[TR] LUG-GVA and back: Daytrip bar-to-bar in 35 minuti


flyLILB

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[Per evitare imbarazzanti equivoci e facili ironie, l’espressione bar-to-bar è il corrispondente in Schwyzerdütsch di da casello a casello. Loro infatti, in autostrada usano la vignetta.]

Cara Aviazione Civile,

Purtroppo la mia situazione contrattuale mi ha tenuto lontano dagli aviogetti per oltre un anno – il mezzo privato l’ha fatta da padrone, con i trenini suburbani a raccogliere le briciole – perchè altrimenti qualche TR lo avrei condiviso volentieri. Come se non bastasse, il bar mi frega quel poco tempo libero che mi rimane – e se pensate di invidiarmi, provate a mettervi nei miei panni! – per cui neanche i TR delle vacanze mi permettono di fare, loro. A partecipare alle discussioni più serie tipo i campionati sardi di pole-sitting [ah, magari fossero campionati di pole-dance!] o i test di durata della lingerie [non per niente questo sito ha uno sponsor tecnico di rilevanza globale] o le sottoscrizioni al bar per il salvataggio degli aeroporti di frontiera [mai una volta che le prendessero a Mendrisio, ‘ste iniziative!] o in particolare i capitani d’industria [ehmmm…] che tra Airlines Manager e una airline vera basta poco checcevo’, io leggo volentieri pure queste cose ma purtroppo non ho né la solida competenza di alcuni forumisti, né il geniale sarcasmo di altri per poter intervenire in modo appropriato.

Questa volta non andiamo lontano – veramente, sono oltre vent’anni che questa tratta la facciamo in auto – però se considero che quando ci vado (quasi) tutti gli anni a marzo a fotografare le signorine in posa accanto alle macchine da maranza mi vanno via tra benzina autostrada tunnel posteggio regalini più di duecento euri in un giorno, forse l’aereo non è un’opzione così disgraziata. E poi, quale occasione migliore per tornare alla scrittura creativa su questi schermi.

L’aeroporto più comodo per raggiungere Genève partendo dalla Brianza del Nord – o meglio, l’unico con voli diretti – è Lugano Agno. Se escludiamo aliscafi mongolfiere droni e lepri, quassù il traffico è costituito dalle sole navette per ZRH e appunto GVA, operate da Swiss e Darwin [ops Etihad Regional, che errore imperdonabile!]. La scelta cade su LX – che però ha subappaltato il servizio ad Austrian – il che, oltre a un leggero risparmio di costi, mi consente la mattina di svegliarmi un’ora e mezza più tardi. Duecento franchi svizzeri tariffa Light solo bagaglio a mano (più ventiquattro di riservazione seggiola) con anticipo di due settimane faranno andare di traverso il panino ai profeti della spesa al discount e ai maghi delle error fares [non occorre che mi facciate notare che con solo il doppio dei soldi mi sarei potuto riservare un B738 FR tutto per me, è che CRL / Bruxell (cit.) non erano nella mia agendina] però ricordiamo che la Ghisolfa / Courmayeur e il passaggio sotto il Monte Bianco già ammontano a più della metà di questo biglietto.

Considerata la breve distanza, posteremo la mappa di Google anziché quella di GCmap, così si vede meglio il confronto tra auto e aereo.



Dal confine di Brogeda – dove salutiamo caramente la guardia di confine Loris J. Bernasconi nonché l’inflessibile Verunell col suo ferocissimo pastore tedesco Rex – ci si mette meno di una Halbe Stunde lungo la N2 per arrivare allo hub del Canton Ticino. Wow, è più vicino di LIN e MXP, e senza le paturnie della tangenziale! Però a quest’ora della mattina, noi pericolosissimi frontalieri e padroncini italiani infogniamo non poco l’autostrada. Attenzione al radar dell’eterno cantiere di Mendrisio, limite 80 all’ora.

Il posteggio lunga sosta è praticamente a bordo pista.



Agno sarà un aeroporto con quattro voli in croce al giorno, però se mi tocca lasciare la macchina fin quasi a Ponte Cremenaga, evidentemente questo posto ha i suoi fidelizzati. E senza ricorrere al co-marketing. Niente sovracapacità (cit.) quindi.



Piccoli aliscafi.



Grosso aliscafo.



Si entra da dietro, aggirando l’edificio. O forse siamo noi, ad essere dalla parte sbagliata.



Eccoci qua. La signorina mi fa gli occhi dolci per salire con lei su F7, ma oggi io (cit.) le ho fatto corno.



Landside, è tutto qua. Giuro.



C’è coda al check-in. Io tuttapposto, ho già provveduto da casa.



Il Tagesplan di oggi sta tutto in una sola schermata. Proceed to gate, schnell.



