[TR] Vi ammorbo ancora con l'Asia, cioè, Taiwan (MXP-DOH-BKK-TPE-SIN-DOH-MXP, varie compagnie)


I-DAVE

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6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Finalmente! Con solo un anno di ritardo posto finalmente questo TR che tutti aspettavano ansiosamente.

Chiedo ferie per metà marzo-inizio aprile, e inizio a buttare giù un itinerario di massima. L'idea è ovviamente tornare a Taiwan, che mi manca da morire; il nuovo volo diretto di Eva Air ha prezzi completamente folli, ma triangolando qui e là riesco a far saltare fuori una roba quasi decente con arrivo a Bangkok e ritorno da Singapore. A inizio gennaio inizio a spammare amici sparsi in mezza Asia avvisando del mio imminente arrivo, così almeno possono accampare le classiche scuse terribili per non vedermi: mi è morto il gatto, il capo non mi dà ferie, Gigi Ping sta per invaderci, ecc.

Fast forward a metà marzo, che è un rewind considerando che è un anno fa; fine giornata lavorativa, si spegne il laptop per l'ultima volta per due settimane e si esce gioiosi in un giovedì pomeriggio che incredibilmente non è di pioggia. Si chiude la valigia e si mettono nello zainetto gli ultimi accessori, e anche Teddy Pengyü che finalmente torna a Taiwan dopo tanti anni.

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La fida S50 è in arrivo puntuale alle 18:00 da Biasca e oggi si preannuncia particolarmente piena. Non che abbia necessità di andare in aeroporto così presto, con il volo alle 21 e passate, ma a me piace l'atmosfera aeroportuale.

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Viaggio senza intoppi; l'atrio (se così si può chiamare) della stazione sembra un non-luogo di passaggio abbandonato a se stesso, di cui non si capisce scopo o utilità.

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L'esercito di nani di terracotta di Max Papeschi invade la Soglia di Milano. Speravo invadessero anche la palazzina SEA, reparto social media & marketing, e non facessero prigionieri.

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I soliti sospetti delle partenze serali.

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I banchi sono già aperti, e c'è già gente che deposita la valigia; mi accodo e, al mio turno, la solerte addetta mi chiede di staccare tutti i barcode adesivi passati, perché "è la prima causa di perdita dei bagagli". Mi do una grattata colossale, considerando che non mi è mai successo che un bagaglio venisse smarrito o mandato a Melilla invece che a Manila - in effetti, gli unici tre bagagli consegnati con qualche giorno di ritardo sono stati a causa di mancate coincidenze per ritardo dei voli.

Ottenuta l'agognata carta d'imbarco, superati i controlli di sicurezza in quella che è la mia esperienza peggiore da quando ci sono i varchi nuovi (ben... dieci minuti) e incredibilmente trovato vuoto l'eGate dei passaporti, non resta altro che gironzolare per il terminal e poi appropinquarsi felici al satellite C dove sono quasi sicuro imbarcheremo.

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Una foto terribile (con lo zoom digitale del telefonino) all'avione, che appunto arriva al sat C come preventivato.

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A quest'ora in pratica c'è solo la trifecta della mediorientali nel terminal (Qatar, Emirates, con Oman al posto di Etihad) e nonostante i tre voli in 30 minuti, il satellite è abbastanza grosso per disperdere la folla all'abbisogna.

Il volo viene imbarcato in orario con file in tre gruppi per l'economy, oltre alla priority per i passeggeri bizniz e tesserati vari. Sembra che partiremo discretamente pieni.


Tratta: Milan-Malpensa (MXP) >>> Doha-Hamad International (DOH)
Volo: QR 118
Aereo: Airbus 350-941
Marche: A7-ALF
Età: 8.5 anni
Posto: 35A
Sched/Actual: 2150-0540+1 // 2202-0506+1
Durata volo: 5h 04’
Gate: B59

Giulive e sorridenti assistenti di volo controllano il posto sulla carta d'imbarco e indirizzano i passeggeri sul corridoio giusto. Saluto e mi avvio al mio 35A, una ventata d'aria fresca rispetto ai miei soliti 72K o 84A :D

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A imbarco chiuso, avviene il miracolo del posto accanto libero. Ci guardiamo con aria d'intesa col mio vicino di posto e ci spartiamo il posto a metà con i cuscini e le coperte a limitare il confine. Ancora prima di staccare il jetbridge dall'aereo, qualcuno ha già reclinato il sedile.

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Il nostro vicino è etiope. Ethiopian Airlines si sta ponendo come un concorrente davvero aggressivo sul mercato europeo, e sta crescendo velocemente.

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Finiti i preparativi pre-partenza, noto che, rispetto al pre-covid, non viene più distribuito il menu stampato. Partiamo nel buio della notte.

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Ripassiamo sopra Malpensa prima di mettere prua verso sud-est.

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Abbastanza inusualmente, passiamo a sud-ovest di Milano.

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La cabina, intanto, si trasforma in un'installazione artistica di Dan Flavin.

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Dopo un'oretta dal decollo circa, viene servita la cena, con scelta tra pollo, manzo e un'opzione vegetariana di cucina thailandese. Vado di pollo alle olive con polenta e funghi. Onestamente? Ottimo. L'insalata di pasta invece... come dire: da rivedere. E con piacere trovo che hanno ancora succo di mango. Invece, noto con dispiacere che sale, pepe e burro sono scomparsi dal vassoio. Da quando se n'è andato il padre-padrone Akbar Al-Baker, si saranno resi conto che i conti devono anche quadrare...

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Ordino un secondo succo di mango per farmi compagnia nella notte in volo, ma il vassoio al sedile centrale è instabile (pende verso il basso) e il bicchiere scivola in un nanosecondo giù dal bordo, finendo sul sedile in mezzo, dalla mia parte. La coperta che avevo su limita i danni, ma il succo scivola sotto e mi ritrovo con un pezzo di sedere al gusto mango e la custodia della macchina fotografica super idratata.

Ripulito come potevo il ripulibile, e sparato il getto d'aria a palla sul sedile per cercare di asciugare il prima possibile (grazie santa aria della cabina col 12% di umidità relativa), cerco di dormicchiare, ma è impossibile, quindi guardo Oppenheimer. Bello, anche se mi aspettavo un po' di più. Non c'è lo snack pre-atterraggio (hanno tagliato davvero tanto!), e ormai siamo in avvicinamento a Doha, che sono le 5am locali e le 2am del mio fuso orario. In pratica sono uno zombie.

L'unico annuncio del comandante, spagnolo, arriva un'ora prima dell'atterraggio, al cui seguito tutte le luci vengono accese in modalità fuga da Alcatraz. Segue un secondo annuncio della capocabina che informa i passeggeri che mangiare e bere in pubblico è proibito dato che siamo nel periodo del ramadan (forse intendeva fuori dall'aeroporto, perché al suo interno tutti i ristoranti erano aperti e pieni di clienti).

