[TR] Fantozzi contro Dracula, ovvero un breve giro in Transilvania.


I-DAVE

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Sono ufficialmente ripresi i viaggi di lavoro. Dopo tre anni di moratoria (non ci sono sesterzi, si inquina, Teams è la cosa più bella mai creata per l'umanità), qualcuno si è reso conto che le cose stavano andando a rotoli, e quindi si corregge il tiro con un serie di meeting/training in giro per l'Europa tra febbraio e inizio ottobre, nonostate i prezzi di aerei e hotel sia completamente fuori controllo. Ne consegue che yours truly finalmente rimette le chiappone sugli aerei per lavoro, e che voi vi sorbite questo tedioso TR a base di Ryanair dello scorso fine maggio/inizio giugno, che poi è una scusa per qualche foto OT.

Sia come sia, nonostante la follia del periodo riesco anche a cercare i voli per arrivare a Bucarest; da Malpensa o si parta prima dell'alba, o si arriva ben dopo la mezzanotte, anche facendo scalo. Non volendo impiegare tre ore per arrivare a Bergamo dalla ridente Varese, opto per la partenza antelucana. Spero di non aver creato un precedente...

A quell'ora buia e infame, a Malpensa ci si arriva solo in taxi; 74 eurozzi che a quanto pare schifano in molti, visto che tre taxi hanno accettato e disdetto la corsa nelle 24 ore precedenti su FreeNow. Un'anima pia raccoglie l'invito su itTaxi (giusto perché aveva portato un pax da Malpensa a Castiglione Olona ed era comodo avere un pax per tornare a Malpensa...) e non verrà mai troppo tardi quando Bolt e Uber potranno liberamente fare un Red Wedding della categoria.

Tassista che arriva con 10 minuti abbondanti di ritardo, e si perde nei vicoli di Varese sud prima di imboccare l'autostrada. Ritardo totale - 25 minuti rispetto al mio piano originale, per cui occorre correre. Per fortuna ho solo bagaglio a mano e sembra che l'efficienza ai controlli sicurezza con i nuovi scanner sia davvero assai elevata (mai stato in coda più di due o tre minuti da quando li hanno installati). Mi capicollo per i terminal fino all'estremo nord dove si trovano i controlli sicurezza, non prima di scattare una foto, mentre corro, allo spettrale terminal vuoto delle 5 del mattino:

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Il controllo passaporti è una croce: 3 macchinette per i pax italiani, due per quelli UE e altre 3 per gli extra UE che possono usare gli e-gate; il risultato è il caos, con gente che salta le code per non perdere i voli. La singola addetta a fare da cane da guardia sbuffa e sbraita con i poliziotti dietro, smadonnando che la coda ormai sta per arrivare al bar Ferrari, finché i fancaz... ehm, i solerti agenti non danno l'ok per spostare i nastri tagliacode e permettere di smaltire un po' della coda IT/UE. Capicollo una seconda volta, dopo aver passato l'e-gate, indietro verso il Sat B, ora diviso da barriere provvisorie per consentire il doppio flusso Schengen/non-Schengen, e dove il povero bar temporaneo ha una ressa che neppure la metro di Tokyo alle 8 del mattino.

FR_RYR

Tratta: Milano-Malpensa (MXP) >>> Bucharest-Otopeni (OTP)
Volo: FR8374
Aereo: Boeing 737-8AS
Marche: 9H-QCQ
Età: 7.2 anni
Posto: 29A
Sched/Actual: 0545-0900 // 0555-0850
Durata volo: 1h 55′
Gate: B77

Il gate è già aperto da un po' e vado alla coda priority, dove vengo fatto passare subito, per andare a incodarmi alla fila dei pax in attesa del bus, e quindi finalmente salire sull'avione.

Il finestrino è lercio; le foto vengono come se fossero ripassate nell'olio del McDonalds. Tiro fuori un fazzolettino e pulisco il vetro, con sconcerto della vicina instagrammer rumena che nel frattempo è arrivata e ha le unghie più pittate di un quadro di Seurat. Ok, molto meglio ora. Non che ci sia moltoda fotografare allo stand, nel buio della brughiera: il nostro vicino è un easyJet, una delle ultime volte prima che gli arancioni riprendano possesso del T2.

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Il volo è assolutamente, e incredibilmente, pieno, con una quantità di bambini che non ho mai visto neppure su uno scuolabus. Nel senso, non mi aspettavo che un volo così scomodo potesse attirare molti passeggeri, ma a quanto pare la penuria di voli post-covid è così acuta che c'è l'assalto alla diligenza.

La cabina viene preparata per la partenza, la demo di sicurezza come al solito ignorata dal 90% dei passeggeri, e le luci messe in modalità Emergency Paging Dr Beat.

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Appena ci muoviamo, c'è qualcosa di appena più interessante da vedere; a quanto pare, qualche alto papavero del governo saudita è in gita shopping a Milano col 340 di stato (c'era anche un 320 a registrazione saudita ad accompagnarlo, per la servitù credo).

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Da una democrazia all'altra, Air China starà cercando nuova paccottiglia di bassa qualità da smerciare in Europa grazie a quel quasi-malware che è Temu. Almeno l'alba è gradevole.

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Partiamo quasi puntuali e c'è appena il tempo di sorvolare una Castano Primo, prima di trovarsi dentro, tra e sopra le nuvole.

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Faccio in tempo a vedere un 787 di Qatar passarci a fianco, probabilmente in discesa su Malpensa, prima di iniziare a leggere qualcosa per passare il tempo.

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Il volo va via tranquillo, i Maneskin (sì, ascolto i Maneskin!) nelle orecchie mi impediscono di percepire le urla dei marmocchi presenti in massa, ma mi appisolo ugualmente per un'oretta.

Mi sveglio quando siamo in discesa e passiamo sopra la pianura rumena, dove evidentemente i buoni principi della pianificazione urbanistica non sono ancora arrivati.

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Nuove costruzioni in corto finale:

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Atterriamo sulla pista 08L dell'Henri Coanda e rulliamo tra cimeli di altra epoca, come questi due BAC 1-11 passati per mezzo mondo:

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e più recenti abbandoni, Blue Air e Tarom:

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Low-cost moldavo-rumena, tale HiSky.

