Fiumicino, no dei cittadini alla costruzione delle quarta pista
Fa discutere l’accelerazione improvvisa dell’iter burocratico per il raddoppio dell’aeroporto Leonardo da Vinci. Un progetto che prevede la distruzione di un’area agricola e che i residenti e il Comune di Fiumicino contestano
In questi giorni le scrivanie del ministero dell’Ambiente sono state subissate da centinaia di pagine con relazioni, dati, statistiche, mappe, fotografie, richieste, auspici. Provengono tutte dalla stessa città: Fiumicino. E dicono tutte la stessa cosa: no al raddoppio dell’aeroporto della Capitale. Un progetto, quello del Masterplan 2030, che, nonostante la posizione contraria del comune, a guida Pd, procede veloce come un treno. Anzi un aereo.
Complessivamente le opere previste interessano una superficie di 543 ettari, circa il 75% in Riserva naturale. A Fiumicino lo descrivono come un secondo aeroporto, che vedrebbe l’infrastruttura allargarsi a nord, con una quarta pista e la previsione di una quinta.
L’Enac ha presentato la documentazione per avviare la procedura di impatto ambientale il 30 marzo, senza darne notizia, a parte l’avviso di legge su qualche giornale il giorno successivo. Di fatto mette nero su bianco quanto sottoscritto dall’allora premier Monti il giorno prima di dimettersi, a dicembre 2012 con la firma alla Convenzione-Contratto di programma Enac-AdR: una firma su un progetto che prevede la realizzazione a Nord al di fuori dell’attuale sedime della Quarta Pista con accanto una pista di rullaggio, una nuova Aerostazione, nuovi svincoli autostradali con impatti in una parte significativa Riserva.
Un paio di settimane fa il consiglio comunale ha approvato una delibera nella quale il Sindaco Esterino Montino ha preso l’impegno di inviare al Ministero dell’Ambiente osservazioni, documentazione scientifica o quant’altro dovesse rendersi necessario. E dichiara di non avere nessuna intenzione di richiedere in qualità di Ente Gestore della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano una revisione del perimetro della Riserva stessa. «Bisogna implementare le campagne di monitoraggio di tutte le matrici ambientali –ha detto - che dovranno essere gestite da parte di soggetti terzi. E siamo preoccupati per la salute dei cittadini e per tutti gli impatti negativi sull’ambiente e sul tessuto sociale del territorio comunale. Adiremo per le vie legali se il Ministero dell’Ambiente non procedesse alla conclusione negativa del procedimento di Via». Il ministro insomma è avvisato.
Ma a dire no sono state soprattutto le associazioni ambientaliste e gruppi di cittadini che da anni si battono contro il progetto organizzando anche incontri pubblici per spiegare i rischi di un ampliamento di questa portata, e hanno inviato al ministero di Galletti un corposo dossier firmato dal gruppo di associazioni capitanato dal comitato Fuori Pista e che raggruppa da Italia nostra a Legambiente al Fai ad altre sigle associative locali.
Per capire tutte le implicazioni, bisogna guardare la geografia e osservare dove il Masterplan vuole tracciare le nuove piste: Fiumicino dovrebbe ampliarsi a nord, andando a impattare anche la piana agricola di Maccarese, tra le più produttive di Italia, e quei terreni sono dei Benetton, che guarda caso possiedono anche lo scalo. Lo Stato dovrebbe espropriarli per renderli edificabili: sarebbe un affare milionario per gli imprenditori veneti, che guadagnerebbero una prima volta dalla vendita, secondo una stima circa 200 milioni di euro, e una seconda volta dalla costruzione dello scalo. Per l’aeroporto bis si dovranno espropriare terreni anche a 900 nuclei familiari proprietari di piccoli terreni e aziende agricole.
Quando Monti firmò il raddoppio, il 21 dicembre 2012, nel documento si prevedevano 80 milioni di passeggeri al 2030. Ma neanche due anni dopo, nel piano nazionale degli aeroporti il numero è sceso a 72 milioni nel 2035. Qual è l’esigenza? Se lo chiedono i cittadini che non si sono limitati a dire no ma hanno coinvolto tecnici e periti e presentato ad Adr un progetto alternativo che riesce ad aumentare i movimenti aerei (da 90 a 120) revisionando le procedure di decollo e atterraggio e realizzando nuovi terminal ma all’interno dell’attuale perimetro, sfruttando strutture attualmente non utilizzate. Ma l’incontro non ha portato a nulla di fatto.
