QUOTE=13900;1889533]E lo chiedi pure?
Certo.[/QUOTE]
Ti dobbiamo rispondere o era una domanda retorica?
Sta attento che in teoria potrebbero non esserne contenti a Luton.
Effettivamente la mia era una battuta, ma capisco che qui su ste cose non si scherza. Così come potrebbe non essere ben visto ai piani alti (ce ne sono solo due all'hangar 89 di LTN!!).
Quindi niente foto, dovrete limitarvi al racconto ed immergervi con la vostra fantasia nel mondo della simulazione. Peccato, avevo fatto anche la foto di rito al cesso!
Il CAE/easyJet Training Center è situato circa un chilometro a ovest della testata pista 35L della Malpensa (quanto ci piace ai milanesi e ai varesotti chiamare questo aeroporto
la Malpensa!), Iungo quella che si chiama Strada Provinciale 52, tra Vizzola Ticino e Tornavento, comune di Lonate Pozzolo. E già qui iniziano i problemi: nel piano di espansione dell'aeroporto, subito dopo l'apertura di Malpensa 2000, i comuni limitrofi e le autorità Centrali stabilirono che tutte le attività legate
all'hubbe dovessero rimanere confinate nel raggio proprio di 1km dalle piste. Pare proprio che qui si sia sforato, quindi subito dopo gli annunci a suon di trombe e campanili a festa - in particolare quello di Somma Lombardo, schifosamente allineato col QFU della 35L, che nei decenni ha resistito alle grattatine di pancia dei 747-200 cargo che lo sorvolavano rispettosamente- i sindaci all'unisono sono già passati all'attacco, intenzionati a mettere il bastone tra le ruote al nuovo centro addestramento. Da come leggevo sulla stampa locale (La Prealpina del 20/10/19) siamo in un'area grigia, in quanto i fabbricati che ci ospitano esistono da svariati anni; erano/sono occupati anche da Leonardo, Fedex ecc. Soliti contenziosi all'italiana, che finiranno al TAR, poi si farà ricorso alla Corte di Stato e infine approderanno alla Corte Suprema Europea.
Passiamo al sodo.
Dopo millemila rotonde e qualche peripatetica a margine, si arriva allo sfavillante fabbricato di stile industriale. Si parcheggia comodamente di fronte alla struttura dove campeggia il totem luminoso CAE e il logo easyJet, mentre sul muro esterno, a caratteri cubitali la scritta blu e bianca CAE col logo frecciforme campeggia tutta sola (forse a ricordare che i padroni sono loro e gli affittuari noi).
Come tutti i training Center che ho visitato, anche questo ha un'aria molto sterile, ancora di più se si pensa che è tutto nuovo, di recente affrescatura. Una reception automatizzata attende allievi ed istruttori per una sorta di self check in: inserendo il proprio nome su un tablet, nazionalità e facendosi un selfy, ti viene stampato un badge cartaceo adesivo da incollare indelebilmente all'uniforme. Ci penserà poi la tintoria con la trielina ad eliminare il bostik che ha incerato la giacca della divisa.
I tornelli a lettura magnetica portano subito alle scale a cui si accede al piano superiore dove ci sono le facilities: sala ristoro con cucina a vista, molto elegante e fornita di elettrodomestici quali microonde, ben due, frigorifero, lavastoviglie e vettovaglie varie. In una parete, poi, le solite vending machines.
I lunghi corridoi portano alle varie aule, uffici istruttori, servizi igienici ecc, fino ad arrivare alla porta tagliafuoco dove tutti possono leggere la scritta
immaginaria"perdete ogni speranza o voi che varcate questa soglia"!
E magicamente si arriva alle sale operatorie: eh già, perché più ci si avvicina a quei
cosi, più sembra tutto sterile. In più, il brusio dei ventilatori e dei delicati sistemi, rendono ancora più ovattato l'ambiente. Brusio di tanto in tanto accompagnato dal bippio dei ponti levatoi dei simulatori, o, peggio ancora, da qualche saracca (leggasi hard landing) presa dall'equipaggio di turno.
