Di proroga in proroga la scadenza per la presentazione dell’offerta vincolante per rilevare Alitalia fissata al 15 ottobre rischia di avvicinarsi ai giorni in cui la cassa rischia di esaurirsi, tra metà novembre e inizio dicembre. Ma è il tempo richiesto da Ferrovie dello Stato (a capo della cordata che sta lavorando da settimane al piano industriale del vettore tricolore) dopo aver consultato Atlantia, l’altro pilastro della cordata e che attraverso AdR gestisce gli scali di Roma Fiumicino e Ciampino. Si tratta di un leggero passo indietro dopo l’accelerazione di inizio settembre che si complica e s’intreccia con il caso di Giovanni Castellucci, numero uno di Atlantia in uscita che ha personalmente seguito le trattative su Alitalia.
I commissari
È anche uno slittamento dei tempi che la terna commissariale, guidata dal professore Stefano Paleari, ha cercato di limitare il più possibile: il dossier va chiuso al più presto, ragionano da mesi in Palazzina Alfa (il quartier generale di Alitalia). «Ma i commissari possono fare poco a questo punto: tra Atlantia e Delta si è innescato un giochino negoziale», rivelano al Corriere due fonti che seguono i lavori. «Da diversi giorni FS e Delta sono pronti a mettere nero su bianco l’offerta vincolante, gli unici che fanno resistenza sono quelli di Atlantia». Ferrovie dalla fine di agosto — rivelano le fonti — «si trova nella scomoda posizione di mediare tra le richieste di Atlantia e quelle di Delta».
Le richieste di Atlantia
Gli occhi di Atlantia, arrivata in un secondo momento nelle trattative ma da marzo a conoscenza del piano industriale, si concentrano su tre punti in particolare. Gli equilibri sulle rotte transatlantiche (soprattutto tra Italia e Stati Uniti) secondo la società vanno rivisti: Alitalia deve avere maggiore accesso al mercato statunitense per poter incrementare i propri ricavi e per poter così intervenire il meno possibile sui costi. «La coperta è sempre quella — ragiona una fonte —: o la tiri sul lato degli introiti o su quello della riduzione delle spese». Delta ritiene che sia sufficiente l’aggiunta di più frequenze sulle tratte già operative (per esempio New York e Boston) e l’introduzione di un paio di nuove destinazioni (tra San Francisco, Atlanta, Houston), come anticipato dal Corriere a fine agosto.
Le rotte intercontinentali
Per Atlantia non è sufficiente e vorrebbe pure un chiarimento sul ruolo di Alitalia nella nuova joint venture di Delta con Virgin Atlantic, Air France-Klm nella quale la compagnia tricolore dovrebbe essere partner di secondo livello. Ma il colosso americano dei cieli deve anche fare attenzione — in queste trattative con gl’italiani — a non irritare i franco-olandesi di Air France-Klm (di cui sono pure azionisti): nel prossimo assetto, infatti, Alitalia si ritroverebbe a decidere il network Italia-Usa non più con la mediazione di Air France (come accade finora), ma direttamente con Delta, secondo le informazioni raccolte. Il lungo raggio di Alitalia porta in cassa la metà dei ricavi da traffico passeggeri — come ha rivelato il Corriere di recente — e il mercato statunitense è la voce più pesante di questi introiti.
La governance
L’altro punto delicato è relativo alla governance. Non soltanto per quanto riguarda la scelta dell’amministratore delegato (è in corso la ricerca del profilo migliore), ma per la squadra di dirigenti che dovrà supportare il capo. Un argomento così sensibile che — stando alle fonti — alla fine di agosto la discussione avrebbe fatto irritare e non poco l’ad di Atlantia, Castellucci. Il team negoziale di Delta avrebbe proposto di scegliersi un terzo dei manager di primo piano (una decina di profili circa) della nuova Alitalia. Tentativo non gradito ad Atlantia che avrebbe fatto notare come gli americani non possono pretendere di avere così tanti uomini loro investendo appena cento milioni di euro, cioè il 10%, a meno che non decidano di incrementare la loro quota.
Gli investimenti
Questo degli investimenti è il terzo tassello. Gli americani ritengono che i cento milioni di euro siano sufficienti per ora, nel futuro si può ragionare su un aumento del proprio peso all’interno di Alitalia, ma questo può avvenire soltanto in presenza di conti che iniziano a tornare in positivo. Questi soldi sarebbero anche il massimo che sono disposti a stanziare in questo primo momento: in caso di un’eventuale ricapitalizzazione, quindi, Delta non ci metterebbe un centesimo in più, costringendo FS e Atlantia a stanziare i soldi. Il caso Castellucci porta ulteriore complessità alle trattative. Dagli Stati Uniti non nascondono lo stupore per questi ultimi giorni e temono di aver perso diverse settimane inutilmente dovendo ora cambiare interlocutore in Atlantia. Ma proprio da Atlantia trapela l’intenzione di voler continuare a lavorare per il rilancio di Alitalia.
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