[lastampa.it/caselle]
(da "Il Saviglianese") Con Gian Piero Pepino, amministratore delegato di Geac, società che gestice l’aeroporto, abbiamo fatto il check-up ad “Olimpica”. Dopo l’inaugurazione del nuovo volo per la Transilvania, quale possiamo dire sia lo stato di salute dell’aeroporto?
È sempre un po’ meglio, ogni volta facciamo un passo avanti. In questa fase abbiamo privilegiato lo sviluppo del traffico ed il contenimento dei costi. Manca ancora lo sviluppo dei ricavi. Nei prossimi anni dovremo concentrarci su questo aspetto. Purtroppo, lavorare nel mercato low-cost per noi è abbastanza difficile.
Perché?
Perché le compagnie “a basso costo” non pagano il prezzo pieno dei servizi aeroportuali in quasi tutti i piccoli scali dove operano. E questo costo aggiuntivo è a carico del territorio. Sono tanti gli esempi in Italia, anche in aeroporti più importanti di noi (Ciampino, Bologna…). È molto difficile coniugare lo sviluppo del traffico con il pareggio di bilancio. Si è infatti creato un paradosso: pur avendo raddoppiato i passeggeri, manteniamo invariato il risultato negativo.
Un anno fa pensavate che dal 2014 sareste riusciti ad ottenere i primi ricavi. È una previsione ancora valida?
Probabilmente sì, dobbiamo ancora crescere un po’ e superare la soglia dopo la quale diventano remunerative tutte quelle attività extra-aviation (come i negozi) che ci aiutano a tenere in piedi i conti. Ci stiamo arrivando. Nel 2009 abbiamo registrato una differenza di circa 500.000 euro tra uscite ed entrate, uguale all’anno prima, ma in questa cifra vanno compresi i 270.000 euro che abbiamo pagato per il servizio torre, che in tutti gli altri aeroporti d’Italia è a carico dello Stato. Quindi, il miglioramento già c’è.
Mentre i costi rappresentano ancora un cruccio, quale può essere invece il punto di favore del nostro aeroporto?
Tutti i dati sono favorevoli, nessun indicatore è negativo. Siamo passati da 9.000 passeggeri commerciali nel 2005 a 130.000 nel 2009 e probabilmente supereremo i 150.000 quest’anno. Le perdite di bilancio sono passate da 7,2 milioni ad 1 milione. Capisco che il deficit di gestione – che, come detto, è intorno ai 500.000 euro – sia una cifra importante, ma parliamo di una società che aveva perso 20 milioni in tre anni… La strada è lunga, ma stiamo crescendo.
Quanti dipendenti ha l’aeroporto?
Oltre venti. Ma se contiamo l’indotto (baristi, facchini, manutentori…) arriviamo a cento.
Arrivano turisti dall’estero? Come siamo andati ultimamente?
Meglio dell’anno scorso. In particolare, Londra va molto bene. Laggiù abbiamo fatto una grossa campagna promozionale: ma sa cosa vuol dire far conoscere Levaldigi a Londra?
Penso ci sia da sgomitare parecchio…
Già, bisogna sgomitare ed investire tanto. Ci hanno aiutato la Camera di commercio, la Provincia, l’Atl, le stazioni sciistiche…
Si riesce dunque a “fare sistema”?
Un pochino. Bisognerebbe investire ancora di più. A Londra transita il mondo intero… Ma gli sciatori arrivano anche da Cagliari e qualcuno anche da Bucarest. Quando c’è un collegamento aereo, diciamo che qualcosa si muove.
C’è qualche progetto in cantiere che può anticipare ai nostri lettori?
Stiamo lavorando allo sviluppo di nuove rotte dall’Est e dal Nord Africa. Poi abbiamo altre trattative… quest’estate ci sarà di nuovo Palma di Maiorca. Faremo anche nuovi investimenti, tra cui una centrale fotovoltaica che ci garantisca autosufficienza energetica e ci faccia migliorare i conti di circa 300.000 euro l’anno.
Be’, buono. È la metà del “buco”…
Sì, esatto. Stiamo lavorando in questo senso.
Infine, ci tolga una curiosità. Un anno e mezzo fa venne data notizia che a Levaldigi si stava studiando un progetto spaziale, per l’addestramento di astronauti, con attrezzature costosissime… che ne è stato?
Non ho seguito direttamente l’iniziativa e non ho particolari notizie in merito.