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Atterriamo piuttosto delicatamente, e rulliamo fino ad una piazzola remota per sbarco con bus. In aeroporto regna il caos - come sempre, si passa prima per i filtri di sicurezza con gli addetti che aprono e chiudono le code completamente a caso, mandando i passeggeri da una parte all'altra del terminal. Più di trenta minuti per fare i controlli di sicurezza è una novità assoluta per me a Doha, e credo vada iscritto nella crisi generale di competenze e buon senso causato dal Covid. Non mi stupirei se tra cinquant'anni scopriremo che tra gli effetti della pandemia c'è il rincoglionimento globale.

Passato il girone infernale, c'è solo da capire cosa fare per quattro ore. Una foto a lui occupa 1 minuto e mezzo. Altre tre ore e 58 minuti...

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Vago per il terminal in cerca di un posto dove sedermi e mi quasi addormento (per sicurezza ho impostato un'allarme sul telefonino, sai mai...).

Con una lentezza disarmante, le ore passano e il gate apre.

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Tratta: Doha-Hamad International (DOH) >>> Bangkok-Suvarnabhumi (BKK)
Volo: QR 832
Aereo: Boeing 777-3DZER
Marche: A7-BAZ
Età: 11.0 anni
Posto: 49A
Sched/Actual: 0840-1910 // 0909-1856
Durata volo: 5h 47’
Gate: B8

L'area di pre-boarding è già aperta, quindi mi ci infilo senza indugio; l'imbarco vero e proprio partirà una decina di minuti in ritardo. La cabina sembra un po' vecchia per un aereo di soli 11 anni; c'è una certa differenza con il 350, e si vede. Spazio per le gambe ok ma meno generoso rispetto al volo precedente.

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Rulliamo nel traffico mattutino di Doha International, con code dietro, davanti e di lato.

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Tagliamo la coda davanti ad un 737Max che verosimilmente sarebbe dovuto volare in Italia con Air Italy, così come il 787-8 dietro di lui.

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La corsa di decollo sembra infinita, lunghissima, ma alla fine ci libriamo nel cielo rosa lattiginoso di Doha.

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Un agglomerato urbano senza senso.

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Mi quasi appisolo ma siamo oggetto di notevole turbolenza sopra tutto il golfo Persico e il golfo di Oman. Almeno, sopra le nuvole, il cielo è di nuovo blu.

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Vengo comunque svegliato dallo sferruzzare di piatti e tazzine. È ora di colazione, dopo un'ora e mezza dal decollo. Frittata con le verdure, edibile. Il succo di mango è ben al sicuro stavolta.

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Il mio ptv va in crash quando provo mettere su la mappa per vedere dove siamo. Ciò mi impedisce di distrarmi dal dormire, cosa che provo a fare di nuovo, nonostante un rinnovo della turbolenza appena giunti sopra il subcontinente - anzi, se possibile, peggiora pure.

Mi risveglio che è tramonto.

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Siamo già in discesa, e si vedono fuochi sulla pianura sottostante. Potrebbe essere in Birmania.

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Il tramonto è passato ma i colori rimangono intensi.

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Ormai fuori è buio e siamo in finale per BKK. Strade.

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Atterriamo nella notte, anche se non sono neppure le 7 di sera. Vicini low-cost.

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Lo sbarco richiedere una vita, sembra che tutto vada a rilento. Oppure è solo il mio cervello ad andare al rallenty visto che sto dormendo in piedi. No, no, non sono io: il controllo passaporti è intasato e mi becco la trainee di turno che si impianta su un britannico che sembra il prototipo del turista sessuale con condanne pendenti :D dopo quasi 35 minuti, arrivano in due e completano il controllo, lasciando passare il signore e smaltendo la fila. Il bagaglio è già lì che gira, per cui almeno non devo aspettarlo!

Rinuncio a fare la sim card, tanto sono qui solo un giorno e mezzo come stop over e posso sopravvivere senza connessione fuori dall'albergo. Prelevo alcuni bath, faccio un salto al primo 7-Eleven che vedo in aeroporto e mi vettovaglio, prima di andare alla stazione della metro che mi porta direttamente in hotel - ho preso strategicamente alloggio attaccato a Makassan, sulla Airport Rail Link e a due passi dalla stazione di Phetchaburi sulla MRT. Per rendere le cose confuse al massimo, c'è anche una stazione Makassan sulla ferrovia nazionale, che è poco più a ovest, e usa i binari sotto la sopraelevata che ospita l'Airport Rail Link, a raso con la strada.

Sia come sia, esco per la prima volta da quando sono atterrato nell'afa di Bangkok, in alcuni dei giorni più caldi dell'anno; solo per fare il giro (dell'oca, la razionalità non è parte della mentalità thai...) per uscire dalla stazione e attraversare l'incrocio, divento fradicio. Sono un mortozzombie e non vedo l'ora di dormire.

Bangkok fu la prima meta dell'ultimo viaggio intercontinentale proprio all'inizio della pandemia. Mi sembra più che giusto, quindi, ricominciare proprio da qui. Errrr no, la realtà è che i voli costavano un'infinità meno facendo scalo qui. Bangkok non mi ha mai convinto troppo come destianazione turistica, ma. Due ma. Primo ma: i boxer più comodi mai comprati li ho trovate qui. Secondo ma: l'altra volta avevo dovuto tralasciare un paio di templi causa mancanza di tempo. Quindi, cogliendo i proverbiali due piccioni con una fava, visto che da Bangkok ci devo comunque passare per non dover accendere un mutuo per il solo volo, tanto vale ricavarne il massimo e avere un giorno per gironzolare e fare shopping.

Prima lo shopping: i boxer si trovano al mercato di Chatuchak, definito il mercato all'aperto più frequentato del mondo, che si tiene solo nel weekend. Vi sono migliaia di bancarelle, suddivise in zone "tematiche" per cui è almeno facile trovare quel che si cerca - posto che troviate la zona dove quelle bancarelle si trovano :D

Avevo il vago ricordo che il banchetto della Toogtons, il marchio che cerco, fosse vicino all'ingresso. Cerco di stabilirlo tramite le foto del viaggio precedente, e mi avvio speranzoso; da googlemaps, sembra che il banchetto sia nella sezione 23, più o meno dove ricordavo.

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Dopo una colazione veloce, che è già piuttosto tardi, mi avvio alla fermata di Phetchaburi, a due passi dall'hotel, e vado diretto in direzione nord fino a Kamphaeng Fet sulla Blue Line, dove si trova l'ingresso del mercato.

Il mercato è come lo ricordavo, un po' più affollato del 2020, ma neppure troppo - a quanto pare i turisti cinesi ancora non sono tornati in massa (il che ci dice che si sono ristretti i cordoni della borsa del cinese medio, o la volontà politica di far uscire liquidità dal paese... ed entrambi la dicono lunga sullo stato reale dell'economia cinese).

Vado diretto verso la sezione 23, passo avanti e indietro una mezza dozzina di volte, ma niente, non trovo il banchetto. Allora torno all'ingresso e rifaccio più o meno il giro della volta precedente, sperando di ritrovarlo. Ma invano. Inizio allora a girare a caso.

