- 29 Aprile 2017
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Ciao a tutti
Premetto che questo sarà un TR un po’ mozzato per via del fatto che non ho molte foto del viaggio di andata e nessuna del viaggio di ritorno, dato che poi avevo deciso di non farlo.
Avendo però le idee poco chiare, il cambio di rotta è sempre dietro l’angolo. Motivo per il quale sto scrivendo questo TR di due settimane in terra Kirghiza che, nonostante le mancanze di cui sopra, potrebbe avere un intermezzo, aeronautico e non, di interesse per qualcuno.
Era da un po’ di tempo che fantasticavo su quelle zone. Così, complici i prezzi decisamente altini per le mete extra Europee ed essendo Bishkek una delle destinazioni più abbordabili, ho colto la palla al balzo acquistando un volo Pegasus con andata da FCO e ritorno su BLQ. In un primo momento i prezzi Turkish e Pegasus erano sostanzialmente uguali, ma il tempo di prendere una decisione ed il prezzo Turkish schizza a +300 Euro, dovendo così accontentarmi della cugina povera.
Flash Forward ed arriva il giorno della partenza. Non avendo avuto il tempo di organizzare nulla, non sono ancora sicuro se fermarmi a Bishkek o provare a prendere direttamente un volo per Osh una volta arrivato a destinazione. Mi ritrovo quindi sul bus diretto a Tiburtina a fare incastri mentali con le date per cercare di dare un po’ di forma al tutto, chattando nel frattempo con la manger dell’ormai famoso Apple Hostel di Bishkek, per sapere se ci sarà qualcuno nei giorni successivi con il quale dividere le spese del tour che vorrei fare. Dopo un paio d’ore mi conferma di aver trovato una persona.
Dato che la prima tessera del domino è andata e l’itinerario nella mia testa è un po’ più chiaro, le chiedo anche di acquistarmi un volo per Osh.
Tra una cosa e l’altra eccoci a FCO
Ero convinto, visto il periodo poco propizio, di trovarmi davanti a lunghe file ed interminabili attese. Alcuni banchi sono effettivamente molto intasati. Non è il caso del banco Pegasus che si presenta così.
Neanche cinque minuti per imbarcare il bagaglio e prendere atto del ritardo di 30 minuti del mio volo.
Proseguo per i controlli di sicurezza, anche qua senza alcuna attesa. Stessa cosa per il controllo passaporti.
In 15 minuti sono airside, alla faccia dei disagi.
Il tempo di mangiare un panino congelato (neanche ben scaldato) per la modica cifra di 7 euri e 50 e mi reco al gate con il trenino
Nel frattempo il volo accumula ulteriori 30 minuti di ritardo ed io ne approfitto per farmi un giretto nel terminal, vedere dal vivo i 350 ITA e confermarmi quanto sia brutta quella livrea sul timone.
Ed eccolo l’A320neo (come gli altri che prenderò) che ci porterà a Istanbul con partenza ritardata di oltre 1 ora
Sul volo poco da dire, scorre via liscio nel tristissimo posto corridoio. Il resto è quello che ci si aspetta da una low-cost.
IFE on demand a pagamento al costo di € 2,99 che non ho provato, anche perché la selezione mi sembrava abbastanza scarna
Pitch scarso
Arrivati a SAW ho giusto il tempo di superare i controlli di sicurezza dell’area transiti e raggiungere il gate che l’imbarco è quasi al termine. A questo punto il mio unico pensiero è sperare che il bagaglio imbarcato sia riuscito a fare altrettanto.
Questa volta ho acquistato il posto finestrino per € 5,99
Il sole tramonta in fretta ma almeno posso vedermi le luci di Baku
Non avendo avuto il tempo di prendere qualcosa da mangiare ad Istanbul, opto per farmi spennare con il catering di bordo. Con 9 euri mi aggiudico un panino con della feta ed un succo di frutta. Inutile sottolineare come la consistenza di tale “panino” sia oggetto di studio dei migliori centri di ricerca al mondo.
Alla fine arriviamo a Bishkek in anticipo rispetto alla tabella di marcia. Messo il timbro sul passaporto vado ad attendere speranzoso lo zaino al nastro bagagli che, manco a farlo apposta, è il primo a uscire. Essendo piena notte mi faccio accalappiare da un tassista e, non parlando né russo né kirghiso, gli indico semplicemente la mia destinazione sul telefono. Caricato lo zaino, faccio per salire in macchina dal lato destro, salvo poi realizzare che da quel lato si trova il volante. Sarà stata la stanchezza del viaggio ma il primo pensiero è “Non sapevo guidassero a sinistra”. La confusione aumenta quando lo vedo imboccare la carreggiata di destra. Ma, sorpassate un paio di macchine, capisco immediatamente che qua vale tutto, purché abbia quattro ruote e l’immancabile crepa sul parabrezza. Il che apre inevitabilmente le porte al mercato di auto usate dal Sol Levante.