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Blocchiamo, sbarchiamo, aspettiamo i bus. Sembra un po' una festa di paese.

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Il controllo passaporti è manuale ma efficiente e veloce, forse perché la maggior parte dei passeggeri sono rumeni. Sono sveglio dalle tre, sono neppure le 9 e ho fame. Prendo un cappuccino e quel che dovrebbe essere una brioche, dura come il marmo; poi salgo sul primo taxi disponibile e vado in ufficio, dove la strada è bloccata per un piccolo incendio avvenuto qualche ora prima, e per il quale il tassista allunga di due chilometri la corsa... dopo un paio di ore di lavoro pranzo coi colleghi con cibo take-away preso in un chiosco a fianco - fegato, rape rosse, patate, una mezza polpetta finita dentro per sbaglio - ditemi che sono in paradiso!!!

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L'ufficio mi mette a disposizione un'auto per andare in hotel il pomeriggio, dove incontro alcuni colleghi per visionare le sale meeting per i giorni successivi e accertarci che tutto sia pronto e funzionante. Alloggio e meeting sono all'Hotel Caro, ricavato da una vecchia struttura industriale in mattoni degli anni '30, che era usata per distillare alcol a partire dal glucosio (così credo di aver capito).

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Quanta verità in una scritta.

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Tutta la zona è in pieno rinnovamento in puro stile anonimo contamporaneo (ovvero: grattacieli, centri commerciali multifunzionali) anche se mantiene qualche memoria del passato, a partire dall'arteria principale della zona che si chiama ancora Fabrica de Glucoza. La zona è tranquilla, c'è una fermata della metro a circa 900m e i traballanti tram di Bucharest passano proprio a fianco.

Una delle sere organizziamo una cena estemporanea di gruppo al più famoso ristorante tipico di Bucharest, Caru' cu Bere. La metro di Bucharest avrebbe bisogno di una rinfrescata.

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La cucina tradizionale rumena è sorprendentemente simile a quella del nord Italia - carne, maiale, polenta: sostanziosa e famigliare.

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Il ristorante è anche un'attrazione turistica, essendo un locale storico della città.

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A due passi si trova la chiesa ortodossa del monastero Stavropoleos.

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A parte l'hotel e lavorare come un pazzo, non vedo molto altro ma fortunatamente avevo già visitato Bucharest qualche anno addietro; avendo il 2 giugno a disposizione, decido quindi di spostarmi un po' più a nord, a Brasov, in cerca di aria fresca, paesaggi montani e Dracula.
 

I-DAVE

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Viaggiare all'interno del più grande (vabbè, l'unico) paese di lingua romanza a est dell'Italia è una croce; ma, volendo, anche una delizia. Le ferrovie, che oggi vedono una mezza dozzina di diversi operatori, sono in uno stato abbastanza pietoso, bisognose di sostanziosi investimenti infrastrutturali; vi sono decine di compagnie di autobus private a lunga percorrenza, con tempi di marcia solo di poco migliori rispetto ai treni ma lo svantaggio di viaggiare di un bus; poche le rotte aeree interne, per lo più in carico a Tarom che viaggia con frequenze e orari abbastanza a caso.

Dato che ho tre giorni e mezzo pieni, avevo pensato di poter combinare Sibiu e Sighisoara; ma la pianificazione si arena sull'impossibilità di tornare in tempo per il volo di rientro lunedì mattina e avendo abbastanza tempo per vedere qualcosa che non fosse una toccata e fuga. Insomma, con infiito tempo a disposizione, diventa un piacevole slow-travel, leggendo un libro, ascoltando musica; ma poco compatibile con i miei tempi.

Rivedo quindi i piani e decido di basarmi alla più vicina Brasov (pronunc. Brasciòfff), dove ero stato per un paio di ore nella mia unica altra visita in terra rumena, come tag-on di un day-trip da Bucharest al castello di Sinaia. C'è comunque abbondanza di cose da fare e vedere, e da un po' ho preso un ritmo di viaggio un filo più rilassato rispetto alla mia vita da viaggiatore bulimico pre-covid.

Tra Bucarest e Brasov viaggiano le ferrovie rumene (CFR, tipo le nostre FS ma più scassate) e un paio di operatori privati tra cui Transferoviar e SoftTrans, oltre a credo mezza dozzina di bus di linea di svariate aziende private. Scelgo il treno di CFR per l'orario, dato che i miei meeting finiscono alle 13 e qualcosa e una partenza alle 14.50 è perfetta per approfittare del pranzo incluso nel pacchetto meeting:

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Il Bolt che prenoto arriva puntuale, e in 15 minuti sono alla stazione. Grande fan di Bolt, azienda estone che preferisco a Uber, anche per il forte supporto mostrato a favore dell'Ucraina durante e dopo l'invasione russa.

La stazione di Bucarest Nord, la principale ma in pratica l'unica, non è cambiata molto rispetto alla mia precedente visita nel 2016; forse un pelo più pulita e con punti di ristoro gestiti da catene (locali) rispetto alla versione più rustica di qualche anno prima. La puzza di fumo in ogni angolo, invece, non è cambiata.

Căile Ferate Române - Wikipedia

Tratta: Bucharest Nord >>> Brasov
Treno: IRN346 Bucharest Nord >>> Curtici
Binario: 13
Carrozza/posto: 5/12, II classe
Sched/Actual: 1450-1714 // 1450-1714
Durata: 2h 24'
Distanza: 140 km
Velocità media: 58.7 km/h
Fermate in linea: 7

Ho preso il biglietto tramite l'app di CFR, a dire il vero non la più stabile che abbia mai visto; ma si può scegliere il posto e vedere la composizione dei treni, e scaricare il biglietto come pdf; così faccio per sicurezza giusto non sapendo la ricezione 5G lungo i monti, anche se non ho avuto altri problemi ad usare l'app, che anzi mosta in tempo reale il treno e le fermate dove - devo essere onesto - hanno spaccato il minuto se non in lieve anticipo quasi sempre.

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Vado diretto al binario 13 dove il mio treno è in attesa; è un weekend lungo per i rumeni a causa della festa di pentecoste che cade il 5 giugno, e quindi la stazione (e i treni) sono pieni. Il treno è un tuffo nel passato: in composizione, trainata da un possente locomotore Electroputere, ci sono anche un paio di vetture con scompartimenti che avrei anche prenotato se non fossero stati pieni. Prendo quindi posto nell'ultima vettura, la 5, con vista libera su fondo treno e binari.