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Il mercato è davvero sconfinato, trovo un paio di bancarelle nella sezione coperta (quindi di fatto sono come dei mini-negozi) con opere d'arte di artisti locali e una la comprerei pure, da tanto che mi piaceva, ma non sarebbe mai entrata nella valigia.

Gironzolo, trovo la sezione amuleti e affini, quella cibo da strada e bubble tea, cui non resisto, e passo per la sezione pietre dure e gioielli, fino alla sezione articoli per la casa e vestiario. Niente mutande.

La torre dell'orologio in stile cinese è degli anni '80. Del '900.

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Ormai rasseganto di ripartire senza mutande, dopo due ore di gironzolare per il mercato, torno verso l'uscita quando uno stallo con dei boxer appesi. Mi avvicino. Il pull-up banner non mente: sono loro!

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Contento, rinfrancato e sudato, torno in hotel per una velocissima doccia e un cambio d'abito; ho bisogno di indossare pantaloni lunghi (ugh!!!) per entrare nei due templi che ho intenzione di visitare. Il primo è Wat Traimit, dove si trova il Buddha d'oro, a due passi dalla vecchia stazione centrale; l'altro è Wat Arun, il tempio dell'alba, dall'altro lato del fiume Chao Phraya. Riprendo la metro, sempre Blue Line, stavolta in direzione sud. Prima fermata, Hua Lamphong.

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La stazione della metro è staccata da quella ferroviaria, che venne costruita a inizio '900 su disegno di un architetto torinese, Mario Tamagno.

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Come dice Sebastiano del Vivaio le Georgiche, "bella clan georgici, make the jungle!" :D

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Il tempio di Wat Traimit in realtà è un tempio secondario e piuttosto recente (la pagoda è del 2008!).

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La sua importanza risiede unicamente nella statua d'oro del Buddha qui ospitata (anzi, il tempio fu costruito proprio per questo motivo), risalente al 1200 e miracolosamente sfuggita alle razzie che seguirono la guerra tra l'impero Birmano e il regno di Ayutthaya nel 1700.

La statua è d'oro massiccio, e pesa oltre 5 tonnellate; cosa ignorata fino agli anni '50, quando un maldestro tentativo di spostare la statua ne causò la caduta e il distaccamente dello strato esterno di intonaco, che venne probabilmente messo sulla statua per camuffarla durante la guerra con l'Impero Birmano ed evitarne il furto.

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Torno verso la metro e scendo oltre il fiume, a Itsaraphap; da qui, una passeggiata di circa un chilometro in un tranquillo quartiere residenziale porta all'ingresso di Wat Arun, il Tempio dell'Aurora, nonché al molo con lo stesso nome che funge da attracco per i battelli che attraversano il Chao Phraya verso la sponda opposta. L'ingresso del tempio è dimesso e prosegue dalla jetty dove attraccano i battelli; ma appena si entra, lo splendore si palesa.

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Il tempio occupa un lotto pittosto esteso con diversi edifici al suo interno. Il primo tempio risale sicuramente a prima del 1600, anche se la ricostruzione ed espansione del sito avvenne per lo più dal 1700 in poi, quando la capitale del regno siamese venne spostata da Ayutthaya a Thonburi, allora una città in quello che è oggi un quartiere di Bangkok (sulla sponda occidentale del Chao Praya).

Un'interessante disanima sul perché non si dovrebbero avere tatuaggi del Buddha, e il fatto che i pannelli siano in inglese mi suggerisce chi possano essere gli idioti che vorrebbero tatuarsi delle divinità sul derma.

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L'ingresso alla Ordination Hall. Lungo tutto il perimetro si trovano antiche statue di origine cinese con soggetti mitologici.

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L'interno è ricoperto di affreschi che mostrano scene della vita del Buddha. Passerei ore a guardare cosa fanno tutti i personaggi, è come leggere i fumetti.

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Il tempio è un luogo di pellegrinaggio molto sentito dalla popolazione Thai.

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Durante l'espansione commissionata nel 1850 venne eretta la torre centrale, o prang, alta un'ottantina di metri, che è oggi il punto focale del tempio. È possibile salire fino al secondo livello. I gradini hanno il passo cortissimo e per scendere ho avuto notevoli difficoltà - se soffrite di vertigini, pensateci due volte...

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La prang centrale è circondata da altre quattro minori. Ci sta tutto a fatica pur con il 16mm montato, e quindi scordiamoci di raddrizzare le cadenti...

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Devo giusto andare dall'altra parte del fiume; il tramondo si sta avvicinando e il Tempio dell'Aurora è in realtà in una posizione incredibile per il tramonto. Prendo il battello che fa la spola tra le due rive. Più una chiatta coperta che altro... il moto ondoso, alimentato dall'incessante traffico sul fiume, mi fa quasi venire la nausea!

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C'è un secondo molo a Wat Pho, molto spazioso e nuovo, dove settare campobase in attesa del tramonto. Sguardi: lui sta chiaramente rimpiangendo il momento in cui si è sposato.

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Il tramonto avviene in fretta, oltre le nubi, e le luci del tempio vengono accese.

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Una ragazza coreana dietro di me mi fa un video a tradimento. Iniziamo a chiacchierare e mi manda il file via email, chiedendomi di farle un video nello stesso modo.


Tornando indietro, mi fermo in uno dei vari stalli sotto la mia fermata della metro per prendere dell'anatra arrosto e riso rosso.

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DaV
 

cisnusculum

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la solerte addetta mi chiede di staccare tutti i barcode adesivi passati, perché "è la prima causa di perdita dei bagagli". Mi do una grattata colossale, considerando che non mi è mai successo che un bagaglio venisse smarrito o mandato a Melilla invece che a Manila - in effetti, gli unici tre bagagli consegnati con qualche giorno di ritardo sono stati a causa di mancate coincidenze per ritardo dei voli.
Già provato. Io a Pointe-a-Pitre, bagaglio a Perpignan.
Confesso che la scrupolosa rimozione dei barcode vecchi è la mia prima preoccupazione dopo aver recuperato il bagaglio, così come altrettanto scrupolosa è la mia mania di attaccare (e soprattutto far attaccare) tutti e tre i barcode su tre lati diversi.
 
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I-POV

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Insubria
Grande Dave
Sempre belle foto.

Anch'io quest'anno stavo valutando di volare Thai o golfare su Bkk per arrivare in asia (SIN, DPS etc) visti i prezzi.
 

maclover

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Grazie per la condivisione!
Prossima volta, titolo più a effetto: volo a BKK per comprare le mutande ;)
 
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Greco

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Sempre pensato che il SE asiatico con scalo nel golfo fosse un ammazzata, ora ne ho conferma! Grazie
 

maclover

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Sempre pensato che il SE asiatico con scalo nel golfo fosse un ammazzata, ora ne ho conferma! Grazie
Come distanza percorsa sei poco sopra il diretto e allo stesso livello di fare scalo in un hub europeo.
Dipende più se preferisci fare un volo da 1-1.5h e poi uno da 10-11h oppure due voli da 6h ciascuno.
Oltre che dalle diverse necessità di orari: a memoria solo via Golfo puoi partire la sera
 

Seaking

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Bello!
In Tailandia sono stato due volte (Chiang Mai e Bangkok) e per me resta una meta davvero speciale.

