Un TR di ottobre che mi è rimasto nel dimenticatoio... chiedo venia per il ritardo, in attesa che qualcuno posti qualcosa di più interessante invece che millantare e basta millemila voli nel thread di fine anno 
Ho un po' di ferie arretrate ma non molta voglia di intraprendere grossi giri - ho un bel po' di roba da fare a casa che il lavoro ha messo in secondo piano per mesi - quindi mi limito a dare un occhio alle offerte sui voli per fare una gita fuori porta di due/tre giorni. Ho voglia di prati verdi e cieli blu, e visto che Scozia e Inghilterra settentrionale sono fuori discussione con il demenziale day2 test ancora in vigore (dillo, Boris, che non vuoi questo sporchi europei, mentre ti diletti di autarchia fallimentare che neanche "quando c'era lui..."), e Dublino ha tariffe irrisorie, vada per l'isola smeraldo. Magari un po' fuori stagione, ma neppure troppo col global warming che avanza...
Ne risulta un'andata volata con Aer Lingus, di cui questo miniTR ne è la cronaca; con i verdeggianti irlandesi ho volato unicamente una volta tra Londra e la capitale irlandese nel lontano 2015 o giù di lì al termine di un vero capolavoro aviopirla™ (Milano-Amsterdam-Londra-Dublino) solo per provare il il 77W di Garuda Indonesia tra Amsterdam e Gatwick. Divago comunque; dicevo, andata con Aer Lingus che aveva l'orario migliore dei due voli Ryanair da Marpenza e Milano-Orio; e ritorno con Ryanair su Bergamo, che mi consentiva una giornata quasi completa al ritorno.
Ordunque mi presento al rinnovato city airport ammaliato dalle foto viste negli ultimi mesi - finalmente l'aspetto è decente. Peccato che la funzionalità sia rimasta da terzo mondo: gli spazi sono gli stessi - angusti - e tutto quello che è stato fatto è paragonabile al proverbiale rossetto sulle labbra di un maiale, del quale di solito non si butta via gnente, ma in questo caso...
Tanto per cominciare, lo spazio per il drop-off dei taxi è in pratica inesistente - il tassista ferma quasi a Torino invece che a Linate. Pago la mia corsa, entro nel rinnovato siti eirport e cammino fino al primo monitor che trovo per vedere dove dovrò depositare il bagaglio: Aer Lingus ha questa trovata geniale (non scherzo) che le tariffe super-pezzent hanno 10kg di bagaglio a mano gratuito che però va depositato al check-in, oltre a borsa/zaino da mettere sotto al sedile. Personalmente apprezzo: per me il bagaglio a mano è più una seccatura che una comodità.
Mi dirigo all'isola 2 per lasciare la valigia. C'è una coda, che non si capisce se vada ai banchi di Iberia (201-202) o AerLingus (205): i nastri eliminacoda sono unici e nessuno sa per quale banco stia facendo la fila. Un addetto solo, dopo aver armeggiato un po' coi sistemi, urla "DUBLINO!!!!!", e il serpente in coda ha una convulsione epilettica. Oriundi diretti in Argentina che parlano un misto di veneto e spagnolo tirano quelle che hanno tutta la parvenza di essere giaculatorie a base animale (suina, per la precisione), mentre rossissimi celtici guardano sperduti quella che sembra una caratteristica tipica degli italiani: riuscire a incasinare le cose più semplici.
All'estremità sinistra del banco AerLingus (ovvero in mezzo all'unico pertugio libero) si forma quindi una seconda fila di forma globulare, organizzata da una comune di celti un po' più intraprendenti, che ricorda i governi-ombra d'Alema, con l'esatta stessa capacità propositiva e funzionale: incasinare ancora di più la situazione.
Vengono accettati uno, due pax; poi arriva una seconda addetta a dar man forte, che però non aprirà mai il suo banco: i due iniziano a confabulare, imprecano con le divinità di SEA che hanno creato questo casino organizzativo (da aggiungere: gli elimina-code sono così a ridosso dei banchi che è impossibile anche fisicamente passare) mentre io impreco con chi ha deciso di mettere le mattonelle nuove e il banchi in ottone pressofuso invece che rivedere il layout di questo aeroporto disgraziato.
Non c'è soluzione, anzi, una c'è: autogestione! I due addetti si alzano e, tipo capipopolo, urlano: "Andiamo all'isola 7!". Un ruggito si leva dalla folla, gli oriundi guardano con ammirazione un emulo di Peròn, e inizia la Grande Transmigrazione del Terminal che ci porterà, nientepopodimenochè, a fare la coda ai banchi 700.
Dopo un'altra dozzina di minuti per attivare l'attivabile, la coda inizia a scorrere; deposito il mio bagaglio da cabina, il PLF viene controllato e una carta d'imbarco fisica consegnata (una reliquia ormai).
Prima di accedere all'area dei controlli di sicurezza, il green pass viene controllato e scansionato da addette SEA; i controlli sono organizzati finalmente in modo decente, a isole con multi-postazioni (mi pare 5 per isola) che consentono di non avere la pressione di quello dietro che ti mette il trolley sopra la testa perché stai ritardando a toglierti la cinturi, che il Dudi è già oltre al duty free e ha bisogno di un consiglio su quale profumo comprare, che uè feeega qui si fattura neh.
