- 26 Aprile 2012
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Otto anni dopo, alfin giunse l'agognato ritrovo di AC. Segnato nel calendario con lo Sharpie, pianificato nei minimi dettagli, quasi al minuto.
Anzi, no.
La realtà è che a fine novembre, al momento di girare il mio personalissimo calendario Goats in Trees, sotto all'ennesimo ovino abbarbicato su una pianta vedo una scritta, un presagio, un monito. "AC HKG". E l'immediata consapevolezza di non aver pianificato una mazza.
Panico.
Vado su Booking.com, e ovviamente la scelta è limitata a due categorie: posti col sigillo di garanzia del Console, che il sito mi consiglia solo perchè la loro AI è invero stupida, e lupanari con recensioni del tipo "Mi hanno svegliato due scarafaggi che facevano a botte in un marcato accento livornese". Trovo, miracolo, una stanza al Dorsett di Mongkok. Siccome il Dorsett a Londra sembra - da fuori, NdR - carino faccio che prenderla e decido di posporre il resto ad un altro giorno.
Alla fine, col passar dei giorni, prende forma un itinerario di un aviopirlismo senza senso. Giovedì sera, volo ANA (o JAL) per Haneda; venerdì, cena a Tokyo con amici. A seguire notte all'aeroporto di HND (in hotel, alla fine l'età per la panchina e il tavernello è allo stesso tempo passata e ancora da venire). Il giorno seguente, nuovo volo ANA (o JAL) per HKG. Arrivo nel primo pomeriggio, rinfrescata e via alla cena sabato. Domenica, volo per il Vecchio Continente e arrivo a Londra di buon'ora, che alle 9:30 ciò steering group e, come mi ricorda la mia solerte apprendista, "You're the chair, so don't go skiving".
Arriva giovedì, e la mia idea principale è di volare ANA. Poi però scopro che l'aereo facente gli onori oggi è addobbato con Pikachu e altri cretini assortiti, in più parte mezz'ora dopo rispetto a JAL e, orrore degli orrori, ha il 3-4-3 in Y (carro bestiame!) e allora eccomi al T3 di LHR, pronto a vedere cosa offre il convento oggi.
Finestrino, dice la signorina di Menzies. E il posto di fianco libero, continua. Mi balla l'occhio [cit.] sulla carta d'imbarco e ci vedo la scritta "Lounge". Chiedo all'amabile signorina se non sia un refuso. "No", fa lei. "I passeggeri del volo pomeridiano di JAL hanno accesso alla lounge, tutti quanti". "Pure io che sono standby e pure non-rev?" rispondo io inarcando un sopracciglio alla Carletto Ancelotti. "Pure te", risponde lei, serafica come il Buddha del monastero di Thiksey.
Passo i controlli di sicurezza, che al T3 sono un cantiere dove si respira, a tratti, puzza di liquame (le tasse aeroportuali più alte del mondo serviranno pure a qualcosa, no?), emergo dal labirintico duty free e vado alla JAL Lounge, che altro non esser che la Galleries di BA. Dico alla signorina di guardia che ci dev'essere un errore, io son barbone ma...
son dentro.
Ah signora mia come cambiano i barboni! Manco il tempo di dire "tassiamo i ricchi" che ho già posato il sacco e mi sono catapultato al banco dei beveraggi dove, orrore degli orrori, non c'è sciambagn, sostituito da un proletarissimo prosecco. Vergogna, dovete fallire. Anzi no, che c'ho le bollette da pagare.
Per non saper nè leggere nè scrivere faccio che prendere sia il prosecco che una lattina di Speedbird, la birra fatta da Brewdog per BA.
E giusto un po' di nachos con una Coca-cola che, poi, mi dimentico di bere, chè il momento dell'imbarco è prossimo.
L'imbarco è al 35, quei gates sotto alla torre di controllo che sono, praticamente, al Terminal 5. Lungo la via mi sorpassa un buggy elettrico di JAL, carico di benvestiti che assumo essere in First. A Haneda ne vedrò di altri e, siccome saremo in Giappone, invece del misero brr-brr-brr-brr che in UK funge da allerta-gente, avrà la musichina dei Sette Nani.
Ma eccolo, il 77W. Ora, della flotta JAL, mi mancano solo l'Embraer e l'ATR.
Imbarco veloce, clientela al 95% nipponica, inclusa una scolaresca in uniforme. I rimanenti sono congiunti di altri nipponici, inglesi di quelli che giocano con le carte dei Pokemon, ed io. Salgo a bordo per ultimo, e vado al mio posto. Al corridoio c'è un nipponico di Ealing che, come me, è accanito fan del supermercato giapponese di Ealing Common.
