- 3 Luglio 2008
- 479
- 27
[TR] Giappone REDO- 13 giorni e tutti i voli che ci possono stare- terza parte
È inutile. A star fermo non ci riesco. Star lontano dal Giappone mi è impossibile. Fare a meno degli aeroplani, nemmeno a pensarci. Questo il mix esplosivo che ha spinto le mie mani a comprare biglietti a man bassa in quella settimana di gennaio. No, non mi sono tenuto, tanto che ho pure ricevuto una telefonata da Mastercard. ‘Senta, abbiamo ricevuto quattro addebiti quasi simultanei da parte di All Nippon Airways, volevamo assicurarci che fosse tutto a posto....’ Apposto, direbbero i giovani.
E alla fine arriva quel benedetto lunedì di Pasqua, data che segna l’inizio di una sequela di voli e aeroporti. Starò per aria, in tutti i sensi, quasi senza sosta. 13 giorni, 22 voli, qualche sorpresa che arricchirà un itinerario parecchio articolato. MXP(PEK)PVGNRTTPETSAMZGTSATTTTSATPENRTCTSSDJITMFUKFUJFUKNGOKIXICNKIXHNDNGONRTPEKMXP. Si volerà con CA, BR, FE, B7, AE, CI, IJ molto NH, FW, OC, 7G, OZ, KE e JL. Sarà un TR a puntate. Tante, troppe forse, foto. E' tutto scritto e documentato e serve solo un po' di tempo e della vostra pazienza per arrivare alla fine, ma sono sicuro vi piacerà.
GIORNO 1 LA GITA FUORI PORTA
Starting point, Malpensa, la tanto odiata, per raggiungere il volo CA968 che mi porterà al tanto odiato NRT via PVG. Sugli aeroporti andiamo male, sulla compagnia non mi esprimo, sull'aereo tanto amore. Un fiammante A350 è già in brughiera.
Parto leggero, ci sarà da correre. E no, non sono tipo che da a vedere di aver viaggiato un po’...
Quest'anno, complice il ponte a doppia campata, in migliaia si son dati appuntamento a Malpensa per la classica gita fuori porta. I banchi Air China, già a tre ore dalla partenza, sono assediati. Le due file dei voli per Shanghai e Pechino si mischiano a formare una massa impenetrabile di umani. Santa Frequent Flyer mi fa saltare tutto e me la sbrigo in 20 minuti. Capto con un orecchio che il nostro A350 è ai remoti e ci imbarcheranno con il Cobus. L’adddetta del check-in mi confessa che SEA lo fa apposta per abituarci al picco di quest’estate, quando LIN sarà chiuso e non ci sarà posto per tutti ai finger. Mah... Più ardua è la situazione ai controlli dove una lunga tenia umana varca lentamente gli sfinteri (pochi) aperti. Fuori, la solita scena, a cui per oggi hanno tolto gli Air China.
L’area B lato partenze è desolante, l'appeal è quello che è.
Fortuna che l'attesa dura poco. Imbarchiamo un’ora esatta dalla partenza. Esco per primo dal bus, ma perdo il vantaggio competitivo impegnato a domare una bizza improvvisa del trolley che non ne vuole sapere di star sulle ruote. Fuori, riesco a vedermi riflesso nella carlinga, tanto è lustra.
Ovviamente, anche dentro è tutto nuovo nuovo. A dire il vero però, nulla di stratosferico. Il pitch è accettabile, anche se l’odiato reggipiedi toglie un po’ di spazio
Qui ai remoti è tutto pronto...
Stacchiamo puntualissimi e puntiamo dritti verso est, spargendo un po’ di scie chimiche sui picnic fuoriporta. Sbuchiamo quasi subito e si sa, lassù il cielo è sempre più blu-uuu.
Poco dopo Bratislava servono il pranzo. Quando lo vedo, devo ripetere nella testa che ho pagato veramente poco. Giusto per convincere lo stomaco a stare calmo. Posateria di plastica, liquidi al minimo, pane e burro inerti da riempimento. Di questi, chiedo immediatamente una seconda porzione, concessa e servita ficcata dentro ad un bicchiere.
Sorprendentemente il caldo è davvero notevole. Se paragonato alla mensa comunale, ovvio. Ma ribadisco, molto più che un riempivisceri. Purtroppo non capisco che per i liquami caldi fanno parte del carrello del pranzo, e l’attesa di un secondo cart con il caffè mi lascerà con la tazzina vuota in mano. Poco male, la userò per somministrarmi la dose di soporiferi e poi magicamente sparirà, inghiottita da quel buco nero che è il collezionismo di oggettistica d’alta quota.
Gioco un po’ con l’ife, in attesa del tramonto. Mi entusiasmano sempre le mappe in cui puoi ingrandire l’aereo fino quasi ad entrarci dentro per vederti seduto a farti ciao ciao con la manina. No, questa è la grandezza massima, dopo di che semplicemente si dissolve. E sì, dovrei smetterla con le sostanze psicotrope.
Fuori, pomeriggio. Dentro una sequela di transizioni colorate surreali (verde, arancio, rosso cardinale, lilla, per poi stabilirsi sul violetto) ci dice che nel pollaio si impone la notte. Un minuto dopo passano le aavv ad abbassare gli oscuranti. Io ho ancora voglia di caffè. Provo a guardare un film (Mary Poppins returns) ma sono troppo distratto e mollo a un terzo. Devo dire tra l'altro che la scelta di titoli è scarsina. E purtroppo tra le serie non trovo TBBT. Un vero peccato. Avrei rivisto volentieri per la 427ma volta le puntate delle vecchie stagioni che circolano in giro (perfino KW le ha in ‘programmazione’). Spengo tutto e senza accorgermi mi addormento. Sogno termiti che mi mangiano le gambe, e in effetti mi sveglio senza i due arti inferiori che riprendono a fatica forma e volume solo dopo averi presi a pugni. Non voglio cadere in situazioni equivoche confessando di indossare delle orrende calze antitrombo da 150 denari (più o meno anche la cifra che le ho pagate). Dovessi capitare in situazioni spiacevoli, penso che raccoglierei le ultime forze per togliermele. Solo dopo, farei cenno di venite agli eventuali soccorritori. Fuori tramonta tutto. O meglio, passiamo nel regno di Narnia. Luci glaciali e una sinistra fascia scura che sovrasta l’orizzonte. Poi in un attimo, buio.
Non ho più sonno e decido di sollevare ulteriori sospetti sul sottoscritto, già guardato di sbieco dagli altri passeggeri per la oggettiva sovradotazione audio video e cablaggi connessi, leggendo qualche capitolo di questo...
Nulla, come quella volta che una hostess mi beccò leggere ‘The looming tower, Al Qaeda and the road to 9-11’ su un volo MH Londra KUL. Finì con un gentile invito a sedermi in first per l’atterraggio (in sorveglianza stretta), e foto allo sbarco con tutto l’equipaggio. Foto che sarà ancora in qualche questura di Kuala Lumpur. Ma forse è solo paranoia. La mia e quella degli altri.
Finisce che finisco di vedere Mary Poppins. Penso già alla colazione che mi farò a Shanghai, quando, puff!, le luci si fanno crema, arrivano i carrelli e annunciano il secondo servizio. Una cena fuori sincrono. Mi sarei aspettato una colazione leggera-atterreremo alle 5.30 am- e invece arrivano i piatti rinforzati. Pollo e manzo in salsa.
