[Per evitare imbarazzanti equivoci e facili ironie, l’espressione bar-to-bar è il corrispondente in Schwyzerdütsch di da casello a casello. Loro infatti, in autostrada usano la vignetta.]
Cara Aviazione Civile,
Purtroppo la mia situazione contrattuale mi ha tenuto lontano dagli aviogetti per oltre un anno – il mezzo privato l’ha fatta da padrone, con i trenini suburbani a raccogliere le briciole – perchè altrimenti qualche TR lo avrei condiviso volentieri. Come se non bastasse, il bar mi frega quel poco tempo libero che mi rimane – e se pensate di invidiarmi, provate a mettervi nei miei panni! – per cui neanche i TR delle vacanze mi permettono di fare, loro. A partecipare alle discussioni più serie tipo i campionati sardi di pole-sitting [ah, magari fossero campionati di pole-dance!] o i test di durata della lingerie [non per niente questo sito ha uno sponsor tecnico di rilevanza globale] o le sottoscrizioni al bar per il salvataggio degli aeroporti di frontiera [mai una volta che le prendessero a Mendrisio, ‘ste iniziative!] o in particolare i capitani d’industria [ehmmm…] che tra Airlines Manager e una airline vera basta poco checcevo’, io leggo volentieri pure queste cose ma purtroppo non ho né la solida competenza di alcuni forumisti, né il geniale sarcasmo di altri per poter intervenire in modo appropriato.
Questa volta non andiamo lontano – veramente, sono oltre vent’anni che questa tratta la facciamo in auto – però se considero che quando ci vado (quasi) tutti gli anni a marzo a fotografare le signorine in posa accanto alle macchine da maranza mi vanno via tra benzina autostrada tunnel posteggio regalini più di duecento euri in un giorno, forse l’aereo non è un’opzione così disgraziata. E poi, quale occasione migliore per tornare alla scrittura creativa su questi schermi.
L’aeroporto più comodo per raggiungere Genève partendo dalla Brianza del Nord – o meglio, l’unico con voli diretti – è Lugano Agno. Se escludiamo aliscafi mongolfiere droni e lepri, quassù il traffico è costituito dalle sole navette per ZRH e appunto GVA, operate da Swiss e Darwin [ops Etihad Regional, che errore imperdonabile!]. La scelta cade su LX – che però ha subappaltato il servizio ad Austrian – il che, oltre a un leggero risparmio di costi, mi consente la mattina di svegliarmi un’ora e mezza più tardi. Duecento franchi svizzeri tariffa Light solo bagaglio a mano (più ventiquattro di riservazione seggiola) con anticipo di due settimane faranno andare di traverso il panino ai profeti della spesa al discount e ai maghi delle error fares [non occorre che mi facciate notare che con solo il doppio dei soldi mi sarei potuto riservare un B738 FR tutto per me, è che CRL / Bruxell (cit.) non erano nella mia agendina] però ricordiamo che la Ghisolfa / Courmayeur e il passaggio sotto il Monte Bianco già ammontano a più della metà di questo biglietto.
Considerata la breve distanza, posteremo la mappa di Google anziché quella di GCmap, così si vede meglio il confronto tra auto e aereo.

Dal confine di Brogeda – dove salutiamo caramente la guardia di confine Loris J. Bernasconi nonché l’inflessibile Verunell col suo ferocissimo pastore tedesco Rex – ci si mette meno di una Halbe Stunde lungo la N2 per arrivare allo hub del Canton Ticino. Wow, è più vicino di LIN e MXP, e senza le paturnie della tangenziale! Però a quest’ora della mattina, noi pericolosissimi frontalieri e padroncini italiani infogniamo non poco l’autostrada. Attenzione al radar dell’eterno cantiere di Mendrisio, limite 80 all’ora.
Il posteggio lunga sosta è praticamente a bordo pista.

Agno sarà un aeroporto con quattro voli in croce al giorno, però se mi tocca lasciare la macchina fin quasi a Ponte Cremenaga, evidentemente questo posto ha i suoi fidelizzati. E senza ricorrere al co-marketing. Niente sovracapacità (cit.) quindi.

Piccoli aliscafi.

Grosso aliscafo.

Si entra da dietro, aggirando l’edificio. O forse siamo noi, ad essere dalla parte sbagliata.

Eccoci qua. La signorina mi fa gli occhi dolci per salire con lei su F7, ma oggi io (cit.) le ho fatto corno.

Landside, è tutto qua. Giuro.

