Capitolo Primo.
Fedele alla linea in base alla quale un volo diretto in Barbon batte lo scalo in First, sono prenotato (in Barbon Plus) sul BA289 LHR-PHX. Venerdi', ore 14:40. Per puro caso, la settimana prima mi casca un occhio sui voli che partono da LHR T3 e scopro che il summenzionato 289 non parte, come avevo sempre supposto, da T5 ma da T3. Poco male, rimedio di andar li' la mattina, lavorare dall'ufficio li', e poi andare airside un'oretta prima del volo.
Mi presento col mio complice sarcofago alle 7 antimeridiane per fare il drop-off e T3 si palesa in tutto il suo splendore. Coincidenza, piove.
Abbandonato il sarcofago all'out-of-gauge, una volta fatto il check-in, vado al piano superiore per lavorare coi colleghi e, per
leccare il culo ringraziarli dell'ospitalita', prendo i caffe' da Nero. Sono apparsi i maritozzi, ma siccome
heart disease runs in the family decido di limitarmi a una foto. Immagino che siano comunque qualcosa di immondo, comparati con quelli del Bel Paese.
Lavoro dalle 8 alle 13.30, e poi scendo dabbasso per i controlli di sicurezza. Passo tutto debitamente alla svelta, usando i nuovi marchingegni che permettono ai liquidi di stare in valigia. Segnalazione per la classica passeggera Emirates (Ciabatte Balenciaga, leggins Lululemon, felpa di qualche altra marca che piace ai
ggiovvani e labbra pompate a 4 bar / 58.00 psi che, sistemati due vassoi con tutte le sue mercanzie (uno sul tapis roulant dello scanner, l'altro in appoggio pronto per essere messo su) decide di piazzare il terzo letteralmente davanti a me mentre sto per porre il mio vassoio sul tapis. E poi ovviamente viene fermata per un secondary inspection. Karma.
Comunque, di T3 non c'e' molto da dire; vi posso pero' svelare in anteprima che, al netto dell'appoggio governativo alla terza pista di LHR (cosa che non cambia lo status quo di una virgola), HAL ha deciso di lanciare un programma per rifare T3. Tempistiche bibliche, ovviamente.
Il mio volo parte dal gate 40, ossia sotto la torre di controllo. Qui mi smazzavo i BKK-MEL e i SIN-SYD nel 2011, bei tempi. Ora si vede AA, e ovviamente fuori piove.
L'imbarco parte in orario; gruppo 0, 1, 2, 3, poi via via i pezzenti tra cui il sottoscritto. L'avione di oggi e' un A350-1000; la clientela e' sullo sportivo andante, con un sacco di giacchette puff Patagonia come la mia. Vedo ben altri tre personaggi con il mio stesso modello e colore (more on that later).
Eccomi seduto al 21A; preferisco i sedili corridoio, ma purtroppo oggi questo passava il convento. Intorno a me ci sono un gruppo di 6-7 britanni che non capisco se siano in viaggio di lavoro o gita di piacere. Cinque di loro sono vestiti da triatleti, e i rimanenti due - tra cui il clone di Suella Braverman, parlantina eterna ed insopportabile inclusa - sono marchiati da capo a piedi in Louis Vuitton e Gucci. Suella 2.0 e' seduta davanti a me e parla non-stop. Una prece per il suo vicino di posto, e anche per me dai.
L'ho detto che fuori piove? La signora di fianco a me e' ciarliera, e si esprime nel classicissimo
Good weather if you're a duck. Al che rispondo
Perhaps even the ducks could do with some sun for a change. Meditiamo un secondo, e decidiamo che, si, anche alla papere piacerebbe un po' di sole sulle piume. Il pensiero corre alle papere.
Stacchiamo in orario, e dopo un qualche sballonzolio nelle nubi ecco una cosa inaudita. Il cielo: e' blu!
Il servizio parte in fretta, e chiedo un G&T per aprire le danze. L'assistente di volo mi guarda e fa
I guess you can do with a double e voila', eccoci serviti.