Dopo circa 30 minuti in cui tentiamo di scambiare due parole con il tassista usando Google translate, raggiungo l’ostello e mi infilo a letto.
Il giorno successivo me la prendo con calma dato che il mio unico obiettivo è prelevare dei contanti facendo nel contempo quattro passi per la città, giusto per constatare che quasi tutti i supermercati sono aperti H24 e che per prelevare con Mastercard avrò moltissimi problemi.
Fuori dal centro la situazione è più o meno la solita, con tante strade sterrate o polverose, e casette o baracche con tetti di lamiera che ti fanno capire che non siamo proprio nel primo mondo
I 41 gradi senza un filo di vento non coadiuvano certo la passeggiata, motivo per il quale la maggior parte degli avventori ha ben pensato di non lasciare l’ostello. Nonostante questo mi spingo fino all’Osh Bazaar dove, dopo 4-5 tentativi non andati a buon fine, trovo finalmente un bancomat dal quale riesco a prelevare.
L'Osh Bazaar è il classico bazaar presente in molti altri posti nel mondo, in cui si può trovare la qualunque in mezzo ad un brulicare di persone. Come primo impatto è comunque sempre piacevole.
Proseguo a vagare ancora un po’ per poi tornare in ostello e pagare quanto dovuto per tour e biglietto aereo. L’Apple Hostel è The place to be in Bishkek. Punto d'incontro per molti turisti e non, sia per la vicinanza alla stazione dei bus che per l’organizzazione di diversi tour, l’ostello in sé non è niente di speciale ma, come primo appoggio, soprattutto se stai andando a braccio, direi che non si può trovare di meglio.
La giornata si conclude con una cena nel ristorante accanto (anche qua si va a gesti) e via in branda pronto per l’alzataccia della mattina successiva
Continua (spero tra non troppo tempo)
Premetto che questo sarà un TR un po’ mozzato per via del fatto che non ho molte foto del viaggio di andata e nessuna del viaggio di ritorno, dato che poi avevo deciso di non farlo.
Avendo però le idee poco chiare, il cambio di rotta è sempre dietro l’angolo. Motivo per il quale sto scrivendo questo TR di due settimane in terra Kirghiza che, nonostante le mancanze di cui sopra, potrebbe avere un intermezzo, aeronautico e non, di interesse per qualcuno.
Era da un po’ di tempo che fantasticavo su quelle zone. Così, complici i prezzi decisamente altini per le mete extra Europee ed essendo Bishkek una delle destinazioni più abbordabili, ho colto la palla al balzo acquistando un volo Pegasus con andata da FCO e ritorno su BLQ. In un primo momento i prezzi Turkish e Pegasus erano sostanzialmente uguali, ma il tempo di prendere una decisione ed il prezzo Turkish schizza a +300 Euro, dovendo così accontentarmi della cugina povera.
Flash Forward ed arriva il giorno della partenza. Non avendo avuto il tempo di organizzare nulla, non sono ancora sicuro se fermarmi a Bishkek o provare a prendere direttamente un volo per Osh una volta arrivato a destinazione. Mi ritrovo quindi sul bus diretto a Tiburtina a fare incastri mentali con le date per cercare di dare un po’ di forma al tutto, chattando nel frattempo con la manger dell’ormai famoso Apple Hostel di Bishkek, per sapere se ci sarà qualcuno nei giorni successivi con il quale dividere le spese del tour che vorrei fare. Dopo un paio d’ore mi conferma di aver trovato una persona.
Dato che la prima tessera del domino è andata e l’itinerario nella mia testa è un po’ più chiaro, le chiedo anche di acquistarmi un volo per Osh.
Tra una cosa e l’altra eccoci a FCO
Ero convinto, visto il periodo poco propizio, di trovarmi davanti a lunghe file ed interminabili attese. Alcuni banchi sono effettivamente molto intasati. Non è il caso del banco Pegasus che si presenta così.
Neanche cinque minuti per imbarcare il bagaglio e prendere atto del ritardo di 30 minuti del mio volo.