C’è coda al check-in. Io tuttapposto, ho già provveduto da casa.

Il Tagesplan di oggi sta tutto in una sola schermata. Proceed to gate, schnell.

Contrariamente alle previsioni, in questo TR non ci sarà nessuna foto con Bag Tag ufficiale AC perchè al momento in cui scrivo non mi è ancora arrivata. C’è del marcio in Poste Italiane (cit.).
Ma andiamo a farci irraggiare. Ancora una settimana e andavo in crisi di astinenza da radionuclidi.

Airside è un poco più grande rispetto all’altra parte.

A LUG la Internet senza fili [al femminile, come si usa da queste parti] è offerta. Se non fosse per il costo del posteggio (24 CHF) e il line-up un po’ così, sarebbe l’ideale per passare la giornata a spottare c***eggiando con l’iPhone.
Visto che ci sono solo due banchetti (sinistra e destra), i gates non hanno il numero.

Ci sono solo orsi al bar di LUG. Che diludendo. A saperlo, mi fermavo prima a far colazione alla chiesetta di San Pietro a Pambio-Noranco, oppure alla Coop di Chiasso Dogana. [Il pieno e la cioccolata al Piccadilly di Balerna li faccio quando torno.]

Niente Victoria’s Secret in area shopping, quindi questo aeroporto… Sei fuori (cit.). No hub, no party.

Però una foto dedicata allo sponsor tecnico non possiamo fare a meno di metterla, l’avevo scattata l’anno scorso alla fermata del 19 a Milano e l’ho conservata apposta per l’occasione.

Il grosso aliscafo di prima.

E alcuni suoi compari dall’altra parte.

Eh no ragazzi, siete voi che vi sbagliate! Qua in Ticino gli aeroplani fanno benzina… e danno pure i bollini della Migros. Ogni 21.000 CHF di spesa, un Kg di Chicco d’Oro in grani.

Intanto si materializza (con un po’ di ritardo) la nostra accompagnatrice… che non ci c**a manco di striscio.

Ah OK, sapevo che mi avresti notato.


Thu., Mar. 3rd, 2016
LUG-GVA
Flight: LX2973
Class: Y
Seat: 10A
Eqp: Bombardier Dash 8-400
Reg: OE-LGO
Scheduled: 0825-0915
Block to Block: 0835-0920
In Air: 0840-0915

Staremo ancora lontani dagli aviogetti non ho idea fino a quando, perchè questo Dash 8 è un avioelica.

Non c’è molta roba da tirar giù dal bagagliaio.

Vista la distanza dal gate, l’imbarco si effettua a piedi.

Follow Me da maranza.

Minipimer® #1 in posizione di riposo.

Siamo gli ultimi ad entrare, comme d’habitude.

“Lugano addio” cantavi / Mentre la mano mi tenevi / “Canta con me” / Tu mi dicevi ed io cantavo / Di un posto che / Non avevo visto mai… (cit.)

La nostra seggiola è vista motore. La prossima volta che prendo questo mezzo vado in fondo – LX fa cartello con le altre e chiede l’extra per le file più avanti di Y – così da avere una visione migliore. Sbagliando s’impara.

Carrellino. Con un vetro lercio così, non c’è fotocamera che tenga.

Ci muoviamo. Un breve taxeggio a fianco degli aliscafi.

Prendiamo la 19 contromano e subiamo stoicamente l’effetto sfarfallio dell’elica su questa e sulle prossime immagini.

Inversione a U.

Siamo pronti. Andiamo.

Questa parte del Lago di Lugano è divisa fra il Ticino e la provincia di Varese. Tra le due sponde volano missili termonucleari.


Porto Ceresio.

Gli estremi lembi meridionali del Ticino: i bar di Mendrisio, Stabio, Brusata, Pedrinate e Pizzamiglio.

La rotta di default costeggia il versante sud delle Alpi restando fuori dallo spazio aereo svizzero, per poi puntare verso il Monte Bianco e lo spazio aereo francese.
È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che MXP diventi uno hub. Mt 19:24.

La pista di Vergiate.

Lago Maggiore. Dall’alto in basso, Arona e Angera.

Catturiamo con fatica qualche scorcio di Alpi prima che le nuvole ce le occultino. C’è un fracco di neve fresca, è un gran peccato non poterle vedere così.