Tempo di fare qualche scatto notturno, purtroppo con scarsi esiti. Mi son sempre chiesto come si possano fare quelle foto con le stelle. Ci ho provato mettendomi in testa la coperta per cercare di oscurare al massimo le luci interne, ma nulla. L’unico esito ottenuto sono state alcune facce dei miei vicini passeggeri. Quelle sì, da fotografare per le facce divertite o sorprese o, ancora, sospettose. Poco dopo comincia ad albeggiare
E qui arriva l’orrenda sorpresa. Ci comunicano che PVG è chiuso per avverse condizioni meteo e che ci dirottano a PEK. Comunicazione peraltro priva di rassicurazioni tipo ‘il nostro personale e sta coordinando eventuali riprotezoni per i passeggeri in transito’ o simili. Nulla, prendetene semplicemente atto. Quasi metà dei pax ha connessioni a PVG e siamo in parecchi a proseguire per NRT o KIX.
Scendiamo verso PEK, affondando nella tipica ‘nebbia’ della capitale
Atterriamo e ci parcheggiano ai remoti, dicendo che rimarremo a terra in attesa di un miglioramento delle condizioni meteo a PVG. Dopo un’ora ci viene detto che c’è stato un ulteriore peggioramento e che siamo costretti ad attendere ancora. Passa un’altra ora e nulla. Intanto flighrtradar mostra un quadro completamente diverso. A PVG il traffico è del tutto regolare. L'AF da Parigi arriva addirittura in anticipo. A bordo, nonostante la totale assenza i comunicazione sulle connessioni ormai perse, niente risse e chi non è preoccupato, se la dorme della grossa. Un'unica, surreale richiesta si leva da un signore con moglie al seguito il quale propone di chiedere all'equipaggio di far rotta direttamente su Narita. Io invece faccio un tentativo, chiedendo di parlare con la capocabina e qui la sorpresa. Praticamente non parla inglese e, con l’aiuto della collega italiana, mi fa capire che si stanno mettendo in contatto con lo staff di PVG, ma senza successo. Andiamo bene! Dopo poco però, tutto si anima e finalmente ci si muove. Totale, quasi tre ore a terra e coincidenze di fatto perse. Intanto, nelle re rimaste a terra, il radar mostrava un carosello regolare di arrivi e partenze a PVG. Materiale che userò per farcire un sostanzioso reclamo.
Decolliamo riemergendo dallo smog
Per ritrovare il cielo sempre più blu...
Il volo dura poco più di un’ora. Ci servono uno snack ma di informazioni sui nostri destini, buio completo. Atterriamo e allo sbarco ci viene detto che all’uscita il personale di terra è già all’uscita per darci informazioni. E qui inizia quello che un mio collega chiama 'the shit show'. Nessuno ad accoglierci. Noi delle connessioni iniziamo a correre come pecore impazzite chiedendo ai poco collaborativi addetti, nessuno dei quali di Air China. Arriviamo all’immigration dove ci viene detto che
- dobbiamo fare il visto
- parlare con qualcuno di Air China
- metterci in fila insieme al resto per l’immigration
- no, dovete andare da un’altra parte
- prendete le impronte digitali alle macchinette
- scusate, ma voi chi siete?
E varie amenità del genere. Dopo un’oretta di rimbalzi, finalmente arriva ai remoti dell’immigration la famosa tizia di Air China che, scortata da due agenti, fa l’appello dei pax e delle relative riprotezioni. Quelli per Narita vengono quasi tutti ricollocati sul volo delle 17.15. Poteva andare peggio, il tanto temuto peggio che avrebbe compromesso quasi in toto il mio giro.
Dopo quasi due ore di cinema, controlli scrupolosissimi, timbri e contro sigilli, siamo di nuovo lato aria. Faccio attenzione a non inciampare nelle mie occhiaie e mi avvio alla food court al primo piano, da dove si gode di un panorama notevole. Qui un 380 di SQ appena arrivato. Visto da qui fa davvero impressione.
A girare per i gate ci si fa solo del male. Troppe compagnie e aerei da aggiungere alla mia wishlist, tipo questo.
Star Alliance jam
C’è qualcosa che mi ricorda MAD
Finalmente imbarchiamo. Un fiammante 738 ci porterà a NRT. Per questa macchina vale il detto, fuori museo, dentro liceo. Brutto e sporco fuori, gradevole e pulito dentro.
Mi addormento di sasso, tanto che al decollo mi sveglio di soprassalto pensando a un terremoto. Spengo la gopro e mi riaddormento.
Mi sveglio che servono la cena. Fuori si balla parecchio (cazz.. dico, anche dentro) e il giorno ci abbandona.
[/url]
Ecco il rancio
Nulla, mi riaddormento e mi sveglio che stiamo ormai scendendo. L’interno è davvero gradevole
Atterriamo duri in perfetto orario. E dopo un interminabile taxi, raggiungiamo il terminal deserto. L’immigration è ultra rapida e il bagaglio è già al nastro. Quasi commosso mi dico che mi sento a casa. Fortuna che ho prenotato un hotel attaccato a NRT, quindi doccia, denti e mi addormento dicendomi che non ne voglio sapere più di aerei.
GIORNO 2 DATEMI UNA ZAVORRA.
Ma dura poco. Oggi si va a Taipei, tappa di avvicinamento per un elaborato itinerario che mi vedrà domani a bordo di un mito assoluto (oltre ad un altro paio di chicche). Sveglia comoda e filo dritto al terminal. Foto ritratto del mio castello ritratto con una coda di Hanami
Con un filo di apprensione, lo ammetto, lascio il cargo al deposito automatico, poi vado alle partenze.
Sì vi ho nascosto che ho portato una valigia vuota che userò come deposito statico da riempire ad ogni rientro su Tokyo. Devo viaggiare ultra light e so che mi riempirò all'inverosimile. Di Narita ricorderò sempre le infinite scale mobili che collegano i vari livelli. Se arrivi con il NEX, Te ne toccano addirittura sei se non ricordo male. Il T1 se lo dividono Skyteam (north wing) e Star Alliance (south wing). Ora che sono SA, rotolo verso sud. Il check-in lo faccio ai self e faccio il pazzesco stampandomi pure la bag tag. Poi ci ripenso e mi tengo il trolley a mano. Individuo la terrazza, che regala sempre, ma a quest’ora trovo solo i gemelli AZ per Roma e Milano.
Iniza pure a piovere e fuori nulla si muove. Ad Haneda decisamente più traffico! Qualcosa arriva comunque, gran parte cargo. Fa freddo e le foto vengono orrende. Meglio rientrare in acquario. All'ingresso, un wall of fame ritrae tutti ma proprio tutti gli aerei che volano sullo scalo. E questo da la dimensione di quanta attenzione i giapponesi dedichino agli appassionati di aeroplani
Appena dentro, al piano della terrazza, c’è un minuscolo negozietto di aerei, negozio che scopro essere uno shop del museo che andrò a visitare al rientro.
Il terminal offre poco di interessante, uso il tempo che ho in abbondanza per avviarmi ai gate. Faccio appena in tempo a ritrarre il mio ancora pulito in attracco al 38.
Dall’altro lato qualcosa si muove. Un’ambulanza per Vienna...
