La cosiddetta “Fase 2” dovrà dare indicazioni di lungo termine a anche a uno dei settori economici maggiormente colpiti dal lockdown imposto dalla pandemia, fra cui il trasporto aereo. La chiusura delle frontiere per gli spostamenti dei turisti su scala globale (per ora il blocco dei viaggi non essenziali nei Paesi dell'area Schengen è valido fino al 15 maggio), con la conseguente drastica riduzione dell'operatività dei voli commerciali, è la faccia più evidente (ma non l'unica) di un problema che interessa compagnie aeree, operatori aeroportuali e tutto il mondo delle attività di servizio correlate. Se il numero di Ryanair, Michael O'Leary, si dice convinto che quanto si perderà quest'anno sarà recuperato nel 2021, le incognite restano molte. A cominciare dal quando si potrà ricominciare a viaggiare “normalmente” per finire con le modalità con cui sarà consentito farlo: la sensazione di vari esperti è che la ripresa graduale del traffico passeggeri verso destinazioni estere possa iniziare fra novembre e dicembre, per esplodere dall'inizio del 2021. Oggi, questo il dato da cui ripartire, ci si imbarca solo se muniti di autocertificazione, per improrogabili ragioni di lavoro o in caso di necessità assoluta.
Come potrebbero cambiare i terminal
Dagli scali alle cabine degli aerei, tutto dovrà sottostare a nuove procedure di sicurezza, in parte già introdotte ed operative. Cambieranno inoltre le prescrizioni e in alcuni casi anche le infrastrutture delle aree aeroportuali, che saranno sanificate e igienizzate anche più volte al giorno. E ancora: gli spostamenti dei passeggeri saranno riorganizzati in funzione degli spazi e regolati con l'ausilio di tecnologie avanzate (come il riconoscimento biometrico, per esempio); agli imbarchi potrebbero essere effettuati tamponi o test sierologici a chi sta partendo (Emirates, in tal senso, ha fatto da apripista); il check-in online potrebbe essere imposto a tutti i viaggiatori per evitare le code ai banchi e anche la consegna del bagaglio (stampando la propria etichetta identificativa) potrebbe essere gestita in autonomia.
Il vademecum di Alitalia
La compagnia di bandiera ha inviato a tutti gli iscritti al programma Millemiglia una mail che “ufficializza” di fatto alcuni dei provvedimenti a cui si dovrà sottostare per rispettare le disposizioni delle autorità sanitarie: si va dai termoscanner per rilevare la temperatura corporea prima della partenza al self check-in presso gli appositi chioschi presenti nei terminal fino alla distanza di sicurezza da osservare durante tutte le operazioni effettuate in aeroporto (accettazione, imbarco e sbarco, ritiro dei bagagli, controlli di sicurezza) fino alla mascherina protettiva da indossare al momento di entrare in aerostazione. Per il momento meglio scordarsi la possibilità di rilassarsi nelle lounge, chiuse per motivi di sicurezza, mentre a bordo si salirà ove possibile con il jet-bridge. Per l'utilizzo della navetta, invece, sarà definito un limite massimo di passeggeri.
L'appello di Sea: servono direttive europee
Era il 12 febbraio veniva annunciato l'entrata in servizio allo scalo di Milano Linate del Face Boarding, il progetto sperimentale per effettuare i controlli di sicurezza dei passeggeri attraverso un sistema di riconoscimento facciale, eliminando la necessità di esibire il documento d'identità e la carta di imbarco. Un mese dopo (il 16 marzo) l'aeroporto milanese chiudeva i battenti e il Terminal 2 di Malpensa rimaneva l'unico hub operativo. Le conseguenze? L'azzeramento pressoché quasi totale dei passeggeri. La flessione, come confermano i portavoce di Sea al Sole24ore.com, è stata del 99% e con la riapertura annunciata del 4 maggio non cambierà praticamente nulla, o quasi.
Emblematico il caso di Lufthansa, una delle poche compagnie rimaste operative, che vola una volta al giorno per Francoforte imbarcando mediamente una dozzina di persone, la maggior parte delle quali per motivi di lavoro. Il punto focale della questione, secondo la società che gestisce gli aeroporti milanesi, è il seguente: urgono direttive sui prossimi passi da compiere, visto che al momento ci si affida solo a quelle del distanziamento sociale o del rilevamento delle condizioni di salute. Ed è un appello che oltrepassa i confini nazionali e chiede regole simmetriche da applicare in tutta Europa, per uniformare la gestione dei passeggeri in qualsiasi scalo del Vecchio Continente.
Le misure già pianificate
In attesa delle direttive, confermano ancora da Sea, si è pianificato quanto possibile per far ripartire il traffico aereo preservando la salute di tutti: plexiglass ovunque per evitare il contatto diretto fra passeggero e addetti vari (comprese le forze di polizia); code organizzate “a pettine” al check-in con un metro e mezzo di distanza fra le persone (soluzione che comporterà l'occupazione di spazi molto maggiori all'interno del terminal, con tutte le conseguenze caso); revisione dei sistemi di distribuzione dell'aria interni per avvicinarli agli standard ospedalieri e presentazione/verifica delle autocertificazioni direttamente online, per ridurre i tempi di imbarco. Non è invece una priorità, spiegano ancora i portavoce di Sea, l'adozione di nuove tecnologie a supporto delle operation, proprio perché non c'è visibilità su come rivedere alcuni processi. Dal maggior operatore aeroportuale italiano traspare quindi esplicitamente un concetto: il distanziamento sociale per il trasporto aereo, se oggi è una misura necessaria, non può essere sostenibile economicamente nel lungo termine, sia per chi gestisce gli scali sia per le compagnie (alcune, probabilmente, non torneranno a volare fino alla ripresa totale). Pensare che le cabine semivuote diventino la normalità, in altre parole, non è contemplabile e solo quando i passeggeri torneranno a viaggiare “liberamente”, muniti magari di apposito certificato di immunità, il settore tornerà realmente a respirare. Per ora, dicono i diretti interessati, gli effetti del Coronavirus e del lockdown sono dirompenti.
Malpensa, prove di riapertura del Terminal 1
Ci stiamo organizzando, assicurano da Sea parlando dell'attuale situazione a Malpensa, dove dal Terminal 2 transitano da un mese e mezzo a questa parte, tra partenze e arrivi, una media di circa 500 passeggeri al giorno. L'obiettivo, ovviamente, è quello di far crescere sensibilmente questo numero nelle prossime settimane, pur in mancanza di una data certa per la riapertura del Terminal 1, che tornerà a funzionare quando i passeggeri in transito saranno almeno 3mila su base quotidiana. Se Emirates si è esposta in positivo sulla ripresa, ipotizzando il ripristino del volo Dubai-Milano-New York per inizio giugno, altre compagnie (come American Airlines e Air Canada) hanno invece sospeso i voli almeno fino ad ottobre, mentre c'è ovviamente attesa per capire quali (e quanti) collegamenti verso le principali città europee verranno ripristinati. Il ritorno alla normalità, che per Malpensa significava produrre 44 miliardi di euro di fatturato l'anno e gestire il 12% dell'export italiano, è in ogni caso lontano da venire.
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