Ne consegue che il controllo di sicurezza è un fatto ordinato e veloce, tranne quando la macchina (che scruta così in profondita da sgamarti i porno salvati sul portatile che può essere quindi lasciato nel babaglio a mano) si inceppa e non sputa più valigie. Per fortuna l'appuntato Gargiulo ne è abile manovratore e sistema il problema in pochi minuti. Raccolti i miei averi, mi rivesto nelle aree verdi appositamente create alla fine dell'area di sicurezza, e che farebbero inviadia a Boeri e il suo Bosco Verticale, una delle poche idee stranamente azzeccate dagli architetti che hanno messo davvero tanto rossetto a questo maiale di aeroporto.
Passo indenne un ammosciatissimo banchetto Amex, si staranno ancora riprendendo dalla mazzata Alitalia/ITA e dalle invettive di farfallina: vedi che cercano di fare una gestualità e abbozzano una parola per accalappiarti e farti firmare la vendita di tua madre per 10.000 punti Membership Rewards... ma poi mollano il colpo e cadono in depressione, guardano il vuoto e pensano cupi a come dire che i companion Alitalia non esistono più.
La piazza che porta alla food court al piano superiore e al duty free è la cosa più piacevole, prima di tutto perché ci sono molte sedute ignorate da tutti, e secondariamente perché hanno messo una trovata architettonica trendycool nella forma di un lucernario (finto: è illuminato artificialmente; chissà le bollette con l'elettricità alle stelle!):
Passo il duty free indenne, e quindi davanti ai gate remoti occupati da ITA: poca gente, poca coda. Ahimè, il rinnovamente dell'aerostazione finisce ai controlli passaporti per accedere alla micragnosa area extra-Schengen: oltre è terra dimenticata dalle divinità, un Ade buio e soffocato dalle effusioni pandemiche dei trecento passeggeri circa che aspettano di imbarcare i voli per Londra (British Airways) e il nostro per Dublino, con gli effluvi di panini bruciati che arriva dall'unico esercizio commerciale (un bar) nella Mordor del sedime aeroportuale linatese.
La coda per il volo su Londra ha un andamento diagonale che intralcia quella che si va formando per il mio volo: io non so davvero che problema abbiano in SEA a creare delle code in modo intelligente con i nastri elimina-code.
Imbarchiamo in orario (anzi, in anticipo) via Cobus.
Volo: EI 433
Tratta: Milano-Linate (LIN) >>> Dublin (DUB)
Aereo: Airbus 320-214 "St Malachy"
Età: 12.9 anni
Reg: EI-EDS
Posto: 22F
Sched/Actual: 1150-1330//1212-1319
Durata volo: 2h 07′
Gate: B27
Ad attenderci EI-EDS nella nuova livrea sotto un cielo più irlandese che italiano:
La cosa divertente di AerLingus è che non ti lascia cambiare il posto a sedere una volta prenotato, né da app, né da sito: per fortuna ci sono una cinquantina abbondante di posti liberi tra cui tutta la mia fila (il signore al 22C poi si sposterà al 22D, togliendomi un po' di spazio vitale, ma ancora sopportabile).
Vero che il volo non è pieno, ma una seconda scaletta dietro non avrebbe fatto male, considerando che piove...
Mi appropinquo al mio posto, dando uno sguarda alla tasca del sedile... invero scarna: il magazine di bordo non viene più distribuito e non neppure più aggiornato online. Una macchia di caffè ancora visibile deve necessariamente ricordarmi di non credere a tutto quello che raccontano su sterilizzazione e pulizia approfondita...
Il secondo giro di cobus arriva rubicondo e scarriola l'ultima tranche di passeggeri. Posto a fianco libero. Ironia della sorte, siamo parcheggiati a fianco all'Iberia, come al check-in. Almeno le ali non sono ingrovigliate...
Sblocchiamo e andiamo in testata pista, dove il vicino di gate fa le penne con il 320neo:
e un vichingo atterra sotto un clima a lui congeniale.
Entriamo in testata pista con un bel temporale di fronte a noi.
Dopo più di un anno, torno a volare. Devo dire, non mi è mancato troppo in questo periodo, anche se mi è mancato andare in giro.
Armani è sempre lì.
La sede Mondadori, uno dei soli tre progetto italiani di Oscar Niemeyer, insieme alla sede della FATA di Torino e la fu sede delle Cartiere Burgo a San Mauro Torinese. Neanche considero quella pagliacciata dell'auditorium di Ravello come opera di Niemeyer.
Tra una turbolenza e l'altra, il cielo lo rivedremo oltre le Alpi, e la terra solo alla Manica. Il menu di bordo è disponibile solo online, e se ti dimentichi di scaricarlo quando lo dicono... ti arrangi. Tipo me
visto che è ora di pranzo e inizio ad avere un po' di languorino, chiedo se avessero panini a bordo - negative Sir, se vuole abbiamo un sacco di cioccolato. No thanks.
Dicevamo, la Manica.