Il frullino è bello pienotto di ospiti – il nostro carrier tuttavia è old-fashioned e si ostina a chiamarci passeggeri – quindi oggi nessuno (cit.) si farà del male. Come volevasi dimostrare, nessuna bambolotta curvosa al 10C bensì un altro orso che, mimetizzato fra i trasfertoni ticinesi e ginevrini, andrà nello stesso posto dove devo andare io. È un’ingiustizia, però (di nuovo cit.).

I due voli di oggi sono sostanzialmente uneventful – a parte qualche turbolenza sopra le Alpi – quindi è solo la nostra narrazione che finge di creare eventi anche e soprattutto quando non ci sono. In trentacinque minuti netti per aria non ci si può fare un’idea precisa della compagnia, dei suoi mezzi e del personale. [A meno che non ci si imbatta nel genere Pomata o relative cuggine, Bira e Calippo, nel qual caso bastano trentacinque secondi.] L’unica cosa che mi sento di dire è che mi aspettavo un po’ più di puntualità – nulla di eclatante, beninteso! – considerate le condizioni meteo buone e il fatto che si operi su aeroporti non così infognati. Comunque li promuoviamo sulla fiducia.
Sarà che sono un po’ sordo oltre ad essere rinc******ito, ma ‘sti turboelica non li trovo poi così rumorosi. Forse sono influenzato da quel periodo in cui prendevo frequentemente il piccione Dornier parecchi anni fa, ma per i voli brevi si fa voler bene. Credo ci sia del pregiudizio infondato contro questo tipo di mezzi.
Ed ora, checklist del tripreportista modello.
Pitch Test. Quasi umano. La ridotta sezione dell’aeromobile crea qualche problema di spazio al piede sinistro. Niente calzature contundenti né stringhe psichedeliche né calzette ricavate scuoiando lo Stregatto di Alice in Wonderland, le mie amiche me lo hanno espressamente proibito.

Safety First. Per i feticisti del genere.


La rivista di bordo è quella di Swiss. Cfr. recente TR con loro.
Bocchette e lucette vintage.

Non aspettatevi la foto al cesso, fatevene una ragione. Certo le funzioni fisiologiche sono fondamentali, ma non di solo WC vive l’uomo. Mt 4:4.
Il convento austriaco questo passa, a noi forzati della barbon. Acqua liscia e cioccolatino.


Per avvicinarci alla 23 di GVA si esegue una manovra a gancio. Si gira a destra all’altezza di Annemasse, si costeggia la sponda meridionale del Lemano fino a Thonon o Évian, e poi si fa inversione a U per centrare la pista. Oggi siamo fortunati e la meteo [anch’essa al femminile, come usano i ticinesi] non ci permetterà di vedere nulla di tutto questo.
Approfittiamo di quest’ultimo scorcio di azzurro prima di tuffarci nelle nuvole.

Giù il carrello. Cabin crew prepare for landing.

Oh m***e, nevica.

Traffico scarso sulla N1. Le code, inevitabili in questi giorni di forte affluenza nel quartiere, sono un po’ più avanti.

Touchdown. Sul Dash 8 le ali sono in alto, quindi non potremo ammirare la lingerie stesa.

Bienvenue à Genève.

Andiamo a posteggiare non al terminal vero e proprio, ma presso una di quelle “isole” che stanno in mezzo al tarmac. Non ci sono i bus ad attenderci, chissà come faremo ad uscire.

Spegniamo i Minipimer®. L’APU e il pompiste [benzinaio, in svizzero romando] accorrono in nostro supporto.

Le zeppe da venti centimetri saranno scomode e faranno male, ma sono per la nostra sicurezza.

Nuuu… arrivano le polacche… Peccato però che la pantegana brasiliana scaricherà solo trasfertoni cresciuti a bigos e golonko. Cavoli, non posso sempre venir su io, da voi.

Uno sguardo alla cabina ormai vuota.

Danke und auf wiedersehen, Innsbruck.


Quel BA laggiù mi lascia supporre che quella sia l’”isola” degli extra Schengen.

Noi invece andiamo di qua.

Per uscire, scendiamo le scale e passiamo sotto il tarmac.

E facciamo qualche chilometro sotto l’edificio principale.

Area tapis à bagage.

Landside, zona arrivi. Continuiamo a marciare verso est.

Salutiamo la signorina, nella speranza che non sia l’unica che riusciremo a conoscere quest’oggi.

Questa è l’area della stazione ferroviaria. I trenini sono al livello inferiore. GVA è ben collegato col centro città e col resto della Svizzera e della Francia. Il pizzettaro sulla destra... dopo di voi, messieurs et dames.