Contrariamente alle previsioni, in questo TR non ci sarà nessuna foto con Bag Tag ufficiale AC perchè al momento in cui scrivo non mi è ancora arrivata. C’è del marcio in Poste Italiane (cit.).

Ma andiamo a farci irraggiare. Ancora una settimana e andavo in crisi di astinenza da radionuclidi.



Airside è un poco più grande rispetto all’altra parte.



A LUG la Internet senza fili [al femminile, come si usa da queste parti] è offerta. Se non fosse per il costo del posteggio (24 CHF) e il line-up un po’ così, sarebbe l’ideale per passare la giornata a spottare c***eggiando con l’iPhone.

Visto che ci sono solo due banchetti (sinistra e destra), i gates non hanno il numero.



Ci sono solo orsi al bar di LUG. Che diludendo. A saperlo, mi fermavo prima a far colazione alla chiesetta di San Pietro a Pambio-Noranco, oppure alla Coop di Chiasso Dogana. [Il pieno e la cioccolata al Piccadilly di Balerna li faccio quando torno.]



Niente Victoria’s Secret in area shopping, quindi questo aeroporto… Sei fuori (cit.). No hub, no party.



Però una foto dedicata allo sponsor tecnico non possiamo fare a meno di metterla, l’avevo scattata l’anno scorso alla fermata del 19 a Milano e l’ho conservata apposta per l’occasione.



Il grosso aliscafo di prima.



E alcuni suoi compari dall’altra parte.



Eh no ragazzi, siete voi che vi sbagliate! Qua in Ticino gli aeroplani fanno benzina… e danno pure i bollini della Migros. Ogni 21.000 CHF di spesa, un Kg di Chicco d’Oro in grani.



Intanto si materializza (con un po’ di ritardo) la nostra accompagnatrice… che non ci c**a manco di striscio.



Ah OK, sapevo che mi avresti notato.





Thu., Mar. 3rd, 2016
LUG-GVA
Flight: LX2973
Class: Y
Seat: 10A
Eqp: Bombardier Dash 8-400
Reg: OE-LGO
Scheduled: 0825-0915
Block to Block: 0835-0920
In Air: 0840-0915



Staremo ancora lontani dagli aviogetti non ho idea fino a quando, perchè questo Dash 8 è un avioelica.



Non c’è molta roba da tirar giù dal bagagliaio.



Vista la distanza dal gate, l’imbarco si effettua a piedi.



Follow Me da maranza.



Minipimer® #1 in posizione di riposo.



Siamo gli ultimi ad entrare, comme d’habitude.



“Lugano addio” cantavi / Mentre la mano mi tenevi / “Canta con me” / Tu mi dicevi ed io cantavo / Di un posto che / Non avevo visto mai… (cit.)



La nostra seggiola è vista motore. La prossima volta che prendo questo mezzo vado in fondo – LX fa cartello con le altre e chiede l’extra per le file più avanti di Y – così da avere una visione migliore. Sbagliando s’impara.



Carrellino. Con un vetro lercio così, non c’è fotocamera che tenga.



Ci muoviamo. Un breve taxeggio a fianco degli aliscafi.



Prendiamo la 19 contromano e subiamo stoicamente l’effetto sfarfallio dell’elica su questa e sulle prossime immagini.



Inversione a U.



Siamo pronti. Andiamo.



Questa parte del Lago di Lugano è divisa fra il Ticino e la provincia di Varese. Tra le due sponde volano missili termonucleari.





Porto Ceresio.



Gli estremi lembi meridionali del Ticino: i bar di Mendrisio, Stabio, Brusata, Pedrinate e Pizzamiglio.



La rotta di default costeggia il versante sud delle Alpi restando fuori dallo spazio aereo svizzero, per poi puntare verso il Monte Bianco e lo spazio aereo francese.

È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che MXP diventi uno hub. Mt 19:24.



La pista di Vergiate.



Lago Maggiore. Dall’alto in basso, Arona e Angera.



Catturiamo con fatica qualche scorcio di Alpi prima che le nuvole ce le occultino. C’è un fracco di neve fresca, è un gran peccato non poterle vedere così.









Il frullino è bello pienotto di ospiti – il nostro carrier tuttavia è old-fashioned e si ostina a chiamarci passeggeri – quindi oggi nessuno (cit.) si farà del male. Come volevasi dimostrare, nessuna bambolotta curvosa al 10C bensì un altro orso che, mimetizzato fra i trasfertoni ticinesi e ginevrini, andrà nello stesso posto dove devo andare io. È un’ingiustizia, però (di nuovo cit.).