La Dungeness Natural Reserve Area, una punta che si protrude sulla Manica e uno dei punti più vicini al continente. Nonostante sia area protetta, ospita i due reattori nucleari della Dungeness Power Station, proprio a ridosso della spiaggia in ciottoli che viene continuamente rinnovata per evitare l'erosione della costa. Il reattore Magnox di Dungeness A è disattivato dal 2006; il reattore AGR di Dungeness B, gestito da EDF, è stato disattivato all'inizio di quest'estate. All'estrema sinistra della foto si vede anche l'aeroporto di Lydd, per quanto non abbia più voli commerciali da quando Lydd Air ha terminato i collegamenti con il piccolo aeroporto francese di Le Touquet.
Altro nuvolame impedisce di vedere la perfida Albione; le nubi si diradano solo in prossimità del Galles, quando entriamo nel mare d'Irlanda sopra l'isola di Cardigan, lungo l'estuario del Teifi. L'isola è disabitata e sede di una piccola colonia di foche.
Il Portmarnock Hotel e il suo campo da golf sono sulla spiaggia omonima, lunga oltre 4 chilometri. E, notiziona: c'è il sole!
Atterriamo da ovest sulla 28L - si sente tantissimo il timone per tenere più o meno dritto l'aereo. O forse stavamo facendo un po' di crabbing.
Abbiamo un dito da cui sbarcare, nonostante i passeggeri si disinteressino delle indicazioni di aspettare la fila anteriore alzarsi e muoversi prima di alzarsi e prendere i bagagli dalle cappelliere a loro volta.
Avendo arrivi e partenze su piani separati, l'infinito molo che si protende dal terminal B sembra deserto.
La dura realtà è che il controllo passaporti è intasato, anche se il controllo elettronico è mezzo vuoto - la coda è inizialmente unica per tutti e solo alla fine si può andare alle macchinette, dove in effetti mi sbrigo in meno di mezzo minuto (togliendo mascherina e occhiali - la signora con su entrambi credo sia ancora lì a cercare di farsi riconoscere).
I bagagli sono già sul nastro che girano, vado da Spar a fare una Leap card per i mezzi, e poi prendo un taxi per l'hotel, visto che metà dei bus sono stati aboliti e non si capisce più qual è la linea più comoda per arrivare dove devo andare.
Del volo di ritorno non ho foto, era comunque un banalissimo 738 Ryanair piuttosto pieno.
DaV
Ho un po' di ferie arretrate ma non molta voglia di intraprendere grossi giri - ho un bel po' di roba da fare a casa che il lavoro ha messo in secondo piano per mesi - quindi mi limito a dare un occhio alle offerte sui voli per fare una gita fuori porta di due/tre giorni. Ho voglia di prati verdi e cieli blu, e visto che Scozia e Inghilterra settentrionale sono fuori discussione con il demenziale day2 test ancora in vigore (dillo, Boris, che non vuoi questo sporchi europei, mentre ti diletti di autarchia fallimentare che neanche "quando c'era lui..."), e Dublino ha tariffe irrisorie, vada per l'isola smeraldo. Magari un po' fuori stagione, ma neppure troppo col global warming che avanza...
Ne risulta un'andata volata con Aer Lingus, di cui questo miniTR ne è la cronaca; con i verdeggianti irlandesi ho volato unicamente una volta tra Londra e la capitale irlandese nel lontano 2015 o giù di lì al termine di un vero capolavoro aviopirla™ (Milano-Amsterdam-Londra-Dublino) solo per provare il il 77W di Garuda Indonesia tra Amsterdam e Gatwick. Divago comunque; dicevo, andata con Aer Lingus che aveva l'orario migliore dei due voli Ryanair da Marpenza e Milano-Orio; e ritorno con Ryanair su Bergamo, che mi consentiva una giornata quasi completa al ritorno.
Ordunque mi presento al rinnovato city airport ammaliato dalle foto viste negli ultimi mesi - finalmente l'aspetto è decente. Peccato che la funzionalità sia rimasta da terzo mondo: gli spazi sono gli stessi - angusti - e tutto quello che è stato fatto è paragonabile al proverbiale rossetto sulle labbra di un maiale, del quale di solito non si butta via gnente, ma in questo caso...
Tanto per cominciare, lo spazio per il drop-off dei taxi è in pratica inesistente - il tassista ferma quasi a Torino invece che a Linate. Pago la mia corsa, entro nel rinnovato siti eirport e cammino fino al primo monitor che trovo per vedere dove dovrò depositare il bagaglio: Aer Lingus ha questa trovata geniale (non scherzo) che le tariffe super-pezzent hanno 10kg di bagaglio a mano gratuito che però va depositato al check-in, oltre a borsa/zaino da mettere sotto al sedile. Personalmente apprezzo: per me il bagaglio a mano è più una seccatura che una comodità.
Mi dirigo all'isola 2 per lasciare la valigia. C'è una coda, che non si capisce se vada ai banchi di Iberia (201-202) o AerLingus (205): i nastri eliminacoda sono unici e nessuno sa per quale banco stia facendo la fila. Un addetto solo, dopo aver armeggiato un po' coi sistemi, urla "DUBLINO!!!!!", e il serpente in coda ha una convulsione epilettica. Oriundi diretti in Argentina che parlano un misto di veneto e spagnolo tirano quelle che hanno tutta la parvenza di essere giaculatorie a base animale (suina, per la precisione), mentre rossissimi celtici guardano sperduti quella che sembra una caratteristica tipica degli italiani: riuscire a incasinare le cose più semplici.