Pitch veramente buono, IFE magari non recentissimo ma nemmeno scarno di contenuti come spesso succede sulle giapponesi.
Unico difetto, la cabina è calda, calda come l'estate in Valpadana. Io e gli altri tre non-giapponesi che vedo patiamo la temperatura, mentre vedo una ragazzina giapponese mettersi su un maglione extra. Maronn.
Partiamo in orario, inchini e saluti dal ground staff, e siamo in volo sopra le turbolente arie albioniche. Pensavo a un sorvolo del Polo, e invece pieghiamo verso sud. All'altezza di Francoforte viene servita la cena, e scelgo l'opzione asiatica.
Segue gelatino.
E un apprezzatissimo Dorayaki.
M'addormento a spizzichi e mozzichi, e ad un certo punto l'alba ci scopre qua. Nessuno ha abbassato gli scuri, anche se col sorgere del sole iniziamo a farlo un po' tutti.
Fuori scorre la Mongolia.
Torno a dormire e, al risveglio, è ora di colazione. S'è mangiato di meglio, va detto.
L'epopea è quasi al termine. Faccio un giro al cesso (molto carino e praticamente intonso, e ovviamente col getto lavanatiche), e iniziamo la discesa sopra la baia di Tokyo.
L'equivalente di Settimo Tokyese torna a casa dopo una giornata in fabbrica.
Ed ecco il Fuji.
È una serata splendida e, sarà la musica che sto ascoltando, sarà il posto, mi viene in mente qualcosa cui non pensavo da anni. Un asino, in particolare. Un tizio conosciuto ad un assessment day appena finita l'università, uno di quegli inglesi con la chevalière al mignolino, l'accento posh e la necessità - no, il bisogno patologico - di dirti che ha studiato a Harrow. Ecco, tale individuo sosteneva che Heathrow non poteva funzionare perchè "It's the only airport where you overfly the city you'll eventuall go into". Mentre passiamo sopra ai grattacieli di Tokyo penso a quel genio, e alla sua sicumera di aver avuto il posto in tasca (mai più visto) e non posso far altro che sorridere.
Arriviamo, breve taxi e siamo al molo. La jetty si attacca Door 1L per cui ci vediamo tutto l'aereo. Business, prodotto Apex:
E la First. Tra poco questo prodotto verrà sostituito dall'A350 e mi riprometto, il giorno che rubo una banca, o riesco a fregare il portamonete di Dancrane, di farmi un andata JAL e ritorno ANA.
Continua!
Anzi, no.
La realtà è che a fine novembre, al momento di girare il mio personalissimo calendario Goats in Trees, sotto all'ennesimo ovino abbarbicato su una pianta vedo una scritta, un presagio, un monito. "AC HKG". E l'immediata consapevolezza di non aver pianificato una mazza.
Panico.
Vado su Booking.com, e ovviamente la scelta è limitata a due categorie: posti col sigillo di garanzia del Console, che il sito mi consiglia solo perchè la loro AI è invero stupida, e lupanari con recensioni del tipo "Mi hanno svegliato due scarafaggi che facevano a botte in un marcato accento livornese". Trovo, miracolo, una stanza al Dorsett di Mongkok. Siccome il Dorsett a Londra sembra - da fuori, NdR - carino faccio che prenderla e decido di posporre il resto ad un altro giorno.
Alla fine, col passar dei giorni, prende forma un itinerario di un aviopirlismo senza senso. Giovedì sera, volo ANA (o JAL) per Haneda; venerdì, cena a Tokyo con amici. A seguire notte all'aeroporto di HND (in hotel, alla fine l'età per la panchina e il tavernello è allo stesso tempo passata e ancora da venire). Il giorno seguente, nuovo volo ANA (o JAL) per HKG. Arrivo nel primo pomeriggio, rinfrescata e via alla cena sabato. Domenica, volo per il Vecchio Continente e arrivo a Londra di buon'ora, che alle 9:30 ciò steering group e, come mi ricorda la mia solerte apprendista, "You're the chair, so don't go skiving".
Arriva giovedì, e la mia idea principale è di volare ANA. Poi però scopro che l'aereo facente gli onori oggi è addobbato con Pikachu e altri cretini assortiti, in più parte mezz'ora dopo rispetto a JAL e, orrore degli orrori, ha il 3-4-3 in Y (carro bestiame!) e allora eccomi al T3 di LHR, pronto a vedere cosa offre il convento oggi.
Finestrino, dice la signorina di Menzies. E il posto di fianco libero, continua. Mi balla l'occhio [cit.] sulla carta d'imbarco e ci vedo la scritta "Lounge". Chiedo all'amabile signorina se non sia un refuso. "No", fa lei. "I passeggeri del volo pomeridiano di JAL hanno accesso alla lounge, tutti quanti". "Pure io che sono standby e pure non-rev?" rispondo io inarcando un sopracciglio alla Carletto Ancelotti. "Pure te", risponde lei, serafica come il Buddha del monastero di Thiksey.
