Thread ITA Airways dal 15 ottobre


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Charter2017

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3 Agosto 2017
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nell`articolo postato dicono" sull'aereo con la nuova livrea azzurra e il Tricolore sulla coda ", e` uno sbaglio, vero? o esiste gia` un esemplare ?
O si è dimenticato di aggiungere a questa frase "tante ce n'erano sull'aereo con la nuova livrea azzurra e il Tricolore sulla coda" una piccola postilla tipo "tante ce n'erano sull'aereo della compagnia che volerà con la nuova livrea azzurra e il Tricolore sulla coda" oppure è superficiale e raffazzonato, più alla ricerca dello scoop da quattro soldi che di riportare una notizia...e io credo più alla seconda che ho detto.
Inoltre, purtroppo ( :ROFLMAO: ), devo dare ragione a BrunoFLR: "abbandonati al loro destino" a Genova? Una delle città più accoglienti che esiste in Italia? Dai su, per favore: ti fai una bella mangiata di trofie col pesto, un giro al meraviglioso porto, una bella dormita e la vita continua. Fossero questi i problemi...
 

EI-MAW

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25 Dicembre 2007
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Comunque a botte di LF al 30-40%, horror stories come questa e con la bassa stagione alle porte, la vedo davvero difficile.
Eh ma gli Embraer non servivano. Almeno a passare il primo inverno dico io.

PS: a Milano i LF sono bassino, ma si FCO girano altri numeri, magari non in maniera costante, ma si riempie di più.
 

indaco1

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30 Settembre 2007
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.
Se si alleano con qualcuno di grosso presteranno slot a destra e a manca, anzi, potrebbe essere una delle poche doti....

Saccheggio finale del mercato Italiano per un piatto di lenticchie ma tant'e', e' cosi' da 20 anni

E se volevano salvare le persone ma non il baraccone c'erano modi migliori, per loro e per noi. Invece lo scopo e' salvare il baraccone, anche se pittato di blu.... ma perche'???
 
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romaneeconti

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21 Marzo 2021
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Vediamo che alleanza scelgono, se scelgono LH è così perché l'idea è abbandona il brand e rimarcare il pezzo romano come Eurowings e prendersi direttamente gli slot a LIN. DL invece era interessata al brand Alitalia.
Vedendo che stanno portando avanti il piano LH è possibile che Draghi sia accordato con la Merkel, allora la cancellazione del brand è strategico perché vogliono evitare la levata di scudi come è successo in Brussel Airlines quando hanno provato a rimarchiarla Eurowings. Per i tedeschi le compagnie premium possono essere solo quelle di lingua tedesca, sono fatti così.
Farfallina, io penso che non sia ITA a scegliere l'alleanza...sono le altre che semmai accettano ITA...prenderanno l'alleanza dal "cuore d'oro"...se va bene...
 

Charter2017

Bannato
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3 Agosto 2017
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Interessante analisi di Paolo Rubino (Alitalia e Air One iniziale).