Siccome mi son guardato dai maritozzi, e la colazione era uno yoghurt e una banana, si farebbe anche ora di mangiare. L'offerta sul menu - che non ho fotografato - era qualcosa con carne, poi curry, e infine dei cannelloni alla ricotta. Vado per quelli. Il sugo poteva avere piu' sapore, ma piu' che decenti. Buona la torta, e lo dico io che non sono uno da dolce.
Il volo e' lungo, cribbio se e' lungo. 9 ore abbondanti. Guardo qualche film divisibili tra solenni ca*ate, cose semi-visibili e altre fetenzie; chiacchero con amici e vicini su Whatsapp, e mi bevo un altro paio di birrette. Ci scappa anche un pisolino.
Un'ora prima dell'arrivo, fuori, la situazione e' questa.
Arriva anche il momento del cibo, e stavolta opto per la
chicken and leek pie. Sostanzialmente una terrina di pollo e porri coperta da uno strato di pasta sfoglia; un classico del cibo inglese, impossibile da sbagliare, a prova di nutria. E sostanzialmente insapore. Il risultato e' tale:
Riempiente, ben fatto, sostanzialmente insapore. Il pudding viene rimandato indietro intonso, d'altronde il nome della compagnia che lo produce (
Lasting Impressions) potrebbe definire anche l'impatto che suddetto pudding avrebbe sulle mie coronarie:
lasting.
L'atterraggio a PHX avviene all'imbrunire. Intravedo un bellissimo tramonto, montagne, un sacco di deserto, e poi l'orrendo sprawl di Phoenix Metro. Densita' abitativa 4 volte inferiore a quella di Londra, 5 e rotte meno di Tokyo. E Tucson e' pure peggio. Le citta' americane non saranno mai le mie preferite.
Comunque sia, atterriamo e siamo fuori in tempo molto celere. Passo l'immigrazione, solite domande di rito sul perche' non ho l'ESTA, solita risposta, e aspettiamo i bagagli. Mi domandavo se i vari gruppi di uomini - quel genere di persona che, nella parlanza inglese, si definiscono
geezer (i classici protagonisti dei film di Guy Ritchie) - fossero ciclisti, ma all'arrivo delle valigie scopro che, in realta', sono golfisti.
Golfisti a valanga. Orde di golfisti. Camionate di golfisti. Uno sbarco di Normandia di golfisti.
Aspetto la mia bici per un'ora, e quando quelli della dogana vengono a dirmi "zio, devi andartene, stiamo per chiudere" mi rendo conto che forse non e' arrivata.
Mi consigliano, gentilissimi, di chiedere al banchetto di American Airlines per le connessioni e la gentil pulzella cola' situata mi risponde "Ah si, era qua da un po', ci domandavamo dove fossi finito". Reprimo il desiderio di prenderla a schiaffi col cartellone pubblicitario di AA nelle vicinanze e mi limito a un piu' normale "Ero in attesa di fianco al punto consegna bagagli fuori misura, sai, quello con su scritto O
versized baggage collection point". Perche', bonta' mia, sono ancora di quelli che si aspetta che un collo fuori misura venga riconsegnato dove sta scritto.
"Ah no", fa lei serafica. "Gli
oversize items li consegnamo qui, ora".
Constatato che la logica dell'Agenzia delle Entrate di Corso Bolzano a Torino e' arrivata fin qua prendo il mio sarcofago, auguro tante care cose a tutti, e me ne vado. Una mezzoretta abbondante dopo, al costo di svariate bestemmie, risolvo il mistero di come arrivare all'area di pick-up degli hotel per PHX (al Terminal 4 gli arrivi stanno sopra, le partenze sotto, e i bus per gli hotel arrivano al pianterreno, e gli arrivi internazionali sono in una specie di dependance - tutto chiarissimo, no?) e raggiungo la fermata dell'autobus nell'esatto istante in cui si appropinqua il bus del Courtyard.
Pochi minuti dopo prendo possesso di una stanza arredata durante la presidenza Clinton, doccia e sonno ristoratore.