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Un sacco di nonne e famiglie in viaggio, con una quantità di valigie che mi ricorda gli esodi estivi sui Milano-Venezia-Trieste di quando ero bambino. Purtroppo devo usurpare il posto ai due gatti nel trasportino king-size che era stato comodamente messo sul mio sedile quando c'era un pratico e comodo spazio nell'area valigie appena mezzo metro più in là; spostamento che richiede manovre degne di un parcheggiatore abusivo e il blocco totale del traffico in ingresso, perché tutti, ma proprio tutti, salgono dall'ultima carrozza anche se hanno la prenotazione nella prima.

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Ma l'atmosfera è gioviale come su un Freccia del Sud del 1976, manca giusto la michetta con tre etti e mezzo di salame e i bicchierini di Amaro del Capo tirati fuori dalla borsa frigo, come si fa ad arrabbiarsi?

Partiamo in perfetto orario, treno pieno, passeggeri in piedi nel vestibolo, verosimilmente diretti alla prossime stazione (Ploiesti), visto che in teoria questo è un treno con prenotazione obbligatoria del posto. Ci quasi fermiamo trecento metri dalla partenza, ma ripartiamo di slancio e sferragliamo su binari che hanno probabilmente visto nascere e morire il comunismo.


La campagna a nord di Bucharest è abbastanza piatta e monotona, per lo più composta da distese di campi agricoli. Appena dopo le raffinerie di Ploiesti, un tempo il Texas d'Europa per la quantità di giacimenti petroliferi, ci instradiamo lungo l'alveo della Prahova e risaliamo la stretta valle che porta a Sinaia. Durante la seconda guerra mondiale, con l'operazione Tidal Wave, l'aeronautica americana interruppe il flusso di petrolio che fluiva in Germania bombardando i campi di petrolio e le raffinerie. Le raffinerie ci sono ancora, la produzione di greggio a Ploiesti invece è ormai molto limitata e non soddisfa neppure il fabbisogno nazionale.

Visto che il vestibolo è un po' più libero ora, mi alzo per scattare due foto dai finestrini di coda della carrozza.

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Ci sta bene anche un video, dai.




La velocità media è tutt'altro che entusiasmante, ma è piacevole guardare fuori dal finestrino senza che gli occhi diventino quelli di un cartone animato. Passata Sinaia, dove si trova uno dei castelli più famosi della Romania, quello di Peles (uno dei tanti a cui è stato affibiato il nomignolo di castello di Dracula), già visitato in passato, il treno si sgombra un po', pur rimanendo abbastanza pieno. Il paesaggio rimane montuoso, con piccoli villaggi e innumerevoli magioni.

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Arriviamo a Brasov in orario e mezzo treno scende, moooolto lentamente. Volevo fare una foto al locomotore Electroputere (probabilmente una Classe 47 rimodernata da Softronic, che ha anche la sua compagnia ferroviaria in SoftTrans), ma non ho fatto in tempo ad arrivare in testa al treno prima che partisse. Mi consolo con questa rarissima automotrice diesel IC2 della Astra, azienda che (come SoftTrans) ha deciso di passare dalla storica produzione di rotabili (la prima fabbrica di Arad, tutt'ora attiva, risale al 1891 quando Arad era ancora Impero Austro-ungarico) all'impresa ferroviaria verticalizzata con l'operatore privato Astra TransCarpatic.

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Per gli standard rumeni, la stazione di Brasov è piuttosto grossa. La maggior parte delle imprese ferroviare rumene serve la città con treni regionali o a lunga percorrenza.

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Ho preso una camera in un modesto ma pulito hotel 3*, a metà strada tra la stazione e il centro, in una tranquillissima zona residenziale; la scelta di hotel era davvero limitata, e i prezzi incredibilmente alti considerando il costo della vita in Romania (camere in media oltre i 100€), probabilmente per il lungo ponte locale tra venerdì e lunedì. Decido di camminare, idea non proprio geniale con il solo a picco sulla testa e due zaini in spalla, ma non avevo proprio voglia di impelagarmi con tassisti o cercare di capire la rete dei bus locali. Non penso a Uber o Bolt. Sarà stato il sole...

Il comune ci tiene a informare subito i potenziali turisti delle attrattive cittadine.

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Che non sono di certo i palazzoni sovietici del quartiere di Centrul Nou (il nuovo centro, come si intuisce facilmente); ma devo ammettere che questa architettura ha un notevole fascino su di me...

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Arrivo in hotel, mi doccio e disfo un attimo la valigia, mentre lascio sfogare il meteo che da soleggiato diventa temporalesco.

Esco sotto i nuvoloni, ormai al tramonto, alla ricerca di cibo e qualche spunto fotografico nel centro città.

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Appena a sud dell'hotel, direzione centro, i palazzoni lasciano spazio a case più basse di tre o quattro piani, villette e piccoli edifici chiaramente antecedenti la guerra, a uno/due piani. L'aspetto della cittadina è curato e arioso, e lo sfondo delle montagne verdissime fornisce davvero un bel contrasto. L'influsso mitteleuropeo è piuttosto marcato e potrebbe benissimo essere una cittadina tedesca - cosa che non dovrebbe poi sorprendere troppo, considerando che in zona vi è uno dei nuclei storici della diaspora tedesca medievale - i Sassoni di Transilvania - benché Brasov (Kronstadt in tedesco) non fosse uno dei centri a maggioranza tedesca. Ci torneremo.

Provo vanamente ad entrare da Sergiana (cucina rumena raccomandato dall'hotel e tripadvisor) e mi rimbalzano visto che sono pieni; trovo posto, mentre comincia a piovere, in uno dei tanti ristoranti con posto all'aperto (sotto gli ombrelloni) nelle vie del centro storico. Mi sembra strano che tutti i ristoranti siano pieni e questo no ma, dopo una Wiener Schnitzel formato mignon attesa per 40 minuti, credo di capire il perché.

