Riflessioni di Giulietto Chiesa
LA RUSSIA IN LUTTO
La tragedia nei cieli del Sinai ha prodotto un'impressione vivissima nella popolazione. 224 morti, tra cui 24 bambini e ragazzi. I media russi, tutte le televisioni più importanti, mantengono una linea prudente. Nessuna analisi delle ipotesi possibili circa la cause del disastro. Si parla solo delle qualità professionali dei piloti, che paiono ottime, e dello stato dell'aereo — un Airbus — che era vecchiotto. Ma le parole "attentato terroristico" non appaiono in nessuna corrispondenza. Nessun canale tv, tra quelli che ho potuto vedere, ha neppure riferito la rivendicazione da parte dell'Esercito Islamico. Si attendono i risultati dell'indagine, che non saranno immediati, anche se, viene detto, le due scatole nere sono state ritrovate in buono stato. Prevale (ed è evidentemente un'indicazione politica dall'alto) la politica. Del resto ammettere un attentato significa ammettere di avere subito un colpo grave. Viene detto soltanto che tre grandi compagnie aeree (Lufthansa, Air France, Emirates) hanno preso la misura precauzionale di non sorvolare più, per il momento, la penisola del Sinai.
Singolare coincidenza: il giorno prima del disastro Vladimir Putin aveva convocato il Consiglio di Sicurezza Nazionale annunciando misure straordinarie di controllo di tutte le installazioni nucleari del paese.
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