All'estremità sinistra del banco AerLingus (ovvero in mezzo all'unico pertugio libero) si forma quindi una seconda fila di forma globulare, organizzata da una comune di celti un po' più intraprendenti, che ricorda i governi-ombra d'Alema, con l'esatta stessa capacità propositiva e funzionale: incasinare ancora di più la situazione.
Vengono accettati uno, due pax; poi arriva una seconda addetta a dar man forte, che però non aprirà mai il suo banco: i due iniziano a confabulare, imprecano con le divinità di SEA che hanno creato questo casino organizzativo (da aggiungere: gli elimina-code sono così a ridosso dei banchi che è impossibile anche fisicamente passare) mentre io impreco con chi ha deciso di mettere le mattonelle nuove e il banchi in ottone pressofuso invece che rivedere il layout di questo aeroporto disgraziato.
Non c'è soluzione, anzi, una c'è: autogestione! I due addetti si alzano e, tipo capipopolo, urlano: "Andiamo all'isola 7!". Un ruggito si leva dalla folla, gli oriundi guardano con ammirazione un emulo di Peròn, e inizia la Grande Transmigrazione del Terminal che ci porterà, nientepopodimenochè, a fare la coda ai banchi 700.

Dopo un'altra dozzina di minuti per attivare l'attivabile, la coda inizia a scorrere; deposito il mio bagaglio da cabina, il PLF viene controllato e una carta d'imbarco fisica consegnata (una reliquia ormai).
Prima di accedere all'area dei controlli di sicurezza, il green pass viene controllato e scansionato da addette SEA; i controlli sono organizzati finalmente in modo decente, a isole con multi-postazioni (mi pare 5 per isola) che consentono di non avere la pressione di quello dietro che ti mette il trolley sopra la testa perché stai ritardando a toglierti la cinturi, che il Dudi è già oltre al duty free e ha bisogno di un consiglio su quale profumo comprare, che uè feeega qui si fattura neh.
Ne consegue che il controllo di sicurezza è un fatto ordinato e veloce, tranne quando la macchina (che scruta così in profondita da sgamarti i porno salvati sul portatile che può essere quindi lasciato nel babaglio a mano) si inceppa e non sputa più valigie. Per fortuna l'appuntato Gargiulo ne è abile manovratore e sistema il problema in pochi minuti. Raccolti i miei averi, mi rivesto nelle aree verdi appositamente create alla fine dell'area di sicurezza, e che farebbero inviadia a Boeri e il suo Bosco Verticale, una delle poche idee stranamente azzeccate dagli architetti che hanno messo davvero tanto rossetto a questo maiale di aeroporto.

