto, e così ritrovata, senza vita.
Ciò che mi colpì del racconto fu in particolar modo il commento del soccorritore che la trovò all’interno del relitto. L’uomo, infatti, asseriva di non aver avuto dubbi circa l’identità della ragazza che aveva trovato, perché il volto, ricoperto da un leggero strato di ghiaccio, mostrava due occhi spalancati di un incredibile colore verde azzurro.