Il buco nero di Mistral Air, la compagnia di Poste Spa che doveva fare sinergie con Alitalia
Se in Italia dici “compagnia aerea in crisi”, il contribuente medio pensa subito ad Alitalia. In realtà, il concittadino non sa che da anni con le sue tasse sostiene anche un altro vettore dai bilanci perennemente in rosso: la Mistral Air, di proprietà di Poste Spa.
Questa compagnia, che molti non hanno mai neanche sentito nominare (o che pochi conoscono solo perchéfondata dall’attore Bud Spencer, il quale l’aveva poi regalata agli olandesi della Tnt che a loro volta la rivendettero a Poste), è già costata agli italiani una quarantina abbondante di milioni. E ancora se ne dovranno versare, visti gli ultimi risultati economici.
Basta una lettura veloce della “Relazione Poste italiane s.p.a.” della Corte dei Conti del 27 dicembre 2017 per comprendere la situazione: se nel 2014 le perdite si erano attestate a 2,4 milioni e nel 2015 c’era stato un lievissimo miglioramento con 432 mila euro di utile, nel 2016 è tornato il segno meno: «L’esercizio 2016 chiude con una perdita di 2,8 milioni», scrivono i giudici. Ma non basta: «si osserva una ulteriore flessione dei ricavi infragruppo (-16,8%), rivenienti dalle attività svolte in favore della capogruppo Poste italiane s.p.a. in conseguenza della razionalizzazione di talune tratte postali. Subisce un pesante calo del fatturato riveniente dall’attività charter, che totalizza 55,3 milioni, a fronte degli 80,4 milioni dell’esercizio precedente (-31,3%)».
E nel 2017 è andata ancora peggio, solo nei primi sei mesi il rosso ha toccato quota 5,4 milioni! Dati negativi che si aggiungono a quelli pessimi registrati negli anni precedenti: il2010 si era chiuso con un margine negativo di 1,5 milioni e un patrimonio netto positivo di 1,6 milioni, ma solo grazie ai 5 milioni di riserve utilizzati da Poste; nel 2011 la perditaera stata di 2,1 milioni con i costi saliti a 112,70 milioni (+ 31%). A tagliarle le gambe, le spese per la manutenzione di velivoli in affitto ormai fuori produzione (+ 21%) e i contratti di leasing degli aeromobili (+ 45%). L’anno orribile è il 2012, con ricavi scesi dai 110,41 milioni dell’anno prima a 108,9 e perdite schizzate a 8,2 milioni, alle quali si aggiungono 40 milioni di debiti. Tutti buchi che ogni anno Poste ripiana. E così si arriva all’ultimo bilancio.
Le cause di numeri tanto negativi sono spiegate dalle stesse Poste:
«L’andamento di Mistral Air s.r.l. risente di un sensibile calo produttivo, come attestato dalla flessione dei ricavi da mercato e riconducibile, secondo un trend in atto da più gestioni, alla diminuzione delle spedizioni postali, alla crisi di parte del settore turistico e alla cessazione, in taluni casi anticipata, degli accordi contrattuali detenuti con Alitalia nell’ultimo biennio».
Un risultato negativo dovuto sicuramente a congiunture internazionali, come il terrorismo che ha fatto crollare il turismo in Nord Africa, destinazione principe di Mistral, e al web che ha radicalmente cambiato il mondo del turismo, anche di quello religioso, che Mistral serviva con i collegamenti con Lourdes, Fatima, Santiago de Compostela, Terra Santa e Medjougorje, grazie a un accordo del 2007 con l’Opera Romana Pellegrinaggi.
Ma soprattutto hanno giocato un ruolo anche le incapacità manageriali: dalla scelta nel 2002 di Poste (allora sotto il dominio di Corrado Passera) di acquistare la compagnia perché si prevedeva il boom del trasporto di pacchi via aerea (un abbaglio, tanto che oggi il servizio è subappaltato alla slovacca Go2sky e alla Bulgarian Air Charter), allagestione poco oculata dei conti, con costi astronomici per il personale e leasing degli aerei anti-concorrenziali, finendo con scelte poco illuminate dei partner industriali.