Passo indenne un ammosciatissimo banchetto Amex, si staranno ancora riprendendo dalla mazzata Alitalia/ITA e dalle invettive di farfallina: vedi che cercano di fare una gestualità e abbozzano una parola per accalappiarti e farti firmare la vendita di tua madre per 10.000 punti Membership Rewards... ma poi mollano il colpo e cadono in depressione, guardano il vuoto e pensano cupi a come dire che i companion Alitalia non esistono più.
La piazza che porta alla food court al piano superiore e al duty free è la cosa più piacevole, prima di tutto perché ci sono molte sedute ignorate da tutti, e secondariamente perché hanno messo una trovata architettonica trendycool nella forma di un lucernario (finto: è illuminato artificialmente; chissà le bollette con l'elettricità alle stelle!):

Passo il duty free indenne, e quindi davanti ai gate remoti occupati da ITA: poca gente, poca coda. Ahimè, il rinnovamente dell'aerostazione finisce ai controlli passaporti per accedere alla micragnosa area extra-Schengen: oltre è terra dimenticata dalle divinità, un Ade buio e soffocato dalle effusioni pandemiche dei trecento passeggeri circa che aspettano di imbarcare i voli per Londra (British Airways) e il nostro per Dublino, con gli effluvi di panini bruciati che arriva dall'unico esercizio commerciale (un bar) nella Mordor del sedime aeroportuale linatese.
La coda per il volo su Londra ha un andamento diagonale che intralcia quella che si va formando per il mio volo: io non so davvero che problema abbiano in SEA a creare delle code in modo intelligente con i nastri elimina-code.
Imbarchiamo in orario (anzi, in anticipo) via Cobus.
Volo: EI 433
Tratta: Milano-Linate (LIN) >>> Dublin (DUB)
Aereo: Airbus 320-214 "St Malachy"
Età: 12.9 anni
Reg: EI-EDS
Posto: 22F
Sched/Actual: 1150-1330//1212-1319
Durata volo: 2h 07′
Gate: B27
Ad attenderci EI-EDS nella nuova livrea sotto un cielo più irlandese che italiano:

La cosa divertente di AerLingus è che non ti lascia cambiare il posto a sedere una volta prenotato, né da app, né da sito: per fortuna ci sono una cinquantina abbondante di posti liberi tra cui tutta la mia fila (il signore al 22C poi si sposterà al 22D, togliendomi un po' di spazio vitale, ma ancora sopportabile).
Vero che il volo non è pieno, ma una seconda scaletta dietro non avrebbe fatto male, considerando che piove...

