Mannaggia ai viaggi di lavoro. Quando sono per destinazioni già viste, è garantito al limone che ci sia sempre la possibilità di fare qualche giorno (magari il weekend) in loco; peccato che, spesso, siano posti già visti parecchie volte, per cui alla fine si rinuncia a fare quel weekend fuori, che lunedì bisogna alzarsi presto e andare in ufficio.
Quando sono in posti interessanti, invece, c’è sempre un programma tiratissimo e voli messi alla pene di segugio che impediscono di vedere qualsiasi cosa che non sia l’hotel, l’ufficio/cliente/meeting/centro congressi (barrare a piacere), il ristorante.
Tipo, mettiamo che si decida di fare un audit in Kazakhstan, vuoi scommettere che non ci sarà tempo per nulla? Ecco.
L’organizzazione è fai-da-te, vista l’inutilità della nostra agenzia viaggi. Le alternative per raggiungere il Kazakhstan dall’Italia sono piuttosto limitate – Turkish via Istanbul o Aeroflot via Mosca; nessuna delle due a me particolarmente gradita, ma non è che possa rifiutarmi di andare. Aeroflot ha orari infinitamente migliori (volo in andata diurno, volo di ritorno nel tardo pomeriggio); ma essendo il Kazakhstan in unione doganale con la Federazione Russa, occorre un transit visa. A onor del vero, l’informazione è riportata in maniera contrastante tra sito dell’ambasciata e consolato russo in Italia, sito di Aeroflot e sito dell’aeroporto di Mosca.
Non avendo voglia di rischiare né avendo tempo da perdere, si scarta Aeroflot e si ripiega così su Turkish Airlines, che ha orari peggiori sia in andata (arrivo ad Almaty alle 5 del mattino, che qui sarebbe mezzanotte o giù di lì) che al ritorno (partenza alle 7 o alle 11 del mattino).
Si parte così da Milano alla volta di Malpensa col solito MXPExpress, che vedo sempre più pieno di volta in volta – l’apertura della stazione al T2 è stata una manna.
Insolitamente, per essere un martedì di ottobre, trovo l’aeroporto più pieno del solito. Arrivo ai banchi c-in di TK, questi sì mezzi vuoti, un’ora e mezza prima del volo; non faccio coda avendo già fatto il c-in online, il banco del drop off è vuoto. Informo la signorina che il sistema non mi ha fornito la carta d’imbarco per la prima tratta – no problem, me le ristampa entrambe con la conferma dei posti che avevo scelto online dal pessimo sito di Turkish. Quello nuovo è migliore, va detto, ma viene mostrato a caso, e comunque dà una serie di errori a caso. Immagino lo sviluppatore l’abbiamo preso in prestito da Alitalia.
Ai satelliti extra-Schengen ci sono i soliti ospiti del mattino – Delta, doppio American, Emirates, Thai, doppio Air China, Saudia, e via elencando.
Purtroppo, il sole è basso e faccio solo una pessima foto ricordo al 350 Thai. Il muso del 350 (come quello del 787) continua non convincermi.
Controllo di sicurezza veloce, peccato che ormai occorra più tempo per rimettere gli oggetti elettronici nel bagaglio a mano che a essere controllati.
La zona negozi di Malpensa è davvero bella. Per me inutile, ma bella.
E anche il controllo passaporti è veloce. Noto che al Sat C c’è solo un bagno – spero di essere impedito e non aver trovato io gli altri due o tre che sicuramente saranno da qualche altra parte...
Il bestio di Cathay attende placido i suoi pax.
L’imbarco al gate B50 viene chiamato per gruppi, prestampati sulle carte d’imbarco. L’ordine viene fatto rispettare meticolosamente, in particolare da un addetto al gate particolarmente isterico.
Tratta: MXP-IST
Volo: TK 1874
Aereo: Airbus 321-231
MSN: 6758
Reg: TC-JSY
Primo volo: 22/08/2015
Consegnato: 28/08/2015
Età: 2.2 anni
Posto: 14A
Sched/Actual: 1035-1425 // 1055-1418
Durata volo: 2h 23'
Volo pieno ma non pienissimo (15/20 J quando sono salito, circa 75% in Y), per fortuna il posto al mio fianco rimane libero, pur occupato integralmente dalle carte del mio maleducato vicino di posto (un avvocato italiano, a quanto ho potuto tranquillamente leggere sui documenti lasciati in bella vista).
Il pitch non è affatto male, ma la scatoletta dell’IFE è davvero fastidiosa, ruba troppo spazio ai piedi considerando che non siamo su un wb. A voi decidere se i miei pantaloni siano blu o grigi.
Il simpatico safety video di TK, in turco e inglese.
Il satellite della democrazia, di cui anche il mio volo faceva parte. Parte 1
E parte 2
Decolliamo da 35L e seguiamo il profilo dei laghi. A me questa vista non stanca mai
Il network è oggettivamente impressionante. Turkish è la compagnia che serve più nazioni al mondo (ora dichiarano anche di volare sul maggior numero di destinazioni internazionali al mondo).