I due voli di oggi sono sostanzialmente uneventful – a parte qualche turbolenza sopra le Alpi – quindi è solo la nostra narrazione che finge di creare eventi anche e soprattutto quando non ci sono. In trentacinque minuti netti per aria non ci si può fare un’idea precisa della compagnia, dei suoi mezzi e del personale. [A meno che non ci si imbatta nel genere Pomata o relative cuggine, Bira e Calippo, nel qual caso bastano trentacinque secondi.] L’unica cosa che mi sento di dire è che mi aspettavo un po’ più di puntualità – nulla di eclatante, beninteso! – considerate le condizioni meteo buone e il fatto che si operi su aeroporti non così infognati. Comunque li promuoviamo sulla fiducia.

Sarà che sono un po’ sordo oltre ad essere rinc******ito, ma ‘sti turboelica non li trovo poi così rumorosi. Forse sono influenzato da quel periodo in cui prendevo frequentemente il piccione Dornier parecchi anni fa, ma per i voli brevi si fa voler bene. Credo ci sia del pregiudizio infondato contro questo tipo di mezzi.

Ed ora, checklist del tripreportista modello.

Pitch Test. Quasi umano. La ridotta sezione dell’aeromobile crea qualche problema di spazio al piede sinistro. Niente calzature contundenti né stringhe psichedeliche né calzette ricavate scuoiando lo Stregatto di Alice in Wonderland, le mie amiche me lo hanno espressamente proibito.



Safety First. Per i feticisti del genere.





La rivista di bordo è quella di Swiss. Cfr. recente TR con loro.

Bocchette e lucette vintage.



Non aspettatevi la foto al cesso, fatevene una ragione. Certo le funzioni fisiologiche sono fondamentali, ma non di solo WC vive l’uomo. Mt 4:4.

Il convento austriaco questo passa, a noi forzati della barbon. Acqua liscia e cioccolatino.





Per avvicinarci alla 23 di GVA si esegue una manovra a gancio. Si gira a destra all’altezza di Annemasse, si costeggia la sponda meridionale del Lemano fino a Thonon o Évian, e poi si fa inversione a U per centrare la pista. Oggi siamo fortunati e la meteo [anch’essa al femminile, come usano i ticinesi] non ci permetterà di vedere nulla di tutto questo.

Approfittiamo di quest’ultimo scorcio di azzurro prima di tuffarci nelle nuvole.



Giù il carrello. Cabin crew prepare for landing.



Oh m***e, nevica.



Traffico scarso sulla N1. Le code, inevitabili in questi giorni di forte affluenza nel quartiere, sono un po’ più avanti.



Touchdown. Sul Dash 8 le ali sono in alto, quindi non potremo ammirare la lingerie stesa.



Bienvenue à Genève.



Andiamo a posteggiare non al terminal vero e proprio, ma presso una di quelle “isole” che stanno in mezzo al tarmac. Non ci sono i bus ad attenderci, chissà come faremo ad uscire.



Spegniamo i Minipimer®. L’APU e il pompiste [benzinaio, in svizzero romando] accorrono in nostro supporto.



Le zeppe da venti centimetri saranno scomode e faranno male, ma sono per la nostra sicurezza.



Nuuu… arrivano le polacche… Peccato però che la pantegana brasiliana scaricherà solo trasfertoni cresciuti a bigos e golonko. Cavoli, non posso sempre venir su io, da voi.



Uno sguardo alla cabina ormai vuota.



Danke und auf wiedersehen, Innsbruck.





Quel BA laggiù mi lascia supporre che quella sia l’”isola” degli extra Schengen.



Noi invece andiamo di qua.



Per uscire, scendiamo le scale e passiamo sotto il tarmac.



E facciamo qualche chilometro sotto l’edificio principale.



Area tapis à bagage.



Landside, zona arrivi. Continuiamo a marciare verso est.



Salutiamo la signorina, nella speranza che non sia l’unica che riusciremo a conoscere quest’oggi.



Questa è l’area della stazione ferroviaria. I trenini sono al livello inferiore. GVA è ben collegato col centro città e col resto della Svizzera e della Francia. Il pizzettaro sulla destra... dopo di voi, messieurs et dames.



La nostra destinazione finale è laggiù in fondo. Nel prossimo post ci faremo una vaga idea di cosa c’è dentro.

 

flyLILB

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Bravo, inizio scoppiettante e divertente!

Qual è il termine per fare c-in su un nazionale svizzero?
Mi sa che ho scoppiettato troppo. Ho di molto peggio in cantiere.

A LUG si può fare check-in al banco fino a 20 minuti dalla partenza (e vista la stazza del terminal siamo pure larghi, bagaglio compreso!), mentre a GVA e ZRH sono 40 minuti. Il check-in online LX apre 24 ore prima e il sito ha anche una funzione di check-in automatico che scatta 20 ore prima (non disponibile però per il mio volo). Inoltre, se ho ben capito, nei tre aeroporti di cui sopra è possibile presentarsi al banco anche 24 ore prima della partenza lasciando l'eventuale bagaglio da stiva. Questa la trovo molto utile in caso di (cit.) StopCover® in Svizzera senza essere costretti a tirarsi dietro la valigia. Ciao :)
 

Nibbio

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5 Dicembre 2008
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Francia/Ginevra
Bellissimo, prossima volta ch vieni a GVA fammi sapere, che sono anche io un pericolosissimo frontaliere ruba mucche e bionde svizzere.
 

flyLILB

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Bellissimo, prossima volta ch vieni a GVA fammi sapere, che sono anche io un pericolosissimo frontaliere ruba mucche e bionde svizzere.
Grazie :) Vedo che anche tu comprendi certe espressioni idiomatiche. Se non riesco a trovare un contratto da quelle parti, torno su tra un anno.