Vi spiego perché Alitalia-Ita andrà al macello
Che cosa succederà ad Alitalia-Ita. L’analisi di Paolo Rubino
Con l’approssimarsi della cessazione definitiva dei voli Alitalia, nella data fatidica del 15 ottobre e nei giorni successivi nostalgia, demagogia, retorica, vile consumerismo degli interessi “particulari” dei clienti Millemiglia hanno affollato le cronache.
Questo è il fumo denso che ha annebbiato la vista e messo in sordina due notizie che molto rivelano sul futuro del trasportatore aereo nazionale nella sua reincarnazione Ita Airways.
La prima, datata al 30 settembre scorso, in cui il capo della nuova Società, Alfredo Altavilla, ha annunciato l’ordine di 28 nuovi aeromobili della famiglia Airbus oltre altri 31 in leasing dalla ALC del mitologico Stefano Udvar-Hazy, sopravvissuto al disastro dei mutui subprime nel 2008 della AIG-ILFC e vero re Mida dell’aviazione post deregulation.
Benché il permanente squilibrio tra flotta in proprietà, i 28 acquisti, e flotta in leasing, 31 aeroplani, lasciasse qualche perplessità sulla reale capacità di comprendere l’unica vera formula immutabile per la stabilità durevole di chi fa trasporto aereo, tuttavia l’annuncio, da sé, è apparso una vera rivoluzione.
L’ultima volta che un’impresa italiana di trasporto aereo aveva annunciato investimenti in flotta era vecchia di ben 15 anni. Quell’impresa era la Air One di Carlo Toto, era il 2007 e l’investimento era peraltro assai più poderoso di quello di Altavilla, nonostante quest’ultimo possa contare su una dote di capitale pubblico ben più florida di quello privato di cui disponeva Toto. L’errore di quest’ultimo fu allora, e col senno del poi, di annegare quella coraggiosa decisione nelle velleità da pollaio del progetto Fenice, ma questa è un’altra storia.
Dopo vent’anni di umiliante assenza di investimenti in flotta, durante i quali i pubblici finanziamenti al trasportatore Alitalia-ITA sono stati utilizzati per incentivare gli esodi del personale e per qualche vanesia, nonché costosa, campagna pubblicitaria, finalmente lo scorso 30 settembre, a vent’anni di distanza dagli ultimi annunci flotta della Compagnia, è sembrato che cominciasse la riscossa.
È sembrato, almeno fino all’annuncio della seconda notizia. In un uno-due-tre che toglie il fiato, il 15 ottobre Altavilla dichiara di aver acquistato il marchio Alitalia dal liquidatore della Società decotta e il 16 ottobre chiarisce che, però, quel marchio non sarà utilizzato; infine, il 19 ottobre, nell’intervista rilasciata all’Huffington Post, specifica a chi non vuole intendere che “la maggior parte dei potenziali alleati con i quali abbiamo discusso del marchio mi ha detto che Alitalia sarebbe stata una zavorra in una discussione di alleanza. Era necessaria una discontinuità”.
Il termine “discontinuità” è purtroppo il letale neologismo coniato dal depresso management Alitalia nel 2002 post Torri Gemelle che ha progressivamente annichilito l’azienda. In vent’anni sono stati “discontinuati” eccellenti ingegneri e tecnici di manutenzione, provetti piloti, appassionati addetti al servizio ai clienti, acuti manager del trasporto aereo, brillanti sviluppatori e manutentori di sistemi gestionali oltre ad interi pezzi della rete di collegamenti in Nord e Sud America, Asia ed Africa.
Discontinuati muscoli, cervello e scheletro, oggi astuti concorrenti del vettore nazionale sussurrano all’orecchio del suo nuovo capo che è necessario discontinuare anche il cuore e i testicoli, ovvero il nome.
Nel diritto romano la damnatio memoriae era la condanna comminata ai nemici dello Stato e consisteva nella cancellazione di ogni traccia dell’esistenza del reietto. Come l’imperatore Caligola, il papa Formoso, il doge Faliero, di Alitalia va decretata la morte civile per volontà di un qualche misterioso amministratore delegato pro tempore di una Compagnia straniera.
Uno Stato di 60 milioni di abitanti, soggetto di rilievo dell’economia europea e mondiale, meta turistica di massima attrattività per chiunque deve essere evirato di un pezzo rilevante della sua infrastruttura nevralgica di trasporto.
Come gli agnelli di Jodie Foster nel Silenzio degli Innocenti, Alitalia-ITA si avvia mestamente al macello.
Nell’assordante assenza di rumore dei commentatori ed esperti, le due notizie cruciali, flotta e marchio, sono passate piuttosto inosservate. Eppure sarebbe da chiedersi, ed indagare magari, chi ha davvero deciso quell’ordine di flotta da Airbus e il succulento boccone dei leasing offerto a Udvar-Hazy.
E il capitale pubblico di tre miliardi, leva finanziaria dell’investimento in flotta, è forse il paradossale ticket di ingresso richiesto dal “generoso” futuro vettore alleato per accogliere nel suo seno i diritti di volo da e per l’Italia e le posizioni di vantaggio negli aeroporti nazionali, gli slot?
Se così fosse, il romanzo Alitalia è davvero giunto al suo epilogo e gli italiani stanno pagando il funerale e la consegna delle spoglie ai concorrenti con l’ultimo pedaggio da tre miliardi di euro, soprattutto con la rinuncia definitiva a gestire il trasporto aereo. Ciò meriterebbe qualche seria riflessione. Tutto il resto è noia.



Il toto-cannibale è aperto.
Io punto su Lufthansa: Air Dolomiti è una compagnia a sé che si è scavata una bella e buona nicchia in territorio nazionale e non sembra essere mai stata scalfita da Alitalia come, a maggior ragione, non sarà scalfita da ITA.
Il recente incontro tra Mario e Angela qui a Roma non è stato un caso: la capa politica per 20 anni dell'EU è venuta a salutare il capo economico dell'EU e io me lo sono immaginato così il commiato...

Quindi non mi stupirei se tra un annetto una Mercedes nera si fermerà davanti a Palazzo Chigi e scenderà un Tedesco con un euro in mano: sarà il magnanimo aiuto della Germania all'Italia e al salvataggio di ITA Airways, fagocitata completa di brand Alitalia, aerei, slot, network per la cifra simbolica di un euro (e il cerchio si chiuderà: 3 miliardi investiti per 1 euro di guadagno... stupendo!).
E forse avremo anche l'immenso piacere di vedere un B747-8 con i nuovi colori ITA...
 