Al gate 38 tutto è pronto. Passo tra i primi ma vengo bloccato all’istante in quanto il mio bagaglio per il quale ho stampato l’etichetta non risulta in stiva. Qualche domanda, qualche sguardo in tralice di quelli che dicono ‘questo non è a posto...’ e vengo rilasciato. Sono tra i primi e faccio un po' di foto dal tubo.
Amo, AMO le livree con il numero in bella vista. Mi chiedo come mai nessuno lo faccia chessò, sul 350, o ancora sul 380. Niente, 787 è un’icona. Anche se per le cinesi averlo chiamato 888 sarebbe sto il massimo. Altre pre boarding
Gli interni Recaro sono la copia esatta di quelli già visti su Kuwait (B777) e Air China (A350).
[/url]IMG_0577 by Paolo, on Flickr
La rivista di bordo è una celebrazione del 787, a cu viene dedicato un ampio servizio
Combo IFE e safety card
Ecco, il pitch è decisamente meglio, sicuramente di quello di CA
Taxi lungo, siamo i numero 6. Prima partono un Peach, un Air Asia e un Aeromexico, intervallati da altrettanti atterraggi. Lui ci precede e vola via per MEX
E dietro ancora.
Partiamo e qui una domanda per i tecnici, e un premio se mi avete letto fin qui. Sul 787 appena inizia la corsa di decollo, l’alettone interno si abbassa fino a full down, poi si alza quasi raggiungendo full up per poi stabilirsi nella posizione corretta. Motivo?
Stacchiamo e immortalo un ***SPOILER ALERT*** di **SPOILER ALERT***
Tempo pessimo a Narita, fortuna che volo verso il sole.
Arriva il pasto, opzionabili noodles and seafood o chicken rice. Oggi mangio sano e mi prendo il pesce, che è fonte di proteine e minerali preziosi. Come amuse bouche trovo una ciotola con pezzi di porco, credo i tagli meno nobili del suino. A completare il menù un dolce fabbricato dalla spontex, già usato per pulire un tavolo sporco di marmellata e ciliege sciroppate.
Il vino, servito con successivo rabbocco, riesce appena a dare un gusto al tutto. Magnati gli spaghetti, faccio per pulirmi la bocca con tovagliolo e salviettina, ma mi accorgo che si tratta di due pezzi celebrativi con stampato ben in evidenza il numero magico. Sarebbe come pulirsi su un immagine sacra (mi si perdoni la blasfemia) e decido di conservare tutto per arricchire la collezione di ‘robe di aereo’ che un giorno finirà agli eredi.
Pastrugno un po’ con l’IFE, fino a fermarmi su questa ottima sintesi del volo
Pastrugno anche con gli oscuranti, che mi sembrano i più oscuranti di tutti i 787 con cui ho volato. Praticamente raggiungono il noir absolu come certi cioccolati di marca.
Passo il resto del volo leggendo la mia rivista preferita. Perché, dico, PERCHÉ certa roba di siffatta qualità viene pubblicata solo in giapponese? Scopro inoltre con piacere che questo numero contiene tre servizi su **SPOILER ALERT***, **SPOILER ALERT*** e **SPOILER ALERT***, già in cantiere e in via di ultimazione.
Finisco con un libello molto piacevole dal titolo ‘all about airplanes and airports’, che userò per individuare le prossime vittime miei viaggi.
Su questa pagina rimango una buona mezz’ora, cercando di far funzionare quel poco di giapponese che ho imparato, per poi rassegnarmi a guardare le figure. Vogliamo comunque della qualità?
Messi i segnaibri si parecchie pagine, è ora di dare un”occhio al mio programma di domani. Ma essendo ancora oggi, non vi dico nulla, una volta di più per non rovinare la sorpresa. Tempo di atterrare e il nostro 787 VTOL si posiziona sullo scalo. In realtà dopo un paio di circuiti atterriamo quasi in orario
Un po’ di EVA al prato, anche se sono aerei che vengono preparati per i numerosi voli serali/notturni.
[
La cabina assume in transizione un colore celeste/ azzurrino molto gradevole. Devo ammettere che l’illuminazione interna del Dreamliner è molto meglio di quella del 350. Transizioni molto più fluide e colori decisamente più brillanti. Unica cosa, e magari solo a me fa questo effetto, la parte superiore delle cappelliere rimane in ombra, facendole sembrare ricoperte di polvere. Avete notato anche voi?
Vi evito il resto della giornata, passata in coda per quasi due ore all’immigration (come un dilettante ho dimenticato di compilare l’arrival card, complice il fatto che EVA non le ha distribuite a bordo). Veloce corsa in hotel, prenotato nei pressi di TSA, cena con un amico di qui e poi via, a letto. [continua...]
GIORNO 3 - SI VA AL MARE.
Per modo di dire. Ieri sera, parlando con David, il mio amico di Taipei, gli dico che vado a Penghu in giornata. Tralascio di dire che atterro e riparto con lo stesso aereo, giusto per non sembra completamente folle o peggio che pensi che sono una spia o robe del genere. Mi parla e parla dell’isola, delle cose da fare, dei cibi, dello snorkeling, etc. Io dentro di me dico ‘a David bello, io alle 12 sarò già a TSA e alle 13 ripartirò per Taitung, con rientro in serata! Niente, lo ascolto e fingo di prendere appunti.
La giornata inzia all’alba. Alle 7.30 sono già in aeroporto. Foto di gruppo. Ben tre di queste saranno nel menu di oggi.
Volerò con FAT, andata e ritorno con lo stesso aereo su MZG, poi 'cambio macchina' a TSA e via con Uni Air fino a Taitung e rientro comodo in serata con Mandarin. TSA non è un granché, spoglio e un po’ datato. Tuttavia ci sono parecchie cose interessanti. Un 330 in livrea dedicata...
Il mitico C’airshop, piccolo ma fornitissimo... qui la vetrina dedicata all'uccellagione locale
C'è una terrazza panoramica al terzo piano, che purtroppo apre alle 9.00. All’interno un’interessante collezione di modellini, tra cui spicca uno su tutti. Il mitico FAT boy slim che prenderò in meno di un'ora.
Scendo di nuovo nella sala check-in e mi dirigo ai banchi FAT.
In oriente hanno l'abitudine del cartonato a grandezza naturale, e io ogni volta prendo un colpo...
La tenerezza di questo tabellone mi scioglie il cuore..
Spiego alla tizia il mio programma, ovvero TSA-MZG-TSA praticamente senza scendere. Motivo? Semplice, sono arrivato fin qui per volare con uno degli ultimi MD 80 in circolazione, aereo che rimane e rimarrà il mio preferito. Lei mi guarda, sgrana gli occhi, ride, sgrana gli occhi, apre la bocca, ride, spalanca gli occhi, etc. Chiama pure le colleghe e, credo, la caposcalo e in tre ripetono la rassegna di facce. Alla fine mi danno la carta d’imbarco e mi seguono con lo sguardo fino a che scompaio. Queste le mie reliquie. A vederla così sembra una prescrizione del medico.
Ora che il negozio di chincaglierie aeronautiche è aperto vado a fare qualche danno
Mi rimane poco prima dell’imbarco e mi muovo lesto lato aria, dove praticamente non c’è nulla di interessante, a parte ‘roba’ là fuori. Soprattutto lui
Imbarchiamo puntuali. Salgo per primo a capo di una fila non indifferente.