Passo i controlli di sicurezza, che al T3 sono un cantiere dove si respira, a tratti, puzza di liquame (le tasse aeroportuali più alte del mondo serviranno pure a qualcosa, no?), emergo dal labirintico duty free e vado alla JAL Lounge, che altro non esser che la Galleries di BA. Dico alla signorina di guardia che ci dev'essere un errore, io son barbone ma...
son dentro.
Ah signora mia come cambiano i barboni! Manco il tempo di dire "tassiamo i ricchi" che ho già posato il sacco e mi sono catapultato al banco dei beveraggi dove, orrore degli orrori, non c'è sciambagn, sostituito da un proletarissimo prosecco. Vergogna, dovete fallire. Anzi no, che c'ho le bollette da pagare.
Per non saper nè leggere nè scrivere faccio che prendere sia il prosecco che una lattina di Speedbird, la birra fatta da Brewdog per BA.
E giusto un po' di nachos con una Coca-cola che, poi, mi dimentico di bere, chè il momento dell'imbarco è prossimo.
L'imbarco è al 35, quei gates sotto alla torre di controllo che sono, praticamente, al Terminal 5. Lungo la via mi sorpassa un buggy elettrico di JAL, carico di benvestiti che assumo essere in First. A Haneda ne vedrò di altri e, siccome saremo in Giappone, invece del misero brr-brr-brr-brr che in UK funge da allerta-gente, avrà la musichina dei Sette Nani.
Ma eccolo, il 77W. Ora, della flotta JAL, mi mancano solo l'Embraer e l'ATR.
Imbarco veloce, clientela al 95% nipponica, inclusa una scolaresca in uniforme. I rimanenti sono congiunti di altri nipponici, inglesi di quelli che giocano con le carte dei Pokemon, ed io. Salgo a bordo per ultimo, e vado al mio posto. Al corridoio c'è un nipponico di Ealing che, come me, è accanito fan del supermercato giapponese di Ealing Common.
Pitch veramente buono, IFE magari non recentissimo ma nemmeno scarno di contenuti come spesso succede sulle giapponesi.
Unico difetto, la cabina è calda, calda come l'estate in Valpadana. Io e gli altri tre non-giapponesi che vedo patiamo la temperatura, mentre vedo una ragazzina giapponese mettersi su un maglione extra. Maronn.
Partiamo in orario, inchini e saluti dal ground staff, e siamo in volo sopra le turbolente arie albioniche. Pensavo a un sorvolo del Polo, e invece pieghiamo verso sud. All'altezza di Francoforte viene servita la cena, e scelgo l'opzione asiatica.
Segue gelatino.
E un apprezzatissimo Dorayaki.
M'addormento a spizzichi e mozzichi, e ad un certo punto l'alba ci scopre qua. Nessuno ha abbassato gli scuri, anche se col sorgere del sole iniziamo a farlo un po' tutti.
Fuori scorre la Mongolia.
Torno a dormire e, al risveglio, è ora di colazione. S'è mangiato di meglio, va detto.
L'epopea è quasi al termine. Faccio un giro al cesso (molto carino e praticamente intonso, e ovviamente col getto lavanatiche), e iniziamo la discesa sopra la baia di Tokyo.
L'equivalente di Settimo Tokyese torna a casa dopo una giornata in fabbrica.
Ed ecco il Fuji.
È una serata splendida e, sarà la musica che sto ascoltando, sarà il posto, mi viene in mente qualcosa cui non pensavo da anni. Un asino, in particolare. Un tizio conosciuto ad un assessment day appena finita l'università, uno di quegli inglesi con la chevalière al mignolino, l'accento posh e la necessità - no, il bisogno patologico - di dirti che ha studiato a Harrow. Ecco, tale individuo sosteneva che Heathrow non poteva funzionare perchè "It's the only airport where you overfly the city you'll eventuall go into". Mentre passiamo sopra ai grattacieli di Tokyo penso a quel genio, e alla sua sicumera di aver avuto il posto in tasca (mai più visto) e non posso far altro che sorridere.
Arriviamo, breve taxi e siamo al molo. La jetty si attacca Door 1L per cui ci vediamo tutto l'aereo. Business, prodotto Apex:
E la First. Tra poco questo prodotto verrà sostituito dall'A350 e mi riprometto, il giorno che rubo una banca, o riesco a fregare il portamonete di Dancrane, di farmi un andata JAL e ritorno ANA.
Continua!