La casta volante


winter71

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21 Luglio 2008
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Tratto dal Corriere della Sera di oggi. Un ottimo articolo di Sergio Rizzo.
Tanto per dire che i dipendenti AZ non sono proprio vittime dei cattivoni dei piani alti.
A proposito AFD...riferisci a chi sai tu dell'accordo sui lettini e del CDA di 19 membri citato da Rizzo..non da me..pericoloso TROLL della rete.
Saluti
d.


Voli&SPRECHI: Il volo Roma-Albenga e i soggiorni degli equipaggi al Lido di Venezia
Trucchi e segreti della casta volante
Politici, manager, calciatori. La saga della compagnia. Anche una commissione a 8 per scegliere i nomi degli aerei

ROMA — C'era una volta una compagnia aerea che perdeva 25 mila euro l'anno per ognuno dei suoi dipendenti. Che aveva 5 (cinque) aerei cargo sui quali si alternavano 135 (centotrentacinque) piloti. Che arrivò ad avere un consiglio di amministrazione composto di 17 poltrone: tre per i sindacalisti e una assegnata, chissà perché, al Provveditore generale dello Stato, l'uomo incaricato di comprare le matite, le lampadine e le sedie dei ministeri.

Che istituì perfino una commissione di otto persone per decidere i nomi da dare agli aeroplani: e si possono immaginare i dibattiti fra i sostenitori di Caravaggio e quelli di Agnolo Bronzino. Che in vent'anni cambiò dieci capi azienda, nessuno uscito di scena alla scadenza naturale del suo mandato. E che negli ultimi dieci anni ha scavato una voragine di tre miliardi chiudendo un solo bilancio in utile, ma unicamente grazie a una gigantesca penale che i preveggenti olandesi della Klm preferirono pagare pur di liberarsi dal suo abbraccio mortale.

C'era una volta, appunto. Perché una cosa sola, mentre scade l'ultimatum di Augusto Fantozzi, è certa: quella Alitalia lì non c'è più. La corsa disperata di cui parlò Tommaso Padoa-Schioppa quando ancora confidava di poter passare la patata bollente ad Air France, dicendo di sentirsi come «il guidatore di un'ambulanza che sta correndo per portare il malato nell'unica clinica che si è dichiarata diposta ad accettarlo», è comunque finita. E con quell'ultimo viaggio, fallito in modo drammatico, si è chiusa un'epoca. Con un solo rammarico: che la parola fine doveva essere scritta molti anni prima. Se soltanto i politici l'avessero voluto.

Già, i politici. Ricordate Giuseppe Bonomi? Politico forse sui generis, leghista e oggi presidente della Sea, ora ha chiesto all'Alitalia 1,2 miliardi di euro di danni perché la compagnia ha deciso di lasciare l'aeroporto di Malpensa. Anche lui è stato presidente dell'Alitalia: durante la sua presidenza la compagnia prossima ad essere «tecnicamente in bancarotta», per usare le parole del capo della Emirates, Ahmed bin Saeed Al-Maktoum, sponsorizzò generosamente i concorsi ippici di Assago e piazza di Siena. Alle quali Bonomi, provetto cavallerizzo, partecipò come concorrente. Ma senza portare a casa una medaglia. Ritorno d'immagine? Boh.

E ricordate Luigi Martini? Ex calciatore della Lazio, protagonista dello storico scudetto del 1974, chiusa la carriera sportiva diventò pilota dell'Alitalia. Poi parlamentare e responsabile trasporti di Alleanza nazionale: ma senza smettere mai di volare. Per conservare il brevetto gli fu concesso di mantenere anche grado e stipendio. Faceva tre decolli e tre atterraggi ogni 90 giorni, quando gli impegni politici lo consentivano, pilotando aerei di linea con 160 passeggeri a bordo. Inconsapevoli, probabilmente, che alla cloche c'era nientemeno che un parlamentare in carica. Questa sì che era degna di chiamarsi italianità. In quale altro Paese sarebbe stato possibile?

Domanda legittima anche a proposito di quello che accadde nel 2002, quando con la benedizione di Claudio Scajola venne istituita una linea quotidiana Alitalia fra Fiumicino e Villanova D'Albenga, collegio elettorale dell'allora ministro dell'Interno. Numero massimo di passeggeri, denunciò il rifondarolo Luigi Malabarba, diciotto. Dimesso il ministro, fu dimessa anche la linea. Ripristinato il ministro, come responsabile dell'Attuazione del programma, fu ripristinato pure il volo: in quel caso da Air One, con contributi pubblici. Volo successivamente abolito dopo la fine del precedente governo Berlusconi e quindi ora, si legge sui giornali, riesumato per la terza volta.