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Spiove e la temperatura è gradevolmente frizzante. Sono ancora in tempo per l'ora blu; il centro è fotogenico e qualche buono scatto viene fuori durante la passeggiata digestiva. Strada Michael Weiss con la collina Tampa di sfondo:

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Il centro è compatto, quasi tutto pedonale, e porta invariabilmente alla piazza del Consiglio, o Piata Sfatului, dove già dal 1300 si tenevano mercati. L'edificio principale della piazza, la casa consiliare, è ora sede del museo storico della contea di Brasov. La maggior parte degli edifici che vi si affacciano sono del 1700 e 1800.

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A pochi metri si trova la Biserica Neagra, o Chiesa Nera, che deve il suo nome alla colorazione acquisita nel 1800 a causa dello smog. La chiesa venne completata nel 1476 dopo novant'anni di costruzione, in stile gotico, di cui è il principale esempio in tutto il paese. La chiesa è tutt'ora funzionante e sede della comunità evangelica locale, essendo stata costruita dai credenti sassoni.

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Tornando indietro mi fermo un secondo davanti alla sede della prefettura, progetto di fine '800 dell'architetto magiaro Istvan Kiss.

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Si torna in hotel per una sonora ronfata.

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Bellissima Brasov, me ne aveva parlato un collega che veniva da lì e le tue foto lo confermano!

P.S. se ti affascina l'architettura stile sovietico, allora devi fare un salto a Belgrado.
Un salto nel tempo visto che in alcune aree si vede tuttora l'architettura grigia, brutalmente funzionale e triste di quell'epoca, sopravvissuta alla guerra degli anni '90 e mai toccata (inteso come manutenuta) da allora.
 
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Bel TR e sempre davvero bella Brasov, che ho visitato un paio di volte alcuni anni fa.
Davvero! Secondo la Romania è sottovalutatissima come meta turistica. Mi era piaciuta anche Timisoara, visitata alcuni anni fa. Mi è rimasto il pallino di Sighisoara e Sibiu, appena ho un po' di tempo provo a organizzare. Non sarebbe male avere qualche volo dal neonato aeroporto di Brasov (ha aperto a luglio, mi pare).

Ho ricordi vaghi di Bucharest ma e' in questo ristorante che ti fanno il refill continuo di acqua appena vedono in tuo bicchiere vuoto?
Sinceramente non ci ho fatto proprio caso.

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Con la scritta Ryan sulla coda di un'arancione, per un attimo ho pensato che le profezie di MOL si fossere già avverate..
Non ci avevo fatto caso :LOL:

Grazie!

Bellissima Brasov, me ne aveva parlato un collega che veniva da lì e le tue foto lo confermano!

P.S. se ti affascina l'architettura stile sovietico, allora devi fare un salto a Belgrado.
Un salto nel tempo visto che in alcune aree si vede tuttora l'architettura grigia, brutalmente funzionale e triste di quell'epoca, sopravvissuta alla guerra degli anni '90 e mai toccata (inteso come manutenuta) da allora.
La Serbia, come tutti i Balcani meridionali, sono per me terreno vergine.

DaV
 

I-DAVE

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Quanti castelli di Dracula esistono? La domanda, che pare triviale, diventa quasi esistenziale quando, nella sola Transilvania, Wikipedia ne elenca 196. Quello vero, se si prende come misura il popolare romanzo di Bram Stoker, è decisamente il castello di Bran, piccola cittadina circa 25km a sud-ovest di Brasov; il titolo è conteso dalle vicine rovine della fortezza di Poenari, dove probabilmente il vero Vlad III Tepes, detto Vlad l'Impalatore, visse tra una guerra e un impalamento. Ovviamente delle rovine non possono competere con un castello abbarbicato su uno sperone roccioso e perfettamente conservato, torrioni e merlature incluse... per cui Bran sia.

Bran è casualmente molto convenientemente collocata a 40 minuti di bus da una delle autostazioni di Brasov, per la precisione l'Autogara 2 Codreanu, ad appena 15 minuti a piedi dall'hotel. Opto per una partenza comoda, senza fare levatacce; trovare gli orari dei bus è stata un'impresa, e alla fine gli orari erano pure sbagliati, ma pace. Sono in vacanza :D

La stazione dei bus è più o meno come me l'aspettavo - disastrata. C'è una biglietteria, che non emette biglietti (si fanno a bordo); c'è un chioschetto dove compro una Fanta Grape, delizia ahimè non troppo facilmente acquistabile in Italia; ci sono vecchie carampane in attesa del bus per chissadove.

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Al sole fa decisamente caldo; spero che Codreanu bus abbia gli stessi standard dei bus del trasporto pubblico di Brasov (tutti ibridi, elettrici o filobus praticamente nuovi di provenienza Solaris o Mercedes), ma l'unica partenza che vedo non mi fa ben sperare. Infatti, ecco che arriva lui, un anzianotto Kässbohrer-Setra 315 UL con la facciata inclinata della versione Gran Turismo. Roba metà anni '90, per intenderci, e si vede:

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L'autista fa cenno che partiremo tra una ventina di minuti, che prima deve cambiare l'acqua al pesce, come amava ripetere un mio compagno delle superiori; saltiamo quindi la corsa delle 11.30 e andiamo diretti a quella di mezzodì. Lascia il potente mezzo aperto per le giovani virgulte da settant'anni per gamba che si arrampicano come stambecchi per accaparrarsi i posti anteriori (e fare la sauna). Chiedo ad un gruppo di ragazzi se parlano inglese - of course Sir, e chiedo loro come funziona. Mi rispondono "a caso: sali, paghi, qualcuno non paga, ti siedi dove vuoi, se non c'è posto c'è il corridoio".

Già pregusto 40 minuti stile salita al Calvario. Tornato l'autista, tutti si avvicinano, mi avvicino anche io, pago l'obolo (una roba simbolica, tipo 90 centesimi di euro o giù di lì) e proseguo verso il primo posto disponibile. Sedili sfondati che neanche sulle Mercedes 190 in Georgia, di aria condizionata manco l'ombra, in compenso un profumo di fumo stantio si leva dai sedili ad ogni cristiano che si siede, sollevando probabilmente una nuvola di acari, polvere e cenere depositata negli ultimi 30 anni. Beninteso, a bordo non si fuma, a meno che non sei l'autista, rigorosamente sbuffando il fumo fuori dal deflettore aperto.

