Eccola:
Intervista a Colaninno: aggiungeremo tre nuove rotte per l'Oriente
E' assolutamente falso che non rispetteremo le figure più deboli
"Sindacati confederali coraggiosi hanno salvato la compagnia"
dal nostro inviato ROBERTO PETRINI
HANOI - Dal nuovo stabilimento della Piaggio, in un distretto industriale nei pressi di Hanoi, nato con l'obiettivo di strappare quote di mercato nel settore degli scooter a giganti come Honda e Yamaha, Roberto Colaninno guarda alle sfide future. Nonostante le ultime grane con piloti e hostess, l'operazione Alitalia è ormai in porto e il leader della Cai comincia a tracciare i primi bilanci: riconosce ai sindacati confederali di aver "salvato l'Alitalia", mentre agli autonomi non concede nulla, tanto meno la riapertura delle trattative. E già vede operativa la nuova compagnia: "Manterremmo sostanzialmente lo stesso look, rispettando naturalmente le norme europee" annuncia, mentre sulla scelta dell'alleato si limita a dire che il criterio decisivo sarà la "soddisfazione del cliente".
Ingegner Colaninno, la Piaggio apre un nuovo impianto nel Far East mentre c'è la crisi internazionale e sta per cambiare l'inquilino della Casa Bianca. La sfida continua?
"Direi di sì, il mondo non è finito. Ci sono nuove variabili e la vittoria di Obama potrebbe essere un fattore molto positivo per l'intero globo".
Lei ormai è un giocatore globale, dall'industria meccanica ai grandi servizi di autotrasporto: si può ancora scommettere sulla globalizzazione?
"Il mondo è diventato piccolo e la comunità mondiale troverà solo beneficio da una maggiore integrazione. Piaggio è diventata multinazionale con un occhio rivolto all'Oriente, con impianti in Cina, India e Vietnam: è questa la zona da dove può partire un contrattacco delle nostre aziende. In Oriente ci sono circa 3,5 miliardi di persone che producono oggi più del 50% della ricchezza mondiale. Non credo che sia una scelta, ma una valutazione naturale".
Anche per Alitalia?
"La nuova Alitalia aumenterà le rotte intercontinentali, in particolare quelle verso l'Oriente. Aggiungeremo tra le nuove destinazioni della compagnia di bandiera Shangai, Pechino e Seul".
Allora non è vero, come sospettano in molti, che il futuro di Alitalia sarà quello di una compagnia più piccola?
"Rifiuto la logica del grande o del piccolo. Quello che conta è il successo di una compagnia e la capacità di soddisfare il cliente. Anche il piano industriale può evolversi e cambiare: partendo da quello su cui si è aggregata la cordata, si dovrà seguire il mercato. Tra tre anni, quindi, è possibile che il piano non sia più lo stesso. Abbiamo creato le premesse per avviare una nuova impresa, accettando una sfida complessa".
Che ostacoli sono rimasti?
"Ci sono da soddisfare le regole dell'Unione Europea: questo non lo considero un ostacolo ma un aspetto etico. Poi la questione del prezzo e il negoziato con il Commissario Fantozzi. Anche in questo caso non si tratta di un ostacolo: semplicemente la domanda e l'offerta devono trovare un punto d'incontro".
Un ostacolo sono tuttavia i sindacati autonomi di piloti e hostess che sono in subbuglio.
"Il gruppo di industriali che rappresento ha deciso di investire su un progetto basato sull'acquisto degli asset e dei beni dell'Alitalia. Abbiamo fissato e discusso con le organizzazioni sindacali le condizioni necessarie per sviluppare questo progetto, il numero e le categorie delle persone che andremo ad assumere, le condizioni dei contratti di lavoro. C'è un momento forte di discontinuità tra la vecchia e la nuova Alitalia, che è rappresentato dal fatto che l'Alitalia oggi gestita dal Commissario Fantozzi metterà in mobilità tutti i dipendenti, la gran parte dei quali sarà poi assunta dalla nuova Alitalia. Se dunque un qualsiasi dipendente dell'Alitalia messo in mobilità volesse cambiare mestiere o società ritenendo non soddisfacenti le condizioni dei nostri contratti di assunzione, è libero di farlo. Noi non ci sentiamo responsabili del fallimento dell'Alitalia di oggi, noi ci sentiamo responsabili dell'Alitalia che andremo a gestire. Noi diciamo al mercato che abbiamo bisogno di 12.635 persone. Potremmo assumere anche un pilota Ryanair...".
I sindacati autonomi lamentano tuttavia che, in fase di assunzione, verranno penalizzate alcune figure deboli, come le madri con figli disabili.
"E' assolutamente falso. Noi rispetteremo la legge".
Ci sono ancora possibilità di dialogo?
"No. Abbiamo terminato la trattativa".
E' rimasto amareggiato dal rapporto con i sindacati?
"In realtà non ho capito l'atteggiamento degli autonomi. I sindacati confederali invece hanno dimostrato molto coraggio e le loro decisioni hanno contribuito a salvare l'Alitalia. Devo aggiungere che il contratto di lavoro non è un rogito, non è immodificabile, può evolvere sulla base del mercato e dei risultati futuri della società".
Resta la questione dell'alleato, ormai la scelta, prevista per fine mese, è imminente. Alcuni dicono che la scelta di dislocare la maggior parte del personale a Fiumicino presupponga l'opzione Air France.
"L'alleanza industriale nasce sulla base di un giudizio industriale. Dovrà avere un effetto positivo per l'Alitalia e per la controparte: dovrà servire per affrontare meglio la concorrenza e soddisfare di più il cliente. Il resto non conta".
(5 novembre 2008)
Rep.it