5. Wizz Air: Londra Gatwick-Napoli (?)
L’avione protagonista oggi, 9H-WDV, sfoggia la livrea di Wizz Air Abu Dhabi, la controllata emiratina della compagnia ungherese. In realtà quell’aereo se ne sarebbe dovuto, secondo i piani originali di Varadi, stare buono in Asia centrale. Poi però panico, orrore, allora è vero quel che si dice sui GTF, non siamo più fighi degli altri: i motori P&W reggono molto male il clima desertico, e occorre loro una manutenzione molto più frequente ed onerosa. Ecco allora che a AUH ci han spedito A321ceo per quanto possibile (MLE, BEG, SJJ, FCO e TIA, operate da AUH, necessitano comunque il neo), per tamponare il problema, e oggi girano alcuni neo per l’Europa con la scritta “Abu Dhabi”.
Al centro, un 787 di Air India pronto a partire per Cochin. Sopra, il mio A321neo da Napoli in atterraggio.
Alle 20:46 locali il mio aereo tocca terra, e alle 20:50 sono pronti ad accoglierlo al gate 24.
C’è persino lo spingione già pronto.
La speranza cresce.
Oplà.
Ma non è questo il giorno: ci informano dal gate che l’equipaggio è finito fuori ore, e che non torneremo a Napoli con loro. Attendiamo invece una crew di riserva che dovrebbe arrivare qui in un’ora: LGW è a sua volta base Wizz.
Persa ogni speranza di farcela in tempo per il coprifuoco napoletano, al 100% atterreremo a Roma. Questa cosa al gate non la sanno ancora, e non viene annunciata.
Lo spingione che era pronto mestamente se ne va a spingere chi ha ancora ore per lui.
Poco dopo il primo dei voli di easyJet riparte per Napoli. Sarà l’unico a farcela, stasera.
Ormai al buio, vado a fare un giretto per il mall. Stanno chiudendo tutti i negozi ma riesco a fare una foto a questo piccolo set lego.
Da quel che ne so, sono autorizzato a comprare il Titanic e a salire sul mio volo dichiarando che lo infilerò sotto il sedile.
Nel mio piccolo, cerco di combattere la disinformazione spiegando quel che so in giro, riguardo ai risarcimenti, che purtroppo non ci spettano, e riguardo ai pasti in durata proporzionata all’attesa. Quelli ci spettano eccome, e giacché nessuna mail con voucher è arrivata, possiamo pasteggiare a piacimento, solo che sono ormai passate le 22 e sono rimasti solo i distributori automatici, che per giunta hanno problemi con le carte e di fatto accettano solo monete. Se non altro l’enorme burrito di prima sta ancora navigando su e giù per il tubo digerente, e non ho per niente fame.
Ore 22:55, di nuovo luci accese nel cockpit. Manca poco, vero? Vero??
Verso le 23 la crew nuova, che sa benissimo che andremo a Fiumicino e si è guardata bene dal passare attraverso la sala imbarchi, rende nota la destinazione al personale di terra. L’annuncio che ne segue dà origine alla prima, strepitosa calca di gente che urla “dovete fallirehh!!”.
Dopo qualche minuto di assalto delle locuste, la povera assistente di terra riesce a raggiungere il microfono e a sospirarci dentro che “if you continue to shout at me in italian this plane will not land in Naples, and will probably not take off at all”.
Alle 23:15 dunque, sedate le locuste, imbarchiamo, e senza pensarci troppo mi infilo sul middle seat assegnatomi casualmente, perché è proprio accanto a uno dei compagni di sventura con cui avevo scambiato due chiacchiere.
Mal me ne incolse: accanto a me lato corridoio si siede il partenopeo più gigantesco che abbia mai visto. È enorme, alto, largo, smisurato, ma anche innocuo e mansueto.
Poteva andare peggio: poteva piovere!
Giunge l’annuncio dal flight deck: due tizi si son rifiutati di volare a Roma, avevano — ça va sans dire — valigie in stiva e quindi attenderemo “circa dieci minuti” per scaricarle.
Davanti a noi, sulla fila di emergenza, siedono alcune persone in divisa Wizz, che scopro essere l’equipaggio napoletano finito fuori ore. Sbircio anche un foglietto con il loro turno: si sono smazzati NAP-TRN-NAP-LGW. Ho poi scoperto che hanno un mix di turni, alcuni prevedono tre equipaggi in un giorno e altri invece solo due, e quest’ultimo caso significa per chi fa il pomeriggio iniziare alle 11:45 e finire poco prima delle 23. Questo nonostante abbiano un surplus di AAVV a NAP, avendo avuto 2 aerei in base fino a settembre 2023 e alla scure firmata P&W abbattutasi sulla flotta ungherese. Vassavèr, come dicono nei Quartieri Spagnoli.
Uno stanchissimo steward seduto tra loro, dopo aver negato di essere parte dell’equipaggio fuori ore (suppongo per non sentirsi dire “dovete fallireh!”), mi spiega che l’equipaggio che sta operando il volo è di Roma. Quando gli chiedo se allora l’equipaggio di riserva di Gatwick sta operando il volo di ritorno per Roma, lui risponde “… è complicato”. Capisco che non è il miglior momento per fare domande da aviopirla impiccione e mi ritraggo nel mio posto.
Nel frattempo invece di 10 minuti ne sono passati 50, e ancora niente. Alle 0:07 l’annuncio del captain, il personale che deve scaricare i bagagli proprio non s’è visto, e stanno cercando di capire dove sia finito. Mi riprometto di acquistare un set di freccette e bersaglio con il logo di Menzies Aviation.