Basta leggere cosa scrive il rapporto a proposito dell’alleanza con Travel Fly:
«Il Cda della Mistral ha deliberato, nell’aprile 2016, un’azione di responsabilità nei confronti dell’ex AD della predetta società (Riccardo Sciolti, ndr) in relazione alla condotta tenuta dallo stesso, nel periodo tra il 2011 e il 2013, nella gestione relativa a contratti di noleggio di aeromobili con la società “Travel Fly”. Anche per effetto della condotta dell’ex AD, la Mistral ha accumulato una perdita di circa 12,7 milioni, corrispondente al credito vantato nei confronti della Travel Fly. Il recupero di tale credito appare remoto data l’incapienza della società debitrice, dichiarata fallita».
Morale, anche quei soldi ce li metterà Poste.
Un fallimento si è poi dimostrata anche la tanto sbandierata “sinergia” tra Mistral e Alitalia, motivazione utilizzata ai tempi del secondo salvataggio della ex compagnia di bandiera, per giustificare i 70 milioni versati da Poste nel vettore prossimo a passare agli arabi. A quanti allora facevano notare che Poste Spa si dovesse occupare di pacchi e bollettini e non di aerei, il governo Renzi rispondeva che Poste era già un player della navigazione aerea, proprio grazie a Mistral Air (“Le sinergie industriali tra Alitalia e Poste, anche attraverso la compagnia aerea controllata Mistral Air, includono i settori del trasporto passeggeri e cargo – in coerenza con la strategia di sviluppo dell’e-commerce -, della fidelizzazione clienti nonché la condivisione delle infrastrutture logistiche, informatiche e di controllo. La cooperazione, anche azionaria, tra settori dei servizi postali, di logistica ed aerei trova numerosi precedenti europei ed internazionali, ad esempio in Francia e Germania“, scriveva allora il governo Renzi).
Visti i bilanci, a settembre scorso Mistral ha avviato una pesante ristrutturazione, che ha comportato il taglio del numero degli aeromobili scesi a otto velivoli, un Boeing 737 e sette Atr 72 (tutti in leasing, tranne due); il licenziamento di 13 tra comandanti e piloti; la cassaintegrazione a zero ore per altri sei; l’abbandono delle basi di Roma e Napoli; la firma di un contratto depotenziato per i lavoratori superstiti (erano un centinaio nel 2013). Tutte misure che il sindacato dei piloti Anp ha confermato a Business Insider Italia di voler impugnare a breve. Nel 2016 il vettore ha trasportato 374.094 passeggeri (44.517 quelli italiani), il 5,6% in meno del 2015.
Alla luce di tutto ciò, si fa fatica a comprendere perché Poste non abbia ancora ceduto la compagnia, nonostante si sia dimostrata un perpetuo buco nero. Così come appare incomprensibile la scelta di rilanciarla, come dichiarato sempre a settembre 2017 dal nuovo AD, l’ing. Rosario Fava, con un piano che mira a «portare al pareggio di bilancio la società dopo 10 anni di rosso».
Le tappe del piano passano per l’abbandono delle destinazioni europee a favore di collegamenti di massimo un’ora tra città medie italiane (la linea aerea ha vinto a febbraio 2017 il bando di promozione e comunicazione del brand Abruzzo da 400 mila euro l’anno per cinque anni, inaugurando collegamenti bisettimanali stagionali da Pescara con Palermo, Catania, Cagliari e Olbia); per i voli tra l‘Italia e l’Albania (un Pescara-Tirana costa oggi 63 euro); per quelli tra Palermo e Catania con le isole minori (sempre a inizio 2017, si è aggiudicata anche la gara per i collegamenti di continuità territoriale da Pantelleria e Lampedusa per Trapani e Palermo).
