Sull'intermodalità non havvi dubbi. Già diverse stazione ferroviarie hanno codici IATA (provate a vedere cos'è ZMS, o ZDT), ora il problema è far colloquiare i sistemi di prenotazione di compagnie aeree, ferroviarie (e magari anche marittime ed automobilistiche) oltre che -ovviamente- gli esercenti di treni, navi, battelli, autobus eccetra. Non è semplice: basti pensare che dal sito di Trenitalia non è possibile fare un biglietto Firenze Campo di Marte - Milano Greco Pirelli che comprende una tratta con Trenord (l'assurdo è che è possibile invece farlo dall'app).
Sulla sostenibilità, il dibattito è aperto e la materia è quanto mai questionabile. La mobilità elettrica va bene, ma guardiamo come viene prodotta l'energia elettrica: anche sulle fonti rinnovabili c'è tanto da dire. Penso alle dighe, che possono comportare modifiche ambientali ben significative; penso al fotovoltaico, con la produzione dei pannelli solari e degli accumulatori tanto per fare esempi banali. La questione insomma dell'impronta ambientale con costi diretti ed indiretti delle scelte fatte, consumo del suolo compreso. Dimenticando i costi indiretti il rischio del greenwashing esplode.
La richiesta di mercato c'è: la gente deve o vuole spostarsi. Sul come, ecco che entra il discorso della sostenibilità. Chiaro che per un percorso Milano-Palermo come sostenibilità prima viene il treno, poi l'auto ed ultimo l'aereo, ma se facciamo Milano-Genova via terra e Genova-Palermo via nave come cambiano le cose? E come cambiano se la nave è in grado di fare il cold ironing (non utilizzare motori termici per alimentare i servizi di bordo quando è ancorata, ma collegarsi alla rete elettrica a terra) ed utilizzare combustibili alternativi al BTZ? Temo che al momento la scelta non sia fatta guardando alla sola sostenibilità, ed ancora meno guardando ai numeri in maniera complessiva.