La nostra destinazione finale è laggiù in fondo. Nel prossimo post ci faremo una vaga idea di cosa c’è dentro.

Cara Aviazione Civile,
Purtroppo la mia situazione contrattuale mi ha tenuto lontano dagli aviogetti per oltre un anno – il mezzo privato l’ha fatta da padrone, con i trenini suburbani a raccogliere le briciole – perchè altrimenti qualche TR lo avrei condiviso volentieri. Come se non bastasse, il bar mi frega quel poco tempo libero che mi rimane – e se pensate di invidiarmi, provate a mettervi nei miei panni! – per cui neanche i TR delle vacanze mi permettono di fare, loro. A partecipare alle discussioni più serie tipo i campionati sardi di pole-sitting [ah, magari fossero campionati di pole-dance!] o i test di durata della lingerie [non per niente questo sito ha uno sponsor tecnico di rilevanza globale] o le sottoscrizioni al bar per il salvataggio degli aeroporti di frontiera [mai una volta che le prendessero a Mendrisio, ‘ste iniziative!] o in particolare i capitani d’industria [ehmmm…] che tra Airlines Manager e una airline vera basta poco checcevo’, io leggo volentieri pure queste cose ma purtroppo non ho né la solida competenza di alcuni forumisti, né il geniale sarcasmo di altri per poter intervenire in modo appropriato.
Questa volta non andiamo lontano – veramente, sono oltre vent’anni che questa tratta la facciamo in auto – però se considero che quando ci vado (quasi) tutti gli anni a marzo a fotografare le signorine in posa accanto alle macchine da maranza mi vanno via tra benzina autostrada tunnel posteggio regalini più di duecento euri in un giorno, forse l’aereo non è un’opzione così disgraziata. E poi, quale occasione migliore per tornare alla scrittura creativa su questi schermi.
L’aeroporto più comodo per raggiungere Genève partendo dalla Brianza del Nord – o meglio, l’unico con voli diretti – è Lugano Agno. Se escludiamo aliscafi mongolfiere droni e lepri, quassù il traffico è costituito dalle sole navette per ZRH e appunto GVA, operate da Swiss e Darwin [ops Etihad Regional, che errore imperdonabile!]. La scelta cade su LX – che però ha subappaltato il servizio ad Austrian – il che, oltre a un leggero risparmio di costi, mi consente la mattina di svegliarmi un’ora e mezza più tardi. Duecento franchi svizzeri tariffa Light solo bagaglio a mano (più ventiquattro di riservazione seggiola) con anticipo di due settimane faranno andare di traverso il panino ai profeti della spesa al discount e ai maghi delle error fares [non occorre che mi facciate notare che con solo il doppio dei soldi mi sarei potuto riservare un B738 FR tutto per me, è che CRL / Bruxell (cit.) non erano nella mia agendina] però ricordiamo che la Ghisolfa / Courmayeur e il passaggio sotto il Monte Bianco già ammontano a più della metà di questo biglietto.
Considerata la breve distanza, posteremo la mappa di Google anziché quella di GCmap, così si vede meglio il confronto tra auto e aereo.

Dal confine di Brogeda – dove salutiamo caramente la guardia di confine Loris J. Bernasconi nonché l’inflessibile Verunell col suo ferocissimo pastore tedesco Rex – ci si mette meno di una Halbe Stunde lungo la N2 per arrivare allo hub del Canton Ticino. Wow, è più vicino di LIN e MXP, e senza le paturnie della tangenziale! Però a quest’ora della mattina, noi pericolosissimi frontalieri e padroncini italiani infogniamo non poco l’autostrada. Attenzione al radar dell’eterno cantiere di Mendrisio, limite 80 all’ora.
Il posteggio lunga sosta è praticamente a bordo pista.

Agno sarà un aeroporto con quattro voli in croce al giorno, però se mi tocca lasciare la macchina fin quasi a Ponte Cremenaga, evidentemente questo posto ha i suoi fidelizzati. E senza ricorrere al co-marketing. Niente sovracapacità (cit.) quindi.

Piccoli aliscafi.

Grosso aliscafo.

Si entra da dietro, aggirando l’edificio. O forse siamo noi, ad essere dalla parte sbagliata.

Eccoci qua. La signorina mi fa gli occhi dolci per salire con lei su F7, ma oggi io (cit.) le ho fatto corno.

Landside, è tutto qua. Giuro.

C’è coda al check-in. Io tuttapposto, ho già provveduto da casa.

