La nuova era di ITA Airways nel gruppo LH


vc-25b

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6 Agosto 2024
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la campagna i franco-olandesi l'han persa da tempo, almeno quella italiana. E in Europa sono molto, ma molto isolati coi loro -pur forti- unici 2 hubs. LHG ha indubbiamente ormai il sopravvento in EU, talmente netto ed evidente che si stenta a credere che a Bruxelles pensino di aver risolto con 4 regolette della menga. Amen, buon per LHG e i ssuoi partner JV... :)
"E' il mercato bellezza!"
C'è da dire che sono entrati in SAS, forse a loro converrebbe entrare in LOT e farla passare in SkyTeam (per espandersi nell'Europa dell'Est) e puntare magari su TAP (o se non dovessero riuscirci, perché se la aggiudica IAG, concentrarsi su Aegean).
 

herry92

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Sembra vogliano ridurre sull' europeo probabilmente per sfuggire alla concorrenza delle low cost e puntare piu' sul lungo raggio ma ci sono due considerazioni:

- se riduci il feederaggio europeo poi come lo riempi il lungo raggio? solo con le connessioni nazionali?

- il network europeo di ITA mi sembra gia' decisamente ridotto non volano nemmeno in tutte le capitali europee ad esempio vado a memoria mancano Lisbona, Dublino, Vienna, Berlino, Lussemburgo, Varsavia, Budapest, Bucarest, Praga, tutto il nord europa non e' servito, non vedo cosa ci sia da ridurre.
Da quel che intuisco leggendo l'articolo non parla di riduzione del europeo ma di sbilanciamento.

Visto che gli utili si fanno sul lungo raggio inizieranno ad aumentare l'offerta sul sud america (il gruppo rispetto ad altre alleanze offriva meno posti in questa zona del mondo) e africa.

Aumentando il lungo raggio in % si ribilancia anche l'europeo diminuendo la suo quota non i posti.
Un altro modo potrebbe essere che certe rotte eu non le servi direttamente ma qualcuno le serve al tuo posto andando ad occupare le destinazioni mancanti (forse Air Dolomiti)

È come il ribilancimento di un portafoglio finanziario.
Si posso vendere azioni dove si è troppo esposti oppure aumentare le quote delle rimanti parti. Alla fine la torta % cambia in entrambi i modi.

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londonfog

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8 Luglio 2012
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Sembra vogliano ridurre sull' europeo probabilmente per sfuggire alla concorrenza delle low cost e puntare piu' sul lungo raggio ma ci sono due considerazioni:

- se riduci il feederaggio europeo poi come lo riempi il lungo raggio? solo con le connessioni nazionali?

- il network europeo di ITA mi sembra gia' decisamente ridotto non volano nemmeno in tutte le capitali europee ad esempio vado a memoria mancano Lisbona, Dublino, Vienna, Berlino, Lussemburgo, Varsavia, Budapest, Bucarest, Praga, tutto il nord europa non e' servito, non vedo cosa ci sia da ridurre.
Io lo leggo in un modo leggermente diverso. Ridurre la percentuale non vuol dire necessariamente ridurre i voli, ma aumentare quelli a medio/lungo. In altre parole LH pensa a ITA come la linea aerea che ha uno hub a FCO, non necessariamente la linea aerea che porta passeggeri a spasso per l'Europa. A casa sua LH vola su FRA e MUC, il resto dei voli li fa Eurowings.
 

Ivan0922

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30 Aprile 2023
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Belgrado, Serbia
Che è successo di recente con Air Serbia?
A partire dal 2022/23, enormi ritardi durante il periodo maggio-settembre (oltre il 60% in media), mancanza di aerei disponibili, che hanno portato all'arrivo di chi sa piu quante compagnie ACMI (*), problemi nel loro hub di Belgrado con il handling, problemi con i bookings e IT, check-in online e carte d'imbarco digitali che non funzionano e devono essere stampate, posso confermare sul mio recente MXP-BEG che circa 60 passeggeri italiani che hanno effettuato il check-in online non sono riusciti a salire sull'aereo con la boarding pass sui loro telefoni ma dovevano stamparli al gate, e poche altre cose minori. Fondamentalmente si sono espansi troppo rapidamente nel 2022. e nel 2023, cosi rapidamente che nemmeno nel 2024. sono riusciti a stabilizzarsi completamente.