Ma politici e flap in Italia hanno sempre rappresentato un connubio spettacolare. Lo sapevano bene i 9 sindacati dell'Alitalia, che non a caso nei momenti critici, ha raccontato al Corriere Luigi Angeletti, regolarmente pretendevano di avere al tavolo il governo, delegittimando la controparte naturale, cioè l'amministratore delegato. E i ministri regolarmente si calavano le braghe. Forse questo spiega perché mentre tutte le compagnie straniere, alle prese con le crisi, tagliavano il personale e riducevano i costi, all'Alitalia accadeva il contrario.

Nel 1991, dopo la guerra del Golfo, si decisero 2.600 prepensionamenti. Poi arrivò Roberto Schisano, che diede un'altra strizzatina, e i dipendenti scesero nel 1995 a 19.366. Armato di buone intenzioni, Domenico Cempella nel 1996 li portò a 18.850. Nel 1998 però erano già risaliti a 19.683. L'anno dopo a 20.770. E nel 2001, l'anno dell'attentato alle Torri gemelle di New York, si arrivò a 23.478. Poi ci si stupì che per 14 anni, fino al 1999, fosse stato tenuto in vita a Città del Messico, come denunciò l'Espresso, un ufficio dell'Alitalia con 15 dipendenti, nonostante gli aerei avessero smesso di atterrare lì nel lontano 1985. Come ci si stupì che gli equipaggi in transito a Venezia venissero fatti alloggiare nel lussuoso Hotel Des Bains del Lido, con trasferimento in motoscafo. O che per un intero anno (il 2005) la compagnia avesse preso in affitto 600 stanze d'albergo, quasi sempre vuote, nei dintorni dell'aeroporto, per gli equipaggi composti da dipendenti con residenza a Roma ma luogo di lavoro a Malpensa. Per non parlare della guerra sui lettini per il riposo del personale di bordo montati sui Jumbo, al termine della quale 350 piloti portarono a casa una indennità di 1.800 euro al mese anche se il lettino loro ce l'avevano. O dell'incredibile numero di dipendenti all'ufficio paghe del personale navigante, che aveva raggiunto 89 unità. Incredibile soltanto per chi non sa che gli stipendi arrivavano a contare 505 voci diverse.

Tutto questo ora appartiene al passato. Prossimo o remoto, comunque al passato. Della futura Alitalia, per ora, si conosce soltanto il promotore: Compagnia aerea italiana, Cai, stesso acronimo di un'altra Cai, la Compagnia aeronautica italiana, la società che gestisce la flotta dei servizi segreti. E le cui azioni, per una curiosa e assolutamente casuale coincidenza, sono custodite nella SanPaolo fiduciaria, del gruppo bancario Intesa SanPaolo, lo stesso che supporta la cordata italiana per l'Alitalia.

Sergio Rizzo
12 settembre 2008
 

Luca1985

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25 Luglio 2007
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Pisa/Erchie(Br), Puglia.
Rizzo ha ragione...ma questa compagnia è l'emblema dell'italianità...finchè i privilegi e i soldi li pappiamo noi va tutto bene...quando sono gli altri ci incazziamo...l'italiano medio si vanta se viene strapagato per non fare niente e si lamenta se il suo stipendio se lo deve guadagnare sudando...probabilmente oltre all'alitalia dovrebbe essere rifatta l'Italia ma non dagli italiani,magari dai tedeschi...
 

mosco67

Utente Registrato
21 Dicembre 2007
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Ottimo l'articolo di Rizzo, anche se noi del settore tutte queste belle storielle le conoscevamo già da molto tempo.....però bisognerebbe anche dire che i vari manager di Alitalia, pur fallendo nel loro management si portarono a casa buone uscite da favola e che dire dei politici, dei loro familiari che hanno volato e volano a scrocco?? magari lo stesso giornalista alla fine non paga di tasca sua gli spostamenti aerei!!!!
 

i-givo

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15 Aprile 2008
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LIMF
che dire dei politici, dei loro familiari che hanno volato e volano a scrocco?? magari lo stesso giornalista alla fine non paga di tasca sua gli spostamenti aerei!!!!
Neppure io pago gli spostamenti aerei di tasca mia, ma lo fa l'azienda per la quale lavoro. E i miei viaggi costano circa 30.00€ all'anno. Fa parte del mio lavoro.
C'è chi per lavorare ha bisogno di un computer che ne costa 50.000, chi "operaio" utilizza macchinari da centinaia di migliaia di €. e chi deve viaggiare intensamente.
Come succede ad una miriade di persone in tutto il mondo, 365 gg all'anno.
E come forse anche ai giornalisti.
Lo fanno le loro aziende secondo accordi ben precisi.