Visto che tutti parlano benissimo del servizio di bordo, sono curioso e con alte aspettative. Primo problema: la cabina è una sauna. Il servizio inizia tra Venezia e la costa croata e sarà lentissimo. Bevande e pasto vengono serviti contestualmente, mentre il ritiro del vassoio avverrà con molta calma. La scelta è tra pollo o pasta (entrambi pasti caldi); notevole per un volo di due ore e considerando che praticamente nessuno, in Europa, fornisce un servizio simile.
Tutto il catering è a cura di Do&Co. Prendo il pollo, molto asciutto nonostante la salsa, accompagnato da una mini insalata con pomodoro, feta e cetriolo (in alto a sinistra); il dolce è una mousse al caffè, molto pannosa. Panino caldo consegnato a parte, ma contemporaneamente al pasto. Da bere avrei preso volentieri una limonata, ma è finita due file prima di me. Vado di succo di mela.
Ovviamente le uniche (lievi) turbolenze saranno durante il pasto. Rimango con l’airshow 3D per tutto il volo, la qualità e definizione del monitor è davvero ottima.
Istanbul è avvolta dalle nuvole e atterriamo poco dopo un temporale.
Ovunque ci sono aerei con la coda rossa; troppi anche, tanto che il comandante ci comunica che attenderemo una decina di minuti in attesa che si liberi il nostro jetbridge.
Per fortuna, ogni tanto passa anche qualcosa di esotico.
Al finger, un’addetta smista le prosecuzioni internazionali da chi si ferma a Istanbul.
I curiosi cartelli che addobbano i gabinetti di IST.
Mi trovo col mio collega, arrivato pochi minuti prima di me; io avrei avuto una coincidenza più comoda, visto che il secondo volo parte la sera, lui no; ma dato che dobbiamo lavorare insieme ad un paio di documenti, la sosta lunga risulta comoda ad entrambi.
Ci dirigiamo verso l’area lounge – l’ufficio, senza troppo insistere, decide di pagare l’ingresso ad una lounge per poter usufruire del wifi. Dato che le nostre carte aziendali sono HSBC, proviamo nella loro lounge a vedere se abbiamo l’ingresso incluso – negative Sir, premium sì, corporate no. Decidiamo comunque di rimane lì visto che sembra un ambiente tranquillo (lo sarà) e con degli ampi tavoli per tirare fuori portatili e documenti. Prezzo d’ingresso ridicolo (70 Lire turche, circa 16€), e anche io entro nel club delle noccioline gratis!
La selezioni di cibo non è la più esaltante mai vista (negli TR degli altri), ma c’è il gin e la tonica e ci sono le noccioline (versione premium con anche pistacchi, mandorle e nocciole): a me basta così.
Come detto, cibo nulla di ché
Soprattutto, come detto, non c’è molta gente, che è un plus non da poco. Il personale è sempre molto attento e ritira piatti e bicchieri molto frequentemente.
Le sei ore di transito passano in fretta
Ci rechiamo al gate dieci minuti prima dell’apertura – aspetteremo lì ancora più di mezz’ora. Il nostro destriero si fa ammirare dalle vetrate dell’Atatürk.
L’imbarco avviene nuovamente per gruppi, sempre prestampati sulle carte d’imbarco. L’ordine è quasi ammirevole.
Tratta: IST-ALA
Volo: TK 350
Aereo: Boeing 737-8F2
MSN: 42008 LN: 4934
Reg: TC-JVF
Primo volo: 22/05/2014
Consegnato: 02/06/2014
Età: 3.4 anni
Posto: 07A
Sched/Actual: 2100-0525+1 // 2116-0446+1
Durata volo: 4h 30'
Entro, saluto e seguo il gregge dell’economy. Avevo scelto in fase di prenotazione l’8F ma, vedendo che i due posti vicini erano stati nel frattempo occupati, e confidando in un volo vuoto, mi sposto al 7A. Purtroppo, confidando che i 737-800 sono tutti uguali, non controllo la seat map e così mi accorgo che il 7A non ha nessun finestrino, ma una bella paratia. Mi viene già l’ansia.
Il volo è per di più pieno, e le mie compagne di viaggio saranno due matrone kazake con cui, per lo meno, ci si intende a meraviglia nella lingua dei gesti: dopo che una frase in cui afferro solo pa-ruski, e che sortisce un mio niet+sorriso come risposta, inizia la gesticolazione verso il middle seat della prima fila di economy dove stazione la terza comare. Guardo i due potenziali vicini – un ragazzo che poteva essere tanto kazako quanto giapponese, largo il doppio di me, sul corridoio; un signore dai tratti caucasici che sembra appena uscito da qualche carcere turco, è già accasciato sul finestrino.
In questo quadro di variopinta umanità, faccio capire nel medesimo linguaggio gestuale che preferisco spalmarmi contro la paratia piuttosto che spostarmi. Le signore capiscono i miei timori e ci ridono sopra, probabilmente condendo le risate con bestemmie in kazako.