(*) A proposito di wet lease, nel febbraio 2024, un E195 operato da Marathon Airlines per Air Serbia, pilotato da un pilota che stranamente e' probabilmente un ex istruttore Alitalia, ha provato a decollare con solo un terzo (!) della pista rimasta a Belgrado. L'aereo si e' schiantato contro l'ILS ed e' riuscito a malapena a prendere il volo. E' tornato per un atterraggio di emergenza, con un atteraggio con velocita eccessiva a causa di problemi ai flap, con gravi danni strutturali e perdita di carburante. Guarda le immagini qui sotto e puoi collegare rapidamente i punti da solo
Materiale di lettura consigliato:

 
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FlyKing

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14 Aprile 2011
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Genova - LIMJ
La compagnia azzurra vende troppi biglietti sulle rotte europee. Ora punta su Brasile e Argentina
Si può dire che sembra un articolo di italiavola per come è scritto?
C'è da dire che sono entrati in SAS, forse a loro converrebbe entrare in LOT e farla passare in SkyTeam (per espandersi nell'Europa dell'Est) e puntare magari su TAP (o se non dovessero riuscirci, perché se la aggiudica IAG, concentrarsi su Aegean).
Che al mercato mio padre comprò..
LOT non è in vendita, Aegean tanto meno visto che si è comprata una quota in Volotea, a TAP ci punta LH, insieme ad altri, ma è una partita tutta da giocare.
Possiamo mettere fine a questi volo pindarici sul nascere? Grazie
 

leerit

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3 Settembre 2019
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È il quinto mercato, al mondo, per numero di passeggeri internazionali. Ma è anche tra i peggiori, nel mondo, per capacità di fare da base di supporto alla mobilità intercontinentale dei viaggiatori. Chi arriva lo fa per restarci, al massimo per prendere un altro volo per raggiungere altre località del Paese. Pochissimi lo usano per fare scalo e andare migliaia di chilometri lontano. È il paradosso dell’Italia e, in parallelo, la fotografia di cosa vuol dire non aver avuto, tutti questi anni, un vettore di bandiera di riferimento in grado di portare milioni di persone alla sua base e poi accompagnarle verso altre località.
Il ruolo del colosso tedesco
A Lufthansa — che tra il 15 e il 17 gennaio ha perfezionato il suo ingresso in Ita Airways (con il 41%) — toccherà, tra le tante missioni, anche questa: rafforzare l’aviolinea tricolore, attrarre flussi maggiori verso l’hub di Roma Fiumicino, il sesto del gruppo, smistare fette più rilevanti del traffico intercontinentale in ingresso e in uscita, portare lo scalo della Capitale ad avvicinarsi ai valori medi dei grandi hub europei. «Con la forza del colosso tedesco e i margini di crescita di Fiumicino è possibile "deviare" parte dei flussi Est-Ovest o Nord-Sud che oggi transitano altrove», spiegano al Corriere due capi di compagnie aeree rivali.
I numeri
Per capire il divario dal resto dell’Europa basta guardare ai numeri che la Iata fornisce analizzando i flussi in tutto il mondo. Nel 2023 — calcola l’associazione internazionale delle aviolinee — il traffico aereo internazionale ha rappresentato il 66% delle partenze totali origine-destinazione per l’Italia, pari a 66,3 milioni di passeggeri in partenza. Qui dentro non ci sono soltanto quelli che hanno preso un volo diretto verso l’estero, ma anche chi ha comprato un itinerario indiretto.
Dove voliamo
L’Europa è, senza sorpresa, il mercato internazionale più grande. Quasi 53 milioni di passeggeri sono partiti dall’Italia verso un altro Paese in Europa (l’80% del totale), 4,5 milioni verso il Nord America (7%) e 2,8 milioni verso l’Africa (4%). Seguono poi Asia-Pacifico (3,9%), Medio Oriente (3,1%) e America Latina (2%). Su base mondiale il nostro Paese «cattura» il 4,3% sul totale dei viaggiatori sulle rotte internazionali e l’8,7% su scala europea.

