Da "Il Riformista" del 30.12
«Quello di AlitaJia è il bacio della morte». Tra il drammatico e il poetico, Dario Ballotta - segretario regionale lombardo della Fit Cisl - non ha voglia di usare giri di parole per commentare la probabilissima acquisizione da parte di Alitalia di Volare, la linea low cost nazionale precipitata nel novembre del 2004 in uno stato di insolvenza (oltre 320 milioni di euro di buco) e costretta a bloccare la propria attività. Per non fallire, ha beneficiato di un intervento governativo in stile Parmalat che il consiglio dei ministri ha formalizzato con la nomina del commissario straordinario, Carlo Rinaldini. In queste ore, il futuro della compagnia di Gallarate si sta decidendo all'asta tra quattro concorrenti: la ex compagna di bandiera, appunto, Eurofly-Meridiana, Radici e AirOne, ma indiscrezioni autorevoli danno la compagnia di bandiera assolutamente a un passo dalla vittoria. «Serve un piano industriale, non un'acquisizione che droghi il mercato», tuona ancora Ballotta, secondo il quale «il futuro dei 700 dipendenti di Volare in cassa integrazione è quello di passare da una Cig all'altra, ovvero ritrovarsi cassaintegrati con Alitalia e per l'azienda mettere mano senza diritti su ricchi slot all'aeroporto di Linate. Non mi sembra un grande miglioramento, tanto è vero che a mio avviso - se l'operazione andrà in porto - lo Stato dovrebbe togliere la Cig ad Alitalia, visto che non solo un malato non può curarne un altro ma soprattutto che un falso malato non merita cure».
In effetti il paradosso rappresentato da un'azienda attaccata al respiratore delle casse statali che si lancia in un'operazione di acquisizione appare macrascopico. Il fatto, poi, che lo faccia ponendo sul piatto denaro - circa 38 milioni di euro - invece che un piano industriale serio rende tutto ancora più stridente. «Alitalia va esclusa da questa gara - prosegue Dario Ballotta e sia il governo che il commissario straordinario devono decidere, con chiarezza e celerità, cosa serve davvero
all'azienda: ovvero un progetto serio che garantisca i livelli occupazionali e che offra prospettive di sviluppo realistiche nel medio-lungo termine. Per questo ripeto che Alitalia va esclusa, non è accettabile presentarsi gettando soldi sul tavolo, come se si trattasse di un'azienda sana che fa politiche di mercato. Alitalia è sostanzialmente pubblica, visto che lo scendere sotto il 50% del ministero dell'Economia si è concretizzato con un 49,9% di pacchetto azionario ancora in mano a via XX Settembre cui va sommato il 20% di quota dei dipendenti sul mercato resta solo un 30% di flottante terribilmente frastagliato. Chi è quindi l'azionista di maggioranza, riferimento e di fatto di controllo di Alitalia? Bisogna essere chiari, con i soldi pubblici destinati al risanamento non si fanno operazione di acquisizione, non è corretto verso i contribuenti né verso il mercato», Già, il mercato. Una brutta bestia con cui Alitalia, se l'asta la vedrà vincente, si troverà costretta a fare i conti. E, interpellate sul caso, da Londra fonti del Treasury fanno già sapere che non resteranno silenti su questo ennesimo «caso di alterazione della concorrenza all'interno di un paese europeo». Se infatti il ministro delle Finanze britannico Gordon Brown ha più volte tuonato in sede Ecofin contro la totale assenza di principi di liberismo economico all'interno del mercato comune europeo, ora dalle parole di potrebbe passare ai fatti con il supporto di qualche cifra non proprio confortante. Nel 2002 l'ammontare degli aiuti governativi ad aziende in crisi è stato nell'Ue di 49 miliardi di euro, con la Gran Bretagna fanalino di coda a quota 3,9 miliardi. Ben diverse le percentuali in altri paesi come la Francia, la Germania e soprattutto l'Italia, messa all'indice dal documento inglese preparato da Alan Wood proprio per i 1,4 miliardi di euro spesi per l'Alitalia negli anni Novanta ma soprattutto per il fatto che «questo ancora non basti e gli aiuti ancora continuino». Eccome se continuano. Aiutare un gigante moribondo per acquisire slot a poco prezzo e drogare ancora di più la concorrenza? Non si fa, tanto più che per tamponare la propria crisi British Airways ha licenziato dalla sera alla mattina 11mila dei suoi 22mila dipendenti. Giancarlo Cimoli è avvisato.