Il pitch è peggiore del 321, o così mi pare; ma non c’è la scatoletta dell’IFE, e questo è invece sicuro.
Viene distribuita una piccola pochette (no, non quella pochette) che contiene tappi, mascherina e calze. Sulla superficie tutti i paesi in cui atterrano i turchi. Sono tanti.
Iniziamo un lungo rullaggio, per me completamente alla cieca; durante il rullaggio la tizia seduta al mio fianco cercherà invano di tirare giù lo schienale, premendo tutti i pulsanti che trova. Sarà una nottata, lo so già.
Dopo un’ora dal decollo, e dopo aver guardato un terzo delle puntate di Big Bang Theory disponibili, servono la cena – la migliore tra quelle provate con TK: kebab di agnello, tzatziki, verdure, riso, mousse di cioccolato (ancora troppo dolce) e finalmente la limonata.
Il dramma è che il vassoio mi rimarrà davanti per un’altra ora e mezza – cioè due ore e mezza dopo il decollo. Intanto, vedo che in business spengono la luce; da noi lasciano invece tutto acceso (tranne una specie di black out di qualche secondo, che mi aveva fatto sperare per il meglio), poi abbassano un po’, poi le spengono quando mancano 40 minuti all’atterraggio e le riaccendono meno di venti minuti prima. Probabilmente un esperimento sulla privazione del sonno richiesto da Erdogan.
Ovviamente non ho chiuso occhio, nonostante tutti i miei tentativi. Devo dire che avere la paratia a fianco non è poi così male, è quasi più comodo che il finestrino. Il recline non è un granché, ovviamente: in linea con tutte le altre compagnie e tutti gli altri sedili che si possono trovare su un narrow-body.
Atterriamo con quaranta minuti di anticipo; lo sbarco è tranquillo e la procedura di immigrazione piuttosto indolore (fino a 30 gg non serve più visto). Al nastro, la valigia sta già girando.
Al baracchino dei taxi ufficiali ne prendiamo uno per la tariffa standard di 3500 tenge (su internet si trova quel prezzo, circa 9€) che ci porta diretti all’hotel in meno di venti minuti. Per metà della nostra tariffa, otteniamo l’early check-in subito (sono le cinque e mezza del mattino!) e mi accascio sul letto praticamente ancora vestito. La mattina verso le 13 mi sveglio e vedo pure la camera – posso constatare che un 4 stelle kazako non è molto differente da un 4 stelle occidentale.
Fine prima parte, la seconda sarà il volo di ritorno perché non ho nulla di OT da mostrare
DaV
Quando sono in posti interessanti, invece, c’è sempre un programma tiratissimo e voli messi alla pene di segugio che impediscono di vedere qualsiasi cosa che non sia l’hotel, l’ufficio/cliente/meeting/centro congressi (barrare a piacere), il ristorante.
Tipo, mettiamo che si decida di fare un audit in Kazakhstan, vuoi scommettere che non ci sarà tempo per nulla? Ecco.
L’organizzazione è fai-da-te, vista l’inutilità della nostra agenzia viaggi. Le alternative per raggiungere il Kazakhstan dall’Italia sono piuttosto limitate – Turkish via Istanbul o Aeroflot via Mosca; nessuna delle due a me particolarmente gradita, ma non è che possa rifiutarmi di andare. Aeroflot ha orari infinitamente migliori (volo in andata diurno, volo di ritorno nel tardo pomeriggio); ma essendo il Kazakhstan in unione doganale con la Federazione Russa, occorre un transit visa. A onor del vero, l’informazione è riportata in maniera contrastante tra sito dell’ambasciata e consolato russo in Italia, sito di Aeroflot e sito dell’aeroporto di Mosca.
Non avendo voglia di rischiare né avendo tempo da perdere, si scarta Aeroflot e si ripiega così su Turkish Airlines, che ha orari peggiori sia in andata (arrivo ad Almaty alle 5 del mattino, che qui sarebbe mezzanotte o giù di lì) che al ritorno (partenza alle 7 o alle 11 del mattino).
Si parte così da Milano alla volta di Malpensa col solito MXPExpress, che vedo sempre più pieno di volta in volta – l’apertura della stazione al T2 è stata una manna.
Insolitamente, per essere un martedì di ottobre, trovo l’aeroporto più pieno del solito. Arrivo ai banchi c-in di TK, questi sì mezzi vuoti, un’ora e mezza prima del volo; non faccio coda avendo già fatto il c-in online, il banco del drop off è vuoto. Informo la signorina che il sistema non mi ha fornito la carta d’imbarco per la prima tratta – no problem, me le ristampa entrambe con la conferma dei posti che avevo scelto online dal pessimo sito di Turkish. Quello nuovo è migliore, va detto, ma viene mostrato a caso, e comunque dà una serie di errori a caso. Immagino lo sviluppatore l’abbiamo preso in prestito da Alitalia.

