articolo tratto da:
www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=344099&IDCategoria=1
Non sono un'esperto, mi sembra però strano ciò che viene descritto nell'articolo?
Che ne pensate?
Aerei, il bagaglio è rotto?
Oltre al danno la beffa
di 20 euro per la perizia
di FRANCO GIULIANO
BARI - Oltre al danno (del bagaglio danneggiato dalla compagnia o dalla società aeroportuale) la beffa: pagare (venti euro) per la perizia presso un negozio di valige indicato dalla compagnia semplicemente per conoscere a quanto ammonta il danno subito. E già perchè non basta - giustamente - sapere che la maniglia della valigia è stata strappata, o che il braccio del trolley è complemante rotto o la tela strappata. Nello scalo di Bari - contriamente a quanto prevede la Carte dei Diritti del Passeggero dell'Enac - bisogna che il danno venga "certificato".
E chi esegue questa cetificazione? Un negoziate. La dichiarazone fatta dall'addetto dello scalo (un pubblico ufficiale che è già delegato dalla compagnia a compilare la denuncia del sinistro e che non ha alcun interesse diretto non basta. No: serve quella del negoziante. Non qualcuno super parte, ma un esperto: in particolare qualcuno che vende valigie, meglio ancora se della stessa marca di quella che ti è stata distrutta. Insomma un perito esterno è molto meglio del funzionario dello scalo che nella vita tutto fa tranne che vendere borse e valigie. Ma su questo dettaglio non ci addentriamo. Di fatto spiegherà l'addetto: questa procedura viene applicata solo a Bari, unico aeroporto in Italia - spiega alla Seap - nel quale la società Cai (Alitalia-Air One) non ha ancora perfezionato la procedura diretta e preferisce quest'altra non prevista dai regolamenti.
In caso di danneggiamento, la Carta dei Diritti del Passeggero prevede: 1 - entro 7 giorni dalla compilazione del PIR, (Property Irregularity Report), inviare tutta la documentazione specificata di seguito all’Ufficio Relazioni Clientela e/o Assistenza Bagagli della compagnia aerea con la quale si è viaggiato per l’avvio della pratica di risarcimento; 2 - La documentazione necessaria, il codice di prenotazione del volo in caso di acquisto via internet oppure l’originale della ricevuta in caso di biglietto cartaceo; 3 - l’originale del PIR rilasciato in aeroporto; 4 - l’originale del talloncino di identificazione del bagaglio; 5 - l’elenco del contenuto del bagaglio che abbia eventualmente riportato danni.
Questo a Bari (e a Brindisi, immaginiamo) tutto questo non vale. A Bari bisogna andare direttamente nel negozio e farsi periziare il danno. E così anche noi ci sottoponiamo a questa via crucis. Qualche settimana dopo il viaggio, carte alla mano e valigia al seguito (stavolta vuota) cerchiamo questo negozio convenzionato suggerito dalla compagnia. Il negoziante barese nella via più importante della città guarda il relitto e sentenzia: è irreparabile. E allora? "Vale non più di 120 euro". Ma come è una valigia di marca (Samsonite) di dimensioni da stiva (60 centimetri). E l'ho pagata all'incirca 300 euro. "No, guardi - dice il nostro esperto venditore nelle vesti del perito - ne ho una simile, un po' più piccola, che vendiamo a 120 euro. la sua non vale più di 200 euro". Ma come... va bene: 250 euro. E così il nostro super esperto venditore perito della compagnia compila un foglio con numero del volo, giorno e nome del passeggero. Gli stessi dati contenuti sul documento (il PIR) consegnatoci in aeroporto. Vabbene, rispondiamo. E ora che devo fare?
"Questa carta la deve spedire alla compagnia e aspettare il rimborso". Vabbene. E poi? Non poi: adesso: mi deve dare 20 euro, in cambio le lascio un buono e quando la compagnia le invierà (se l'invierà) la cifra del rimborso, lei mi porta il buono e io le detraggo le 20 euro dall'acquisto per il nuovo bagaglio che farà presso il mio negozio".
Ma scusi, io potrei non voler acquistare da lei il mio nuovo bagaglio. Per mille ragioni: o perchè non sono di Bari, o perchè lei non ha la marca che mi piace. "Senta questa è la regola". Scusi, rispondiamo, ma lei doveva informarmi prima che la sua perizia costava 20 euro. La compagnia non mi ha detto che avrei pagato, per giunta sono io che devo essere risarcito.