Qualche considerazione:

Chiang Mai, centro storico bello da far male, scorci che sconfinano nell'onirico, cibo di strada eccellente, un tempio interamente d'argento che è semplicemente incredibile! https://www.chiangmaitraveller.com/wat-sri-suphan-chiang-mai-silver-temple/.
Se non ci sei mai stato, mettila in agenda!

Bangkok, bella ma mi ha affascinato di meno.
Ho avuto il coraggio di andare a Chatuchat con i tre figli appresso, che all'epoca erano bambini...folla mostruosa, odori che mi rievocavano le parole di Ligabue "Dai finestrini passa odor di mare, diesel, merda, morte e vita"... banchi del cibo con piatti sporchi lavati in tinozze che, Pechino Express levati! Non vedevo l'ora di andarmene, possibilmente senza perdermi un ragazzino nella ressa!
Molto bello invece il Wat Arun così come anche il Wat Saket, che offre anche una discreta vista dall'alto.
Fenomenale (tornerei solo per questo) la Jim Thompson house (https://viaggithailandia.it/jim-thompson-house/), un posto magico, un'intera serie di abitazioni fatte costruire da questo imprenditore americano negli anni '50 (poi scomparso misteriosamente) usando le tecniche tradizionali tailandesi: l'intero complesso residenziale è assemblato con parti in legno ad incastro, senza l'uso di un solo chiodo.
 

I-DAVE

Moderatore
6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
È già tempo di spostarsi dalla Thailandia e andare a Taiwan. Tra le due capitali ci sono dozzine di voli, ma molti partono a orari improbabili; trovo però un volo con Thai Airways che fa al caso mio, e quindi prenoto su GoToGate, una delle tante agenzie viaggi online che offre (a volte) affari interessanti sui voli. Di solito prenoto direttamente con la compagnia, ma in effetti qui lo sconto era rilevante (intorno al 35% in meno), mentre le condizioni di trasporto erano le stesse.

Una volta confermata la prenotazione, verifico che il PNR funzioni anche sul sito di Thai, e così è, pertanto posso completare online check-in e selezione del posto (e, per chi volesse, selezione del pasto speciale), incluso l'aggiornamento dei dati del passaporto. Un mese dopo, mi arriva una notifica direttamente da Thai che il volo ha cambiato orario e partirà circa due ore prima. Non un grosso problema.

Dopo una buona notte di sonno, che finisce di assorbire il jetlag residuo (non ho quasi mai problemi col jetlag viaggiando verso est, mentre ne ho parecchi viaggiando verso ovest), scendo per una meritata colazione, chiudo valigia e zainetto, e faccio check-out.

Essendo attaccato allo skytrain, non ha senso prendere un Grab, per cui mi avvio già nell'umidissimo caldo tropicale di Bangkok. Il quartiere è per lo più moderno, con le matasse di fili elettrici attorcigliati con sfondo di grattacieli che sono così tipici delle metropoli asiatiche.

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Attraverso la strada e mi infilo sulla rampa che dalla stazione della metro di Petchaburi sovrappassa la strada e si infila dentro Makkasan. Al piano della strada ci sono altri binari - sono quelli della stazione di Asoke; per confondere bene le cose, c'è un'altra stazione, sulla stessa linea, che si chiama Makkasan, un chilometro e mezzo più a ovest.

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Io, però, vado al piano sopra.

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Sudato come un cammello nel deserto, entro nella piacevole frescura del primo treno per l'aeroporto. Il treno è pieno e faccio tutto il viaggio in piedi, ma essere in aeroporto in trenta minuti è priceless.

BKK-Suvarnabhumi non è il mio aeroporto preferito in Asia perché le vetrate sono ricoperte da lastre microforate, ma a parte quello è abbastanza efficiente e la pianta a doppia croce è abbastanza razionale. Il progetto dell'aeroporto è dell'architetto tedesco-americano Helmuth Jahn, famoso per l'utilizzo di vele come strumenti di copertura (come il Sony Center di Berlino o, rimanendo negli aeroporti, la vela che copre il MAC dell'aeroporto di Monaco, accessibile a tutti i visitatori). Vado direttamente al check-in della Thai Airways, dove c'è un sacco di coda; ma, fortuna nella sfortuna di essere in fondo, un'agente Thai arriva e preleva una mezza dozzina degli ultimi passeggeri e ci porta ad un banco vuoto che sta aprendo in quell'istante, dove faccio il check-in e lascio la valigia in una manciata di minuti.

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Quello che richiede più tempo sono i controlli di sicurezza, paurosamente incasinati, anche perché tutti - e dico proprio TUTTI - i bagagli a mano della fila vengono spediti al controllo secondario. Nel mio caso, il sospetto era il deodorante, debitamente rinchiuso nella temibile busta trasparente insieme agli altri liquidi. Il controllo passaporti, al contrario, è piuttosto indolore e veloce.

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Da Bangkok si può andare e arrivare da mezzo mondo, come testimoniano i monitor.

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Faccio un giro per il duty free; non c'è nulla di particolare che voglia o debba comprare, per cui mi limito a del sano window shopping. A fianco ai soliti nomi della moda che si travano ovunque, l'unica cosa che davvero coglie la mia attenzione sono i chioschi che vendono bubble tea.

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Mi metto comodo nella zona dei gate e attendo l'imbarco, con un piccolo tempio a rasserenare gli animi degli astanti.

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Il sistema di imbarco di BKK è piuttosto inusuale per gli europei ma visto anche altrove in Asia: i gate si trovano al piano inferiore, dove c'è un'area di pre-boarding con innumerevoli sedute, con la divisione priority e non-priority. L'imbarco così avviene in piena efficienza, dato che le varie zone vengono cordonate per assicurare il flusso corretto dei passeggeri.

L'avione è già presente e sta ricevendo la pappa dagli addetti del catering.

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Puntuali, le addette iniziano a chiamare l'imbarco per i passeggeri di business, tesserati vari, seguiti dai priority di economy (file 45-48), seguiti dagli altri. La numerazione fa pensare all'utilizzo di un 380, ma in Asia i numeri delle file sono date un po' a capocchia e quindi anche un piccolo 320 si becca i numeroni da tombola.

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Tratta: Bangkok-Suvarnabhumi (BKK) - Taiwan Taoyuan International (TPE)
Volo: TG634
Aereo: Airbus 320-232
Marche: HS-TXN
Età: 9.9 anni
Posto: 50A
Sched/Actual: 1250-1720 // 1330-1742
Durata volo: 3h 12’
Gate: C1

Il nostro è un ex Thai Smile, la divisione pseudo-low-cost di Thai Airways dismessa in fretta e furia a fine 2023, con tutti gli aerei rientrati nel perimetro di Thai il 1 gennaio 2024. Pur essendo low-cost, la configurazione è quella più simile alle compagnie europee, con una specie di business col sedile bloccato in mezzo, orrore per ogni asiatico che si rispetti e fonte di parecchie lamentele - in Asia, se paghi per la business, vuoi un posto di business, non la panchetta di economy come fanno Air France e Lufthansa e tutte le altre europee.