Partiamo, autobus pieno, ma c'è ancora qualche posto; posto che termina dopo dieci minuti e tre fermate urbane. Mi aspettavo quasi solo turisti, ma la tratta è usata anche dai locali. Due ragazze cercano di aprire la botola sul tetto per far girare un po' d'aria - ci saranno stati 40 gradi all'interno, e non è un'iperbole.

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Quaranta minuti di sofferenza e sudore dopo, con sollievo l'autobus intero intravede la sagoma di un castello - siamo arrivati. Fuggi fuggi generale, e una sagoma si staglia dietro al nostro bus in partenza. È lui!

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Ora, ci sono due ordini di problemi: il primo è procacciarsi cibo; il secondo ripararsi dalla pioggia. Se a Brasov c'erano 30 gradi, qui ce ne sono piacevolissimi 13. Guarda caso, c'è un'area festival proprio alle mie spalle, l'ora è quella di pranzo, si sente un gradevolissimo odore di carne grigliare. Il castello può aspettare.

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Con lo stomaco pieno si ragiona meglio; faccio un giro per i tendoni occupano buona parte del parco municipale, al cui centro si trova un monumento al generale Traian Mosoui.

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Attraverso la strada e mi faccio largo attraverso una serie di negozi di souvenir di cui vi lascio immagine il tenore, inclusa la casa stregata che mi ha ricordato in più punti quella del Luna Park di Bibione che tanto mi terrorizzava da piccolo.

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Ora, non vorrei rovinare la leggenda, ma il castello di Bran è tutto fuorché il castello di Dracula. Bram Stoker qui non c'è mai stato e il castello descritto nel suo Dracula non è propriamente uguale al castello che qui nacque nel 1377, quando Luigi I d'Ungheria autorizzò i cittadini di Brasov a costruire una piazzaforte per difendere la regione dagli assalti dei turchi e contemporaneamente esigere dazio.

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Il castello seguì le vicissitudini che legano questa storica regione al Regno d'Ungheria, per tramite del principato di Transilvania, suo vassallo. Cosa c'entra Dracula? Il giovane Vlad Tepes, nato probabilmente nella transilvanissima Sighisoara, era un aspirante principe al trono di Valacchia, che però era anche un feudatario dei magiari. Il papà, fedele al motto "il nemico (i Turchi) del mio nemico (gli Ungheresi) è mio amico", non esitò a spedire i due figli (Vlad Tepes detto l'Impalatore e Radu III detto il Bello) dai maomettani, dove nel frattempo imparano l'arte della guerra e del fregare il prossimo.

Ereditare il trono di Valacchia mise Vlad in rotta di collisione con il Regno d'Ungheria, col fratello e con l'Impero Ottomano e, dato che tutta la storia è un casino micidiale, diciamo solo che alla corte turca imparò anche il gioco delle tre carte, e che nel tempo aveva affinato la tecnica di massacrare per impalamento chi gli creava problemi (i Sassoni, i turchi, Valacchi, i magiari e boiardi - c'era un palo per tutti). Celebrato nella cristianità per avere sconfitto ripetutamente Maometto II, Vlad cadde per mano di alleati del fratello, Radu il Bello che del sultano era un fedele alleato con tendenze omoerotiche.

Quindi, che c'entra Bran? Assolutamente nulla, essendo una delle tante fortezze della Transilvania; qualcuno trovò affinità con la struttura tinteggiata da Bram Stocker nel suo Dracula, a sua volta vagamente ripreso dalla figura di Vlad III Tepes Dracul, ed ecco che abbiamo un caso di marketing turistico piuttosto fortuito quanto azzeccato.

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Il castello di Bran sfrutta solo minimamente l'involontaria attribuzione; la magione è oggi proprietà dell'arciduca Dominik di Asburgo-Lorena, principe di Toscana, come successore diretto di Maria di Romania, cui la cittadinanza di Brasov aveva regalato il castello nel 1800, ed è più una celebrazione per Maria I e la figlia Ileana che del sanguinario Dracula.

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Il castello, completamente ristrutturato e con le sale arredate secondo il gusto degli ultimi proprietari, è in realtà abbastanza piccolo, abbarbicato com'è su uno sperone di roccia. Ci sono un sacco di scale e tanti sali-scendi.

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Insomma, internamente pare tutto fuorché un castello di Dracula. Poi però ti affacci...

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... e ti immagini pipistrelli svolazzare al chiaro di luna con i lupi che ululano nella foresta accanto. La strada toglie un po' della poesia, ma si può anche vedere la fiera con le bancarelle nel parco municipale.

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Alcune sale sono state rese multimediali con filmati a tutta parete. Qui andava in scena un'esaustiva spiegazione del mannarismo.

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In cassapanche come queste di solito si trovano scudi di mithril e lo spadone sdrumato ed è per quello che negli RPG bisogna aprire tutti i cassetti, gli armadi e i contenitori chiusi.

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Il tempo è un po' infame ma corretto per la rappresentazione stereotipata del castello, che è invero molto fotogenico.

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Rischiando un attacco di claustrofobia, salgo le strette scale:

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Dai, meritava.

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La visita non richiede molto tempo, ed esco a fare un giro, sotto la pioggia, nel parco sottostante.

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Nelle vicinanze c'è il piccolo Museo Nazionale di Bran, dedicato alla coppia reale Ferdinando e Maria. Il museo è piuttosto... originale, e sembra una villetta valtellinese del 1965, con dentro mobili di inizio '900.

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La signorotta all'ingresso, custode, bigliettaia, donna delle pulizie e consigliera comunale, sembra ringalluzzita dalla presenza di un turista, e per di più straniero!!, e mi dà dovizia di informazioni (in rumeno) indicando a destra e a manca mentre un flusso ininterrotto di parole sgorga che neppure la Ruggieri quando cantava Ti Sento. Io capisco quasi nulla, ma ho le lacrime da tanta gentilezza.

Il piano terra è tutto sommato dimenticabile, con finte icone, foto e disegni della locale scuola elementare Vlad the Impaler.

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I piani superiori contengono il mobilio originale salvato dalla guerra e che prima si trovava all'interno del castello. Sala da letto reale, per lui...