Il privilegio dei primi è di poter fare foto ovunque. Specialmente in questo caso. Gli interni in tre ‘gradevolissime' colorazioni pastello fanno a pugni con i colori della livrea, che a dire la verità è una delle più brutte in circolazione. Meglio godersi l’arcobaleno pastellato
Quella porta, quelle scritte... mi mancheranno.
Safety card
L’aereo è pieno a tappo. Dietro (io al 33F, il posto giusto per godere un po' di panorama e diventare sordi dall'orecchio destro) è la lotteria. Tra gente che urla (tutti), passeggeri che scambiano posti (tutti) e gente seduta (quasi nessuna), sembra di essere al mercato. Poi per magia tutto si risistema e la stia è pronta a partire. Qui arriva una brutta sorpresa. FAT, sapevatelo, ha una politica molto restrittiva sull’uso di qualsiasi dispositivo a bordo, cioè NO, NO e NO. Passano tipo signorine sul ring con il cartello del numero della ripresa brandendo un annuncio molto chiaro. Croce su tutta l'elettronica. Nemmeno in modalità aereo. “No, dico, io sono mesi che mi preparo che sembro una cabina di regia a due gambe per filmare questo volo e tu me lo proibisci?” dico alla hostess. Lei per farmi capire che NO è NO, fa pure la croce con le braccia. E se avete dimestichezza con l'MD80, lo strapuntino dell'AV3 è proprio accanto a voi, e lei pronta ad osservarvi. Quello che vedete quindi è qualcosa di rubato qua e là durante il volo, cercando di non da troppo nell’occhio.
Arriva pure il servizio, snack salato, the o acqua
Per miracolo, complice l'AV che mi fa capire 'io non ti sto guardando e non ho visto nulla', riesco a filmare l’atterraggio. Il panorama là fuori è da mozzare il fiato davvero. Ci tornerò, e mi prometto che ci starò un po' più a lungo di una rotazione di Far Eastern.
Atterrati che siamo, mi tocca correre al check in per ritirare la carta d’imbarco per il ritorno, che sarà con lo stesso maddog. Lo dico anche all’equipaggio dicendo che mi vedranno salire di nuovo per tornare con loro a TSA. E lo show di risa, occhi sgranati, sguardo complice di chi dice ‘questo è matto’ si ripete. Dico shie shie con un sorriso e loro per tutta risposta mi dicono che è proibito fare foto e filmare con la gopro. Con un sorriso. Corro verso il check-in, mi riconoscono in quanto preallertati da TSA, e mi mollano al volo la carta d’imbarco.
Corro corro e corro, veloce come vento ai filtri per arrivare al gate ormai deserto. Panico, è già partito? E l’addetto al gate conferma, imbarco chiuso e fa la croce con le braccia. Poi prende il telefono, traduce dal cinese, e scopro che intendeva ‘imbarco non ancora aperto’. Motivo della sala vuota? Saremo dieci pax in tutto. Risollevato, riesco a rubare qualche scatto a lui, quasi pronto per riportarmi indietro.
Si sale. Stavolta immortalo il logo della casa di Long Beach, pennarello e acrilico su calce e gesso.
Mi siedo sl mio solito 33F, questa volta da solo, e questo è quello che vedo. Mi sento come un arbitro di tennis. Io in alto. Loro, pochi, laggiù.
Altri scatti rubati in assenza delle AAVV.
Il volo dura 45 minuti scarsi, scendiamo e ci infiliamo in un corridoio di colline che ci immette direttamente sull’asse di TSA. Mi piange il cuore non aver potuto documentare l’atterraggio, davvero spettacolare. In pratica si sorvola una fittissima selva di case, continua e compatta che si prolunga fino quasi alla testata della pista. Rubo questa, mentre la hostess sullo strapuntino di fianco finalmente cede al sonno
Ultimi scatti a lui, che torna a Penghu. Un arrivederci, spero.
Anche lui arriva, e sarà quello che mi riporterà indietro stasera
Ormai niente mi ferma. La ‘bellezza’ dello scalo è che i flussi sono misti, quindi esco dal finger e sono già lato gate. Basta scendere di un piano e mi trovo all’imbarco per TTT. Prima però un po’ di sane e gustosissime frattaglie in brodo (poco il brodo, molte le frattaglie).
Viaggio in business, lato montagna
L’imbarco inizia quando compare l’apposito cartello
Si va a piedi
Il volo è assolutamente senza storia. Il servizio prevede solo bevande. Io mi godo il panorama dal mio comodo salottino
Già ora di scendere
Sbarco veloce in un caldo atroce (io ancora in felpa) e ancora qualche scatto
Welcome to Taitung
Starei a questo punto ore a parlarvi delle bellezze naturali di questo posto, delle sue montagne, delle sue foreste verdissimi e paradiso per trekker di tutte le età. Invece, come consuetudine, le suddette ore le passerò in aeroporto in attesa del volo di Mandarin che mi riporterà a Taipei. Precisamente passerò parecchio tempo nella lussuosissima lounge di TTT.
Scherzi a parte, nulla di cui lamentarsi. Anzi, c'è pure un intrattenimento musicale. Un piano ed un ragazzo che lo suona. La gente applaude, in particolare una signora compostissima che instancabile batte il tempo di ogni pezzo. E qui la scena commovente. Il ragazzo termina e si alza. Solo allora scopro che è disabile. Fa il volontario a TTT per render più piacevole la permanenza nello scalo. Si avvicina, e si siede accanto alla signora. Mi parla, mi chiede da dove vengo, e poi indica la signora che teneva il tempo mentre suonava, e mi dice 'she's my mother, she's beautiful, isn't she?'. Ecco, mi commuovo. Starei ore a parlare, ma la timidezza prevale e mi rifugio nei miei spazi. Lui intanto inizia a giocare ad 'UNO' con uno dei tanti bambini. Ecco, piccoli momenti di bellezza che sarebbe bello accadessero un po' ovunque. Meno bello è il ritardo che intanto viene annunciato sul mio volo: due ore! Controllando su flightradar, il volo AE393 ha un record di puntualità da poter far ciao ciao perfino ad Alitalia. Tranne oggi, appunto. Devo dire però che veniamo contattati uno ad uno da una signorina mortificata che si premura subito di informare che la cena offerta sarà servita in pochi minuti. Eccola.
Il resto è solo noia. Accumuliamo due ore e mezza di ritardo, imbarchiamo che sono ormai le 21. L’E190 di Mandarin non è niente di che, spartano e con sedili non proprio comodissimi.
Safety card e rivista di bordo, quest'ultima dedicata alla fioritura dei ciliegi a Tokyo
Servono uno snack dolce, gentilmente offerto da Sheraton, accompagnato da the caldo. Niente caffè data la tarda ora, questo mi dice la hostess.
Atterriamo dopo non poche turbolenze. Anche in questo caso, fermissimo il divieto di scattare foto dall'aereo. Mi scateno poi, ai remoti, dedicandone una ad un maddog di FAT al pascolo.
Mentre ci allontaniamo in bus, penso al giorno in cui questi aerei non voleranno più. Un giorno molto triste davvero, almeno per il sottoscritto. Il resto dell’odissea si riassume in: cambio valuta (spesso arduo pagare con cc), bus fino a TPE, taxi fino all’hotel (vicino, per fortuna) e sonno coatto a mezzanotte in punto. Domani sveglia di nuovo presto, altri voli e piccole e piacevoli sorprese. [continua...]