Pochi scali da noi
Ma nonostante i numeri significativi, pochi fanno scalo da noi. «Dal 2014 l’indice di connettività aerea internazionale dell’Italia è aumentato del 36% all’interno della regione europea e del 55% con tutte le altre regioni», calcola la Iata. Però spulciando meglio i numeri ecco la sorpresa: solo il 2% di tutti i passeggeri in arrivo in Italia dall’estero ha proseguito il viaggio con un volo nazionale. Il 97% dei passeggeri ha terminato il proprio viaggio nel punto di ingresso nel Paese o ha continuato a viaggiare utilizzando un diverso mezzo di trasporto (per esempio il treno o la macchina a noleggio). Solo l’1% dei viaggiatori internazionali ha proseguito imbarcandosi in un aereo per raggiungere una destinazione in un altro Paese.
Il confronto
Questi dell’Italia — 2% prosegue su voli nazionali, 1% su voli internazionali, 97% non prende un altro volo — sono i numeri peggiori considerando altri 15 grandi Stati europei e la Turchia. Per dire: un terzo di chi atterra in Olanda (cioè ad Amsterdam dove opera Klm) e Turchia (cioè Istanbul, dove si trova Turkish Airlines) poi prende un altro volo verso l’Europa o il resto del mondo. Un dato che resta alto anche per la Finlandia, via Helsinki (27%, grazie a Finnair), è significativo anche in Germania con il 24% (Lufthansa ha i suoi hub a Francoforte e Monaco), in Austria con il 20% (c’è Austrian Airlines, sempre del gruppo Lufthansa), in Svizzera con il 17% (grazie a Swiss, altro vettore del colosso tedesco).
Emirati da record
In Francia, dove il vettore dominante nel segmento è Air France, la quota di transiti è il 14%, così come in Belgio (12%, Brussels Airlines). In Spagna è l’8% (Iberia), nel Regno Unito è il 7% (British Airways soprattutto). Il dato dell’Italia è persino più basso della Grecia (6%) dove pure non c’è un vettore nazionale che fa i voli intercontinentali. Per non parlare degli Emirati Arabi Uniti (Dubai con Emirates, Abu Dhabi con Etihad) dove i transiti sono al 46%, cioè quasi la metà di chi approda lì poi prende un altro volo. Significativo anche negli Usa, 27%, dove Delta Air Lines, United Airlines e American Airlines muovono milioni di persone attraverso i loro diversi hub.
Le criticità
Secondo gli esperti l’assenza di un vettore nazionale forte a Roma Fiumicino e di una compagnia che faccia hub intercontinentale a Milano Malpensa — i nostri principali scali internazionali — finiscono per ridurre significativamente l’«attrattività» dell’Italia come territorio nel quale fare scalo. Che, data la sua vocazione più «incoming», grazie alle attrazioni turistiche, culturali e culinarie, e anche le sue dimensioni non può avere i dati dell’Olanda, ma può aspirare a quelli della Spagna. Perché più clienti — soprattutto se in arrivo dall’estero e in partenza verso l’estero — sono una fonte di ricavi importante non soltanto per il vettore ma anche per l’aeroporto e il suo indotto: chi sosta per un paio d’ore, in attesa di prendere l’altro volo, spende per mangiare o fa shopping, anche di lusso.
Un hub «secondario»
«Se vediamo i dati storici, la percentuale del traffico operato in connessione a Fiumicino è stato del 25-26%, mentre oggi è inferiore al 19-20%», spiega al Corriere Marco Troncone, amministratore delegato di Aeroporti di Roma, la società che gestisce i due scali romani (l’altro è Ciampino). «Sono valori ben al di sotto di quelli di Francoforte o Amsterdam, che sono così hub "primari", mentre noi siamo ancora "secondari"». Perché «secondari»? «Siamo relativamente piccoli su questo segmento perché relativamente piccola è Ita, il vettore che da noi fa attività di hubbing».
Le potenzialità
«Se si analizza la nostra quota di mercato su alcuni flussi di transito — dai Balcani al Sud America, dal Medio Oriente verso il Nord America — vediamo che la quota attuale è sotto il valore che in un mercato perfetto dovremmo avere sulla base della convenienza di transitare via Roma (il cosiddetto «total travel time») e la competitività di costo che è buona», prosegue Troncone. E perché la quota non aumenta? «Perché non c’è sufficiente offerta di voli. Se Ita avesse una rete con voli di "alimentazione" su Fiumicino molto più denso faremmo molto più traffico in connessione», ragiona l’ad di AdR. «Tantissimi bolognesi, fiorentini, veneziani fanno scalo all’estero e non a Roma dove potrebbero arrivare con il vettore di bandiera».
Roma come «testa di ponte»
Per questo, secondo Troncone, «Lufthansa può cercare di intensificare proprio la rete di "alimentazione", cercando di veicolare più traffico attraverso Roma, non per favorire noi rispetto agli altri suoi hub (Francoforte, Monaco, Zurigo, Vienna, Bruxelles, ndr) ma per utilizzare Fiumicino come "testa di ponte" conveniente verso alcuni mercati dove Star Alliance (l’alleanza dove si trova Lufthansa) ha bisogno di crescere: Sud America, in prospettiva Africa sub-sahariana, Medio Oriente». Lufthansa, ne è sicuro il manager, «non ci farà perdere terreno sui mercati già consolidati per noi come gli Usa, ma farà la differenza nei mercati relativamente scoperti».