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... e per lei:

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Ma poi si riunivano a colazione:

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Finisco il giro, chiedo se ci fosse un gabinetto, vengo invitato ad usare lo stanzino delle scope che contiene anche water e doccia (qui qualcuno un tempo ci viveva sul serio). Non proprio entusiasta all'idea di aspettare un bus sotto la pioggia e farmi un'altra sauna, controllo se c'è un Bolt a buon mercato - più o meno, e decido di fare l'investimento per un ritorno più comodo e veloce a Brasov. Che pigro che sono diventato.

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Mi prendo una pausa di riflessioni (a.k.a. ho i vestiti bagnati e ho bisogno di asciugarli col phon) prima di uscire. Ha smesso di piovere, e ci sta una passeggiata pre-cena. Decido di cambiare giro rispetto alla sera prima, con l'obiettivo di percorrere la Strada Lunga; taglio tramite la Strada Bisericii Romane e, sorpresa! tutto il quartiere è piacevolissimo, residenziale, di case basse, alcune chiaramente di inizio novecento e alcune, sospetto, anche prima.

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Sulla stessa strada si trova un teatro (non il principale della città). Poco oltre, la Biserica Adormirea Maicii Domnului, con il piacevolissimo cortile interno.

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Peccato fosse chiuso; adoro i salici, l'albero più fotogenico che esista, e avrei fatto qualche mezzo milione di foto.

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Devo dire che la cittadina è molto pulita, al netto di qualche graffito che ormai è una piaga sociale diffusa in tutta Europa (ho visto, orrore!, tag apparire pure in Svizzera, e tralasciamo l'incivile Canton Ticino che da quando c'è la S50 Biasca-Malpensa è come essere in Italia).

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Il Cercul Militar Brasov è un imponente edificio degli anni '30. In certi dettagli può ricordare lo stile razionalista proprio del ventennio. Purtroppo non ho trovato molte informazioni al riguardo e non era aperto al pubblico.

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La rotonda al termine del bel Parco Titolescu segna l'inizio della città vecchia, che è per lo più pedonalizzata.

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Le stradine sono piene di ristoranti e bar.

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Mi siedo a uno (Basarabia in Bucate, cucina della Bessarabia) con bella vista sulla Tampa, la collina che sovrasta il fianco meridionale della città, su cui impera l'insegna cittadina.

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Purtroppo i sarmale in frunza de varza (involtini di riso in verza) non ci sono, ma ci sono quelli in frunza de vita de vie (in foglie di vite) - in pratica dei dolmades. Per accompagnare una mamaliga (la polenta!).

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Piacevole serata, clima mite, gente rilassata, prezzi piuttosto bassi, eeehhhhh-tutto-molto-bello come diceva il mitico Pizzul. Torno verso l'hotel per la medesima strada; poca gente in giro, tanta tranquillità; direi che qui si vive bene. Mi addormento quasi subito.

DaV
 

I-DAVE

Moderatore
6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Il giorno dopo niente Dracula. La Transilvania è più che pipistrelli e vampiri, anche se è difficile togliere lo stereotipo da cervelli inquinati da decenni di Hollywood. Magari la giornata è quella buona per avere un assaggio del centinaio abbondante di chiese fortificate, sette delle quali sono parte del patrimonio dell'umanità sancito dall'UNESCO. Questa zona della Romania era quella dove più radicata era la presenza dei Sassoni, qui portati dai magiari durante il XII secolo; sotto costante minaccia dei turchi, ed essendo, come tutti i teutoni, votati a fare soldi, impiegarono poco a costruirsi i loro fortini lungo le rotte commerciali - letteralmente eressero mura di protezione attorno alla chiesa del villaggio, che fungevano anche da magazzini, botteghe e negozi, un unicum nel panorama architettonico medievale europeo.

I due villaggi più facilmente raggiungibili da Brasov sono Harman e Prejmer, quest'ultimo parte dell'elenco UNESCO (il criterio con cui uno sia entrato e l'altro no mi sfugge, visto che Harman è altrettando straordinario).

Entrambi i villaggi sono collegati da treni locali di CFR e Regio Calatori, per cui è possibile combinare un giro in giornata visitandoli entrambi. Basta non farsi intimorire dalle stazioni locali rumene... vedrete, vedrete. La mattina si parte con la colazione dei campioni, uovo incidentato incluso. Quella specie di fetta bicolore era una roba buonissima, sembrava un qualche tipo di flan piatto ma più solido e meno dolce.

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Con il biglietto già comprato online la sera prima, vado direttamente in stazione; il tempo minaccia ancora un po' di pioggia, e qualche goccia scende in prossimità della chiesa ortodossa di Ss. Pietro e Paolo, che a dispetto dell'aspetto (no pun intended) è una chiesa piuttosto recente, costruita solo nel 1943; l'architettura ortodossa è parecchio codificata, a differenza della relativa libertà stilistica post-conciliare delle chiese cattoliche (Santo Volto a Torino, di Botta con lo scovolino per il tartaro a lato? Madonna delle Lacrime di Siracusa, praticamente uno spremiagrumi dell'Alessi?). Non sono entrato, ma forse meritava una breve sosta, a vedere il sito.

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Fuori c'è pure un mini-tempio per gli uccellini (credo).

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Se ricevessero una bella ripulita e manutenzione pesante, magari un recladding moderno, non sarebbero neppure male.

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Stazione di Brasov. Attualmente ha 6 binari con pensilina, e una ulteriore coppia di binari sembrava in costruzione, oltre ad un parco merci e binari di transito sul lato nord della massicciata.

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Il mio treno, un magnifico Regio Calatori (ex SNCF classe X 4500, un giovanotto costruito intorno alla metà degli anni '60), è già al binario in attesa di partire. Un po' di passeggeri sono già a bordo, la maggior parte è sulla pensilina a fumare, qualcuno ovviamente fuma dal vestibolo...

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I sedili "nuovi" svecchiano un po' gli spartanissimi interni stile anni '60, con le cappelliere in filo d'acciaio e sedute 2+3. Un tuffo nella storia!!

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Partiamo, con un po' di ritardo. Sul treno un mix di passeggeri, compresi i soliti personaggi improbabili che trovi anche sui regionali italiani e che potrebbero essere usciti da un romanzo di Pennac; ad esempio, perché non aprire la porta in corsa per rinfrescare un po' l'aria...