Secondo il progetto iniziale si dice che «gli interventi, inserendosi in un ambito extraurbano non comporteranno modificazioni dell’assetto storico» e «non è possibile a priori escludere la sussistenza di modificazioni dell’assetto percettivo, scenico o panoramico». Addirittura non ci sarebbero rilevanti modificazioni all’infrastruttura, ma solo per la costruzione della IV Pista si prevedono sbancamenti e movimenti terra per oltre 5 milioni di metri cubi. E bisognerà costruire un raccordo autostradale perché la rete locale diverrebbe insufficiente.
C’è anche un rischio per 7 aree archeologiche: la zona è molto interessante da questo punto di vista. Nella Piana di Maccarese sono stati effettuati scavi con ritrovamenti di reperti archeologici risalenti a epoche preistoriche e protostoriche. Il sito è sotto tutela dal 1991. Il Villaggio de Le Cerquete Fianello è il maggiore insediamento tirrenico risalente all’eneolitico, sottoposto a ripetute campagne di scavo da parte della Sapienza per circa 1000 mq.
Però non tutte le armi sono state utilizzate: da anni manca l’approvazione del piano di Gestione della Riserva e del relativo regolamento, anche se in questi giorni il commissario alla Riserva Vito Consoli ha detto che finalmente ci siamo. «Ulteriori ritardi non sono accettabili perché compromettono la destinazione d’uso del territorio e la Riserva stessa, che è stata una conquista dei cittadini, frutto di lunghe e annose battaglie. Rivolgiamo al Presidente della Regione Nicola Zingaretti, ai Sindaci di Roma Virginia Raggi e di Fiumicino Esterino Montino, gestori ciascuno per la propria parte della Riserva, un appello pressante perché intervengano con urgenza per sollecitare la presentazione e l’approvazione del Piano».
http://www.lastampa.it/2017/06/29/s...arta-pista-cPGCfMdUGY3mHi0ajlLMFJ/pagina.html
Fa discutere l’accelerazione improvvisa dell’iter burocratico per il raddoppio dell’aeroporto Leonardo da Vinci. Un progetto che prevede la distruzione di un’area agricola e che i residenti e il Comune di Fiumicino contestano
In questi giorni le scrivanie del ministero dell’Ambiente sono state subissate da centinaia di pagine con relazioni, dati, statistiche, mappe, fotografie, richieste, auspici. Provengono tutte dalla stessa città: Fiumicino. E dicono tutte la stessa cosa: no al raddoppio dell’aeroporto della Capitale. Un progetto, quello del Masterplan 2030, che, nonostante la posizione contraria del comune, a guida Pd, procede veloce come un treno. Anzi un aereo.
Complessivamente le opere previste interessano una superficie di 543 ettari, circa il 75% in Riserva naturale. A Fiumicino lo descrivono come un secondo aeroporto, che vedrebbe l’infrastruttura allargarsi a nord, con una quarta pista e la previsione di una quinta.
L’Enac ha presentato la documentazione per avviare la procedura di impatto ambientale il 30 marzo, senza darne notizia, a parte l’avviso di legge su qualche giornale il giorno successivo. Di fatto mette nero su bianco quanto sottoscritto dall’allora premier Monti il giorno prima di dimettersi, a dicembre 2012 con la firma alla Convenzione-Contratto di programma Enac-AdR: una firma su un progetto che prevede la realizzazione a Nord al di fuori dell’attuale sedime della Quarta Pista con accanto una pista di rullaggio, una nuova Aerostazione, nuovi svincoli autostradali con impatti in una parte significativa Riserva.
Un paio di settimane fa il consiglio comunale ha approvato una delibera nella quale il Sindaco Esterino Montino ha preso l’impegno di inviare al Ministero dell’Ambiente osservazioni, documentazione scientifica o quant’altro dovesse rendersi necessario. E dichiara di non avere nessuna intenzione di richiedere in qualità di Ente Gestore della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano una revisione del perimetro della Riserva stessa. «Bisogna implementare le campagne di monitoraggio di tutte le matrici ambientali –ha detto - che dovranno essere gestite da parte di soggetti terzi. E siamo preoccupati per la salute dei cittadini e per tutti gli impatti negativi sull’ambiente e sul tessuto sociale del territorio comunale. Adiremo per le vie legali se il Ministero dell’Ambiente non procedesse alla conclusione negativa del procedimento di Via». Il ministro insomma è avvisato.