Il Tagesplan di oggi sta tutto in una sola schermata. Proceed to gate, schnell.

Contrariamente alle previsioni, in questo TR non ci sarà nessuna foto con Bag Tag ufficiale AC perchè al momento in cui scrivo non mi è ancora arrivata. C’è del marcio in Poste Italiane (cit.).
Ma andiamo a farci irraggiare. Ancora una settimana e andavo in crisi di astinenza da radionuclidi.

Airside è un poco più grande rispetto all’altra parte.

A LUG la Internet senza fili [al femminile, come si usa da queste parti] è offerta. Se non fosse per il costo del posteggio (24 CHF) e il line-up un po’ così, sarebbe l’ideale per passare la giornata a spottare c***eggiando con l’iPhone.
Visto che ci sono solo due banchetti (sinistra e destra), i gates non hanno il numero.

Ci sono solo orsi al bar di LUG. Che diludendo. A saperlo, mi fermavo prima a far colazione alla chiesetta di San Pietro a Pambio-Noranco, oppure alla Coop di Chiasso Dogana. [Il pieno e la cioccolata al Piccadilly di Balerna li faccio quando torno.]

Niente Victoria’s Secret in area shopping, quindi questo aeroporto… Sei fuori (cit.). No hub, no party.

Però una foto dedicata allo sponsor tecnico non possiamo fare a meno di metterla, l’avevo scattata l’anno scorso alla fermata del 19 a Milano e l’ho conservata apposta per l’occasione.

Il grosso aliscafo di prima.

E alcuni suoi compari dall’altra parte.

Eh no ragazzi, siete voi che vi sbagliate! Qua in Ticino gli aeroplani fanno benzina… e danno pure i bollini della Migros. Ogni 21.000 CHF di spesa, un Kg di Chicco d’Oro in grani.

Intanto si materializza (con un po’ di ritardo) la nostra accompagnatrice… che non ci c**a manco di striscio.

Ah OK, sapevo che mi avresti notato.


Thu., Mar. 3rd, 2016
LUG-GVA
Flight: LX2973
Class: Y
Seat: 10A
Eqp: Bombardier Dash 8-400
Reg: OE-LGO
Scheduled: 0825-0915
Block to Block: 0835-0920
In Air: 0840-0915

Staremo ancora lontani dagli aviogetti non ho idea fino a quando, perchè questo Dash 8 è un avioelica.

Non c’è molta roba da tirar giù dal bagagliaio.

Vista la distanza dal gate, l’imbarco si effettua a piedi.

Follow Me da maranza.

Minipimer® #1 in posizione di riposo.

Siamo gli ultimi ad entrare, comme d’habitude.

“Lugano addio” cantavi / Mentre la mano mi tenevi / “Canta con me” / Tu mi dicevi ed io cantavo / Di un posto che / Non avevo visto mai… (cit.)

La nostra seggiola è vista motore. La prossima volta che prendo questo mezzo vado in fondo – LX fa cartello con le altre e chiede l’extra per le file più avanti di Y – così da avere una visione migliore. Sbagliando s’impara.

Carrellino. Con un vetro lercio così, non c’è fotocamera che tenga.

Ci muoviamo. Un breve taxeggio a fianco degli aliscafi.

Prendiamo la 19 contromano e subiamo stoicamente l’effetto sfarfallio dell’elica su questa e sulle prossime immagini.

Inversione a U.

Siamo pronti. Andiamo.

Questa parte del Lago di Lugano è divisa fra il Ticino e la provincia di Varese. Tra le due sponde volano missili termonucleari.


Porto Ceresio.

Gli estremi lembi meridionali del Ticino: i bar di Mendrisio, Stabio, Brusata, Pedrinate e Pizzamiglio.

La rotta di default costeggia il versante sud delle Alpi restando fuori dallo spazio aereo svizzero, per poi puntare verso il Monte Bianco e lo spazio aereo francese.
È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che MXP diventi uno hub. Mt 19:24.

La pista di Vergiate.

Lago Maggiore. Dall’alto in basso, Arona e Angera.

Catturiamo con fatica qualche scorcio di Alpi prima che le nuvole ce le occultino. C’è un fracco di neve fresca, è un gran peccato non poterle vedere così.




Il frullino è bello pienotto di ospiti – il nostro carrier tuttavia è old-fashioned e si ostina a chiamarci passeggeri – quindi oggi nessuno (cit.) si farà del male. Come volevasi dimostrare, nessuna bambolotta curvosa al 10C bensì un altro orso che, mimetizzato fra i trasfertoni ticinesi e ginevrini, andrà nello stesso posto dove devo andare io. È un’ingiustizia, però (di nuovo cit.).