 

belumosi

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Appena ho un minuto trovo il dato Available Seat Mile per JV (non alleanze), vedrai che non è proprio così. Ripeto, almeno lato JV.
The JV within Star is the largest, with a projected seat share of 28.4% in 2024, followed by the SkyTeam JV with 25.2%, and the oneworld JV with 23.6%.

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Paolo_61

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È il quinto mercato, al mondo, per numero di passeggeri internazionali. Ma è anche tra i peggiori, nel mondo, per capacità di fare da base di supporto alla mobilità intercontinentale dei viaggiatori. Chi arriva lo fa per restarci, al massimo per prendere un altro volo per raggiungere altre località del Paese. Pochissimi lo usano per fare scalo e andare migliaia di chilometri lontano. È il paradosso dell’Italia e, in parallelo, la fotografia di cosa vuol dire non aver avuto, tutti questi anni, un vettore di bandiera di riferimento in grado di portare milioni di persone alla sua base e poi accompagnarle verso altre località.
Il ruolo del colosso tedesco
A Lufthansa — che tra il 15 e il 17 gennaio ha perfezionato il suo ingresso in Ita Airways (con il 41%) — toccherà, tra le tante missioni, anche questa: rafforzare l’aviolinea tricolore, attrarre flussi maggiori verso l’hub di Roma Fiumicino, il sesto del gruppo, smistare fette più rilevanti del traffico intercontinentale in ingresso e in uscita, portare lo scalo della Capitale ad avvicinarsi ai valori medi dei grandi hub europei. «Con la forza del colosso tedesco e i margini di crescita di Fiumicino è possibile "deviare" parte dei flussi Est-Ovest o Nord-Sud che oggi transitano altrove», spiegano al Corriere due capi di compagnie aeree rivali.
I numeri
Per capire il divario dal resto dell’Europa basta guardare ai numeri che la Iata fornisce analizzando i flussi in tutto il mondo. Nel 2023 — calcola l’associazione internazionale delle aviolinee — il traffico aereo internazionale ha rappresentato il 66% delle partenze totali origine-destinazione per l’Italia, pari a 66,3 milioni di passeggeri in partenza. Qui dentro non ci sono soltanto quelli che hanno preso un volo diretto verso l’estero, ma anche chi ha comprato un itinerario indiretto.
Dove voliamo
L’Europa è, senza sorpresa, il mercato internazionale più grande. Quasi 53 milioni di passeggeri sono partiti dall’Italia verso un altro Paese in Europa (l’80% del totale), 4,5 milioni verso il Nord America (7%) e 2,8 milioni verso l’Africa (4%). Seguono poi Asia-Pacifico (3,9%), Medio Oriente (3,1%) e America Latina (2%). Su base mondiale il nostro Paese «cattura» il 4,3% sul totale dei viaggiatori sulle rotte internazionali e l’8,7% su scala europea.