È inutile. A star fermo non ci riesco. Star lontano dal Giappone mi è impossibile. Fare a meno degli aeroplani, nemmeno a pensarci. Questo il mix esplosivo che ha spinto le mie mani a comprare biglietti a man bassa in quella settimana di gennaio. No, non mi sono tenuto, tanto che ho pure ricevuto una telefonata da Mastercard. ‘Senta, abbiamo ricevuto quattro addebiti quasi simultanei da parte di All Nippon Airways, volevamo assicurarci che fosse tutto a posto....’ Apposto, direbbero i giovani.
E alla fine arriva quel benedetto lunedì di Pasqua, data che segna l’inizio di una sequela di voli e aeroporti. Starò per aria, in tutti i sensi, quasi senza sosta. 13 giorni, 22 voli, qualche sorpresa che arricchirà un itinerario parecchio articolato. MXP(PEK)PVGNRTTPETSAMZGTSATTTTSATPENRTCTSSDJITMFUKFUJFUKNGOKIXICNKIXHNDNGONRTPEKMXP. Si volerà con CA, BR, FE, B7, AE, CI, IJ molto NH, FW, OC, 7G, OZ, KE e JL. Sarà un TR a puntate. Tante, troppe forse, foto. E' tutto scritto e documentato e serve solo un po' di tempo e della vostra pazienza per arrivare alla fine, ma sono sicuro vi piacerà.
GIORNO 1 LA GITA FUORI PORTA
Starting point, Malpensa, la tanto odiata, per raggiungere il volo CA968 che mi porterà al tanto odiato NRT via PVG. Sugli aeroporti andiamo male, sulla compagnia non mi esprimo, sull'aereo tanto amore. Un fiammante A350 è già in brughiera.
Parto leggero, ci sarà da correre. E no, non sono tipo che da a vedere di aver viaggiato un po’...
Quest'anno, complice il ponte a doppia campata, in migliaia si son dati appuntamento a Malpensa per la classica gita fuori porta. I banchi Air China, già a tre ore dalla partenza, sono assediati. Le due file dei voli per Shanghai e Pechino si mischiano a formare una massa impenetrabile di umani. Santa Frequent Flyer mi fa saltare tutto e me la sbrigo in 20 minuti. Capto con un orecchio che il nostro A350 è ai remoti e ci imbarcheranno con il Cobus. L’adddetta del check-in mi confessa che SEA lo fa apposta per abituarci al picco di quest’estate, quando LIN sarà chiuso e non ci sarà posto per tutti ai finger. Mah... Più ardua è la situazione ai controlli dove una lunga tenia umana varca lentamente gli sfinteri (pochi) aperti. Fuori, la solita scena, a cui per oggi hanno tolto gli Air China.
L’area B lato partenze è desolante, l'appeal è quello che è.
Fortuna che l'attesa dura poco. Imbarchiamo un’ora esatta dalla partenza. Esco per primo dal bus, ma perdo il vantaggio competitivo impegnato a domare una bizza improvvisa del trolley che non ne vuole sapere di star sulle ruote. Fuori, riesco a vedermi riflesso nella carlinga, tanto è lustra.
Ovviamente, anche dentro è tutto nuovo nuovo. A dire il vero però, nulla di stratosferico. Il pitch è accettabile, anche se l’odiato reggipiedi toglie un po’ di spazio
Qui ai remoti è tutto pronto...
Stacchiamo puntualissimi e puntiamo dritti verso est, spargendo un po’ di scie chimiche sui picnic fuoriporta. Sbuchiamo quasi subito e si sa, lassù il cielo è sempre più blu-uuu.
Poco dopo Bratislava servono il pranzo. Quando lo vedo, devo ripetere nella testa che ho pagato veramente poco. Giusto per convincere lo stomaco a stare calmo. Posateria di plastica, liquidi al minimo, pane e burro inerti da riempimento. Di questi, chiedo immediatamente una seconda porzione, concessa e servita ficcata dentro ad un bicchiere.
Sorprendentemente il caldo è davvero notevole. Se paragonato alla mensa comunale, ovvio. Ma ribadisco, molto più che un riempivisceri. Purtroppo non capisco che per i liquami caldi fanno parte del carrello del pranzo, e l’attesa di un secondo cart con il caffè mi lascerà con la tazzina vuota in mano. Poco male, la userò per somministrarmi la dose di soporiferi e poi magicamente sparirà, inghiottita da quel buco nero che è il collezionismo di oggettistica d’alta quota.
Gioco un po’ con l’ife, in attesa del tramonto. Mi entusiasmano sempre le mappe in cui puoi ingrandire l’aereo fino quasi ad entrarci dentro per vederti seduto a farti ciao ciao con la manina. No, questa è la grandezza massima, dopo di che semplicemente si dissolve. E sì, dovrei smetterla con le sostanze psicotrope.
Fuori, pomeriggio. Dentro una sequela di transizioni colorate surreali (verde, arancio, rosso cardinale, lilla, per poi stabilirsi sul violetto) ci dice che nel pollaio si impone la notte. Un minuto dopo passano le aavv ad abbassare gli oscuranti. Io ho ancora voglia di caffè. Provo a guardare un film (Mary Poppins returns) ma sono troppo distratto e mollo a un terzo. Devo dire tra l'altro che la scelta di titoli è scarsina. E purtroppo tra le serie non trovo TBBT. Un vero peccato. Avrei rivisto volentieri per la 427ma volta le puntate delle vecchie stagioni che circolano in giro (perfino KW le ha in ‘programmazione’). Spengo tutto e senza accorgermi mi addormento. Sogno termiti che mi mangiano le gambe, e in effetti mi sveglio senza i due arti inferiori che riprendono a fatica forma e volume solo dopo averi presi a pugni. Non voglio cadere in situazioni equivoche confessando di indossare delle orrende calze antitrombo da 150 denari (più o meno anche la cifra che le ho pagate). Dovessi capitare in situazioni spiacevoli, penso che raccoglierei le ultime forze per togliermele. Solo dopo, farei cenno di venite agli eventuali soccorritori. Fuori tramonta tutto. O meglio, passiamo nel regno di Narnia. Luci glaciali e una sinistra fascia scura che sovrasta l’orizzonte. Poi in un attimo, buio.
Non ho più sonno e decido di sollevare ulteriori sospetti sul sottoscritto, già guardato di sbieco dagli altri passeggeri per la oggettiva sovradotazione audio video e cablaggi connessi, leggendo qualche capitolo di questo...
Nulla, come quella volta che una hostess mi beccò leggere ‘The looming tower, Al Qaeda and the road to 9-11’ su un volo MH Londra KUL. Finì con un gentile invito a sedermi in first per l’atterraggio (in sorveglianza stretta), e foto allo sbarco con tutto l’equipaggio. Foto che sarà ancora in qualche questura di Kuala Lumpur. Ma forse è solo paranoia. La mia e quella degli altri.
Finisce che finisco di vedere Mary Poppins. Penso già alla colazione che mi farò a Shanghai, quando, puff!, le luci si fanno crema, arrivano i carrelli e annunciano il secondo servizio. Una cena fuori sincrono. Mi sarei aspettato una colazione leggera-atterreremo alle 5.30 am- e invece arrivano i piatti rinforzati. Pollo e manzo in salsa.