Grazie per il report!
L'avvicinamento per pista 23 è sempre bello!
Grazie anche a te :) Avevo scelto proprio per quello il lato sinistro, ma la meteo mi ha fregato.

Un grazie collettivo a tutti coloro che hanno avuto (e avranno) la pazienza di leggere. Io scrivo qua dentro sì e no una volta l'anno, non disperate tra qualche giorno finisco e vi lascio tranquilli.
 

flyLILB

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Prima di farvi vedere le signorine in posa accanto ai prossimi Follow Me di LUG, dedichiamoci a un off-topic più da cristiani [calvinisti, considerata la location] e facciamo una rapida passeggiata per le vie di Genève. Appena fuori dal Palexpo il bus 5 ci porta in centro, a Bel-Air, in meno di una Halbe Stunde per la modica somma di 3 CHF. Tutte le fermate hanno la macchinetta dei biglietti, accettano sia contanti che MasterCard®. Ricordatevi però che con la carta di credito il sistema ti obbliga ad inserire il PIN, cosa che dalle nostre parti non avviene spesso. Non ci sono le obliteratrici a bordo e si può salire anche da dietro, ma badate che siamo in Svizzera e il bravo poliziotto Huber è sempre in agguato.

Col bus si passa accanto al Palais des Nations. Un’ignobile immagine rubata dell’edificio, unicamente per testimonianza.



In oltre vent’anni di pellegrinaggi in auto, io ho sempre avuto il c**o di beccarmi giornate stupende, roba da scappottare ogni volta, naturalmente se avessi avuto la decappottabile. Oggi invece, ai sensi della Legge di Murphy, mi sono beccato neve pioggia e umidità. Questo è il prezzo da pagare per aver preso un biglietto aereo blindato.

Il Lago Lemano visto dalla Promenade du Lac. Il Jet d’Eau, la fontana alta più di cento metri simbolo della città, non è attivo.



Normalmente, la scena avrebbe dovuto essere questa. [Immagini di repertorio, archivio personale]





Ora non abbiamo più dubbi sul posto in cui ci troviamo.



L’Horloge Fleurie, così non abbiamo dubbi nemmeno su che ore sono.



Il Pont du Mont Blanc.



Fauna locale. Alcuni pericolosissimi volatili frontalieri si mimetizzano tra gli indigeni.



Due scorci del fiume Rodano.





Il Bâtiment des Forces Motrices. In origine fornitore di acqua potabile alla città, oggi riconvertito a teatro.





Nel palazzo a fianco, le ballerine di Degas si esercitano. Le ballerine di Toulouse-Lautrec, invece, sono in un altro quartiere e non avremo tempo per passare da loro.



Place de Neuve. A destra il Grand Théâtre, a sinistra il Conservatoire de Musique.



I barbudos del Muro dei Riformatori. [Non prendetela per blasfemia, vi prego.] Da sinistra, Guillaume Farel, Jean Calvin, Théodore de Bèze e John Knox.





Risaliamo da Rue Henri-Fazy.



Gli Archives d’État. Sotto il portico ci sono dei mosaici che rappresentano alcune tappe della storia della città.





La cattedrale protestante di Saint-Pierre, purtroppo un po’ cantierata.





Di nuovo la cattedrale, con sulla destra il Temple de la Madeleine (anch’esso protestante).



I tetti di Genève. M***e, continua a piovere.



C’è una luce in fondo al tunnel.



Place du Bourg-de-Four. Il bravo poliziotto Huber veglia sulla città.



La signorina, mi sa che ha freddo.



Tu non hai fame? I bar sono aperti e non aspettano che te.



Un altro elemento della checklist del buon tripreportista. Perpetuiamo una delle numerose bizzarre tradizioni di questo forum. Birra locale, questa volta accompagnata da panino con pollo e verdurine.



Io non sporco i marciapiedi!



Il Musée d’Art et d’Histoire.



Rue de Rive, la via dello struscio di Genève. Sulla destra, i due addetti dell’azienda tramviaria cittadina contano i passi che occorrono per andare da Place des Eaux-Vives a Les Pâquis.



Il Temple de la Fusterie, usato anche per concerti e mostre d’arte.