Proseguo per i controlli di sicurezza, anche qua senza alcuna attesa. Stessa cosa per il controllo passaporti.
In 15 minuti sono airside, alla faccia dei disagi.
Il tempo di mangiare un panino congelato (neanche ben scaldato) per la modica cifra di 7 euri e 50 e mi reco al gate con il trenino
Nel frattempo il volo accumula ulteriori 30 minuti di ritardo ed io ne approfitto per farmi un giretto nel terminal, vedere dal vivo i 350 ITA e confermarmi quanto sia brutta quella livrea sul timone.
Ed eccolo l’A320neo (come gli altri che prenderò) che ci porterà a Istanbul con partenza ritardata di oltre 1 ora
Sul volo poco da dire, scorre via liscio nel tristissimo posto corridoio. Il resto è quello che ci si aspetta da una low-cost.
IFE on demand a pagamento al costo di € 2,99 che non ho provato, anche perché la selezione mi sembrava abbastanza scarna
Pitch scarso
Arrivati a SAW ho giusto il tempo di superare i controlli di sicurezza dell’area transiti e raggiungere il gate che l’imbarco è quasi al termine. A questo punto il mio unico pensiero è sperare che il bagaglio imbarcato sia riuscito a fare altrettanto.
Questa volta ho acquistato il posto finestrino per € 5,99
Il sole tramonta in fretta ma almeno posso vedermi le luci di Baku
Non avendo avuto il tempo di prendere qualcosa da mangiare ad Istanbul, opto per farmi spennare con il catering di bordo. Con 9 euri mi aggiudico un panino con della feta ed un succo di frutta. Inutile sottolineare come la consistenza di tale “panino” sia oggetto di studio dei migliori centri di ricerca al mondo.
Alla fine arriviamo a Bishkek in anticipo rispetto alla tabella di marcia. Messo il timbro sul passaporto vado ad attendere speranzoso lo zaino al nastro bagagli che, manco a farlo apposta, è il primo a uscire. Essendo piena notte mi faccio accalappiare da un tassista e, non parlando né russo né kirghiso, gli indico semplicemente la mia destinazione sul telefono. Caricato lo zaino, faccio per salire in macchina dal lato destro, salvo poi realizzare che da quel lato si trova il volante. Sarà stata la stanchezza del viaggio ma il primo pensiero è “Non sapevo guidassero a sinistra”. La confusione aumenta quando lo vedo imboccare la carreggiata di destra. Ma, sorpassate un paio di macchine, capisco immediatamente che qua vale tutto, purché abbia quattro ruote e l’immancabile crepa sul parabrezza. Il che apre inevitabilmente le porte al mercato di auto usate dal Sol Levante.
Dopo circa 30 minuti in cui tentiamo di scambiare due parole con il tassista usando Google translate, raggiungo l’ostello e mi infilo a letto.
Il giorno successivo me la prendo con calma dato che il mio unico obiettivo è prelevare dei contanti facendo nel contempo quattro passi per la città, giusto per constatare che quasi tutti i supermercati sono aperti H24 e che per prelevare con Mastercard avrò moltissimi problemi.
Fuori dal centro la situazione è più o meno la solita, con tante strade sterrate o polverose, e casette o baracche con tetti di lamiera che ti fanno capire che non siamo proprio nel primo mondo
I 41 gradi senza un filo di vento non coadiuvano certo la passeggiata, motivo per il quale la maggior parte degli avventori ha ben pensato di non lasciare l’ostello. Nonostante questo mi spingo fino all’Osh Bazaar dove, dopo 4-5 tentativi non andati a buon fine, trovo finalmente un bancomat dal quale riesco a prelevare.
L'Osh Bazaar è il classico bazaar presente in molti altri posti nel mondo, in cui si può trovare la qualunque in mezzo ad un brulicare di persone. Come primo impatto è comunque sempre piacevole.
Proseguo a vagare ancora un po’ per poi tornare in ostello e pagare quanto dovuto per tour e biglietto aereo. L’Apple Hostel è The place to be in Bishkek. Punto d'incontro per molti turisti e non, sia per la vicinanza alla stazione dei bus che per l’organizzazione di diversi tour, l’ostello in sé non è niente di speciale ma, come primo appoggio, soprattutto se stai andando a braccio, direi che non si può trovare di meglio.
La giornata si conclude con una cena nel ristorante accanto (anche qua si va a gesti) e via in branda pronto per l’alzataccia della mattina successiva
Continua (spero tra non troppo tempo)
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