Non che la cosa mi tanga particolarmente, considerando che viaggio in barbon class. Nonostante a bordo si possano accomodare solo 156 anime (la media sulle low-cost europee è 180Y per un Airbus 320), lo spazio per le gambe lascia comunque a desiderare, e non è meglio che su easyJet. Per me è comunque sufficiente, e sono solo tre ore di volo.

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Appena salito a bordo, il passeggero è letteralmente scortato fino al suo posto da un'assistente di volo, che sembrano moltiplicarsi come i celeberrimi pani e pesci.

Sia come sia, riusciamo ad accumulare un bel po' di ritardo e rulliamo fino alla pista, con demo d'emergenza manuale in thailandese e inglese, con quaranta minuti di ritardo.

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A BKK c'è sempre qualcosa di interessante da spottare, sia nell'infinitamente grande, come una balena Emirates in livrea speciale,

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Sia nell'infinitamente piccolo (beh, non così piccolo), come la compagnia charter vietnamita Vietravel Airlines, o la semisconosciuta compagnia cambodiana Sky Angkor Airlines, della quale posso proporre solo la coda.

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Decolliamo nella calura thailandese e ci libriamo velocemente sul disordine urbanistico offerto dai sobborghi della capitale, perennemente coperta da una cappa di smog / nebbia / schifo.

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Circa venticinque minuti dopo il decollo viene servito il pranzo. C'è la scelta tra pollo e pesce, senza specificare che il pollo è un intruglio di curry piccantissimo e il pesce annaffiato in salsa al pomodoro; pensando di andare sul sicuro, mi butto sul pollo, per pentirmene amaramente. Il dolce era una cosa stranissima, vagamente salato, ma curiosamente piacevole. Brownie points per aver fornito comunque un pasto caldo.

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A fine pasto passano col carrellino delle bevande, dove cerco di eliminare il residuo di ustione con una Coca Cola. Passiamo sopra Da Nang, già sul Vietnam.

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Che io e le cose piccanti abbiamo qualche problema è noto; anche il mio intestino si ribella al mio tentativo di non buttare il cibo (se non nel mio stomaco) e, circa un'ora dopo il pranzo, ho necessità di fare una visita alla toilette. L'emergenza rientra e il resto del volo scorre tranquillo e noioso sopra un tappeto di nuvole piatte e informi.

Entriamo sopra Taiwan che si sta facendo buio, nelle nuvole e nello smog. Le (poche) foto fanno pertanto assai schifo.

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Atterriamo con una discreta legnata e il solito rullaggio quasi veloce fino al terminal 2, dove di solito vanno i voli di Eva Air, tecnicamente partner di Thai nell'alleanza Star Alliance.

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Contrordine! Oggi si va al Terminal 1.

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Passiamo a fianco ad un nuovo e lindo 350 di Starlux, ancora con i coni degli scarichi blu.

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Parcheggiamo a fianco ad un 320 Tigerair Taiwan.

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Tutto sommato esperienza positiva, non c'è sostanziale differenza nel volare con un 320 o un 777 su una rotta regionale in Asia a parte la dimensione dell'aereo. Con Thai si vola bene, c'è un pasto caldo anche se magari due informazioni in più non guasterebbero per evitare agli stomaci sensibili, come il mio, gli effetti collaterali potenzialmente devastanti dei temibili curry da aereo.

Appena sbarcato, noto che il postcovid ha decisamente impattato l'efficienza taiwanese. La coda all'immigrazione è enorme e lentissima, mai vista una roba così a TPE. La pre-coda per il controllo sull'importazione di alimentari proibiti (essenzialmente carne, di qualsiasi tipo, in qualunque modo, in qualsiasi quantità) è gestita malissimo, con solo due piccoli scanner su cui depositare gli zainetti/bagagli a mano; i banchi per il controllo passaporti sono tanti, ma sono tanti anche i passeggeri da smistare. Passo però piuttosto in fretta (sono ampiamente registrato nei loro sistemi :D) giusto per fare un'altra coda al banco della Chungwa Telecom per la SIM card, grazie anche ad una coppia aussie composta da scema e piùscemo che bloccano la fila.

Manonmenefreganiente perché sono finalmente di nuovo a Taiwan e sono la persona più felice sulla faccia della terra.

La prima destinazione è Taoyuan, dove non sono mai stato visto che per me è in pratica il solo aeroporto; onestamente, è pure collegato piuttosto male, con un bus ma con tempi di percorrenza davvero esasperanti. Prendo un taxi, che comunque ci impiega una vita grazie al traffico ormai serale.

Arrivo in hotel, faccio check-in, esco a prendere qualcosa di già pronto da 7-Eleven, mangio e poi crollo a letto.

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Taoyuan è essenzialmente due cose: una città industriale e un sobborgo residenziale per Taipei, oltre ad essere la città dell'aeroporto intercontinentale di Taiwan. Basta però una veloce ricerca online per trovare un paio di posti interessanti da visitare (e sicuramente decine di cui nulla so, cui il sito dell'ente del turismo provinciale può mettere una pezza): il distretto di Daxi, che precedentemente era una cittadina a sé stante; e il sobborgo di Yinge, famoso per le ceramiche, che tecnicamente è parte del distretto di New Taipei, ma è a pochi minuti di treno da Taoyuan.

La mattina non può che iniziare con la colazione dei campioni, a base di riso fritto, tempura e ananas, e l'equivalente di un caffelatte (credo che ovunque lo chiamino semplicemente latte). Il duodeno ringrazia per l'esplosivo mix.

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Svolta la sua funzione rivitalizzante e pronto per una giornata di camminate, esco dall'hotel e attraverso la stazione di Taoyuan, che mi è proprio in fronte, per raggiungere la stazione dei bus. Apprezzo sempre quanto siano passivi-aggressivi i grammar nazi :D

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Dietro la stazione c'è anche il parcheggio dei motorini.

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Il bus 5096 porta direttamente a Daxi in 45 minuti; pronto con la mia easyCard, aspetto al gate assegnato, ma di fronte c'è solo il bus 206. Aspetto. Aspetto ancora un po', ormai qualche minuti dall'orario di partenza; mi affaccio oltre i tornelli per vedere se c'è qualche indicazione, e un secondo autobus in attesa con la scritta 5096 è lì dietro ad attendere...

Finalmente a bordo, con una nutrita serie di carampane made in Taiwan, ci avviamo per i sobborghi meridionali di Taoyuan.

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Giunto nei dintorni del centro, scendo dal bus e vado subito verso la Old Street, dove si trovano innumerevoli negozi di dolciumi (soprattutto a base di arachidi) e souvenir, ospitati all'interno dei vecchi edifici. Prodotto tipico di Daxi è il tofu essiccato, anche se ne ignoro gli usi culinari.