Pochi scali da noi
Ma nonostante i numeri significativi, pochi fanno scalo da noi. «Dal 2014 l’indice di connettività aerea internazionale dell’Italia è aumentato del 36% all’interno della regione europea e del 55% con tutte le altre regioni», calcola la Iata. Però spulciando meglio i numeri ecco la sorpresa: solo il 2% di tutti i passeggeri in arrivo in Italia dall’estero ha proseguito il viaggio con un volo nazionale. Il 97% dei passeggeri ha terminato il proprio viaggio nel punto di ingresso nel Paese o ha continuato a viaggiare utilizzando un diverso mezzo di trasporto (per esempio il treno o la macchina a noleggio). Solo l’1% dei viaggiatori internazionali ha proseguito imbarcandosi in un aereo per raggiungere una destinazione in un altro Paese.
Il confronto
Questi dell’Italia — 2% prosegue su voli nazionali, 1% su voli internazionali, 97% non prende un altro volo — sono i numeri peggiori considerando altri 15 grandi Stati europei e la Turchia. Per dire: un terzo di chi atterra in Olanda (cioè ad Amsterdam dove opera Klm) e Turchia (cioè Istanbul, dove si trova Turkish Airlines) poi prende un altro volo verso l’Europa o il resto del mondo. Un dato che resta alto anche per la Finlandia, via Helsinki (27%, grazie a Finnair), è significativo anche in Germania con il 24% (Lufthansa ha i suoi hub a Francoforte e Monaco), in Austria con il 20% (c’è Austrian Airlines, sempre del gruppo Lufthansa), in Svizzera con il 17% (grazie a Swiss, altro vettore del colosso tedesco).
Emirati da record
In Francia, dove il vettore dominante nel segmento è Air France, la quota di transiti è il 14%, così come in Belgio (12%, Brussels Airlines). In Spagna è l’8% (Iberia), nel Regno Unito è il 7% (British Airways soprattutto). Il dato dell’Italia è persino più basso della Grecia (6%) dove pure non c’è un vettore nazionale che fa i voli intercontinentali. Per non parlare degli Emirati Arabi Uniti (Dubai con Emirates, Abu Dhabi con Etihad) dove i transiti sono al 46%, cioè quasi la metà di chi approda lì poi prende un altro volo. Significativo anche negli Usa, 27%, dove Delta Air Lines, United Airlines e American Airlines muovono milioni di persone attraverso i loro diversi hub.
Le criticità
Secondo gli esperti l’assenza di un vettore nazionale forte a Roma Fiumicino e di una compagnia che faccia hub intercontinentale a Milano Malpensa — i nostri principali scali internazionali — finiscono per ridurre significativamente l’«attrattività» dell’Italia come territorio nel quale fare scalo. Che, data la sua vocazione più «incoming», grazie alle attrazioni turistiche, culturali e culinarie, e anche le sue dimensioni non può avere i dati dell’Olanda, ma può aspirare a quelli della Spagna. Perché più clienti — soprattutto se in arrivo dall’estero e in partenza verso l’estero — sono una fonte di ricavi importante non soltanto per il vettore ma anche per l’aeroporto e il suo indotto: chi sosta per un paio d’ore, in attesa di prendere l’altro volo, spende per mangiare o fa shopping, anche di lusso.
Un hub «secondario»
«Se vediamo i dati storici, la percentuale del traffico operato in connessione a Fiumicino è stato del 25-26%, mentre oggi è inferiore al 19-20%», spiega al Corriere Marco Troncone, amministratore delegato di Aeroporti di Roma, la società che gestisce i due scali romani (l’altro è Ciampino). «Sono valori ben al di sotto di quelli di Francoforte o Amsterdam, che sono così hub "primari", mentre noi siamo ancora "secondari"». Perché «secondari»? «Siamo relativamente piccoli su questo segmento perché relativamente piccola è Ita, il vettore che da noi fa attività di hubbing».
Le potenzialità
«Se si analizza la nostra quota di mercato su alcuni flussi di transito — dai Balcani al Sud America, dal Medio Oriente verso il Nord America — vediamo che la quota attuale è sotto il valore che in un mercato perfetto dovremmo avere sulla base della convenienza di transitare via Roma (il cosiddetto «total travel time») e la competitività di costo che è buona», prosegue Troncone. E perché la quota non aumenta? «Perché non c’è sufficiente offerta di voli. Se Ita avesse una rete con voli di "alimentazione" su Fiumicino molto più denso faremmo molto più traffico in connessione», ragiona l’ad di AdR. «Tantissimi bolognesi, fiorentini, veneziani fanno scalo all’estero e non a Roma dove potrebbero arrivare con il vettore di bandiera».
Roma come «testa di ponte»
Per questo, secondo Troncone, «Lufthansa può cercare di intensificare proprio la rete di "alimentazione", cercando di veicolare più traffico attraverso Roma, non per favorire noi rispetto agli altri suoi hub (Francoforte, Monaco, Zurigo, Vienna, Bruxelles, ndr) ma per utilizzare Fiumicino come "testa di ponte" conveniente verso alcuni mercati dove Star Alliance (l’alleanza dove si trova Lufthansa) ha bisogno di crescere: Sud America, in prospettiva Africa sub-sahariana, Medio Oriente». Lufthansa, ne è sicuro il manager, «non ci farà perdere terreno sui mercati già consolidati per noi come gli Usa, ma farà la differenza nei mercati relativamente scoperti».