Infine, si sono già registrati i primi problemi, come testimonia la missiva inviata a dicembre 2017 dal circolo Pd di Lampedusa al ministro dei Trasporti Graziano Delrio, nella quale si chiedeva «una verifica delle condizioni di sicurezza degli aeromobili della compagnia Mistral Air». La lettera elenca numerosi casi di “inconvenienti tecnici” collezionati in pochi mesi dai velivoli Mistral. L’ultimo risalirebbe all’8 dicembre 2017, quando il volo Pantelleria–Palermo è stato costretto a fare ritorno sull’isola perché il carrello dell’aereo non era rientrato nella carlinga. Solo una settimana prima, invece, il Palermo–Pantelleria era rientrato a Palermo per un malfunzionamento dell’aeromobile. Non certo un buon viatico per un rilancio.
https://it.businessinsider.com/il-buco-nero-dei-conti-mistral-air-la-compagnia-di-poste-spa/
Se in Italia dici “compagnia aerea in crisi”, il contribuente medio pensa subito ad Alitalia. In realtà, il concittadino non sa che da anni con le sue tasse sostiene anche un altro vettore dai bilanci perennemente in rosso: la Mistral Air, di proprietà di Poste Spa.
Questa compagnia, che molti non hanno mai neanche sentito nominare (o che pochi conoscono solo perchéfondata dall’attore Bud Spencer, il quale l’aveva poi regalata agli olandesi della Tnt che a loro volta la rivendettero a Poste), è già costata agli italiani una quarantina abbondante di milioni. E ancora se ne dovranno versare, visti gli ultimi risultati economici.
E nel 2017 è andata ancora peggio, solo nei primi sei mesi il rosso ha toccato quota 5,4 milioni! Dati negativi che si aggiungono a quelli pessimi registrati negli anni precedenti: il2010 si era chiuso con un margine negativo di 1,5 milioni e un patrimonio netto positivo di 1,6 milioni, ma solo grazie ai 5 milioni di riserve utilizzati da Poste; nel 2011 la perditaera stata di 2,1 milioni con i costi saliti a 112,70 milioni (+ 31%). A tagliarle le gambe, le spese per la manutenzione di velivoli in affitto ormai fuori produzione (+ 21%) e i contratti di leasing degli aeromobili (+ 45%). L’anno orribile è il 2012, con ricavi scesi dai 110,41 milioni dell’anno prima a 108,9 e perdite schizzate a 8,2 milioni, alle quali si aggiungono 40 milioni di debiti. Tutti buchi che ogni anno Poste ripiana. E così si arriva all’ultimo bilancio.
Le cause di numeri tanto negativi sono spiegate dalle stesse Poste:
«L’andamento di Mistral Air s.r.l. risente di un sensibile calo produttivo, come attestato dalla flessione dei ricavi da mercato e riconducibile, secondo un trend in atto da più gestioni, alla diminuzione delle spedizioni postali, alla crisi di parte del settore turistico e alla cessazione, in taluni casi anticipata, degli accordi contrattuali detenuti con Alitalia nell’ultimo biennio».
Un risultato negativo dovuto sicuramente a congiunture internazionali, come il terrorismo che ha fatto crollare il turismo in Nord Africa, destinazione principe di Mistral, e al web che ha radicalmente cambiato il mondo del turismo, anche di quello religioso, che Mistral serviva con i collegamenti con Lourdes, Fatima, Santiago de Compostela, Terra Santa e Medjougorje, grazie a un accordo del 2007 con l’Opera Romana Pellegrinaggi.
Ma soprattutto hanno giocato un ruolo anche le incapacità manageriali: dalla scelta nel 2002 di Poste (allora sotto il dominio di Corrado Passera) di acquistare la compagnia perché si prevedeva il boom del trasporto di pacchi via aerea (un abbaglio, tanto che oggi il servizio è subappaltato alla slovacca Go2sky e alla Bulgarian Air Charter), allagestione poco oculata dei conti, con costi astronomici per il personale e leasing degli aerei anti-concorrenziali, finendo con scelte poco illuminate dei partner industriali.
Basta leggere cosa scrive il rapporto a proposito dell’alleanza con Travel Fly:
«Il Cda della Mistral ha deliberato, nell’aprile 2016, un’azione di responsabilità nei confronti dell’ex AD della predetta società (Riccardo Sciolti, ndr) in relazione alla condotta tenuta dallo stesso, nel periodo tra il 2011 e il 2013, nella gestione relativa a contratti di noleggio di aeromobili con la società “Travel Fly”. Anche per effetto della condotta dell’ex AD, la Mistral ha accumulato una perdita di circa 12,7 milioni, corrispondente al credito vantato nei confronti della Travel Fly. Il recupero di tale credito appare remoto data l’incapienza della società debitrice, dichiarata fallita».