I due voli di oggi sono sostanzialmente uneventful – a parte qualche turbolenza sopra le Alpi – quindi è solo la nostra narrazione che finge di creare eventi anche e soprattutto quando non ci sono. In trentacinque minuti netti per aria non ci si può fare un’idea precisa della compagnia, dei suoi mezzi e del personale. [A meno che non ci si imbatta nel genere Pomata o relative cuggine, Bira e Calippo, nel qual caso bastano trentacinque secondi.] L’unica cosa che mi sento di dire è che mi aspettavo un po’ più di puntualità – nulla di eclatante, beninteso! – considerate le condizioni meteo buone e il fatto che si operi su aeroporti non così infognati. Comunque li promuoviamo sulla fiducia.
Sarà che sono un po’ sordo oltre ad essere rinc******ito, ma ‘sti turboelica non li trovo poi così rumorosi. Forse sono influenzato da quel periodo in cui prendevo frequentemente il piccione Dornier parecchi anni fa, ma per i voli brevi si fa voler bene. Credo ci sia del pregiudizio infondato contro questo tipo di mezzi.
Ed ora, checklist del tripreportista modello.
Pitch Test. Quasi umano. La ridotta sezione dell’aeromobile crea qualche problema di spazio al piede sinistro. Niente calzature contundenti né stringhe psichedeliche né calzette ricavate scuoiando lo Stregatto di Alice in Wonderland, le mie amiche me lo hanno espressamente proibito.

Safety First. Per i feticisti del genere.


La rivista di bordo è quella di Swiss. Cfr. recente TR con loro.
Bocchette e lucette vintage.

Non aspettatevi la foto al cesso, fatevene una ragione. Certo le funzioni fisiologiche sono fondamentali, ma non di solo WC vive l’uomo. Mt 4:4.
Il convento austriaco questo passa, a noi forzati della barbon. Acqua liscia e cioccolatino.


Per avvicinarci alla 23 di GVA si esegue una manovra a gancio. Si gira a destra all’altezza di Annemasse, si costeggia la sponda meridionale del Lemano fino a Thonon o Évian, e poi si fa inversione a U per centrare la pista. Oggi siamo fortunati e la meteo [anch’essa al femminile, come usano i ticinesi] non ci permetterà di vedere nulla di tutto questo.
Approfittiamo di quest’ultimo scorcio di azzurro prima di tuffarci nelle nuvole.

Giù il carrello. Cabin crew prepare for landing.

Oh m***e, nevica.

Traffico scarso sulla N1. Le code, inevitabili in questi giorni di forte affluenza nel quartiere, sono un po’ più avanti.

Touchdown. Sul Dash 8 le ali sono in alto, quindi non potremo ammirare la lingerie stesa.

Bienvenue à Genève.

Andiamo a posteggiare non al terminal vero e proprio, ma presso una di quelle “isole” che stanno in mezzo al tarmac. Non ci sono i bus ad attenderci, chissà come faremo ad uscire.

Spegniamo i Minipimer®. L’APU e il pompiste [benzinaio, in svizzero romando] accorrono in nostro supporto.

Le zeppe da venti centimetri saranno scomode e faranno male, ma sono per la nostra sicurezza.

Nuuu… arrivano le polacche… Peccato però che la pantegana brasiliana scaricherà solo trasfertoni cresciuti a bigos e golonko. Cavoli, non posso sempre venir su io, da voi.

Uno sguardo alla cabina ormai vuota.

Danke und auf wiedersehen, Innsbruck.


Quel BA laggiù mi lascia supporre che quella sia l’”isola” degli extra Schengen.

Noi invece andiamo di qua.

Per uscire, scendiamo le scale e passiamo sotto il tarmac.

E facciamo qualche chilometro sotto l’edificio principale.

Area tapis à bagage.

Landside, zona arrivi. Continuiamo a marciare verso est.

Salutiamo la signorina, nella speranza che non sia l’unica che riusciremo a conoscere quest’oggi.

Questa è l’area della stazione ferroviaria. I trenini sono al livello inferiore. GVA è ben collegato col centro città e col resto della Svizzera e della Francia. Il pizzettaro sulla destra... dopo di voi, messieurs et dames.

La nostra destinazione finale è laggiù in fondo. Nel prossimo post ci faremo una vaga idea di cosa c’è dentro.