I numeri dell’Italia sono ”drogati” da FR che ha gonfiato a dismisura il mercato facendo p2p puro
 
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londonfog

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Non ho capito cosa si aspetta il giornalista del Corriere, una bacchetta magica? Le modifiche nei flussi di traffico ci sono sempre state, cinquant'anni fa DXB, AUH e DOH non erano gli hub che sono diventati. Sempre cinquant'anni fa TK e IST non erano quelli che sono adesso. Le reti si sono ristrette anche perche' e' aumentata l'autonomia degli aerei. FCO-TYO senza scalo era impensabile (sempre cinquant'anni fa), adesso non e' piu' necessario fare due scali. Quello che e' certo e' che i cambiamenti si subiscono se non ci sono strategie e si gestiscono con strategie e investimenti. Questo mi aspetto dal gruppo LH, pero' ci vuole tempo. Niente cambia in un giorno.
 

13900

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Gli articoli di Repubblica e Corsera non sono sorprendenti e per un certo verso rimarcano ciò che diciamo su queste pagine da un po' di anni.

ITA ora, e Alitalia prima, fa grossomodo 80% dei passeggeri su voli nazionali ed europei, e stando ai dati passati, direi che 80% di questi passeggeri non sono transfers. Ossia, su 100 passeggeri portati da ITA, tra 60 e 70 sono point-to-point che volano in Europa e in Italia.

Nessun'altra legacy europea ha numeri del genere, tolta magari SAS. E, non a caso, SK e ITA sono fanalini di coda per quanto riguarda i profitti.

Ciò che si intuisce dagli articoli è che la strategia di LH è di cambiare quanto detto sopra, e quindi di rimodulare il volato in modo tale che serva a qualcosa. Per come la immagino io, penso che, di qui a un paio d'anni, si avranno:

1. Molti meno cross-country*
2. Una sensibile revisione dei voli shorthaul da FCO, con nightstops fuori base dove serve per generare transiti.Transiti che non vanno a fare da feed solo agli intercontinentali, ma anche a quel midhaul dove ITA ha un vantaggio competitivo (posizione di FCO, meno restrizioni per voli notturni rispetto agli altri hub, LA C DEDICATA!)
3. Un cambio a LIN, con meno voli fini solo a sè stessi e più feeds per gli hub del gruppo (incluso FCO)*
4. Miglior utilizzazione delle macchine, ché sembra volino davvero pochino
5. Tutte quelle migliorie lato commerciale che faran sì che ITA venda come le altre compagnie moderne (stragrande maggioranza su canale diretto, bundling con prodotti 'holiday', NDC...)

*Esclusi i picchi estivi; immagino che su un Milano-Lamezia ad agosto facciano soldi anche i morti...
 

Seaking

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Gli articoli di Repubblica e Corsera non sono sorprendenti e per un certo verso rimarcano ciò che diciamo su queste pagine da un po' di anni.

ITA ora, e Alitalia prima, fa grossomodo 80% dei passeggeri su voli nazionali ed europei, e stando ai dati passati, direi che 80% di questi passeggeri non sono transfers. Ossia, su 100 passeggeri portati da ITA, tra 60 e 70 sono point-to-point che volano in Europa e in Italia.

Nessun'altra legacy europea ha numeri del genere, tolta magari SAS. E, non a caso, SK e ITA sono fanalini di coda per quanto riguarda i profitti.

Ciò che si intuisce dagli articoli è che la strategia di LH è di cambiare quanto detto sopra, e quindi di rimodulare il volato in modo tale che serva a qualcosa. Per come la immagino io, penso che, di qui a un paio d'anni, si avranno:

1. Molti meno cross-country*
2. Una sensibile revisione dei voli shorthaul da FCO, con nightstops fuori base dove serve per generare transiti.Transiti che non vanno a fare da feed solo agli intercontinentali, ma anche a quel midhaul dove ITA ha un vantaggio competitivo (posizione di FCO, meno restrizioni per voli notturni rispetto agli altri hub, LA C DEDICATA!)
3. Un cambio a LIN, con meno voli fini solo a sè stessi e più feeds per gli hub del gruppo (incluso FCO)*
4. Miglior utilizzazione delle macchine, ché sembra volino davvero pochino
5. Tutte quelle migliorie lato commerciale che faran sì che ITA venda come le altre compagnie moderne (stragrande maggioranza su canale diretto, bundling con prodotti 'holiday', NDC...)