E chiudiamo questa randonnée estemporanea giocandoci la pluriennale partnership con Victoria’s Secret. Scusate, ma non ho saputo resistere. E l’indirizzo, non poteva essere più evocativo.

 

aless

Moderatore
12 Settembre 2006
11,480
96
Bello, mi piace! Simpatico ma anche molto accurato. Complimenti e vai con l'OT che stiamo aspettando. ;)
 

flyLILB

Utente Registrato
C’è un bel movimento in questo periodo al Palexpo di Genève. Ogni anno vi si svolge il Salon International de l’Auto et Accessoires, uno dei più importanti eventi riguardanti il mondo dell’automobile, che richiama i costruttori dei quattro angoli del globo impazienti di sbolognare qualche Follow Me a Gennaro Savastano, più appassionati curiosi e mass-media da ogni dove, nonché disgraziati dall’Italia [ma ho visto cose che anche i francofoni…] alla ricerca di gadgets cataloghi e selfies con le signorine. In oltre vent’anni di pellegrinaggi ho solo rimediato (in cambio di un’intervista) un bel libro fotografico su una tedesca, i dépliants ormai li danno con il contagocce e solo dietro presentazione di indirizzo e-mail telefono password Facebook, mentre per i selfies

Assodato che non abbiamo risorse né mezzi tecnici per competere con le produzioni dei media nazionali – perchè quando la Maria Leitner si mette sexy come quella volta… grazie al Cielo Stellabbbruno la mandano a rompere i c******i dietro ai box – vuol dire che faremo un reportage all’insegna del politicamente scorretto. So di perpetuare un off-topic che più off-topic non si può, ma nel prossimo (ed ultimo) post prometto di darmi un contegno e di tornare in aeroporto.

All’ora dell’apertura non c’è molto traffico all’interno. Per entrare non ho neanche fatto la coda, perchè mi sono procurato da casa il biglietto stampandolo da Internet. Sedici franchi svizzeri, al cambio migliore dallo tsunami del gennaio 2015 a questa parte.



Le muscle cars americane vengono via a poco più di una berlina media e ne avrei comprata una volentieri, solo che il motore V8 sei litri fa alla Guardia di Finanza lo stesso effetto che il miele fa all’orso.



La signorina ha cercato di convincermi ad acquistarla con sorrisi ammiccanti e molestie assortite, ma io non sono uno che si fa trascinare facilmente. Il mese scorso un’amica mi disse che io faccio come i gatti, ma non ha voluto spiegarmi cosa intendesse.



Questa invece costa il doppio della Camaro blu di prima, ma alla Finanza non gliene frega una cippa dei quattro cilindri boxer da due litri.



Le tre Grazie seguono attentamente il caposquadra, che sta spiegando loro come smontare un motore a mani nude.



Mumble mumble… lui pare molto interessato all’acquisto.



Forse dovevano continuare a tenerla nascosta sotto il telo, come quest’altra.



Quelli che barano sui test della CO2. Devo farmi ridare i soldi del biglietto, vero?



Eppure il genere SUV-cabrio è il trend del momento. Sono proprio un old-fashioned, io.



Yeti, l’abominevole auto delle nevi. Le cecoslovacche danno il meglio al di fuori del mondo dei motori e mi mancano molto.



Mentre le romene, in Svizzera non mancano mai. [Intendo quelle di origine francese.]



Questa deve la sua notorietà allo sketch di Aldo Giovanni e Giacomo dell’odissea verso Pizzo Calabro e dell’ecatombe di ricciolini. I giapponesi si rifiutano di pagare i diritti di autore.



La macchina dei Transformers.



Bond, James Bond (cit.).



No, James Bond su questo triciclo inglese non ce lo possiamo vedere.



La signorina è rimasta sola perchè le sue comari del clan delle tedesche le hanno scavallato tutte le macchine disponibili. Qualcuno dovrà pur tenerle compagnia.



La Smart dei Puffi. Ora abbiamo le prove, i peyotes fanno dei gran danni.



Questa Rolls-Royce è perfetta per andare al funerale. Dopo tutto, siamo in Quaresima.



Il mio barista ha già messo gli occhi su di lei. Ha il modello precedente, ed è un po’ che vorrebbe cambiare.



Allo stand F*CA ci imbattiamo nel prossimo taxi indiano, la livrea infatti è la stessa. Peccato che il giallo, sotto i riflettori, spari in un modo immondo.



Accidenti, quest’anno il livello estetico dello stand torinese è calato di brutto, storicamente era uno dei migliori. Qualche anno fa si pescava di meglio. [Immagini di repertorio, archivio personale.]



Chez PSA le demoiselles non si vestono certo alla Cactus, le trovo molto eleganti.





Scene di superc***eggio iPad in casa Renault.



I Bulgari nel loro popolare numero di contorsionismo. A confronto, la barbon di Vueling è più confortevole della Residence di EY.