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Purtroppo la via non è pedonalizzata e le foto sono rovinate dalle auto parcheggiate.

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Il parco cittadino scende lungo il fiume tramite scale e un sentiero (o un ascensore, per i più pigri).

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Nel parco si trovano ancora alcuni edifici storici dell'epoca giapponese, come questo padiglione.

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È periodo di fioritura (probabilmente un pesco, dato che il fiore è il simbolo cittadino e nell'area fu importante la coltivazione di questo frutto).

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Nel parco occorre prestare attenzione agli alberi di noce da cocco, sono particolarmente aggressivi con i turisti:

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Proseguendo nella stessa direzione, si trova il Wood Art Ecomuseum, un museo diffuso a cielo aperto nato per conservare un cluster di edifici costruiti tra fine '800 e primo ventennio del '900, quando la produzione di manufatti in legno era la più importante della regione, e venne qui stabilita la sottoprefettura di Dakekan, con gli annessi edifici della polizia (i dormitori e la sala delle arti marziali).

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Parte del complesso è la Bushido Hall, un dojo; o come è solitamente chiamato a Taiwan, wude hall.

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Purtroppo il lunedì il complesso è chiuso, quindi si può solo ammirare dall'esterno.

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Il lavoro di restauro è stato minuzioso. Il luogo è molto piacevole e tranquillo, immerso nel parco.

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Torno verso Heping Rd. Qualche turista è ora arrivato e i negozi iniziano a fare i primi affari.

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Terminato il giro, mi reco verso la stazione dei bus passando per per Zhongshan Rd, dove ci sono altri edifici nello stesso stile.

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Alla stazione dei bus trovo una delizia:

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Il viaggio verso Yingge è di circa 30 minuti. Risaie:

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Lo scopo di andare a Yingge è quello di compare un piatto o una tazza per la mia crescente collezione di piatti e tazze di produttori artigianali. Ci sono una dozzina di produttori locali, anche se molti negozi hanno in vendita solo la produzione industriale, sia made in Taiwan che made in Japan (e, orrore, alcuni hanno anche del made in China).

I negozi sono quasi tutti allineati lungo Chongqing st e Taoci st. Il resto della cittadina non è nulla di esaltante.

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Alla fine prendo questo set sottopiatto+fondina da Anta Pottery, adatto a ramen e zuppe; o, volendo, un piatto di pasta e fagioli, per un perfetto sincretismo italo-taiwanese.

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La ricerca di qualcosa che mi piacesse dura più del previsto e arriviamo quasi al tramonto, ormai troppo tardi per visitare il Museo della Ceramica. Torno verso la stazione per il brevissimo tragitto verso Taoyuan (8 minuti).

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La EMU900 di Hyundai-Rotem per questo breve percorso.

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Riorganizzo la valigia per proteggere al meglio i piatti ed esco alla ricerca di cibo.

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Proselitismo.

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Alla fine mi accomodo ad un posto che serve ramen. Ottimo!

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Torno in hotel per una meritata dormita, domani si vada a sud, destinazione Kaohsiung.

DaV
 

I-DAVE

Moderatore
6 Novembre 2005
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898
a Taiwan, nel cuore e nella mente
Eh, il tempo è quello che è :(

Già provato. Io a Pointe-a-Pitre, bagaglio a Perpignan.
Confesso che la scrupolosa rimozione dei barcode vecchi è la mia prima preoccupazione dopo aver recuperato il bagaglio, così come altrettanto scrupolosa è la mia mania di attaccare (e soprattutto far attaccare) tutti e tre i barcode su tre lati diversi.
😨
Però poteva essere l'occasione per fare un bel TR avventuroso!

Grande Dave
Sempre belle foto.

Anch'io quest'anno stavo valutando di volare Thai o golfare su Bkk per arrivare in asia (SIN, DPS etc) visti i prezzi.
Grazie! Per volare a SIN, l'ortodromica passa comunque piuttosto a sud, quindi Thai o golfare non è un grande spreco di tempo, neppure il 3% in più.

Bello, un consiglio per il roaming internazionale se hai e-sim sul cellulare (praticamente tutti ormai): Airalo
Purtroppo il mio telefonino, pur abbastanza recente, non supporta eSim 🤬

Bel report !! Aspetto le prossime puntate.
Grazie!

Grazie per la condivisione!
Prossima volta, titolo più a effetto: volo a BKK per comprare le mutande ;)
Bene o male, purché se ne parli (cit).

Non bastavano i calzini, adesso ci mettiamo pure le mutande!
Mutandapirla.

Tra mutande, vivai e corsi di fotografia online più che un tr è una marchetta.
Il bello è che nessuno dei link è sponsorizzato 😂

Sempre pensato che il SE asiatico con scalo nel golfo fosse un ammazzata, ora ne ho conferma! Grazie
Con la connessione diurna no; il problema è arrivare nella nostra piena notte biologica, ma si può partire usciti dal lavoro e risparmiare un giorno di vacanza.

Bello!
In Tailandia sono stato due volte (Chiang Mai e Bangkok) e per me resta una meta davvero speciale.

Qualche considerazione:

Chiang Mai, centro storico bello da far male, scorci che sconfinano nell'onirico, cibo di strada eccellente, un tempio interamente d'argento che è semplicemente incredibile! https://www.chiangmaitraveller.com/wat-sri-suphan-chiang-mai-silver-temple/.
Se non ci sei mai stato, mettila in agenda!
Chiang Mai è nella lista, magari insieme alle montagne nei dintorni.

Fenomenale (tornerei solo per questo) la Jim Thompson house (https://viaggithailandia.it/jim-thompson-house/), un posto magico, un'intera serie di abitazioni fatte costruire da questo imprenditore americano negli anni '50 (poi scomparso misteriosamente) usando le tecniche tradizionali tailandesi: l'intero complesso residenziale è assemblato con parti in legno ad incastro, senza l'uso di un solo chiodo.
È segnata sulla mappa dalla prima visita ma non riesco mai a incastrarla.

DaV
 

I-DAVE

Moderatore
6 Novembre 2005
10,816
898
a Taiwan, nel cuore e nella mente
La parte meridionale di Taiwan è quella per cui ho sicuramente più affinità. Gente fantastica, città che adoro, cibo perfetto. Se solo il clima non fosse così terribile d'estate... ma nelle mezze stagioni e in inverno è ottimo, quindi basta svernarci e fuggire d'estate e si risolvono tutti i problemi. Non secondariamente, la maggior parte delle persone che conosco, vivono tra Tainan e Kaohsiung, quindi è sempre bello arrivare, trovare qualcuno che ti porta a sfondarti di cibo e ti scarrozza in giro a scoprire cose nuove.

Dopo un'altra colazione dei campioni e una corsa in taxi ben più lunga e costosa del previsto fino alla stazione dell'alta velocità di Taoyuan, grazie all'ottimo traffico delle 8 del mattino, un po' trafelato e un po' di corsa raggiungo il binario forse cinque minuti prima del treno...