*Esclusi i picchi estivi; immagino che su un Milano-Lamezia ad agosto facciano soldi anche i morti...
Concordo ma aggiungo Air Dolomiti all’equazione, che potrebbe aiutare nell’intento andando a sostituirsi strategicamente ad ITA laddove un Embraer basta e avanza.
 
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East End Ave

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su e giu' sull'atlantico...
The JV within Star is the largest, with a projected seat share of 28.4% in 2024, followed by the SkyTeam JV with 25.2%, and the oneworld JV with 23.6%.

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Grazie caro, hai fatto prima di me…ma questi numeri sono la proiezione del 2024; ora, non solo l’anno passato la JV Star già sfiorava il 30% rispetto a quella OW al 23%, ma nel 2025 l’ulteriore innesto di nuovi voli sia lato UA che DL determinerà un ulteriore gap con OW , per non dire di quando AZ farà parte della JV!
Si parlava di cosa potrebbe fare AF/KL, spero tu concordi che ben poco ormai gli rimane da fare a questo punto, LHG ha fatto filotto.
Brexit e UK ETA stanno inoltre compromettendo il dato booking BA, indebolendo di fatto la JV OW già con AA la più fiacca tra le US3.
DL tiene bene botta, apre nuove destinazioni in Italia perché perde il feeder AZ, makes sense. Ma di nuovo, è proprio AF/KL che non può fare altro, perché paragonare SK e AZ non porta certo ad un pareggio tra le due entità.
 
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belumosi

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AF si sta portando a casa SAS e qualche anno fa si è presa Virgin insieme a DL, IAG ci ha provato (finora senza successo) con Air Europa. Probabilmente ci saranno altri tentativi di consolidamento.
Che ci possano essere variazioni percentuali conseguenti è probabile e il grafico ne fa fede.
Come pure è chiaro che i vari paesi siano polarizzati sulle alleanze alle quali è associata la compagnia di bandiera. Quanto è realistico ipotizzare che Star non sia dominante in Germania o SkyTeam in Francia? E' a livello nazionale che ci sono le grandi concentrazioni, non a livello continentale. E non esiste una soluzione realistica senza rivoluzionare tutto il sistema, peraltro non saprei come.
In Italia paradossalmente è proprio la ridotta dimensione di ITA sul LR a garantire una concorrenza globale così diversificata. Ed è per questo che lo spostamento di ITA ha comunque un peso limitato nei rapporti tra le alleanze.
 

13900

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Grazie caro, hai fatto prima di me…ma questi numeri sono la proiezione del 2024; ora, non solo l’anno passato la JV Star già sfiorava il 30% rispetto a quella OW al 23%, ma nel 2025 l’ulteriore innesto di nuovi voli sia lato UA che DL determinerà un ulteriore gap con OW , per non dire di quando AZ farà parte della JV!
Si parlava di cosa potrebbe fare AF/KL, spero tu concordi che ben poco ormai gli rimane da fare a questo punto, LHG ha fatto filotto.
Brexit e UK ETA stanno inoltre compromettendo il dato booking BA, indebolendo di fatto la JV OW già con AA la più fiacca tra le US3.
DL tiene bene botta, apre nuove destinazioni in Italia perché perde il feeder AZ, makes sense. Ma di nuovo, è proprio AF/KL che non può fare altro, perché paragonare SK e AZ non porta certo ad un pareggio tra le due entità.
Il governo ha risposto su ETA, eliminandoli per i transiti. Almeno quello.

 

rick@BCN

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Dubai, UAE
Emirates / ITA Airways Begins Codeshare Service From Jan 2025
1 min
NW24SkyteamCodeshare
Written By Jim Liu
Published at 0300GMT 20JAN25
Emirates and ITA Airways since mid-January 2025 launched reciprocal codeshare partnership, covering various services beyond Rome and Dubai. Planned codeshare routes include the following.