Ma a dire no sono state soprattutto le associazioni ambientaliste e gruppi di cittadini che da anni si battono contro il progetto organizzando anche incontri pubblici per spiegare i rischi di un ampliamento di questa portata, e hanno inviato al ministero di Galletti un corposo dossier firmato dal gruppo di associazioni capitanato dal comitato Fuori Pista e che raggruppa da Italia nostra a Legambiente al Fai ad altre sigle associative locali.
Per capire tutte le implicazioni, bisogna guardare la geografia e osservare dove il Masterplan vuole tracciare le nuove piste: Fiumicino dovrebbe ampliarsi a nord, andando a impattare anche la piana agricola di Maccarese, tra le più produttive di Italia, e quei terreni sono dei Benetton, che guarda caso possiedono anche lo scalo. Lo Stato dovrebbe espropriarli per renderli edificabili: sarebbe un affare milionario per gli imprenditori veneti, che guadagnerebbero una prima volta dalla vendita, secondo una stima circa 200 milioni di euro, e una seconda volta dalla costruzione dello scalo. Per l’aeroporto bis si dovranno espropriare terreni anche a 900 nuclei familiari proprietari di piccoli terreni e aziende agricole.
Quando Monti firmò il raddoppio, il 21 dicembre 2012, nel documento si prevedevano 80 milioni di passeggeri al 2030. Ma neanche due anni dopo, nel piano nazionale degli aeroporti il numero è sceso a 72 milioni nel 2035. Qual è l’esigenza? Se lo chiedono i cittadini che non si sono limitati a dire no ma hanno coinvolto tecnici e periti e presentato ad Adr un progetto alternativo che riesce ad aumentare i movimenti aerei (da 90 a 120) revisionando le procedure di decollo e atterraggio e realizzando nuovi terminal ma all’interno dell’attuale perimetro, sfruttando strutture attualmente non utilizzate. Ma l’incontro non ha portato a nulla di fatto.
Secondo il progetto iniziale si dice che «gli interventi, inserendosi in un ambito extraurbano non comporteranno modificazioni dell’assetto storico» e «non è possibile a priori escludere la sussistenza di modificazioni dell’assetto percettivo, scenico o panoramico». Addirittura non ci sarebbero rilevanti modificazioni all’infrastruttura, ma solo per la costruzione della IV Pista si prevedono sbancamenti e movimenti terra per oltre 5 milioni di metri cubi. E bisognerà costruire un raccordo autostradale perché la rete locale diverrebbe insufficiente.
C’è anche un rischio per 7 aree archeologiche: la zona è molto interessante da questo punto di vista. Nella Piana di Maccarese sono stati effettuati scavi con ritrovamenti di reperti archeologici risalenti a epoche preistoriche e protostoriche. Il sito è sotto tutela dal 1991. Il Villaggio de Le Cerquete Fianello è il maggiore insediamento tirrenico risalente all’eneolitico, sottoposto a ripetute campagne di scavo da parte della Sapienza per circa 1000 mq.
Però non tutte le armi sono state utilizzate: da anni manca l’approvazione del piano di Gestione della Riserva e del relativo regolamento, anche se in questi giorni il commissario alla Riserva Vito Consoli ha detto che finalmente ci siamo. «Ulteriori ritardi non sono accettabili perché compromettono la destinazione d’uso del territorio e la Riserva stessa, che è stata una conquista dei cittadini, frutto di lunghe e annose battaglie. Rivolgiamo al Presidente della Regione Nicola Zingaretti, ai Sindaci di Roma Virginia Raggi e di Fiumicino Esterino Montino, gestori ciascuno per la propria parte della Riserva, un appello pressante perché intervengano con urgenza per sollecitare la presentazione e l’approvazione del Piano».
http://www.lastampa.it/2017/06/29/s...arta-pista-cPGCfMdUGY3mHi0ajlLMFJ/pagina.html