Il nostro negioziante barese, capisce che non siamo intenzionati a pagare ancora per un danno che chissà quando ci verrà rimborsato e ci chiede la restituzione del documento che aveva compilato. "Io non lavoro gratis - dice, lui". Ma guardi io sono venuto qui perchè il suo negozio mi è stato indicato dalla compagnia, inoltre se dovevo pagare avrebbe dovuto dirmelo all'inizio o comunque affiggere tanto di cartello che il preventivo o la perizia costava 20 euro. "Senta - taglia corto con decisione il nostro gentile commerciante barese - mio caro signore, se lei non mi paga, io non le posso dare la dichiarazione da spedire alla compagnia. Mica sono scemo".
"No guardi, se le pago 20 euro lo scemo sarei io" che ho già il bagaglio danneggiato.
Come è andata a finire? Che siamo andati via. Con bagaglio rotto e con una vertenza che non sappiamo quando e se mai finirà. Dietro di noi c'erano due ragazzi, tedeschi con lo stesso problema: il loro bagaglio con dei buchi di bruciatura "valeva 100 euro" - aveva diagnosticato il perito-venditore-barese. Anche loro hanno ricevuto la richiesta di 20euro come costo della perizia. In cambio avrebbero ricevuto un buono di spesa da utilizzare in quel negozio. Loro però, turisti tedeschi avrebbero dovuto venire apposta a Bari per utilizzare quel bonus. Per giunta avevano bisogno di un bagaglio per il viaggio di ritorno a casa. Alla fine i due tedeschi hanno deciso di versare altri 80 euro al nostro venditore-perito-barese e acquistarne uno nuovo di bagaglio nello stesso negozio convenzionato con la compagnia (in questo caso la Lufhtansa) che forse non saprà di essere complice - suo malgrado - di una doppia beffa ai danni dei suoi passeggeri. Certo è che la tecnica del risarcimento in barba a quanto previsto dalla Carta dei diriti del passeggero e delle istituzioni che dovrebbero farla rispettare (l'Enac fra tutti) alla fine risulta un affare per la compagnia e un affare per il venditore. Per la compagnia perchè alla fine il passeggero, impazientito e stanco della via crucis, alla fine abbandona la cirhiesta. Un affare certo per il venditore: perchè, comunque vada ci guadagna 20 euro, subito e senza scontrino. A rimetterci è, come sempre, il passeggero. Ma tanto....
www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=344099&IDCategoria=1
Non sono un'esperto, mi sembra però strano ciò che viene descritto nell'articolo?
Che ne pensate?
Aerei, il bagaglio è rotto?
Oltre al danno la beffa
di 20 euro per la perizia
di FRANCO GIULIANO
BARI - Oltre al danno (del bagaglio danneggiato dalla compagnia o dalla società aeroportuale) la beffa: pagare (venti euro) per la perizia presso un negozio di valige indicato dalla compagnia semplicemente per conoscere a quanto ammonta il danno subito. E già perchè non basta - giustamente - sapere che la maniglia della valigia è stata strappata, o che il braccio del trolley è complemante rotto o la tela strappata. Nello scalo di Bari - contriamente a quanto prevede la Carte dei Diritti del Passeggero dell'Enac - bisogna che il danno venga "certificato".
E chi esegue questa cetificazione? Un negoziate. La dichiarazone fatta dall'addetto dello scalo (un pubblico ufficiale che è già delegato dalla compagnia a compilare la denuncia del sinistro e che non ha alcun interesse diretto non basta. No: serve quella del negoziante. Non qualcuno super parte, ma un esperto: in particolare qualcuno che vende valigie, meglio ancora se della stessa marca di quella che ti è stata distrutta. Insomma un perito esterno è molto meglio del funzionario dello scalo che nella vita tutto fa tranne che vendere borse e valigie. Ma su questo dettaglio non ci addentriamo. Di fatto spiegherà l'addetto: questa procedura viene applicata solo a Bari, unico aeroporto in Italia - spiega alla Seap - nel quale la società Cai (Alitalia-Air One) non ha ancora perfezionato la procedura diretta e preferisce quest'altra non prevista dai regolamenti.
In caso di danneggiamento, la Carta dei Diritti del Passeggero prevede: 1 - entro 7 giorni dalla compilazione del PIR, (Property Irregularity Report), inviare tutta la documentazione specificata di seguito all’Ufficio Relazioni Clientela e/o Assistenza Bagagli della compagnia aerea con la quale si è viaggiato per l’avvio della pratica di risarcimento; 2 - La documentazione necessaria, il codice di prenotazione del volo in caso di acquisto via internet oppure l’originale della ricevuta in caso di biglietto cartaceo; 3 - l’originale del PIR rilasciato in aeroporto; 4 - l’originale del talloncino di identificazione del bagaglio; 5 - l’elenco del contenuto del bagaglio che abbia eventualmente riportato danni.