Alle 0:16 gli agenti di rampa arrivano.
Alle 0:19, un’anziana coppia di signori napoletani seduti davanti vuole scendere. Si alzano e iniziano a brandire minacciosamente il loro trolley tirato giù dalla cappelliera.
Alle 0:24 lì attorno è in piedi mezzo aereo, e urlano tutti. Per il momento non si va da nessuna parte. So da quand’eravamo in attesa che i due signori hanno anche loro una valigia in stiva, e trovo la faccenda molto preoccupante.
Nel mentre un’hostess passa dalle mie parti, le chiedo se faremo un bel go-around a Fiumicino. Mi guarda stranita per un istante, poi capisce e scoppia a ridere: “sì, ci manca solo quello, vero?”
I gentili signori ripongono infine minacce e trolley a posto e, incredibile ma vero, possiamo partire.
Alle 0:28 inizia, ad opera di un ritrovato spingione, il pushback. Sull’aereo cala il silenzio.
Alle 0:38 risuona in cabina l’agognato “cabin crew, take off.”, e decolliamo un minuto più tardi.
Le luci in cabina vengono tenute molto basse, e nessuno si azzarda a venderci niente. L’ho molto apprezzato, anche perché con simili ritardi in Ryanair se ne fregano e vociano di imperdibili gratta e vinci alle 2 del mattino.
Crollo nel sonno come del resto fa l’intero aereo e alle 3:29 locali, dopo 1:50 in volo, atterriamo a FCO.
Tra taxi e attesa gratuita del pullman non scendiamo che alle 3:58.
Al controllo passaporti ci infiliamo tutti allegramente nel canale extra UE. Veniamo presto reindirizzati da una guardia giovane e sorridente, che si mette a smistare noi sprovveduti.
Alle 4:15, passati i controlli, scopro con qualche stupore che l’assistenza a terra sbandierata a bordo c’è: è un signore col cartello, che informa che verremo portati tutti quanti con diversi mezzi a Napoli. Ci informa anche che se desideriamo fare altrimenti va benone, ma non potremo chiedere rimborso.
Il tizio diventa, naturalmente, una perfetta occasione per un nuovo assalto delle locuste, questa volta certe di trovarsi di fronte qualcuno che parla la loro lingua, e riprendere a urlare “dovete fallirehh!!”.
Di fronte a questo spettacolo ne ho abbastanza: ho un aggancio a Roma, informato dei fatti, e posso sfruttarlo per passare quel poco che rimane della notte in un letto vero e proprio.
Prendo il Cotral per Tiburtina delle 4:45; ne conoscevo l’esistenza, ma ho notato che c’è un utile messaggio sugli schermi sopra i nastri di riconsegna bagagli.
Ha inizio una folle corsa per attraversare una Roma deserta.
Arrivo a Tiburtina alle prime luci dell’alba, e da Tiburtina riparto la sera successiva.
Mentre ronfo da FCO inviano un aereo a vuoto a Napoli alle 6 del mattino. Le tre rotazioni del giorno dell’aereo Wizz di base a Napoli (JMK, CFU e LGW) verranno completate tutte con un ritardo compreso tra una e due ore; sempre meglio di easyJet che, avendo lasciato un aereo su a Londra mandando tutti in hotel, ha cancellato tout-court i 4 voli che avrebbe dovuto fare fino al primo pomeriggio. Per quanto mi riguarda, non posso che approvare la strategia degli ungheresi, che dovrebbero invece migliorare molto l’aspetto comunicativo.
Dall’inattesa sosta romana: questi Solaris 18 metri sono tra i più moderni bus in dotazione all’ATAC. E sono bellissimi, specie quando non li fotografo io.
Per non stonare col resto, anche l’ultima parte del viaggio è super-barbon: viaggio con itabus da Roma a Napoli. 2h 20’ di tragitto, 7€ acquistato 2 ore prima di partire; mi pare un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Poco prima di me dall’autostazione di Tiburtina vedo partire un coraggioso Flixbus per Agrigento.
Non fa fermate intermedie sul continente, la prima è Messina. Per quanto mi sforzi, c’è chi è più barbon di me.
Il mio itabus non è da meno: da Napoli prosegue fino a Siracusa.
I Neoplan Skyliner a due piani usati da itabus su tutte le tratte notturne sono moderni e confortevoli. Una volta ci ho fatto Ferrara-Napoli in notturna e me la son cavata con meno di una settimana di fisioterapia: promossi!
Alle 23 si può ancora fare a meno di
UberX Don Enrico, grazie alle ultime corse della linea 2 della metropolitana di Napoli. In realtà è un passante ferroviario, il più antico d’Italia, inaugurato nel 1925. La maggior parte dei treni oggi è effettuata coi Coradia Stream, detti “Pop”.
Dentro questi affari fa più freddo che a Londra.
In Olanda dove funziona tutto li usano come treni ad alta velocità. Qui da noi che invece siamo poveri e squattrinati e soprattutto non capiamo niente li usiamo come metropolitani, mentre lasciamo l’AV a dei veri treni AV.
Bah, gli italiani sbagliano sempre tutto.
Ed eccomi ritornato a Fuorigrotta. Vi saluto col fabbricato viaggiatori di Napoli Campi Flegrei, pronto per andare a nanna, è ormai lunedì sera.
Grazie per tutti i messaggi di apprezzamento che mi avete già scritto, e non mi resta che dirvi al prossimo TR!