Tempo di fare qualche scatto notturno, purtroppo con scarsi esiti. Mi son sempre chiesto come si possano fare quelle foto con le stelle. Ci ho provato mettendomi in testa la coperta per cercare di oscurare al massimo le luci interne, ma nulla. L’unico esito ottenuto sono state alcune facce dei miei vicini passeggeri. Quelle sì, da fotografare per le facce divertite o sorprese o, ancora, sospettose. Poco dopo comincia ad albeggiare
E qui arriva l’orrenda sorpresa. Ci comunicano che PVG è chiuso per avverse condizioni meteo e che ci dirottano a PEK. Comunicazione peraltro priva di rassicurazioni tipo ‘il nostro personale e sta coordinando eventuali riprotezoni per i passeggeri in transito’ o simili. Nulla, prendetene semplicemente atto. Quasi metà dei pax ha connessioni a PVG e siamo in parecchi a proseguire per NRT o KIX.
Scendiamo verso PEK, affondando nella tipica ‘nebbia’ della capitale
Atterriamo e ci parcheggiano ai remoti, dicendo che rimarremo a terra in attesa di un miglioramento delle condizioni meteo a PVG. Dopo un’ora ci viene detto che c’è stato un ulteriore peggioramento e che siamo costretti ad attendere ancora. Passa un’altra ora e nulla. Intanto flighrtradar mostra un quadro completamente diverso. A PVG il traffico è del tutto regolare. L'AF da Parigi arriva addirittura in anticipo. A bordo, nonostante la totale assenza i comunicazione sulle connessioni ormai perse, niente risse e chi non è preoccupato, se la dorme della grossa. Un'unica, surreale richiesta si leva da un signore con moglie al seguito il quale propone di chiedere all'equipaggio di far rotta direttamente su Narita. Io invece faccio un tentativo, chiedendo di parlare con la capocabina e qui la sorpresa. Praticamente non parla inglese e, con l’aiuto della collega italiana, mi fa capire che si stanno mettendo in contatto con lo staff di PVG, ma senza successo. Andiamo bene! Dopo poco però, tutto si anima e finalmente ci si muove. Totale, quasi tre ore a terra e coincidenze di fatto perse. Intanto, nelle re rimaste a terra, il radar mostrava un carosello regolare di arrivi e partenze a PVG. Materiale che userò per farcire un sostanzioso reclamo.
Decolliamo riemergendo dallo smog
Per ritrovare il cielo sempre più blu...
Il volo dura poco più di un’ora. Ci servono uno snack ma di informazioni sui nostri destini, buio completo. Atterriamo e allo sbarco ci viene detto che all’uscita il personale di terra è già all’uscita per darci informazioni. E qui inizia quello che un mio collega chiama 'the shit show'. Nessuno ad accoglierci. Noi delle connessioni iniziamo a correre come pecore impazzite chiedendo ai poco collaborativi addetti, nessuno dei quali di Air China. Arriviamo all’immigration dove ci viene detto che
- dobbiamo fare il visto
- parlare con qualcuno di Air China
- metterci in fila insieme al resto per l’immigration
- no, dovete andare da un’altra parte
- prendete le impronte digitali alle macchinette
- scusate, ma voi chi siete?
E varie amenità del genere. Dopo un’oretta di rimbalzi, finalmente arriva ai remoti dell’immigration la famosa tizia di Air China che, scortata da due agenti, fa l’appello dei pax e delle relative riprotezioni. Quelli per Narita vengono quasi tutti ricollocati sul volo delle 17.15. Poteva andare peggio, il tanto temuto peggio che avrebbe compromesso quasi in toto il mio giro.
Dopo quasi due ore di cinema, controlli scrupolosissimi, timbri e contro sigilli, siamo di nuovo lato aria. Faccio attenzione a non inciampare nelle mie occhiaie e mi avvio alla food court al primo piano, da dove si gode di un panorama notevole. Qui un 380 di SQ appena arrivato. Visto da qui fa davvero impressione.
A girare per i gate ci si fa solo del male. Troppe compagnie e aerei da aggiungere alla mia wishlist, tipo questo.
Star Alliance jam
C’è qualcosa che mi ricorda MAD
Finalmente imbarchiamo. Un fiammante 738 ci porterà a NRT. Per questa macchina vale il detto, fuori museo, dentro liceo. Brutto e sporco fuori, gradevole e pulito dentro.
Mi addormento di sasso, tanto che al decollo mi sveglio di soprassalto pensando a un terremoto. Spengo la gopro e mi riaddormento.
Mi sveglio che servono la cena. Fuori si balla parecchio (cazz.. dico, anche dentro) e il giorno ci abbandona.
Ecco il rancio
Nulla, mi riaddormento e mi sveglio che stiamo ormai scendendo. L’interno è davvero gradevole
Atterriamo duri in perfetto orario. E dopo un interminabile taxi, raggiungiamo il terminal deserto. L’immigration è ultra rapida e il bagaglio è già al nastro. Quasi commosso mi dico che mi sento a casa. Fortuna che ho prenotato un hotel attaccato a NRT, quindi doccia, denti e mi addormento dicendomi che non ne voglio sapere più di aerei.
GIORNO 2 DATEMI UNA ZAVORRA.
Ma dura poco. Oggi si va a Taipei, tappa di avvicinamento per un elaborato itinerario che mi vedrà domani a bordo di un mito assoluto (oltre ad un altro paio di chicche). Sveglia comoda e filo dritto al terminal. Foto ritratto del mio castello ritratto con una coda di Hanami
Con un filo di apprensione, lo ammetto, lascio il cargo al deposito automatico, poi vado alle partenze.
Sì vi ho nascosto che ho portato una valigia vuota che userò come deposito statico da riempire ad ogni rientro su Tokyo. Devo viaggiare ultra light e so che mi riempirò all'inverosimile. Di Narita ricorderò sempre le infinite scale mobili che collegano i vari livelli. Se arrivi con il NEX, Te ne toccano addirittura sei se non ricordo male. Il T1 se lo dividono Skyteam (north wing) e Star Alliance (south wing). Ora che sono SA, rotolo verso sud. Il check-in lo faccio ai self e faccio il pazzesco stampandomi pure la bag tag. Poi ci ripenso e mi tengo il trolley a mano. Individuo la terrazza, che regala sempre, ma a quest’ora trovo solo i gemelli AZ per Roma e Milano.
Iniza pure a piovere e fuori nulla si muove. Ad Haneda decisamente più traffico! Qualcosa arriva comunque, gran parte cargo. Fa freddo e le foto vengono orrende. Meglio rientrare in acquario. All'ingresso, un wall of fame ritrae tutti ma proprio tutti gli aerei che volano sullo scalo. E questo da la dimensione di quanta attenzione i giapponesi dedichino agli appassionati di aeroplani
Appena dentro, al piano della terrazza, c’è un minuscolo negozietto di aerei, negozio che scopro essere uno shop del museo che andrò a visitare al rientro.
Il terminal offre poco di interessante, uso il tempo che ho in abbondanza per avviarmi ai gate. Faccio appena in tempo a ritrarre il mio ancora pulito in attracco al 38.
Dall’altro lato qualcosa si muove. Un’ambulanza per Vienna...
