Voli di lusso, un giorno nella lounge più esclusiva al mondo: massaggi, open bar, lustrascarpe e il «miglior ristorante di New York»


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Mikkio

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16 Gennaio 2009
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«Il ristorante migliore di New York? Forse è quello all’aeroporto “JFK”, nascosto in una lounge di Delta Air Lines», dice Jeff, pezzo grosso di una banca d’investimento, retribuzione da sei zeri all’anno e assiduo frequentatore d’aerei. In classe First e Business, ovviamente. Da alcune settimane questo ristorante è un po’ sulla bocca di tutti i «viaggiatori seriali». E lo è pure l’ambiente in cui si trova, Delta One Lounge. Tanto che più di qualcuno si spinge a definirla la «migliore lounge aeroportuale del mondo». Persino più di quelle, lussuose, di Dubai e Doha, Singapore e Istanbul.
Il viaggio verso il terminal
Incuriositi dal vociferare ci siamo andati un giorno di febbraio prima di tornare in Italia. Arrivandoci — lo confessiamo — in modalità decisamente poco «business». Prendendo la linea J della metropolitana di New York, salendo alla stazione Bowery (sud di Manhattan) — 2,90 dollari di biglietto — poi ventiquattro (interminabili) fermate fino a Brooklyn prima e Queens poi, in carrozze piene di gente che torna a casa dal lavoro. Quindi cambio di linea, dritti verso l’AirTrain che porta nei terminal del «JFK», il principale scalo della Grande Mela (altri 8,50 dollari).