Il viaggio dura circa 10 minuti, sferragliando attraverso immensi fasci di binari che si assottigliano e si allargano in continuazione. In pratica da Brasov ad Harman è un continuo scalo merci, e pure la modesta stazione di Harman avrà una mezza dozzina di binari; il binario è costituito da precompressi di cemento, malfermi, posti a fianco alle rotaie, direttamente sulla massicciata. La porta per scendere non si apre, uno degli astanti mi "aiuta" tirando quello che sembra essere un porcone nella lingua locale, e una manata alla porta. Pare che sia la versione locale di "apriti sesamo".

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Il mio trenino rosso riparte sferragliando sulle traversine in legno. L'edificio della stazione non è affatto brutto, in mattoni, chiaramente risistemato; ma sarà diventatato la casa del capostazione; e dubito ci sia una sala d'attesa...

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Non c'è una strada, sul retro: la stazione è un po' fine a se stessa; il paese è dalla parte opposta dei binari, a qualche chilometro di distanza.

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Si percorre quindi una traccia nell'erba, a fianco alla massicciata; più avanti, di fronte ad una rotonda, c'è una specie di passaggio a livello non presenziato che permette di attraversare i binari e trovarsi in direzione di Harman paese.

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Da qui si prende Strada Garii, la via della stazione, la più importante arteria nord-sud della cittadina. La strada è affiancata, da entrambi i lati, da villette indipendenti, tutte con giardino ben curato. Potrebbe essere uno qualsiasi dei paesi dell'hinterland milanese, e la sensazione è che qui abiti il famoso "ceto medio", non ricco ma certamente dotato di un certo benessere e sicurezza sociale.

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I due chilometri della Strada Garii passano abbastanza in fretta, e il segnale che siamo vicini ad una zona di interesse turistico è questo:

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All'incrocio successivo siamo arrivati. Potrebbe essere uno screenshot da Skyrim, invece è Harman, Romania.

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Non c'è un ponte levatoio, ma uno stretto tunnel che porta alla biglietteria, gestita da un signore che parla inglese con fortissimo accento tedesco: un vero sassone!

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L'aiutante alla sicurezza invece sta oziando.

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Il loquacissimo bigliettaio mi dà un paio di indicazioni, la più importante delle quali è: se c'è una porta, aprila; se c'è una scala, sali; se c'è un cartello "non entrare", fermati. I cartelli sono pochi, le porte tante e le scale pure.

La prima vista, appena entrati nel recinto, è la chiesa vera e propria, circondata dalle mura che sono anche magazzini, fienili, case (o, almeno, lo erano: ora è tutto musealizzato). Anche col grandangolo, la chiesa ci sta appena talmente sono a ridosso.

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La mole della chiesa è piuttosto considerevole, pensando alle poche anime che serve e servì in passato; fondata presumibilmente dai cavalieri teutonici e abitata da sassoni "importati", entro la metà del XVII secolo era una delle chiese fortificate più imponenti della regione.

Le mura circolari erano per lo più magazzini dove venivano depositate le scorte per far fronte alle innumerevoli scorribande di Mongoli e Turchi e, durante gli assedi, erano pure i locali dove il contado dormiva - quando non era di guardia.

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I magazzini ora ospitano un'esposizione etnografica sulla vita dei locali nel 1800.

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Questa ce l'aveva anche mia nonna, chissà che fine ha fatto:

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C'è anche la fedele riproduzione di una classe, con tanto di cartina d'epoca.

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La chiesa è originaria del 1300 con ampi rimaneggiamenti fino al 1700 inoltrato.

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Una pre-esistente cappella venne incorporata nella cinta muraria, costituendo parte di una delle torrette difensive, e mantiene un ciclo di affreschi con varie scene bibliche, dipinte intorno al 1400.

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Dai magazzini si può salire e percorrere la cinta interna, con le bocche di fuoco ad osservare il placido scorrere del (minimo) traffico di Herman.

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Mi sento un po' come Pollyanna, così finisco il mio giro con una tortina alla frutta e giocando con un gatto sull'erba.

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Anche i dintorni sono carini!

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Gli orari dei treni sono un po' a caso e rischio di dover aspettare tre ore per fare la singola fermata che mi separa dalla prossima meta, quindi chiamo un Bolt per i 10 km tra Harman e Prejman, la seconda chiesa fortificata che mi interessa vedere. 10 km di verdi campi su un Suzuki modello unknown.

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L'ingresso alla chiesa fortificata di Prejmer, che è più grande di quella di Harman, e parte del patrimonio dell'UNESCO, è automatizzato. Queste macchinette le hanno anche al castello di Bran.

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Dicevamo, le dimensioni:

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Stando alla documentazione che si può anche leggere presso la fortificazione, le mura sono le più solide e spesse di tutte le chiese fortificate della Transilvania; come Herman, la costruzione originaria della chiesa risale all'ordine dei Templari e venne continuata dall'ordine Cistercense prima, e dagli abitanti di quelle che allora era chiamata Tartlau: i sassoni chiamati qui dai sovrani ungheresi. Le mura vennero fortificate a partire dal 1420 circa, dopo le prime invasioni turche in zona.

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La parte più esposta era ovviamente l'ingresso, che venne quindi allungato e chiuso da una saracinesca, in aggiunta ai portoni ai due estremi.

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L'ingresso porta ad un barbacane, cosa certo che uno non associa normalmente ad una chiesa! Ci sono due piccoli negozi di souvenir, uno dei quali sembra disegnato apposta per farvi sbattere contro fragilissimi ninnoli in ceramica... (spoiler alert: non ne ho rotto nessuno).

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All'interno degli piani superiori del barbacane hanno creato un piccolo museo etnografico, che continua anche nelle "celle" all'interno della fortificazione.

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Oltre il barbacane si entra nel recinto che protegge la chiesa, simile come disegno a quello di Herman, ma più largo, con più livelli e più spazio in generale.

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I vari livelli sono collegati da scale, e da qui si può percorrere tutta la cinta muraria, che è all'interno della struttura stessa.

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La volta è in legno ma la struttura è in solidi mattoni e pietre.

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Una delle "celle", trasformata in scuola.