(da "Il Saviglianese") Con Gian Piero Pepino, amministratore delegato di Geac, società che gestice l’aeroporto, abbiamo fatto il check-up ad “Olimpica”. Dopo l’inaugurazione del nuovo volo per la Transilvania, quale possiamo dire sia lo stato di salute dell’aeroporto?
È sempre un po’ meglio, ogni volta facciamo un passo avanti. In questa fase abbiamo privilegiato lo sviluppo del traffico ed il contenimento dei costi. Manca ancora lo sviluppo dei ricavi. Nei prossimi anni dovremo concentrarci su questo aspetto. Purtroppo, lavorare nel mercato low-cost per noi è abbastanza difficile.
Perché?
Perché le compagnie “a basso costo” non pagano il prezzo pieno dei servizi aeroportuali in quasi tutti i piccoli scali dove operano. E questo costo aggiuntivo è a carico del territorio. Sono tanti gli esempi in Italia, anche in aeroporti più importanti di noi (Ciampino, Bologna…). È molto difficile coniugare lo sviluppo del traffico con il pareggio di bilancio. Si è infatti creato un paradosso: pur avendo raddoppiato i passeggeri, manteniamo invariato il risultato negativo.
Un anno fa pensavate che dal 2014 sareste riusciti ad ottenere i primi ricavi. È una previsione ancora valida?
Probabilmente sì, dobbiamo ancora crescere un po’ e superare la soglia dopo la quale diventano remunerative tutte quelle attività extra-aviation (come i negozi) che ci aiutano a tenere in piedi i conti. Ci stiamo arrivando. Nel 2009 abbiamo registrato una differenza di circa 500.000 euro tra uscite ed entrate, uguale all’anno prima, ma in questa cifra vanno compresi i 270.000 euro che abbiamo pagato per il servizio torre, che in tutti gli altri aeroporti d’Italia è a carico dello Stato. Quindi, il miglioramento già c’è.
Mentre i costi rappresentano ancora un cruccio, quale può essere invece il punto di favore del nostro aeroporto?
Tutti i dati sono favorevoli, nessun indicatore è negativo. Siamo passati da 9.000 passeggeri commerciali nel 2005 a 130.000 nel 2009 e probabilmente supereremo i 150.000 quest’anno. Le perdite di bilancio sono passate da 7,2 milioni ad 1 milione. Capisco che il deficit di gestione – che, come detto, è intorno ai 500.000 euro – sia una cifra importante, ma parliamo di una società che aveva perso 20 milioni in tre anni… La strada è lunga, ma stiamo crescendo.
Quanti dipendenti ha l’aeroporto?
Oltre venti. Ma se contiamo l’indotto (baristi, facchini, manutentori…) arriviamo a cento.
Arrivano turisti dall’estero? Come siamo andati ultimamente?
Meglio dell’anno scorso. In particolare, Londra va molto bene. Laggiù abbiamo fatto una grossa campagna promozionale: ma sa cosa vuol dire far conoscere Levaldigi a Londra?
Penso ci sia da sgomitare parecchio…
Già, bisogna sgomitare ed investire tanto. Ci hanno aiutato la Camera di commercio, la Provincia, l’Atl, le stazioni sciistiche…
Si riesce dunque a “fare sistema”?
Un pochino. Bisognerebbe investire ancora di più. A Londra transita il mondo intero… Ma gli sciatori arrivano anche da Cagliari e qualcuno anche da Bucarest. Quando c’è un collegamento aereo, diciamo che qualcosa si muove.
C’è qualche progetto in cantiere che può anticipare ai nostri lettori?
Stiamo lavorando allo sviluppo di nuove rotte dall’Est e dal Nord Africa. Poi abbiamo altre trattative… quest’estate ci sarà di nuovo Palma di Maiorca. Faremo anche nuovi investimenti, tra cui una centrale fotovoltaica che ci garantisca autosufficienza energetica e ci faccia migliorare i conti di circa 300.000 euro l’anno.
Be’, buono. È la metà del “buco”…
Sì, esatto. Stiamo lavorando in questo senso.
Infine, ci tolga una curiosità. Un anno e mezzo fa venne data notizia che a Levaldigi si stava studiando un progetto spaziale, per l’addestramento di astronauti, con attrezzature costosissime… che ne è stato?
Non ho seguito direttamente l’iniziativa e non ho particolari notizie in merito.