Mi appropinquo al mio posto, dando uno sguarda alla tasca del sedile... invero scarna: il magazine di bordo non viene più distribuito e non neppure più aggiornato online. Una macchia di caffè ancora visibile deve necessariamente ricordarmi di non credere a tutto quello che raccontano su sterilizzazione e pulizia approfondita...

Il secondo giro di cobus arriva rubicondo e scarriola l'ultima tranche di passeggeri. Posto a fianco libero. Ironia della sorte, siamo parcheggiati a fianco all'Iberia, come al check-in. Almeno le ali non sono ingrovigliate...

Sblocchiamo e andiamo in testata pista, dove il vicino di gate fa le penne con il 320neo:

e un vichingo atterra sotto un clima a lui congeniale.

Entriamo in testata pista con un bel temporale di fronte a noi.

Dopo più di un anno, torno a volare. Devo dire, non mi è mancato troppo in questo periodo, anche se mi è mancato andare in giro.
Armani è sempre lì.


La sede Mondadori, uno dei soli tre progetto italiani di Oscar Niemeyer, insieme alla sede della FATA di Torino e la fu sede delle Cartiere Burgo a San Mauro Torinese. Neanche considero quella pagliacciata dell'auditorium di Ravello come opera di Niemeyer.

Tra una turbolenza e l'altra, il cielo lo rivedremo oltre le Alpi, e la terra solo alla Manica. Il menu di bordo è disponibile solo online, e se ti dimentichi di scaricarlo quando lo dicono... ti arrangi. Tipo me
Dicevamo, la Manica.

La Dungeness Natural Reserve Area, una punta che si protrude sulla Manica e uno dei punti più vicini al continente. Nonostante sia area protetta, ospita i due reattori nucleari della Dungeness Power Station, proprio a ridosso della spiaggia in ciottoli che viene continuamente rinnovata per evitare l'erosione della costa. Il reattore Magnox di Dungeness A è disattivato dal 2006; il reattore AGR di Dungeness B, gestito da EDF, è stato disattivato all'inizio di quest'estate. All'estrema sinistra della foto si vede anche l'aeroporto di Lydd, per quanto non abbia più voli commerciali da quando Lydd Air ha terminato i collegamenti con il piccolo aeroporto francese di Le Touquet.

Altro nuvolame impedisce di vedere la perfida Albione; le nubi si diradano solo in prossimità del Galles, quando entriamo nel mare d'Irlanda sopra l'isola di Cardigan, lungo l'estuario del Teifi. L'isola è disabitata e sede di una piccola colonia di foche.

Il Portmarnock Hotel e il suo campo da golf sono sulla spiaggia omonima, lunga oltre 4 chilometri. E, notiziona: c'è il sole!

Atterriamo da ovest sulla 28L - si sente tantissimo il timone per tenere più o meno dritto l'aereo. O forse stavamo facendo un po' di crabbing.

Abbiamo un dito da cui sbarcare, nonostante i passeggeri si disinteressino delle indicazioni di aspettare la fila anteriore alzarsi e muoversi prima di alzarsi e prendere i bagagli dalle cappelliere a loro volta.
Avendo arrivi e partenze su piani separati, l'infinito molo che si protende dal terminal B sembra deserto.

La dura realtà è che il controllo passaporti è intasato, anche se il controllo elettronico è mezzo vuoto - la coda è inizialmente unica per tutti e solo alla fine si può andare alle macchinette, dove in effetti mi sbrigo in meno di mezzo minuto (togliendo mascherina e occhiali - la signora con su entrambi credo sia ancora lì a cercare di farsi riconoscere).
I bagagli sono già sul nastro che girano, vado da Spar a fare una Leap card per i mezzi, e poi prendo un taxi per l'hotel, visto che metà dei bus sono stati aboliti e non si capisce più qual è la linea più comoda per arrivare dove devo andare.
Del volo di ritorno non ho foto, era comunque un banalissimo 738 Ryanair piuttosto pieno.
DaV