Questo a Bari (e a Brindisi, immaginiamo) tutto questo non vale. A Bari bisogna andare direttamente nel negozio e farsi periziare il danno. E così anche noi ci sottoponiamo a questa via crucis. Qualche settimana dopo il viaggio, carte alla mano e valigia al seguito (stavolta vuota) cerchiamo questo negozio convenzionato suggerito dalla compagnia. Il negoziante barese nella via più importante della città guarda il relitto e sentenzia: è irreparabile. E allora? "Vale non più di 120 euro". Ma come è una valigia di marca (Samsonite) di dimensioni da stiva (60 centimetri). E l'ho pagata all'incirca 300 euro. "No, guardi - dice il nostro esperto venditore nelle vesti del perito - ne ho una simile, un po' più piccola, che vendiamo a 120 euro. la sua non vale più di 200 euro". Ma come... va bene: 250 euro. E così il nostro super esperto venditore perito della compagnia compila un foglio con numero del volo, giorno e nome del passeggero. Gli stessi dati contenuti sul documento (il PIR) consegnatoci in aeroporto. Vabbene, rispondiamo. E ora che devo fare?
"Questa carta la deve spedire alla compagnia e aspettare il rimborso". Vabbene. E poi? Non poi: adesso: mi deve dare 20 euro, in cambio le lascio un buono e quando la compagnia le invierà (se l'invierà) la cifra del rimborso, lei mi porta il buono e io le detraggo le 20 euro dall'acquisto per il nuovo bagaglio che farà presso il mio negozio".
Ma scusi, io potrei non voler acquistare da lei il mio nuovo bagaglio. Per mille ragioni: o perchè non sono di Bari, o perchè lei non ha la marca che mi piace. "Senta questa è la regola". Scusi, rispondiamo, ma lei doveva informarmi prima che la sua perizia costava 20 euro. La compagnia non mi ha detto che avrei pagato, per giunta sono io che devo essere risarcito.
Il nostro negioziante barese, capisce che non siamo intenzionati a pagare ancora per un danno che chissà quando ci verrà rimborsato e ci chiede la restituzione del documento che aveva compilato. "Io non lavoro gratis - dice, lui". Ma guardi io sono venuto qui perchè il suo negozio mi è stato indicato dalla compagnia, inoltre se dovevo pagare avrebbe dovuto dirmelo all'inizio o comunque affiggere tanto di cartello che il preventivo o la perizia costava 20 euro. "Senta - taglia corto con decisione il nostro gentile commerciante barese - mio caro signore, se lei non mi paga, io non le posso dare la dichiarazione da spedire alla compagnia. Mica sono scemo".
"No guardi, se le pago 20 euro lo scemo sarei io" che ho già il bagaglio danneggiato.
Come è andata a finire? Che siamo andati via. Con bagaglio rotto e con una vertenza che non sappiamo quando e se mai finirà. Dietro di noi c'erano due ragazzi, tedeschi con lo stesso problema: il loro bagaglio con dei buchi di bruciatura "valeva 100 euro" - aveva diagnosticato il perito-venditore-barese. Anche loro hanno ricevuto la richiesta di 20euro come costo della perizia. In cambio avrebbero ricevuto un buono di spesa da utilizzare in quel negozio. Loro però, turisti tedeschi avrebbero dovuto venire apposta a Bari per utilizzare quel bonus. Per giunta avevano bisogno di un bagaglio per il viaggio di ritorno a casa. Alla fine i due tedeschi hanno deciso di versare altri 80 euro al nostro venditore-perito-barese e acquistarne uno nuovo di bagaglio nello stesso negozio convenzionato con la compagnia (in questo caso la Lufhtansa) che forse non saprà di essere complice - suo malgrado - di una doppia beffa ai danni dei suoi passeggeri. Certo è che la tecnica del risarcimento in barba a quanto previsto dalla Carta dei diriti del passeggero e delle istituzioni che dovrebbero farla rispettare (l'Enac fra tutti) alla fine risulta un affare per la compagnia e un affare per il venditore. Per la compagnia perchè alla fine il passeggero, impazientito e stanco della via crucis, alla fine abbandona la cirhiesta. Un affare certo per il venditore: perchè, comunque vada ci guadagna 20 euro, subito e senza scontrino. A rimetterci è, come sempre, il passeggero. Ma tanto....