Ai satelliti extra-Schengen ci sono i soliti ospiti del mattino – Delta, doppio American, Emirates, Thai, doppio Air China, Saudia, e via elencando.

Purtroppo, il sole è basso e faccio solo una pessima foto ricordo al 350 Thai. Il muso del 350 (come quello del 787) continua non convincermi.

Controllo di sicurezza veloce, peccato che ormai occorra più tempo per rimettere gli oggetti elettronici nel bagaglio a mano che a essere controllati.
La zona negozi di Malpensa è davvero bella. Per me inutile, ma bella.

E anche il controllo passaporti è veloce. Noto che al Sat C c’è solo un bagno – spero di essere impedito e non aver trovato io gli altri due o tre che sicuramente saranno da qualche altra parte...
Il bestio di Cathay attende placido i suoi pax.

L’imbarco al gate B50 viene chiamato per gruppi, prestampati sulle carte d’imbarco. L’ordine viene fatto rispettare meticolosamente, in particolare da un addetto al gate particolarmente isterico.


Tratta: MXP-IST
Volo: TK 1874
Aereo: Airbus 321-231
MSN: 6758
Reg: TC-JSY
Primo volo: 22/08/2015
Consegnato: 28/08/2015
Età: 2.2 anni
Posto: 14A
Sched/Actual: 1035-1425 // 1055-1418
Durata volo: 2h 23'
Volo pieno ma non pienissimo (15/20 J quando sono salito, circa 75% in Y), per fortuna il posto al mio fianco rimane libero, pur occupato integralmente dalle carte del mio maleducato vicino di posto (un avvocato italiano, a quanto ho potuto tranquillamente leggere sui documenti lasciati in bella vista).
Il pitch non è affatto male, ma la scatoletta dell’IFE è davvero fastidiosa, ruba troppo spazio ai piedi considerando che non siamo su un wb. A voi decidere se i miei pantaloni siano blu o grigi.