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La chiesa è più grossa di quella di Harman, e fotografarla è un po' un problema.

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L'unica posizione buona, ma in controluce, è quella che riprende l'abside.

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L'interno è spoglio, mistico, quasi accecante nella calce bianca che ne ricopre le pareti senza decorazioni.

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Pronto più che mai per combattere il Saladino, termino la visita con un paio di acquisti al negozio con tutti i ninnoli in attesa di un elefante e decido di camminare fino alla stazione per prendere il primo treno in direzione Brasov. I dintorni della chiesa sono verdi e curati, con un'altra Biserica intitolata a-non-so-chi:

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E alcuni altri edifici interessanti.

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Imbocco la strada Mare, che non va al mare ma significa grande, e cammino i 2 chilometri fino alla stazione. Altre case da ceto medio:

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... incluso piccolo momento alla Running Scared...

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Nei pressi della stazione lascio la strada Grande per gli ultimi 200 metri su una stradina in ghiaia, l'atmosfera non è più così bucolica e anche il cielo si rannuvola.

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Non capisco bene dove sia la stazione, quindi seguo i binari in direzione dei caseggiati. Ci sono ancora una ventina di minuti prima del treno.

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Più o meno capisco di essere arrivato perché la Capostazione arriva e mi saluta:

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Giochiamo un po', due grattate dietro le orecchie, quattro fusa e un paio di versi da deficiente che solo io riesco a fare quando vedo un gatto. La Capostazione probabilmente si aspettava due croccantini, che purtroppo non avevo; la prossima devo ricordarmi di portarne una scatola sempre con me.

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Intanto dell'edificio si sente una televisione andare a manetta; non c'è una sala d'attesa (le panchine fuori sono piuttosto eloquenti, direi) ma me la sto facendo addosso. Per fortuna il bagno è aperto.

Qualche minuto dopo arriva l'unico altro passeggero che salirà qui, un signore francese sulla sessantina, di quelli che vedi che hanno girato mezzo mondo, e che guarda divertito la Capostazione aspettare il treno. Due minuti prima dell'orario previsto di arrivo, il vice-Capostazione, un ometto corpulento e addirittura più basso di me, con due baffi degni di un capitano della RAF, esce dalla sala TV, ci indica il binario e si appollaia con noi sulla micropensilina con fischietto, bandiera e tutto il resto.

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Bye bye Capostazione!

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Uno sferragliante locomotore Electroputere, con al traino ben una carrozza a due piani, arriva puntualissimo. Qui me la sono davvero fatta sotto (un po' meno di quando la Capostazione-Matrona georgiana voleva farmi attraversare due binari con il rapido per Tbilisi in arrivo, ben visibile all'ingresso della stazione).


Il viaggio di ritorno chiede circa una quindicina di minuti, che passo a parlare con il signore francese: ex ferroviere SNCF ora in pensione, amante del sud America, parliamo di viaggi in mezzo italo-francese, mezzo inglese. Ha ripreso a viaggiare quest'anno dopo la pandemia e ha già fatto per l'ennesima volta Colombia e Cuba, secondo lui il paese più bello al mondo.

Il treno sembra francese, ma i sedili sono quelli orribili e scomodissimi dei TAF italiani!

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Arrivati a Brasov, dopo due ultime parole e una foto più degna al potente mezzo che ci ha scarrozzati indietro, io mi incammino verso l'hotel, l'ex ferroviere ormai imborghesito prende un taxi.

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Il giorno è ancora giovane, per cui faccio solo un breve pit stop in hotel per cambiarmi e darmi una lavata e poi uscire nuovamente verso il centro di Brasov. Chi non vorrebbe vulcanizzare un pochino?

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Brasov con la luce serale si riveste di una certa eleganza mitteleuropea, fatta di caffè, ristoranti, passeggiate; piccole strade acciottolate e strade che sembra di essere a Vienna o Monaco.

Un po' in tutto il mondo post-covid, la ggente vuole stare fuori, invogliata soprattutto dai primi tepori serali tardo-primaverili.

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Dato che, per natura, aborro la folla a meno che non sia un concerto rock, mi sposto su stradine laterali. La folla sparisce ma l'atmosfera rimane. Anzi, spunta pure la scritta stile Hollywood!

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Ormai è tardi per la funicolare, e non essendo più giovane e aitante, mi guardo bene dal salire il monte a piedi; rimango sulla strada e passeggio.

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Qui si è già fuori dalla cittadella, e il quartiere prende il nome di Schei, dove originariamente abitava la popolazione di etnia rumena (i sassoni erano nel quartiere di Brasovechi, mentre i più ricchi mercanti, di solito sassoni, abitavano nella zona della Cittadella). Sono strade strette, case piccole di aspetto quasi rurale.

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Chiudo l'anello tornando verso la cittadella attraverso la porta di Santa Caterina, cui segue l'edificio della facoltà di Agraria e, poco dopo, dall'altro lato della strada, della sinagoga - Brasov era sede di una piccola ma facoltosa comunità ebraica.

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La passeggiata termina alla Chiesa Nera e poi alla piazza del Consiglio, ed ormai siamo al crepuscolo.

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Gironzolo un po' alla ricerca di un locale dove mangiare, ovviamente è tutto pieno (oppure nessuno vuole un turista singolo, cosa altrettando probabile - anche se, devo dire, sembrava davvero tutto pieno).

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Mi accontento di una pizza in un posto che si atteggia a italiano; senza infamia e senza lode, servizio però così così e mancanza di divisione tra interno e esterno che significa fumo di sigaretta dei fastidiosi tabagisti (che ci vanno a fare, fuori a cena, lo sanno solo loro, che ormai hanno le papille gustative bruciate dal catrame).

Il giorno dopo si rientra, quindi il resto della serata è in hotel a ricompattare lo zaino.

DaV
 

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26 Aprile 2012
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Molto bello, mi mancavano i tuoi riferimenti pop! Brasov, e i vari paeselli, ricordano parecchio l'Ungheria dal punto di vista architettonico (e so gia' che i romeni sul forum, se ce ne sono, affileranno i coltelli a leggere quanto ho scritto).
 
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1 Febbraio 2012
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Bravo, ci hai fatto fare un viaggio lì con te, ben documentato dalle foto ed ottimamente descritto!