Al gate 38 tutto è pronto. Passo tra i primi ma vengo bloccato all’istante in quanto il mio bagaglio per il quale ho stampato l’etichetta non risulta in stiva. Qualche domanda, qualche sguardo in tralice di quelli che dicono ‘questo non è a posto...’ e vengo rilasciato. Sono tra i primi e faccio un po' di foto dal tubo.
Amo, AMO le livree con il numero in bella vista. Mi chiedo come mai nessuno lo faccia chessò, sul 350, o ancora sul 380. Niente, 787 è un’icona. Anche se per le cinesi averlo chiamato 888 sarebbe sto il massimo. Altre pre boarding
Gli interni Recaro sono la copia esatta di quelli già visti su Kuwait (B777) e Air China (A350).
La rivista di bordo è una celebrazione del 787, a cu viene dedicato un ampio servizio
Combo IFE e safety card
Ecco, il pitch è decisamente meglio, sicuramente di quello di CA
Taxi lungo, siamo i numero 6. Prima partono un Peach, un Air Asia e un Aeromexico, intervallati da altrettanti atterraggi. Lui ci precede e vola via per MEX
E dietro ancora.
Partiamo e qui una domanda per i tecnici, e un premio se mi avete letto fin qui. Sul 787 appena inizia la corsa di decollo, l’alettone interno si abbassa fino a full down, poi si alza quasi raggiungendo full up per poi stabilirsi nella posizione corretta. Motivo?
Stacchiamo e immortalo un ***SPOILER ALERT*** di **SPOILER ALERT***
Tempo pessimo a Narita, fortuna che volo verso il sole.
Arriva il pasto, opzionabili noodles and seafood o chicken rice. Oggi mangio sano e mi prendo il pesce, che è fonte di proteine e minerali preziosi. Come amuse bouche trovo una ciotola con pezzi di porco, credo i tagli meno nobili del suino. A completare il menù un dolce fabbricato dalla spontex, già usato per pulire un tavolo sporco di marmellata e ciliege sciroppate.
Il vino, servito con successivo rabbocco, riesce appena a dare un gusto al tutto. Magnati gli spaghetti, faccio per pulirmi la bocca con tovagliolo e salviettina, ma mi accorgo che si tratta di due pezzi celebrativi con stampato ben in evidenza il numero magico. Sarebbe come pulirsi su un immagine sacra (mi si perdoni la blasfemia) e decido di conservare tutto per arricchire la collezione di ‘robe di aereo’ che un giorno finirà agli eredi.
Pastrugno un po’ con l’IFE, fino a fermarmi su questa ottima sintesi del volo
Pastrugno anche con gli oscuranti, che mi sembrano i più oscuranti di tutti i 787 con cui ho volato. Praticamente raggiungono il noir absolu come certi cioccolati di marca.
Passo il resto del volo leggendo la mia rivista preferita. Perché, dico, PERCHÉ certa roba di siffatta qualità viene pubblicata solo in giapponese? Scopro inoltre con piacere che questo numero contiene tre servizi su **SPOILER ALERT***, **SPOILER ALERT*** e **SPOILER ALERT***, già in cantiere e in via di ultimazione.
Finisco con un libello molto piacevole dal titolo ‘all about airplanes and airports’, che userò per individuare le prossime vittime miei viaggi.
Su questa pagina rimango una buona mezz’ora, cercando di far funzionare quel poco di giapponese che ho imparato, per poi rassegnarmi a guardare le figure. Vogliamo comunque della qualità?
Messi i segnaibri si parecchie pagine, è ora di dare un”occhio al mio programma di domani. Ma essendo ancora oggi, non vi dico nulla, una volta di più per non rovinare la sorpresa. Tempo di atterrare e il nostro 787 VTOL si posiziona sullo scalo. In realtà dopo un paio di circuiti atterriamo quasi in orario
Un po’ di EVA al prato, anche se sono aerei che vengono preparati per i numerosi voli serali/notturni.
La cabina assume in transizione un colore celeste/ azzurrino molto gradevole. Devo ammettere che l’illuminazione interna del Dreamliner è molto meglio di quella del 350. Transizioni molto più fluide e colori decisamente più brillanti. Unica cosa, e magari solo a me fa questo effetto, la parte superiore delle cappelliere rimane in ombra, facendole sembrare ricoperte di polvere. Avete notato anche voi?
Vi evito il resto della giornata, passata in coda per quasi due ore all’immigration (come un dilettante ho dimenticato di compilare l’arrival card, complice il fatto che EVA non le ha distribuite a bordo). Veloce corsa in hotel, prenotato nei pressi di TSA, cena con un amico di qui e poi via, a letto. [continua...]
GIORNO 3 - SI VA AL MARE.
Per modo di dire. Ieri sera, parlando con David, il mio amico di Taipei, gli dico che vado a Penghu in giornata. Tralascio di dire che atterro e riparto con lo stesso aereo, giusto per non sembra completamente folle o peggio che pensi che sono una spia o robe del genere. Mi parla e parla dell’isola, delle cose da fare, dei cibi, dello snorkeling, etc. Io dentro di me dico ‘a David bello, io alle 12 sarò già a TSA e alle 13 ripartirò per Taitung, con rientro in serata! Niente, lo ascolto e fingo di prendere appunti.
La giornata inzia all’alba. Alle 7.30 sono già in aeroporto. Foto di gruppo. Ben tre di queste saranno nel menu di oggi.
Volerò con FAT, andata e ritorno con lo stesso aereo su MZG, poi 'cambio macchina' a TSA e via con Uni Air fino a Taitung e rientro comodo in serata con Mandarin. TSA non è un granché, spoglio e un po’ datato. Tuttavia ci sono parecchie cose interessanti. Un 330 in livrea dedicata...
Il mitico C’airshop, piccolo ma fornitissimo... qui la vetrina dedicata all'uccellagione locale
C'è una terrazza panoramica al terzo piano, che purtroppo apre alle 9.00. All’interno un’interessante collezione di modellini, tra cui spicca uno su tutti. Il mitico FAT boy slim che prenderò in meno di un'ora.
Scendo di nuovo nella sala check-in e mi dirigo ai banchi FAT.
In oriente hanno l'abitudine del cartonato a grandezza naturale, e io ogni volta prendo un colpo...
La tenerezza di questo tabellone mi scioglie il cuore..
Spiego alla tizia il mio programma, ovvero TSA-MZG-TSA praticamente senza scendere. Motivo? Semplice, sono arrivato fin qui per volare con uno degli ultimi MD 80 in circolazione, aereo che rimane e rimarrà il mio preferito. Lei mi guarda, sgrana gli occhi, ride, sgrana gli occhi, apre la bocca, ride, spalanca gli occhi, etc. Chiama pure le colleghe e, credo, la caposcalo e in tre ripetono la rassegna di facce. Alla fine mi danno la carta d’imbarco e mi seguono con lo sguardo fino a che scompaio. Queste le mie reliquie. A vederla così sembra una prescrizione del medico.
Ora che il negozio di chincaglierie aeronautiche è aperto vado a fare qualche danno
Mi rimane poco prima dell’imbarco e mi muovo lesto lato aria, dove praticamente non c’è nulla di interessante, a parte ‘roba’ là fuori. Soprattutto lui
Imbarchiamo puntuali. Salgo per primo a capo di una fila non indifferente.