Questo è il prossimo brevetto Airbus in materia di sedili. La vergine di Nürnberg è più accogliente. Non me ne voglia il forumista in conflitto d’interessi, ma a Tolosa la moquette se la rollano e se la fumano a bobine.



Questa deve il suo nome alla reginetta di bellezza 2013 della Coop di Volketswil. Küsse.



Non suonava meglio Fregggene, come nome?



Non c’è ancora la parola che definisca l’ultima frontiera del maranza. L’Accademia della Crusca attende suggerimenti.



Mai più senza. Un bel carro armato 6x6 livello blindatura VR10 per sopravvivere nella giungla urbana.



Pezzi d’arredamento per luoghi di perdizione.



E dopo ore di peregrinare per gli stand, finalmente qualche signorina mi si concede.

Lei [quella sulla destra], in un raro momento libero dagli attacchi degli orsi alla disperata ricerca di un selfie.



Carri armati in sequenza. Siamo quindi sul genere La Belle et la Bête.







E per finire, le due cuginone Alessandra (a destra) e Raissa (a sinistra) restano a Genève fino a domenica 13 marzo. Tutte le info su http://www.salon-auto.ch . I numeri di telefono, quelli, ve li sognate.

 

mauro.

Bannato
26 Maggio 2010
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Seppur il TR abbia connotati di tutto rispetto, l'OT è degno di massima nota! :eek:ky:
 

Dancrane

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10 Febbraio 2008
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Milano
TR decisamente interessante (mi riferisco, naturalmente, alla sola parte OT). Peccato doverti cacciare per questo motivo

I numeri di telefono, quelli, ve li sognate.
ma sei ancora in tempo per rimediare.
 

flyLILB

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Peccato doverti cacciare per questo motivo
I numeri di telefono, quelli, ve li sognate.
ma sei ancora in tempo per rimediare.
Ma non tenevi mica famiglia? Tutto finito dopo il weekend romantico a OTP? ;)

OT come non se ne vedevano da tempo. Su queste pagine, in realtà, da mai.
Semel in anno licet insanire (cit.). Tra poco rilascio il post conclusivo.

Ah, proprio ieri mi sono arrivate le Bag Tag di AC, grazie mille :)
 

flyLILB

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Abbandoniamo con una mal trattenuta lacrimuccia i motori e le donnine – con la speranza di rivedere queste ultime quanto prima – e chiudiamo il cerchio di questo TR tornando in aeroporto.

Come ricordato all’inizio di questo lungo racconto, GVA è poco distante a piedi dal Palexpo e comodo da raggiungere sia coi trenini (numerose frequenze e sette minuti di tragitto dalla Gare de Cornavin) che col bus (dal Rond-Point de Rive, in centro, abbiamo preso il 10). Per la cronaca, attraversare la città in macchina è un mezzo delirio – e la stagione del Salon non c’entra! – ad andare da Meyrin a Thônex passando per il Pont du Mont Blanc io ci ho sempre messo un’ora buona.





In area check-in c’è gente, ma non è particolarmente infognato. L’ambiente non sa tanto di nuovo, ma ce lo facciamo voler bene.



Per andare ai controlli di sicurezza occorre salire sul soppalco.



Seconda ed ultima doccia radioattiva di questa giornata. La brava poliziotta Heidi, piuttosto attapirata perchè le hanno detto che tra pochi giorni verrà trasferita a Ponte Chiasso, non sospetta nulla di me in quanto viaggio da solo senza neanche il bagaglio a mano.



E dopo la provocazione di Rue d’Enfer di cui all’altro post, facciamo finalmente pace con lo sponsor tecnico. È stata solo una scappatella ammmore, guarda che pensavo a te quando stavo con quell’altra (cit.).



Il Tagesplan di GVA è decisamente più succulento di quello di LUG. La maggior parte dei voli, tuttavia, è limitata all’Europa, le eccezioni turche e levantine si contano sulle dita di una mano.



L’edificio principale non è né spazioso né luminoso e gli ospiti [passeggeri, perdiana!] si concentrano al bar, come d’abitudine in Svizzera. A meno che uno abbia l’accesso per il privé [io non sono purtroppo tra i fortunati e quindi non sono in grado di documentare] non mi pare il posto dove passare la giornata.



Anche in questo aeroporto la Internet senza fili è offerta. Il sistema fornisce un codice di accesso via SMS oppure passando la carta d’imbarco sotto uno scanner apposito e via, tre mezze ore di superc***eggio oppure (per la clientela business) la chiave per salvare il mondo con un PC.

In fondo a questo stretto corridoio si accede all’area extra Schengen. Ma noi ovviamente dobbiamo andare dalla parte opposta.