I simulatori sono disposti a coppie, 2 su un lato, 1 e un vacant position sull'altro, divisi da una penisola centrale adibita nella parte superiore ad aule briefing/debriefing per ogni simulatore e l'ufficio dove i tecnici tengono tutto sotto controllo; nella parte inferiore i mega computer da cui partono i fasci di cavi che come budella esangui, si infilano in questi simulacri sospesi da martinetti idraulici.
Il briefing è fatto: l'istruttore dopo le raccomandazioni di sicurezza, elenca e disquisisce interattivamente gli argomenti della sessione, eccezion fatto per quello che sarà lo scenario a sorpresa con cui l'equipaggio dovrà dimostrare la sua proficiency. Tradotto in maniera semplice, il normale volo verrà interrotto da tre avarie: una lieve, una media ed una grave, che porteranno il crew a dover applicare procedure, check list, reset (che ovviamente non funzionano mai), quindi prendere delle decisioni che si catalizzano, senza andare troppo nel dettaglio, in un
continue, divert, return.
Ovviamente poi ci saranno esercizi di training di procedure che in linea si effettuano raramente (alcune direi per fortuna) tipo upset recovery, engine fails, single engine go around, avvicinamenti in aeroporti che richiedono la previa qualifica al simulatore ecc.
Il programma completo è suddiviso in tre anni, fatta eccezione per i mandatory items quali avarie motore, riattaccate, aborti di decollo...
Si va nella "scatola": il cancelletto in metallo si chiude, il ponte levatoio si alza. Inizia il divertimento con la frase: motion is coming on!
Questi aggeggio sono sempre più realistici e le sensazioni rasentano la realtà. Nulla è lasciato al caso, nemmeno il rumore dei tergicristalli o delle pompe idrauliche. Il gocciolio della pioggia battente ti fa quasi percepire l'umidità di una vera giornata piovosa.
La grafica è sempre più realistica: verdi colline, montagne innevate, tramonti spettacolari, aeroporti che riprendono esattamente i loro gemelli di vero cemento e asfalto, con tanto di manica a vento, marshaller, pompieri, trattorini. Ovviamente il tutto contestualizzato: se sei a LGW ci saranno B747 Virgin e A320 easy che rullano, a Zurigo un LH che decolla, a LIN invece, niente AZ: vuoi vedere che si sono portati avanti nel tempo?
La realtà virtuale è anche accompagnata da effetti scenografici tipo il fumo che esce dalle bocchette dell'aria o da sotto i piedi: trattasi di quella nauseabonda nebbia che si usa anche nelle discoteche.
Le sensazioni di movimento vengono riprodotte con trucchetti atti a sollecitare l'apparato vestibolare: la sensazione di schiacciamento al seggiolino che si ha al decollo, vista da fuori, si traduce in un tilt up dello scatolotto, il quale, dopo l'impennata iniziale, si rimette impercettibilmente in posizione neutra, pronto a simulare la susseguente manovra.
Di solito gli slot di simulazione sono di 4 ore, con una breve pausa pipì/caffè di 10 minuti.
Ed allo scadere dei 240 minuti, "motion comes off", il ponticello levatoio inizia a bippare e si abbassa: i tre occupanti dello shaker escono provati (soprattutto i due esaminandi) e si va a fare il debriefing, dando il cambio all'equipaggio entrante che ti saluta con un po' di invidia per i due colleghi che "hanno già dato".
Nella mia precedente "vita", c'era un istruttore che porgeva sempre la stessa domanda alle sue cavie: "sapete perché i pavimenti di questi posti sono in linoleum? Per pulire facilmente gli schizzi di sangue degli allievi!"
Questo è tutto.
Spero non vi siate persi nel racconto e mi scuso per l'assenza di immagini.
Una, però, ve la metto....
Disclaimer: ogni riferimento a persone, luoghi, cose, immagini, nomi, città, animali ecc è puramente casuale e frutto della fantasia di qualcuno!