Come si fa ad accomunare questa moltitudine (che tra l'altro è in buona misura "il carburante" del trafficio aereo commerciale, con quel che spende) con chi vola a scrocco, che immagino inteso come chi usufruisce di "facilitazioni" pagate dalla comunità senza peraltro rendere conto dei propri viaggi.
Cosa sicuramente diversa per chi lavorando per un'azienda deve sottostare a regole ben precise.
 

datoro

Bannato
1 Maggio 2008
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Tratto dal Corriere della Sera di oggi. Un ottimo articolo di Sergio Rizzo.
Tanto per dire che i dipendenti AZ non sono proprio vittime dei cattivoni dei piani alti.
A proposito AFD...riferisci a chi sai tu dell'accordo sui lettini e del CDA di 19 membri citato da Rizzo..non da me..pericoloso TROLL della rete.
Saluti
d.


Voli&SPRECHI: Il volo Roma-Albenga e i soggiorni degli equipaggi al Lido di Venezia
Trucchi e segreti della casta volante
Politici, manager, calciatori. La saga della compagnia. Anche una commissione a 8 per scegliere i nomi degli aerei

ROMA — C'era una volta una compagnia aerea che perdeva 25 mila euro l'anno per ognuno dei suoi dipendenti. Che aveva 5 (cinque) aerei cargo sui quali si alternavano 135 (centotrentacinque) ...omissis...

Sergio Rizzo
12 settembre 2008
E veramente emblematico il tuo racconto.
E' sono sempre piu' convinto che in Italia ci vuole la mitragliatrice contro le responsabilità politiche...

Io pure voglio un volo da sotto casa mia per Milano... come Scajola...
Da lui si potrebbe iniziare...

e poi mano la mano...
 

billie-joe

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13 Settembre 2007
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LIN, Lombardia.
SINDACATI E PILOTI
Compagnia di veto

di Dario Di Vico
corriere.it

Una cosa va messa subito in chiaro: quello che sta andando in scena in queste ore a Roma non è un tradizionale conflitto sindacale. Nella storia, anche recente, della rappresentanza dei lavoratori italiani abbiamo assistito a battaglie e vertenze molto aspre durate giorni e giorni. In gioco quasi sempre c'era la forza del sindacalismo italiano, la difesa delle sue postazioni e la capacità di condizionare le decisioni della controparte ma in un contesto in cui le ragioni di un interesse comune allo sviluppo dell’azienda assai raramente sono venute meno. In Alitalia è diverso. Nella compagnia di bandiera vige, purtroppo ormai da tempo immemorabile, una forma particolare di governance che è non esagerato chiamare «consociativismo aereo». Partiti, governi di turno, management e sindacati hanno dato vita a una gestione irresponsabile delle risorse che ha portato alle degenerazioni descritte ieri su questo giornale da Sergio Rizzo. A pagare alla fine era Pantalone e in questo marasma si sono perse o diluite le differenze di comportamento tra sindacalismo autonomo e tradizione confederale. E non è certo un caso che in queste ore i leader del tavolo appaiano i rappresentanti delle organizzazioni dei piloti e che la busta paga sia composta da 550 voci.

Il consociativismo non vuole la privatizzazione dell'Alitalia. Il primo test della pervicace volontà di boicottare il risanamento lo abbiamo avuto sei mesi fa, quando il sindacato decise più o meno a tavolino di far scappare Air France, di rendere impossibile la vendita ai francesi pur di preservare lo status quo. Il governo di allora, guidato da Romano Prodi, a causa delle contraddizioni interne e dell'influenza esercitata dalla Cgil, non riuscì a rompere l'incantesimo e ne ha pagato le conseguenze. Con il centro-destra a palazzo Chigi il copione si sta ripetendo. La propensione al veto di piloti e sindacalisti dell’Alitalia è no partisan, non guarda in faccia a nessuno.

La richiesta di discutere congiuntamente esuberi e piano industriale si sta rivelando un machiavello per evitare non solo la normalizzazione dell'Alitalia, ma persino di discutere gli indispensabili sacrifici richiesti dalla situazione pre-fallimentare. L'obiettivo dei consociativi è quello di limitare preventivamente l'autonomia della nuova dirigenza ed evitare di mettere in discussione i propri privilegi. Come interpretare altrimenti la pretesa che le organizzazioni dei piloti possano mettere bocca sulle promozioni, l'assegnazione degli incarichi e persino le assunzioni? Non è bastato finora che in sede di mediazione si individuassero aree contrattuali specifiche e forme contrattate di flessibilità per chi guida un aeromobile. Anpac e soci vogliono di più, vogliono tenere in mano la cloche delle scelte aziendali come è riuscito loro in tutti questi anni nonostante il Paese sia stato guidato da coalizioni di colore opposto.

Stando così le cose è ovvio che il negoziato sia appeso a un filo e il futuro della compagnia di bandiera appaia nero. In queste settimane si è aperto sul piano Fenice un ampio dibattito di politica industriale e aziendale che ha visto confrontarsi — con pareri opposti — sia economisti sia uomini d'impresa. Se però ad avere la meglio sarà il partito del veto ci sarà poco da gioire anche per chi ha legittimamente criticato il piano. E' difficile che un terzo compratore si azzardi a bussare.