Il simpatico safety video di TK, in turco e inglese.

Il satellite della democrazia, di cui anche il mio volo faceva parte. Parte 1

E parte 2


Decolliamo da 35L e seguiamo il profilo dei laghi. A me questa vista non stanca mai

Il network è oggettivamente impressionante. Turkish è la compagnia che serve più nazioni al mondo (ora dichiarano anche di volare sul maggior numero di destinazioni internazionali al mondo).

Visto che tutti parlano benissimo del servizio di bordo, sono curioso e con alte aspettative. Primo problema: la cabina è una sauna. Il servizio inizia tra Venezia e la costa croata e sarà lentissimo. Bevande e pasto vengono serviti contestualmente, mentre il ritiro del vassoio avverrà con molta calma. La scelta è tra pollo o pasta (entrambi pasti caldi); notevole per un volo di due ore e considerando che praticamente nessuno, in Europa, fornisce un servizio simile.
Tutto il catering è a cura di Do&Co. Prendo il pollo, molto asciutto nonostante la salsa, accompagnato da una mini insalata con pomodoro, feta e cetriolo (in alto a sinistra); il dolce è una mousse al caffè, molto pannosa. Panino caldo consegnato a parte, ma contemporaneamente al pasto. Da bere avrei preso volentieri una limonata, ma è finita due file prima di me. Vado di succo di mela.

Ovviamente le uniche (lievi) turbolenze saranno durante il pasto. Rimango con l’airshow 3D per tutto il volo, la qualità e definizione del monitor è davvero ottima.
Istanbul è avvolta dalle nuvole e atterriamo poco dopo un temporale.

Ovunque ci sono aerei con la coda rossa; troppi anche, tanto che il comandante ci comunica che attenderemo una decina di minuti in attesa che si liberi il nostro jetbridge.

Per fortuna, ogni tanto passa anche qualcosa di esotico.

Al finger, un’addetta smista le prosecuzioni internazionali da chi si ferma a Istanbul.
I curiosi cartelli che addobbano i gabinetti di IST.

Mi trovo col mio collega, arrivato pochi minuti prima di me; io avrei avuto una coincidenza più comoda, visto che il secondo volo parte la sera, lui no; ma dato che dobbiamo lavorare insieme ad un paio di documenti, la sosta lunga risulta comoda ad entrambi.
Ci dirigiamo verso l’area lounge – l’ufficio, senza troppo insistere, decide di pagare l’ingresso ad una lounge per poter usufruire del wifi. Dato che le nostre carte aziendali sono HSBC, proviamo nella loro lounge a vedere se abbiamo l’ingresso incluso – negative Sir, premium sì, corporate no. Decidiamo comunque di rimane lì visto che sembra un ambiente tranquillo (lo sarà) e con degli ampi tavoli per tirare fuori portatili e documenti. Prezzo d’ingresso ridicolo (70 Lire turche, circa 16€), e anche io entro nel club delle noccioline gratis!

La selezioni di cibo non è la più esaltante mai vista (negli TR degli altri), ma c’è il gin e la tonica e ci sono le noccioline (versione premium con anche pistacchi, mandorle e nocciole): a me basta così.

Come detto, cibo nulla di ché

Soprattutto, come detto, non c’è molta gente, che è un plus non da poco. Il personale è sempre molto attento e ritira piatti e bicchieri molto frequentemente.

Le sei ore di transito passano in fretta

Ci rechiamo al gate dieci minuti prima dell’apertura – aspetteremo lì ancora più di mezz’ora. Il nostro destriero si fa ammirare dalle vetrate dell’Atatürk.

L’imbarco avviene nuovamente per gruppi, sempre prestampati sulle carte d’imbarco. L’ordine è quasi ammirevole.