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La rete ad alta velocità connette le maggiori città da nord a sud sulla costa occidentale, e completa i circa 300 chilometri tra Taoyuan e Kaohsiung in un'ora e mezza (o un'ora e cinquanta per quelli che fermano in tutte le stazioni).

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Tratta: Taoyuan THSR >>> Zuoying THSR
Treno: THSR 615 Nangang >>> Zuoying THSR
Binario: 4
Carrozza/posto: 4/12C, economy
Sched/Actual: 0910-1045 // 0910-1045
Durata: 1h 35′
Distanza: 303 km
Velocità media: 191.3 km/h
Fermate in linea: 4

I treni sono gli stessi Shinkansen serie 700 usati dalle ferrovie giapponesi, e viaggiano alla velocità massima di 300 km/h. Dato che ho prenotato un po' all'ultimo, mi devo accontentare del posto centrale, anche se non è un grosso problema visto che i sedili sono ampi e lo spazio per le gambe immenso.

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Ascoltando la mia proverbiale musica di merda (cit), il paesaggio fuori scorre veloce e in un amen sono a destinazione.

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Scendo a Zuoying dove c'è uno dei miei amici ad aspettarmi; prendiamo la metro e poi il tram verso casa sua.

Noi scendiamo poco dopo, facciamo un pezzetto a piedi e deposito i miei averi per il resto della giornata. Scambio di doni, una veloce pianificazione della giornata e siamo già fuori. A poca distanza si trova la wude hall (o sala delle arti marziali), costruita ai piedi della Monkey Mountain. Nel quartiere sopravvivono ancora alcune case in stile giapponese.

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La wude hall venne costruita nel 1924 per l'addestramento della polizia locale nei vari stili di arti marziali giapponesi, mentre le donne potevano esercitarsi nel tiro con l'arco.

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La sala è stata meticolosamente restaurata dopo un lungo periodo di abbandono ed è il primo esempio a Taiwan di riutilizzo di una struttura storica per lo stesso scopo per cui venne progettata.

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All'interno sono conservati alcuni cimeli originali del periodo della dominazione giapponese, e altri di più recente fattura, come questa maschera utilizzata durante gli allenamenti.

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Il punto focale del distretto di Gushan è il tempio Daitien, col suo bel paifang decorato.

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Camminare mette appetito, quindi si va alla ricerca di un posto dove mangiare. Beef noodle soup sia.

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Ci incamminiamo verso l'imbarcadero di Gushan, da dove partono i traghetti per la breve traversata per l'isola di Cijin. Il puccioso iperdecorativismo asiatico a volte è un po' eccessivo...

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Ecco il nostro Snoopy Picnic arrivare.

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Ovviamente, la prima cosa che si vede è il panorama di Kaohsiung con la bianca struttura a nido d'ape del Music Center a sinistra e la Tuntex Tower a destra.

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Il primo obiettivo è salire sul monte Cihou dove si trova il faro di Kaohsiung e i resti del Cihou Fort. Lungo la strada, oltre il parcheggio che serve il forte e il faro, si trova una casa in tipico stile giapponese, tutta in legno, ancora perfettamente mantenuta e abitata.

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Dalla salita si può vedere bene la mole della Monkey Mountain, con gli edifici della National Sun Yat-sen University ai suoi piedi.

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Saliti in cima, il piccolo faro, costruito dai britannici a fine '800, è aperto al pubblico.

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Dalla parte opposta, si apre una visuale completa del distretto di Cijin con le sue case colorate in primo piano, purtroppo rovinate da quell'orrore che è l'edificio della chiesa presbiterana, un incrocio tra il castello di Dracula e la torre del dottor Male.

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Scendendo lungo uno dei sentieri che vanno a sud, si arriva in pochi minuti al sito del forte di Cihou, costruito durante l'epoca Qing a guardia del porto di Takow (il primo nucleo di Kaohsiung). La maggior parte della struttura del forte è ancora chiaramente leggibile nelle mura e in buona parte delle strutture ancora in piedi. Sul forte tira un vento dannato.

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Il forte ha mura davvero massicce, ma non lo salvarono dall'attacco giapponese del 13 ottobre 1895, quando cinque corazzate e una corvetta lo cinsero d'assedio, prendendolo poche ore dopo la resa della guarnigione - il trattato di Shimonoseki era già in vigore e, come dire... resistance is futile. Il comandante del forte era già fuggito nelle prime ore dell'alba, ancora prima della prima salva.

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Dall'alto del forte si gode di un bel panorama sulla spiaggia sottostante.

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Lungo la costa si dipana una ciclo-pedonale. Scesi giù, prendiamo le bici alle rastrelliere del bike sharing e facciamo un giro. La spiaggia è la classica tropicale - palme, sabbia, oceano.

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Arriviamo ormai al tramonto nei pressi del centro visitatori di Cijin, dove si trova il Rainbow Arch (o anche Rainbow Church, a seconda delle fonti), da dove ci godiamo il tramonto. Foto di gruppo per le installazioni, col telefonino, mentre una coppietta mi fotobomba la composizione.

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Si è fatta una certa ora e andiamo a riprendere il battello per la terraferma; recupero i miei averi e mi dirigo al mio hotel preferito a Kaohsiung, il Legend Lihue, vicino all'omonimo mercato notturno.

Il giorno successivo l'idea di è di visitare Qishan, si parte quindi la mattina, attraversando l'Hamasen Railway Cultural Part per arrivare alla medesima fermata del tram proprio nel mezzo del parco ferroviario - sempre rotaie sono!

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Cishan si trova a 35km dal centro di Kaohsiung, ed è uno distretti suburbani della città dopo che la contea di Kaohsiung venne fusa con la città stessa. Cishan era il il termine della Qiwei line, una ferrovia nata durante la dominazione giapponese per trasportare lo zucchero alla fabbrica poco distante e connettere con la ferrovia per il porto le piantagioni di banane e riso dell'area. La località è attraversata di un largo torrente che, durante i tifoni, si allarga fino a diventare un vero fiume, da cui si diramano alcuni canali e bacini di espansione. Prendiamo le bici al bike sharing (che è lo stesso che si trova a Kaohsiung e funziona con qualsiasi easyCard) per girare più agevolmente.

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Per prima cosa facciamo un salto alla wude hall locale, ancora aperta e trasformata in un piccolo museo/negozio.

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Poco distante c'è il grosso parco che circonda il tempio di Confucio. Il tempio era in origine shintoista ed edificato durante l'era giapponese, ma venne distrutto dai nazionalisti negli anni '50 e un nuovo tempio confuciano creato al suo posto. Ovviamente, è in cima ad una scalinata...

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L'interno del tempio è molto tranquillo e circondato da una foresta lussureggiante.

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È circa ora di pranzo e andiamo in uno degli innumerevoli posti tipicamente taiwanesi che servono cibo da strada. Ci accomodiamo sugli sgabelli di plastica e questo arriva: riso con carne di maiale e uovo fritto, zuppa di fegato e morning glory (o spinacio d'acqua) con maiale macinato. Tutto ottimo.