13 settembre 2008
 

Veolia

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Relay: Secondo voi AZ pioì essere salvata dagli stessi che l'han ridotta cosi'?
La schizofrenia di fondo e' che chi cerca di "salvarla oggi" lo fa con il pensiero proteso verso la mangiatoia, la spartizione politica nonche l'inefficenza purche funzionale agli interessi degli amici
Questa non e' antipolitica ....e'la politica in italia.
..forse air france tra in due mali era il minore anche se non una grande soluzione..
..forse....
ma almeno ci levava dalle palle sta gente.
MF
 
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B787-FLR

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www.aviazionecivile.it
Tutti i messaggi inutilmente polemici ed OT sono stati rimossi. Siete cortesemente invitati a mantenervi in topic o i vostri post saranno cancellati senza preavviso.

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B787-FLR
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rantax82

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just to know...
pare che su una chat dove si sono ritrovati i dipendenti AZA
uno di loro abbia avuto questa uscita...


Messaggio inviato da Dipendente Alitalia
12/9 21:48 abm: sinceramente ... se continuo a lavorare mi danno 800 euro al mese, se sto in mobilità me ne danno 600 ... si che è meglio stare a casa a questi patti, prendo 200 euro in meno al mese, non c'è bisogno che mi vesto bene la mattina e tanto paga il contribuente e io mi metto a fare un lavoro in nero
a questo punto non ho più parole...spero nel grounding asap...
 

rantax82

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GVA-VRN
Guarda che chi ha scritto quella cosa non sa fare probabilmente i calcoli del suo stipendio perchè quelle cifre sono improbabili in entrambe le soluzioni da lui prospettate. ;)
ammettiamo che siano sbagliati i calcoli (probabile che non voglia far sapere quanto prende realmente?? ) ma è la mentalita che non va...
 

dirk

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12 Settembre 2008
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A me invece ha detto mio cuggino che un suo amico, parente del portinaio della nuora di suo zio, forse ha sentito dal suo parrucchiere che probabilmente su una chat frequentata da dipendenti AZ...

Suvvia, e c'è pure chi sta a leggere questi post.
 

rantax82

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9 Luglio 2008
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GVA-VRN
A me invece ha detto mio cuggino che un suo amico, parente del portinaio della nuora di suo zio, forse ha sentito dal suo parrucchiere che probabilmente su una chat frequentata da dipendenti AZ...

Suvvia, e c'è pure chi sta a leggere questi post.
pensa che oltre ad esserci gente che li legge, c'è pure gente che si registra per intervenire... :bye:
 

jtstream

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Utente Registrato
9 Novembre 2005
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Da altro thread:


Sono un futuro pilota, nel mezzo del proprio addestramento.

A tutti quelli che sputano sui piloti, insultandoli perchè non accettano un contratto ridicolo, dico che semplicemente non sanno quello di cui parlano.
E' un lavoro meraviglioso, ma che pretende tanti ci quei sacrifici che voi dimostrate di non conoscere, a livello economico e di rinunce alla vita privata.
Vi auguro di cuore di non trovarvi in un volo con un pilota sottopagato dopo 100 ore mensili di volo, con 8 riposi al mese e 20 giorni di ferie all'anno. Scoprireste quanto è facile che ci scappi l'emergenza a cui non è in grado di reagire perchè distrutto dalla stanchezza.
Perchè vi farei vedere la faccia di un pilota o un av dopo un mese di alta come Agosto e i riposi ridotti al minimo. Nessuno di voi salirebbe su quell'aereo se sapesse in che condizioni è. Così come non accetterebbe di essere operato da un chirurgo dopo che ha lavorato per 18 ore di fila.

A scampo di equivoci non ho parenti in AZ o in AP, prima che mi accusiate di essere di parte.

A tutti i naviganti, per quello che vi può importare, sono con voi, contro tutti quelli che cercano di distruggere una categoria che in Italia è già maltrattata come poche.

Ma Berti ha aperto una scuola di volo? :astonished:
 

billy13

Utente Registrato
21 Febbraio 2006
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Treviso
Relay: Secondo voi AZ pioì essere salvata dagli stessi che l'han ridotta cosi'?
La schizofrenia di fondo e' che chi cerca di "salvarla oggi" lo fa con il pensiero proteso verso la mangiatoia, la spartizione politica nonche l'inefficenza purche funzionale agli interessi degli amici
Questa non e' antipolitica ....e'la politica in italia.
..forse air france tra in due mali era il minore anche se non una grande soluzione..
..forse....
ma almeno ci levava dalle palle sta gente.
MF
Come non darti ragione al 100 %