Tratta: IST-ALA
Volo: TK 350
Aereo: Boeing 737-8F2
MSN: 42008 LN: 4934
Reg: TC-JVF
Primo volo: 22/05/2014
Consegnato: 02/06/2014
Età: 3.4 anni
Posto: 07A
Sched/Actual: 2100-0525+1 // 2116-0446+1
Durata volo: 4h 30'
Entro, saluto e seguo il gregge dell’economy. Avevo scelto in fase di prenotazione l’8F ma, vedendo che i due posti vicini erano stati nel frattempo occupati, e confidando in un volo vuoto, mi sposto al 7A. Purtroppo, confidando che i 737-800 sono tutti uguali, non controllo la seat map e così mi accorgo che il 7A non ha nessun finestrino, ma una bella paratia. Mi viene già l’ansia.

Il volo è per di più pieno, e le mie compagne di viaggio saranno due matrone kazake con cui, per lo meno, ci si intende a meraviglia nella lingua dei gesti: dopo che una frase in cui afferro solo pa-ruski, e che sortisce un mio niet+sorriso come risposta, inizia la gesticolazione verso il middle seat della prima fila di economy dove stazione la terza comare. Guardo i due potenziali vicini – un ragazzo che poteva essere tanto kazako quanto giapponese, largo il doppio di me, sul corridoio; un signore dai tratti caucasici che sembra appena uscito da qualche carcere turco, è già accasciato sul finestrino.
In questo quadro di variopinta umanità, faccio capire nel medesimo linguaggio gestuale che preferisco spalmarmi contro la paratia piuttosto che spostarmi. Le signore capiscono i miei timori e ci ridono sopra, probabilmente condendo le risate con bestemmie in kazako.
Il pitch è peggiore del 321, o così mi pare; ma non c’è la scatoletta dell’IFE, e questo è invece sicuro.

Viene distribuita una piccola pochette (no, non quella pochette) che contiene tappi, mascherina e calze. Sulla superficie tutti i paesi in cui atterrano i turchi. Sono tanti.

Iniziamo un lungo rullaggio, per me completamente alla cieca; durante il rullaggio la tizia seduta al mio fianco cercherà invano di tirare giù lo schienale, premendo tutti i pulsanti che trova. Sarà una nottata, lo so già.
Dopo un’ora dal decollo, e dopo aver guardato un terzo delle puntate di Big Bang Theory disponibili, servono la cena – la migliore tra quelle provate con TK: kebab di agnello, tzatziki, verdure, riso, mousse di cioccolato (ancora troppo dolce) e finalmente la limonata.

Il dramma è che il vassoio mi rimarrà davanti per un’altra ora e mezza – cioè due ore e mezza dopo il decollo. Intanto, vedo che in business spengono la luce; da noi lasciano invece tutto acceso (tranne una specie di black out di qualche secondo, che mi aveva fatto sperare per il meglio), poi abbassano un po’, poi le spengono quando mancano 40 minuti all’atterraggio e le riaccendono meno di venti minuti prima. Probabilmente un esperimento sulla privazione del sonno richiesto da Erdogan.
Ovviamente non ho chiuso occhio, nonostante tutti i miei tentativi. Devo dire che avere la paratia a fianco non è poi così male, è quasi più comodo che il finestrino. Il recline non è un granché, ovviamente: in linea con tutte le altre compagnie e tutti gli altri sedili che si possono trovare su un narrow-body.
Atterriamo con quaranta minuti di anticipo; lo sbarco è tranquillo e la procedura di immigrazione piuttosto indolore (fino a 30 gg non serve più visto). Al nastro, la valigia sta già girando.
Al baracchino dei taxi ufficiali ne prendiamo uno per la tariffa standard di 3500 tenge (su internet si trova quel prezzo, circa 9€) che ci porta diretti all’hotel in meno di venti minuti. Per metà della nostra tariffa, otteniamo l’early check-in subito (sono le cinque e mezza del mattino!) e mi accascio sul letto praticamente ancora vestito. La mattina verso le 13 mi sveglio e vedo pure la camera – posso constatare che un 4 stelle kazako non è molto differente da un 4 stelle occidentale.


Fine prima parte, la seconda sarà il volo di ritorno perché non ho nulla di OT da mostrare
DaV