Il privilegio dei primi è di poter fare foto ovunque. Specialmente in questo caso. Gli interni in tre ‘gradevolissime' colorazioni pastello fanno a pugni con i colori della livrea, che a dire la verità è una delle più brutte in circolazione. Meglio godersi l’arcobaleno pastellato
Quella porta, quelle scritte... mi mancheranno.
Safety card
L’aereo è pieno a tappo. Dietro (io al 33F, il posto giusto per godere un po' di panorama e diventare sordi dall'orecchio destro) è la lotteria. Tra gente che urla (tutti), passeggeri che scambiano posti (tutti) e gente seduta (quasi nessuna), sembra di essere al mercato. Poi per magia tutto si risistema e la stia è pronta a partire. Qui arriva una brutta sorpresa. FAT, sapevatelo, ha una politica molto restrittiva sull’uso di qualsiasi dispositivo a bordo, cioè NO, NO e NO. Passano tipo signorine sul ring con il cartello del numero della ripresa brandendo un annuncio molto chiaro. Croce su tutta l'elettronica. Nemmeno in modalità aereo. “No, dico, io sono mesi che mi preparo che sembro una cabina di regia a due gambe per filmare questo volo e tu me lo proibisci?” dico alla hostess. Lei per farmi capire che NO è NO, fa pure la croce con le braccia. E se avete dimestichezza con l'MD80, lo strapuntino dell'AV3 è proprio accanto a voi, e lei pronta ad osservarvi. Quello che vedete quindi è qualcosa di rubato qua e là durante il volo, cercando di non da troppo nell’occhio.
Arriva pure il servizio, snack salato, the o acqua
Per miracolo, complice l'AV che mi fa capire 'io non ti sto guardando e non ho visto nulla', riesco a filmare l’atterraggio. Il panorama là fuori è da mozzare il fiato davvero. Ci tornerò, e mi prometto che ci starò un po' più a lungo di una rotazione di Far Eastern.
Atterrati che siamo, mi tocca correre al check in per ritirare la carta d’imbarco per il ritorno, che sarà con lo stesso maddog. Lo dico anche all’equipaggio dicendo che mi vedranno salire di nuovo per tornare con loro a TSA. E lo show di risa, occhi sgranati, sguardo complice di chi dice ‘questo è matto’ si ripete. Dico shie shie con un sorriso e loro per tutta risposta mi dicono che è proibito fare foto e filmare con la gopro. Con un sorriso. Corro verso il check-in, mi riconoscono in quanto preallertati da TSA, e mi mollano al volo la carta d’imbarco.
Corro corro e corro, veloce come vento ai filtri per arrivare al gate ormai deserto. Panico, è già partito? E l’addetto al gate conferma, imbarco chiuso e fa la croce con le braccia. Poi prende il telefono, traduce dal cinese, e scopro che intendeva ‘imbarco non ancora aperto’. Motivo della sala vuota? Saremo dieci pax in tutto. Risollevato, riesco a rubare qualche scatto a lui, quasi pronto per riportarmi indietro.
Si sale. Stavolta immortalo il logo della casa di Long Beach, pennarello e acrilico su calce e gesso.
Mi siedo sl mio solito 33F, questa volta da solo, e questo è quello che vedo. Mi sento come un arbitro di tennis. Io in alto. Loro, pochi, laggiù.
Altri scatti rubati in assenza delle AAVV.
Il volo dura 45 minuti scarsi, scendiamo e ci infiliamo in un corridoio di colline che ci immette direttamente sull’asse di TSA. Mi piange il cuore non aver potuto documentare l’atterraggio, davvero spettacolare. In pratica si sorvola una fittissima selva di case, continua e compatta che si prolunga fino quasi alla testata della pista. Rubo questa, mentre la hostess sullo strapuntino di fianco finalmente cede al sonno
Ultimi scatti a lui, che torna a Penghu. Un arrivederci, spero.
Anche lui arriva, e sarà quello che mi riporterà indietro stasera
Ormai niente mi ferma. La ‘bellezza’ dello scalo è che i flussi sono misti, quindi esco dal finger e sono già lato gate. Basta scendere di un piano e mi trovo all’imbarco per TTT. Prima però un po’ di sane e gustosissime frattaglie in brodo (poco il brodo, molte le frattaglie).
Viaggio in business, lato montagna
L’imbarco inizia quando compare l’apposito cartello
Si va a piedi
Il volo è assolutamente senza storia. Il servizio prevede solo bevande. Io mi godo il panorama dal mio comodo salottino
Già ora di scendere
Sbarco veloce in un caldo atroce (io ancora in felpa) e ancora qualche scatto
Welcome to Taitung
Starei a questo punto ore a parlarvi delle bellezze naturali di questo posto, delle sue montagne, delle sue foreste verdissimi e paradiso per trekker di tutte le età. Invece, come consuetudine, le suddette ore le passerò in aeroporto in attesa del volo di Mandarin che mi riporterà a Taipei. Precisamente passerò parecchio tempo nella lussuosissima lounge di TTT.
Scherzi a parte, nulla di cui lamentarsi. Anzi, c'è pure un intrattenimento musicale. Un piano ed un ragazzo che lo suona. La gente applaude, in particolare una signora compostissima che instancabile batte il tempo di ogni pezzo. E qui la scena commovente. Il ragazzo termina e si alza. Solo allora scopro che è disabile. Fa il volontario a TTT per render più piacevole la permanenza nello scalo. Si avvicina, e si siede accanto alla signora. Mi parla, mi chiede da dove vengo, e poi indica la signora che teneva il tempo mentre suonava, e mi dice 'she's my mother, she's beautiful, isn't she?'. Ecco, mi commuovo. Starei ore a parlare, ma la timidezza prevale e mi rifugio nei miei spazi. Lui intanto inizia a giocare ad 'UNO' con uno dei tanti bambini. Ecco, piccoli momenti di bellezza che sarebbe bello accadessero un po' ovunque. Meno bello è il ritardo che intanto viene annunciato sul mio volo: due ore! Controllando su flightradar, il volo AE393 ha un record di puntualità da poter far ciao ciao perfino ad Alitalia. Tranne oggi, appunto. Devo dire però che veniamo contattati uno ad uno da una signorina mortificata che si premura subito di informare che la cena offerta sarà servita in pochi minuti. Eccola.
Il resto è solo noia. Accumuliamo due ore e mezza di ritardo, imbarchiamo che sono ormai le 21. L’E190 di Mandarin non è niente di che, spartano e con sedili non proprio comodissimi.
Safety card e rivista di bordo, quest'ultima dedicata alla fioritura dei ciliegi a Tokyo
Servono uno snack dolce, gentilmente offerto da Sheraton, accompagnato da the caldo. Niente caffè data la tarda ora, questo mi dice la hostess.
Atterriamo dopo non poche turbolenze. Anche in questo caso, fermissimo il divieto di scattare foto dall'aereo. Mi scateno poi, ai remoti, dedicandone una ad un maddog di FAT al pascolo.
Mentre ci allontaniamo in bus, penso al giorno in cui questi aerei non voleranno più. Un giorno molto triste davvero, almeno per il sottoscritto. Il resto dell’odissea si riassume in: cambio valuta (spesso arduo pagare con cc), bus fino a TPE, taxi fino all’hotel (vicino, per fortuna) e sonno coatto a mezzanotte in punto. Domani sveglia di nuovo presto, altri voli e piccole e piacevoli sorprese. [continua...]
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