Morale, anche quei soldi ce li metterà Poste.
Un fallimento si è poi dimostrata anche la tanto sbandierata “sinergia” tra Mistral e Alitalia, motivazione utilizzata ai tempi del secondo salvataggio della ex compagnia di bandiera, per giustificare i 70 milioni versati da Poste nel vettore prossimo a passare agli arabi. A quanti allora facevano notare che Poste Spa si dovesse occupare di pacchi e bollettini e non di aerei, il governo Renzi rispondeva che Poste era già un player della navigazione aerea, proprio grazie a Mistral Air (“Le sinergie industriali tra Alitalia e Poste, anche attraverso la compagnia aerea controllata Mistral Air, includono i settori del trasporto passeggeri e cargo – in coerenza con la strategia di sviluppo dell’e-commerce -, della fidelizzazione clienti nonché la condivisione delle infrastrutture logistiche, informatiche e di controllo. La cooperazione, anche azionaria, tra settori dei servizi postali, di logistica ed aerei trova numerosi precedenti europei ed internazionali, ad esempio in Francia e Germania“, scriveva allora il governo Renzi).
Visti i bilanci, a settembre scorso Mistral ha avviato una pesante ristrutturazione, che ha comportato il taglio del numero degli aeromobili scesi a otto velivoli, un Boeing 737 e sette Atr 72 (tutti in leasing, tranne due); il licenziamento di 13 tra comandanti e piloti; la cassaintegrazione a zero ore per altri sei; l’abbandono delle basi di Roma e Napoli; la firma di un contratto depotenziato per i lavoratori superstiti (erano un centinaio nel 2013). Tutte misure che il sindacato dei piloti Anp ha confermato a Business Insider Italia di voler impugnare a breve. Nel 2016 il vettore ha trasportato 374.094 passeggeri (44.517 quelli italiani), il 5,6% in meno del 2015.
Alla luce di tutto ciò, si fa fatica a comprendere perché Poste non abbia ancora ceduto la compagnia, nonostante si sia dimostrata un perpetuo buco nero. Così come appare incomprensibile la scelta di rilanciarla, come dichiarato sempre a settembre 2017 dal nuovo AD, l’ing. Rosario Fava, con un piano che mira a «portare al pareggio di bilancio la società dopo 10 anni di rosso».
Le tappe del piano passano per l’abbandono delle destinazioni europee a favore di collegamenti di massimo un’ora tra città medie italiane (la linea aerea ha vinto a febbraio 2017 il bando di promozione e comunicazione del brand Abruzzo da 400 mila euro l’anno per cinque anni, inaugurando collegamenti bisettimanali stagionali da Pescara con Palermo, Catania, Cagliari e Olbia); per i voli tra l‘Italia e l’Albania (un Pescara-Tirana costa oggi 63 euro); per quelli tra Palermo e Catania con le isole minori (sempre a inizio 2017, si è aggiudicata anche la gara per i collegamenti di continuità territoriale da Pantelleria e Lampedusa per Trapani e Palermo).
Infine, si sono già registrati i primi problemi, come testimonia la missiva inviata a dicembre 2017 dal circolo Pd di Lampedusa al ministro dei Trasporti Graziano Delrio, nella quale si chiedeva «una verifica delle condizioni di sicurezza degli aeromobili della compagnia Mistral Air». La lettera elenca numerosi casi di “inconvenienti tecnici” collezionati in pochi mesi dai velivoli Mistral. L’ultimo risalirebbe all’8 dicembre 2017, quando il volo Pantelleria–Palermo è stato costretto a fare ritorno sull’isola perché il carrello dell’aereo non era rientrato nella carlinga. Solo una settimana prima, invece, il Palermo–Pantelleria era rientrato a Palermo per un malfunzionamento dell’aeromobile. Non certo un buon viatico per un rilancio.
https://it.businessinsider.com/il-buco-nero-dei-conti-mistral-air-la-compagnia-di-poste-spa/