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Andiamo verso la ex stazione; i binari sono stati smantellati alla fine degli anni '70 ma l'edificio è stato mantenuto. Ora contiene un piccolo museo sulla storia di questa linea ferroviaria, con pannelli (in mandarino) e una locomotiva con un paio di carrozze monumentate.

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Fuori dalla stazione, c'è un negozio che vende uno dei dessert tipici di questa cittadina e della zona, la banana cake. Prego apprezzare i calzini in abbinamento!

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Riprendiamo le bici e attraversiamo il largo ponte che porta dall'altro lato della cittadina, nella direzione di Meinong. Qui sorge la fabbrica di zucchero, che è stata mantenuta dopo la chiusura del 2003 e fatta diventare un museo di archeologia industriale, preservata, per quanto possibile, integra. L'ingresso monumentale è in mattoni e vi si trova un piccolo shop ancora gestito dalla Taiwan Sugar Co.

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La fabbrica vera e propria risale a fine '800 ed è stata espansa più volte. Il guardiano ci dice che l'ingresso è gratuito ma occorre fotografare un QRCode da far poi passare sui tornelli all'interno della fabbrica.

L'interno è stato preservato al massimo; non è dissimile da altri musei industriali che ho visto, con tubi, cavi, macchinari e quant'altro possiate aspettarvi in un grosso complesso industriale del '900. Le macchine principali sono ancora quelle originali; le macine sono di origine inglese e hanno targhette che le datano al 1909.

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Dove può, la natura cerca di riprendere possesso dei suoi spazi.

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Un giorno capirò da dove mi viene questa intrigazione per le atmosfere steam-punk, post-apocalittiche, archeoindustriali.

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Il percorso è ovviamente obbligato e si snoda tra piano terra, piano rialzato e piano sotterraneo.

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Quelle esili colonne in acciaio sostengono tutta la pavimentazione dei piani superiori e i macchinari ad essa collegati, per svariate migliaia di tonnellate.

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I tubi e, in generale, l'ambiente è tutto un po' arrugginito - nulla di strano visto che la manutenzione ordinaria è stata interrotta nel 2003 con la chiusura della fabbrica.

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Ci perdiamo per la stradine secondarie cercando la fermata del bus più vicina. Bus che arriva in ritardo clamoroso - tutto il mondo è paese... torniamo a Kaohsiung in tempo per cena.

Dopo cena, una breve camminata lungo il Pier2, con il nuovo Music Center degli architetti spagnoli MADE IN. Il mio primo HDR in anni, spero di non aver perso la mano :D

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Lungo il Pier2, molti magazzini portuali sono stati recuperati e riadattati a contenitori e incubatori d'arte, negozi, showroom, centri di aggregazione e sedi di associazioni culturali e artistiche.

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Ultimo giorno e ultima tappa della visita a Kaohsiung è la visita allo Chimei Museum, che in realtà non è proprio a Kaohsiung (anzi, è in pratica a Tainan, dal cui centro dista credo meno di 10km) ma non sottilizziamo...

Visto che a fianco allo shop c'è anche un negozietto che vende i popolarissimi bento box delle ferrovie taiwanesi, ci procuriamo la schiscetta (noto anche come pranzo al sacco per i diversamente milanesi - e propriamente affine al bento giapponese come concetto di infilare cibo nutriente ma pratico e veloce da mangiare in un contenitore facilmente trasportabile).

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Vince il fried fish bento.

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Arriviamo in circa un'ora alla graziosa stazione in legno di Bao'an. Josh Ellis, nel suo sempre ottimo blog, ha un bellissimo articolo sulla storia della stazione.

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Ancora dentro la stazione ci sono le indicazioni per raggiungere il museo: 10 minuti a piedi, qualche minuto in bici, o attesa infinita per uno dei tre bus che passano lungo la strada. Optiamo per la bici del sempre ottimo bike sharing locale. Arriviamo letteralmente in una manciata di minuti, parcheggiamo agli stalli, che si trovano sul retro del museo.

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Il Chimei Museum nasce come museo della fondazione della Chimei Corporation, un conglomerato chimico (se avete qualcosa in ABS a casa, la materia prima arriva probabilmente da una loro fabbrica). Il presidente Shi Wen-long, recentemente deceduto, volle creare un museo di stampo e contenuto occidentale per dare modo, a chi non potesse viaggiare, di formarsi su una cultura differente da quella taiwanese - memore della propria vita da bambino nato in una famiglia non certamente ricca.

Per lo stesso motivo, volle che l'edificio del museo avesse le forme del neoclassicismo europeo - un'architettura non proprio comune a Taiwan. Di fronte al museo c'è una riproduzione in marmo della fontana di Apollo che si trova a Versailles.

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Non ho fatto molte foto, il museo è comunque diviso in sezioni - storia naturale, armi e armature, belle arti, una sezione dedicata a Rodin, strumenti musicali, e la collezione di violini e strumenti ad arco.

La sezioni armi e armature fa una piccola deroga ed espone anche pezzi giapponesi assolutamente incredibili.

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Nella sezione belle arti non c'è nulla che un europeo non possa vedere in un museo locale; ma questo quadro del pittore francese Adrien Moreau mi ha colpito per l'utilizzo dell'effetto sfocato per lo sfondo (bokeh), come se fosse una fotografia scattata con diaframma molto aperto.

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La cosa più incredibile è la collezioni di violini rari, inclusi molti dei più importanti Stradivari, Guarnieri e Amati ancora esistenti; è sicuramente la collezione più estesa ed importante al mondo di questo tipo, con circa 40.000 strumenti, di una trentina dei più famosi maestri italiani del '600 e '700. Il museo fornisce gli strumenti in prestito gratuito a violinisti (famosi e meno famosi!) in tutto il mondo.

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A chiudere, la collezione di strumenti musicali è assai interessante, con strumenti originali dai quattro angoli del pianeta. Torniamo verso Kaohsiung, sempre in treno. Poiché avevo letto, su un gruppo di italiani a Taiwan, un elenco delle dieci migliori pizze del paese il cui numero uno era proprio a Kaohsiung, propongo pizza per cena - domanda accolta :D il ristorante si chiama Posto - Pizza Napoletana, e il pizzaiolo (taiwanese) ha vinto molti premi.

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Com'è la pizza? Buona, molto buona.

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Non ho fotografato tutto quello che abbiamo ordinato, a parte questa lasagna, discreta (ne ho mangiate di peggiori, molto peggiori, in Italia). Ottimo il tiramisu.

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Conclusa la cena, facciamo un giro verso il Sunfong temple, noto per le decorazioni a lanterne rosse.

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Soprattutto salendo al piano superiore, si ha la visuale migliore delle lanterne che illuminano la struttura del tempio.

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Domattina riparto per Tainan, per cui a letto presto.

DaV
 

Seaking

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Io mi auguro - e lo dico davvero - che un giorno ti facciano console onorario di Taiwan presso l'Italia.
 
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