Emirates operated by ITA Airways
Rome Fiumicino – Bari
Rome Fiumicino – Brindisi
Rome Fiumicino – Catania
Rome Fiumicino – Florence
Rome Fiumicino – Genoa
Rome Fiumicino – Lamezia Terme
Rome Fiumicino – Naples
Rome Fiumicino – Palermo
Rome Fiumicino – Reggio di Calabria
Rome Fiumicino – Sofia
Rome Fiumicino – Tirana
Rome Fiumicino – Trieste
Rome Fiumicino – Turin

ITA Airways operated by Emirates
Dubai – Brisbane
Dubai – Colombo
Dubai – Dar es Salaam
Dubai – Hong Kong
Dubai – Kuala Lumpur
Dubai – Melbourne
Dubai – Muscat
Dubai – Perth
Dubai – Singapore – Melbourne
Dubai – Sydney


Interessante. Mi chiedo se ci sia la possibilita che ITA si sposti al T3 a DXB (dedicato ad Emirates e ai code-share con United, Air Canada e Flydubai) ma credo non sia cosi semplice trovare uno slot al gate li'!
 
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herry92

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Emirates / ITA Airways Begins Codeshare Service From Jan 2025
1 min
NW24SkyteamCodeshare
Written By Jim Liu
Published at 0300GMT 20JAN25
Emirates and ITA Airways since mid-January 2025 launched reciprocal codeshare partnership, covering various services beyond Rome and Dubai. Planned codeshare routes include the following.

Emirates operated by ITA Airways
Rome Fiumicino – Bari
Rome Fiumicino – Brindisi
Rome Fiumicino – Catania
Rome Fiumicino – Florence
Rome Fiumicino – Genoa
Rome Fiumicino – Lamezia Terme
Rome Fiumicino – Naples
Rome Fiumicino – Palermo
Rome Fiumicino – Reggio di Calabria
Rome Fiumicino – Sofia
Rome Fiumicino – Tirana
Rome Fiumicino – Trieste
Rome Fiumicino – Turin

ITA Airways operated by Emirates
Dubai – Brisbane
Dubai – Colombo
Dubai – Dar es Salaam
Dubai – Hong Kong
Dubai – Kuala Lumpur
Dubai – Melbourne
Dubai – Muscat
Dubai – Perth
Dubai – Singapore – Melbourne
Dubai – Sydney


Interessante. Mi chiedo se ci sia la possibilita che ITA si sposti al T3 a DXB (dedicato ad Emirates e ai code-share con United, Air Canada e Flydubai) ma credo non sia cosi semplice trovare uno slot al gate li'!
ITA, veniva segnalato sul forum, aveva chiesto la disponibilità di alcuni slot per volo diretto verso Muscat. Ha risolto con quindi con il Codeshare. Non inseriscono tra le varie destinazioni il Roma-Dubai perchè si regge da solo (intendo lato ITA non Emirates)?
 

Seaking

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Emirates / ITA Airways Begins Codeshare Service From Jan 2025
1 min
NW24SkyteamCodeshare
Written By Jim Liu
Published at 0300GMT 20JAN25
Emirates and ITA Airways since mid-January 2025 launched reciprocal codeshare partnership, covering various services beyond Rome and Dubai. Planned codeshare routes include the following.

Emirates operated by ITA Airways
Rome Fiumicino – Bari
Rome Fiumicino – Brindisi
Rome Fiumicino – Catania
Rome Fiumicino – Florence
Rome Fiumicino – Genoa
Rome Fiumicino – Lamezia Terme
Rome Fiumicino – Naples
Rome Fiumicino – Palermo
Rome Fiumicino – Reggio di Calabria
Rome Fiumicino – Sofia
Rome Fiumicino – Tirana
Rome Fiumicino – Trieste
Rome Fiumicino – Turin

ITA Airways operated by Emirates
Dubai – Brisbane
Dubai – Colombo
Dubai – Dar es Salaam
Dubai – Hong Kong
Dubai – Kuala Lumpur
Dubai – Melbourne
Dubai – Muscat
Dubai – Perth
Dubai – Singapore – Melbourne
Dubai – Sydney


Interessante. Mi chiedo se ci sia la possibilita che ITA si sposti al T3 a DXB (dedicato ad Emirates e ai code-share con United, Air Canada e Flydubai) ma credo non sia cosi semplice trovare uno slot al gate li'!
A segnare, semmai ce ne fosse stato ancora bisogno, lo spartiacque di dimensioni bibliche con il recente passato targato EY.