A mio modesto parere, il problema principale di GVA è che non è per niente amichevole con il passeggero che vuole fare un po’ di spotting. Dall’interno dell’area partenze non c’è una vetrata che sia una, dalla quale poter fotografare un aereo in modo minimamente decente. Le vetrate infatti sono fastidiosamente schermate da una fitta griglia metallica puntiforme che ci fa vedere ogni cosa come fossimo in un dipinto di Seurat. Postiamo comunque qualcosina per pura testimonianza.

Due arancioni con la bandana delle Ninja Turtles.



Non si vede una mazza, ma questo SN in livrea Star Alliance torna a Bruxell.



Da lassù gli angeli dirigono il traffico.



Il 737 dei Puffi, dopo aver portato i rifornimenti allo stand delle Smart [cfr. post precedente], torna al coffee-shop.



Carrellata di pinne, sempre realizzata con la tecnica del pointillisme. In primo piano, la topolina di Air Dolomiti sulla quale non ho mai volato, ma che prima o poi vorrei fare, intenerito dalle adorabili signorine ritratte nel recente thread celebrativo della compagnia.



Ma passiamo per un attimo allo shopping, perchè quelle griglie veramente mi fanno andare insieme la vista.

Con tutto l’amore che nutro per il cioccolato, la Nico non mi è mai stata granché simpatica. [Cavoli, ci sono più messaggi cifrati in questo TR che conti cifrati all’UBS di Arbedo-Castione.]



Prodotti tipici da regalare alle fidansate. Sprüngler + Küpfer, officine meccaniche dal 1836. La lingerie sponsorizzata invece mi avrebbe fatto sforare il budget, spero nella loro comprensione.



Il numero del gate viene comunicato solo all’ultimo momento. Non è per evitare assembramenti di italiani con la fregola di salire per primi sull’aviogetto, ma è per via delle “isole” in mezzo al tarmac che abbiamo notato in mattinata al nostro arrivo, a ciascuna delle quali si arriva in dieci minuti almeno, ché se putacaso cambiassero il gate per un imprevisto e si dovesse tornare indietro o andare a un’altra “isola”, neanche Usain Bolt riuscirebbe a prendere l’aereo.

Scendiamo quindi nel seminterrato ginevrino.



Alcuni chilometri di tapis roulant sotto il tarmac.





E risaliamo in corrispondenza dell’”isola” più a ovest.



Arrivati al nostro # [cancelletto]. E il nostro mezzo è pure in ritardo. Alla sinistra del gate, non inquadrato, c’è un piccolo bar. Il volo sarà bello pienotto come all’andata. Riconosciamo alcuni corpi già incontrati stamattina, fra trasfertoni e patiti di donnine e motori.



Oooh, finalmente non ci sono più quelle ignobili griglie puntiformi. Nel frattempo ha smesso di piovere. Là in fondo, un altro arancione vecchio modello, privo di bandana.



E altrettanto finalmente, riusciamo a beccare il padrone di casa.



Grossi aliscafi, pure qua.



Ma a questo punto è ora di partire.

Nonostante l’utilizzo di un (unico) bus, la priorità dei passeggeri premium viene fatta rispettare sia al gate che salendo sull’aereo. Essi vengono fatti salire (per primi) nella parte anteriore del bus e poi fatti scendere, sempre per primi, aprendo la sola porta più in avanti e verificandone le carte d’imbarco. Una volta imbarcati loro, il bus apre le porte rimanenti per far salire noi barbons.

A questa procedura magari non ci crederà nessuno, ma l’hanno fatta proprio così e con mio grande stupore ha funzionato. Credo che in qualche altro aeroporto dovranno prendere appunti.

La Crêt de la Neige innevata, là in fondo, sarebbe un bello spettacolo nelle giornate soleggiate, ma come abbiamo detto fin dall’inizio di questo TR, oggi la sf**a meteorologica ci perseguita.



Coda globulare (cit.) per montare sul frullino. [E pensare che l’unico badino italiano sono io…] Toh chi si rivede, Innsbruck è lo stesso di stamattina. Sulla sinistra, un orso si porta a casa come bagaglio a mano la cecoslovacca che io ho cercato invano tutta la giornata.



Thu., Mar. 3rd, 2016
GVA-LUG
Flight: LX2976
Class: Y
Seat: 10F
Eqp: Bombardier Dash 8-400
Reg: OE-LGO
Scheduled: 1755-1845
Block to Block: 1820-1910
In Air: 1830-1905



M***e, al 10D c’è ancora lo stesso orso di stamattina che, non essendo forumista di AC, continua a guardarmi con sospetto mentre sto a ravanare col cellulare. Bambolotte curvose o eteree mannequins, manco a pagarle…

Ci muoviamo quasi subito. Au revoir, Genève.



La dimostrazione di sicurezza viene fatta durante il taxeggio. Cogliamo l’occasione per salutare l’ultima signorina che quest’oggi avremo la possibilità di conoscere. Purtroppo l’abbiamo beccata nella sua espressione peggiore, perchè in condizioni normali la nostra è una graziosa similteen.