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Farfallina

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Ah quindi è pura questione di gusto personale, a te non piace il nome e quindi si fa fuori e diventa tutto Eurowings. Ok, basta saperlo.
L'idea di LH è quella. E certamente è più facile eliminare un anomino e bruttino ITA Airways piuttosto che il più noto Alitalia.
 

Seaking

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Interessante analisi di Paolo Rubino (Alitalia e Air One iniziale).

Vi spiego perché Alitalia-Ita andrà al macello
Che cosa succederà ad Alitalia-Ita. L’analisi di Paolo Rubino
Con l’approssimarsi della cessazione definitiva dei voli Alitalia, nella data fatidica del 15 ottobre e nei giorni successivi nostalgia, demagogia, retorica, vile consumerismo degli interessi “particulari” dei clienti Millemiglia hanno affollato le cronache.
Questo è il fumo denso che ha annebbiato la vista e messo in sordina due notizie che molto rivelano sul futuro del trasportatore aereo nazionale nella sua reincarnazione Ita Airways.
La prima, datata al 30 settembre scorso, in cui il capo della nuova Società, Alfredo Altavilla, ha annunciato l’ordine di 28 nuovi aeromobili della famiglia Airbus oltre altri 31 in leasing dalla ALC del mitologico Stefano Udvar-Hazy, sopravvissuto al disastro dei mutui subprime nel 2008 della AIG-ILFC e vero re Mida dell’aviazione post deregulation.
Benché il permanente squilibrio tra flotta in proprietà, i 28 acquisti, e flotta in leasing, 31 aeroplani, lasciasse qualche perplessità sulla reale capacità di comprendere l’unica vera formula immutabile per la stabilità durevole di chi fa trasporto aereo, tuttavia l’annuncio, da sé, è apparso una vera rivoluzione.
L’ultima volta che un’impresa italiana di trasporto aereo aveva annunciato investimenti in flotta era vecchia di ben 15 anni. Quell’impresa era la Air One di Carlo Toto, era il 2007 e l’investimento era peraltro assai più poderoso di quello di Altavilla, nonostante quest’ultimo possa contare su una dote di capitale pubblico ben più florida di quello privato di cui disponeva Toto. L’errore di quest’ultimo fu allora, e col senno del poi, di annegare quella coraggiosa decisione nelle velleità da pollaio del progetto Fenice, ma questa è un’altra storia.
Dopo vent’anni di umiliante assenza di investimenti in flotta, durante i quali i pubblici finanziamenti al trasportatore Alitalia-ITA sono stati utilizzati per incentivare gli esodi del personale e per qualche vanesia, nonché costosa, campagna pubblicitaria, finalmente lo scorso 30 settembre, a vent’anni di distanza dagli ultimi annunci flotta della Compagnia, è sembrato che cominciasse la riscossa.
È sembrato, almeno fino all’annuncio della seconda notizia. In un uno-due-tre che toglie il fiato, il 15 ottobre Altavilla dichiara di aver acquistato il marchio Alitalia dal liquidatore della Società decotta e il 16 ottobre chiarisce che, però, quel marchio non sarà utilizzato; infine, il 19 ottobre, nell’intervista rilasciata all’Huffington Post, specifica a chi non vuole intendere che “la maggior parte dei potenziali alleati con i quali abbiamo discusso del marchio mi ha detto che Alitalia sarebbe stata una zavorra in una discussione di alleanza. Era necessaria una discontinuità”.
Il termine “discontinuità” è purtroppo il letale neologismo coniato dal depresso management Alitalia nel 2002 post Torri Gemelle che ha progressivamente annichilito l’azienda. In vent’anni sono stati “discontinuati” eccellenti ingegneri e tecnici di manutenzione, provetti piloti, appassionati addetti al servizio ai clienti, acuti manager del trasporto aereo, brillanti sviluppatori e manutentori di sistemi gestionali oltre ad interi pezzi della rete di collegamenti in Nord e Sud America, Asia ed Africa.
Discontinuati muscoli, cervello e scheletro, oggi astuti concorrenti del vettore nazionale sussurrano all’orecchio del suo nuovo capo che è necessario discontinuare anche il cuore e i testicoli, ovvero il nome.
Nel diritto romano la damnatio memoriae era la condanna comminata ai nemici dello Stato e consisteva nella cancellazione di ogni traccia dell’esistenza del reietto. Come l’imperatore Caligola, il papa Formoso, il doge Faliero, di Alitalia va decretata la morte civile per volontà di un qualche misterioso amministratore delegato pro tempore di una Compagnia straniera.
Uno Stato di 60 milioni di abitanti, soggetto di rilievo dell’economia europea e mondiale, meta turistica di massima attrattività per chiunque deve essere evirato di un pezzo rilevante della sua infrastruttura nevralgica di trasporto.
Come gli agnelli di Jodie Foster nel Silenzio degli Innocenti, Alitalia-ITA si avvia mestamente al macello.
Nell’assordante assenza di rumore dei commentatori ed esperti, le due notizie cruciali, flotta e marchio, sono passate piuttosto inosservate. Eppure sarebbe da chiedersi, ed indagare magari, chi ha davvero deciso quell’ordine di flotta da Airbus e il succulento boccone dei leasing offerto a Udvar-Hazy.
E il capitale pubblico di tre miliardi, leva finanziaria dell’investimento in flotta, è forse il paradossale ticket di ingresso richiesto dal “generoso” futuro vettore alleato per accogliere nel suo seno i diritti di volo da e per l’Italia e le posizioni di vantaggio negli aeroporti nazionali, gli slot?
Se così fosse, il romanzo Alitalia è davvero giunto al suo epilogo e gli italiani stanno pagando il funerale e la consegna delle spoglie ai concorrenti con l’ultimo pedaggio da tre miliardi di euro, soprattutto con la rinuncia definitiva a gestire il trasporto aereo. Ciò meriterebbe qualche seria riflessione. Tutto il resto è noia.