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Il percorso dedicato (e separato) verso i check-in e i controlli di sicurezza
I tre «mondi»
Al Terminal 4 il mondo si divide. Di qua il popolo. In mezzo la clientela premium delle compagnie che fila dritta nelle salette vip. Di là l’elite dell’aria. Perché nessuno status del programma fedeltà vi potrà far aprire le porte di Delta One Lounge. E nemmeno la costosa carta di credito. Serve un biglietto in classe Business — o l’equivalente su una compagnia partner — su voli nazionali o internazionali. Un viaggio nella parte anteriore dell’aereo — che si chiama proprio Delta One col vettore americano — costa 1.638 euro, da New York a Los Angeles. Per Milano Malpensa e Roma Fiumicino questi due, tre mesi si parte da 3 mila per arrivare anche a 12 mila euro (solo andata). Il biglietto insomma va comprato a prezzo pieno, non con le miglia accumulate.
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Le postazioni check-in riservate ai clienti premium
«Premium, premium, premium»
La mossa di Delta Air Lines — che ha aperto questo tipo di spazio nelle ultime settimane pure a Boston e Los Angeles — ha una duplice missione. Da un lato rendere ancora più lussuosa l’esperienza dei viaggiatori premium: chi spende una fortuna si aspetta uno spazio più esclusivo in un periodo in cui le lounge classiche diventano sempre più affollate (e lo si nota dalle lunghe code all’ingresso). Dall’altro lato risponde alle iniziative simili delle rivali statunitensi: United Airlines ha aperto la sua prima lounge Polaris nel 2016 (quella di Newark merita una visita), American Airlines la sua prima Flagship nel 2017. A differenza di quanto previsto nelle salette «tradizionali» (Sky Club) in Delta One Lounge non c’è un limite di permanenza.
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Uno degli ambienti della lounge
Il percorso riservato
Che si tratti di un mondo «parallelo» dentro l’aeroporto lo si nota sin da subito. Il percorso che porta alla Delta One Lounge è separato e isolato. Si accede a un corridoio dedicato che conduce prima ai banconi del check-in (dove non c’è coda), quindi ai controlli di sicurezza. Pochi metri più in là c’è uno dei due accessi: uno di sopra, l’altro di sotto. In quello al piano inferiore — per chi ha deciso di effettuare i controlli con tutti gli altri passeggeri — un cartello subito dopo i bodyscanner indica (in modo esplicito) la direzione verso Delta One Lounge e quella verso tutte le altre salette.
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La terrazza di Delta One Lounge che affaccia sul piazzale di sosta degli aerei
Le opzioni
All’ingresso — dove verificano bene i requisiti, più di qualcuno ci prova ma viene gentilmente respinto — consegnano un cartoncino con l’elenco di tutte le «amenità». Tutte gratuite. Ed eccola la regina delle lounge: 3.700 metri quadrati, 515 posti a sedere, 8 docce, 8 cabine insonorizzate, 9 «capsule» per il relax, un servizio per stirare i vestiti, un lustrascarpe (di ogni tipo, anche quelle da ginnastica), 5 poltrone massaggianti, trattamento benessere, servizio di deposito dei bagagli, monitor portatili da utilizzare come secondo schermo del computer o del laptop, un open bar dove si può chiedere qualsiasi cocktail, ad eccezione di alcuni whisky giapponesi così esclusivi da richiedere un costo extra. E c’è soprattutto lei, la brasserie, 140 posti a sedere, un vero ristorante che secondo diversi clienti meriterebbe «almeno una stella Michelin».
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Una delle aree dove prelevare e consumare cibi caldi e freddi
L’area benessere
Nella brasserie ci torneremo più avanti. Anche se il consiglio è di andarci subito, prima che si riempia di clienti che, di solito, ci stanno un bel po’. Nella Delta One Lounge si presentano 1.200 persone al giorno, in media, riferisce all’ingresso Marika Walton. Di fianco al ristorante c’è un’area cibo per chi ha fretta, separato tra pasti caldi e freddi: pizza, pasta, hamburger, insalate, dolci, c’è di tutto. Andando avanti si trova un’area meeting che di solito è occupata la mattina — ci dicono —, un po’ meno il pomeriggio. Quindi lo spazio «wellness» che vede 8 docce senza limite di tempo («usate anche all’arrivo da chi poi deve andare dritto a qualche appuntamento di lavoro a Manhattan»). Dentro ogni doccia c’è pure un vano dove appendere i vestiti: mentre voi vi rinfrescate, dall’altra parte della parete questi possono essere ritirati, stirati e riappesi.
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L’open bar
I massaggi
Tra gli «hot spot» c’è l’area massaggi. E qui vale la pena soffermarsi. Bisogna sicuramente prenotarsi il prima possibile, così da riservare lo slot. C’è il «trattamento per gli occhi stanchi» con crioterapia oppure il «massaggio delle mani e delle braccia». Quindi il «rimedio contro il jet lag»: 10 minuti di stiracchiamento di spalle, tempia e testa. Ci sono anche diverse poltrone massaggianti (15 minuti di trattamento, si può chiedere il bis ma è soggetto a disponibilità ed è meglio la mattina dove c’è meno richiesta) con tanto di musica ambient. «Ogni giorno si presentano tra 160-180 persone per rilassarsi», spiegano. Altrimenti ci sono le «relaxation pod». Quello che scopriamo, parlando con i frequent flyer, è che buona parte arriva anche 4-5 ore prima del suo volo, per passare il tempo nei vari ambienti della lounge. E c’è chi prenota pure cinque, sei slot.
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Una delle poltrone massaggianti
Bar senza limiti
Al centro dell’intera lounge c’è un grande bar. Dietro al bancone si aggirano 6-7 baristi che preparano ogni tipo di drink. Nelle tre ore di nostra permanenza la composizione della clientela è cambiata poco: chi era seduto ci è rimasto a lungo. E non solo per bere. Gli stessi baristi intrattengono lunghe chiacchierate con chi ne ha voglia, raccontano il loro cocktail preferito e c’è pure chi fa assaggiare al viaggiatore una sua creazione. «Ma non è che poi qualcuno s’imbarca ubriaco?», chiediamo. «Diciamo che, con molto tatto, non serviamo alcol se vediamo che la quantità sta diventando critica», dice uno dei baristi.
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La cucina della brasserie
Come la serie tv «The Bear»
E ora tocca alla brasserie. La cucina è guidata dall’executive chef Tomoyuki Kobayashi che è affiancato da 5 sous chef. La prima cosa che colpisce è il numero significativo di personale a disposizione. Delta Air Lines sostiene che l’intenzione è replicare gli standard di servizio della cabina Delta One a bordo dove si contano quattro assistenti di volo ogni 30 passeggeri sulle rotte internazionali. Ci sediamo prima al bancone che affaccia alla cucina è piombiamo in mezzo a «The Bear», la serie tv pluripremiata ambientata nella cucina di un ristorante di Chicago. È tutto un «sì chef» e «grazie chef», una sequenza continua di ordini che arrivano e di piatti che vengono portati via, mentre di fronte a noi il maestro pasticciere prepara i dolci.
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La brasserie ospita 140 persone
La clientela
Nel ristorante — che è gratuito — è consentito ordinare tre portate e c’è una lunga lista di vini (alcuni, davvero pregiati, si pagano extra oppure con le miglia). «In media qui si presentano 500 persone, con picchi di 625 durante l’arco della giornata», dice Kerry McCormick, operations manager della brasserie che non perde d’occhio alcun tavolo. A livello statistico «metà sono donne, metà uomini, il 60% americani, il resto stranieri, il 30% sono famiglie, il 60% businessman». E cosa scelgono di più? «Cozze al vapore, scaloppina, bistecca alla francese con patatine fritte e come dolci il soufflé al cioccolato. Ma per questo ultimo bisogna aspettare 10-15 minuti, tanto richiede la preparazione». Qui si presentano anche quelli appena sbarcati. E ogni tre mesi il menù subisce qualche variazione, mantenendo però la sua struttura base.
Dentro la lounge più esclusiva all’aeroporto di New York
  • Dentro la lounge più esclusiva all’aeroporto di New York

L’accoglienza
«Onestamente credo che questo sia il miglior ristorante di New York», dice un manager che si è letteralmente ripulito tutti i piatti, compreso la doppia razione di branzino (in teoria non si potrebbe, ma a richiesta si fa uno strappo alla regola). Di fianco a lui un’intera famiglia riempie i telefonini con le foto delle portate e di selfie. C’è un mix di gente abituata (al buon cibo e ai ristoranti stellati) e gente che sembra abbia vinto la lotteria, tanto l’ambiente è così chic. Noi nel frattempo abbiamo deciso cosa prendere: la vellutata di porro e patate, poi tonno crudo con avocado, radicchio, spolverata di sesamo e salsa di fagioli neri (voto 10+). Quindi è la volta della bistecca con manzo Wagyu (la carne più prelibata al mondo, dicono i più esperti).


 
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