Raggiungiamo la 23.



Accendiamo i fari e andiamo.



In fase di salita si balla decisamente [e a me non piace il latinoamericano] ma la rumba dura solo il tempo di attraversare le nuvole. Et voilà, post nubila Phoebus (cit.).



A differenza dell’andata, la rotta verso Lugano si sviluppa quasi completamente nello spazio aereo svizzero, passando lo spartiacque in corrispondenza delle Alpi Bernesi. Le montagne innevate viste dall’alto sarebbero sempre uno spettacolo affascinante, ma oggi ahimè non è giornata. Le nuvole si diraderanno solo all’altezza di Bodio, Val Leventina, quando ormai sarà buio e non ci servirà a un’emerita cippa.

Austrian Airlines dice no alle lucette da luogo di perdizione e adotta un sobrio look total white per gli interni.



Come previsto – e ci mancherebbe altro, per un volo da trentacinque minuti netti! – il nostro mezzo non è munito né di wi-fi né di IFE. Quindi, per le consuete schifezze da lap-dance tipo Beyoncé, F. Charm e Kamelia ci tocca attaccare le cuffiette e attingere alla schedina del telefono.

Et de nuage en nuage / Sur les ailes d’un oiseau blanc / J’m suis laissée prendre en otage / Puisque sans toi / Plus rien ne rime… (cit.)





Ormai c’è poco da fotografare, là fuori. Ma tanto, non manca molto all’atterraggio.



La discesa verso LUG pista 01 è un po’ strana, peccato sia buio pesto altrimenti sarebbe stato interessante documentarla. Nella pratica, si passa sopra Lugano in direzione nord-ovest / sud-est per poi scendere in senso orario seguendo il profilo del lago, costeggiando villaggi come Melide, Brusino Arsizio, Morcote e Ponte Tresa che solo i pericolosissimi frontalieri italiani conoscono, per poi puntare finalmente la pista.

Giù il carrello. [Che c**o, la foto mi è venuta nel momento esatto in cui le strobo hanno lampeggiato.]



Atterraggio morbido. Dopo aver frenato dolcemente (nonostante la pista corta), facciamo contromano come abbiamo visto fare questa mattina dal terminal, e guadagniamo infine il nostro stallo.



Fuori tutti. Uno sguardo al 10A e al 10C.



E nuovamente la cabina, che già abbiamo immortalato stamattina.



E i cauboi vànn giò a Lugàn / Imbenzinati davanti alla roulette / Tra un gioco e l’altro i brànchen scià i tusànn / Cun la cuscienza saràda in gabinètt… (cit.)



Ringraziamo Innsbruck, i due occupanti (non abusivi) della fila 0 e la signorina che abbiamo conosciuto prima, nonché la sua collega bionda che anch’essa avrebbe meritato, se solo non si fosse imboscata al club level. Tschüss!



Benvenuti in Ticino. Oltre Gottardo qualcuno avrà di sicuro da ridire, ma per questa volta meglio non approfondire.



Il piccolo tapis roulant per i bagagli. Dietro di noi, dalla dogana, i cuggini di Loris J. Bernasconi mi scrutano con sospetto, ma forse hanno capito che sto completando il reportage per AC e mi lasciano libero – nella speranza che non avvertano invece il bravo poliziotto Huber per inseguirmi e bloccarmi sulla N2.



E via, al posteggio a recuperare la nostra macchina da maranza. È stata una giornata intensa, ma ce l’abbiamo fatta. [Sia ad arrivare, che soprattutto a scrivere questo estenuante TR.]

È l’ora dell’aperitivo al bar – il buffet è offerto, c’è il DJ set e, incredibile a dirsi, l’Aperol Spritz costa meno che a Milano! – ma non mi posso mica presentare così, con la barba sfatta e i piedi gonfi come zampogne. Per cui, come ricordato più sopra, scendiamo a Balerna a fare il pieno al Piccadilly, salutiamo caramente il GdF di Brogeda che tutte le sante volte vuol sapere se ho la pancera coi rotolini di cinquecento euri [magari!] o se sono andato a trovare la fidansata [il solito invidioso!] e raggiungiamo finalmente la nostra base al di là della ramina.

Di nuovo, grazie per la pazienza a chi di voi ha avuto il coraggio di leggere fin qui. Ora ridiscendo nei seminterrati del forum e non vi rompo più.



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Previously on AC:

2014/09 + 2014/12: MXP-IST/SAW-ADB + OT Postcards from Izmir

2013/09 + 2013/11: LIN-AMS-DTW + DTW-LGA + DTW-CDG-LIN + OT Biella & Pistone + OT Postcards from NYC

2012/10: LIN-MAD-AGP + OT Paletta & Secchiello