Il toto-cannibale è aperto.
Io punto su Lufthansa: Air Dolomiti è una compagnia a sé che si è scavata una bella e buona nicchia in territorio nazionale e non sembra essere mai stata scalfita da Alitalia come, a maggior ragione, non sarà scalfita da ITA.
Il recente incontro tra Mario e Angela qui a Roma non è stato un caso: la capa politica per 20 anni dell'EU è venuta a salutare il capo economico dell'EU e io me lo sono immaginato così il commiato...

Quindi non mi stupirei se tra un annetto una Mercedes nera si fermerà davanti a Palazzo Chigi e scenderà un Tedesco con un euro in mano: sarà il magnanimo aiuto della Germania all'Italia e al salvataggio di ITA Airways, fagocitata completa di brand Alitalia, aerei, slot, network per la cifra simbolica di un euro (e il cerchio si chiuderà: 3 miliardi investiti per 1 euro di guadagno... stupendo!).
E forse avremo anche l'immenso piacere di vedere un B747-8 con i nuovi colori ITA...
Il 30 settembre è stato annunciato un MOU con Airbus, non ordini veri.

Svista non proprio di poco conto da parte dell’autore.
 

outlmerge

Utente Registrato
21 Novembre 2017
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25
Eh ma gli Embraer non servivano. Almeno a passare il primo inverno dico io.

PS: a Milano i LF sono bassino, ma si FCO girano altri numeri, magari non in maniera costante, ma si riempie di più.
No il problema non é la taglia degli aerei ma la politica tariffaria lungimirante della nuova compagnia.
Aggiungo che alle 20h30 l"Airfrance est a 250€ ma con loro ho diritto a una vera major
 

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magick

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5 Maggio 2016
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No il problema non é la taglia degli aerei ma la politica tariffaria lungimirante della nuova compagnia.
Aggiungo che alle 20h30 l"Airfrance est a 250€ ma con loro ho diritto a una vera major
Una domanda: come mai la business costa leggermente meno della economy su alcuni voli?
 

13900

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26 Aprile 2012
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Se si alleano con qualcuno di grosso presteranno slot a destra e a manca, anzi, potrebbe essere una delle poche doti....

Saccheggio finale del mercato Italiano per un piatto di lenticchie ma tant'e', e' cosi' da 20 anni
inter nos, Alitalia ha solo il 20% a malapena del mercato italiano (e molto meno nell’IC). Alla fine darebbe via soltanto slot a Linate, cosa che avrebbe un effetto solo sugli IC dall’area milanese. Per il resto del paese cambierebbe poco…
 
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globetrotter70

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6 Dicembre 2009
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No il problema non é la taglia degli aerei ma la politica tariffaria lungimirante della nuova compagnia.
Aggiungo che alle 20h30 l"Airfrance est a 250€ ma con loro ho diritto a una vera major
Ma queste sono le tariffe pubbliche, poi bisogna vedere l'offerta corporate come é strutturata, che sara' sicuramente sulla maggior parte delle vendite, da quello che so sulla Milano Parigi in Corporate AZ é piu' competitiva di AF....da vedere
 
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