Windjet cessa tutte le attività


first2

Utente Registrato
28 Gennaio 2012
23
0
Caro Ghibli leggi bene i miei commenti non mi sono lamentato per la CIGS ho solo risposto ad una persona che definiva buffi i dipendenti Wind Jet solo questo.
 

first2

Utente Registrato
28 Gennaio 2012
23
0
IG non è stata capace di cambiare neanche il numero di volo, in questo momento i loro aerei sono pieni grazie ad i nostri passeggeri.
 

kenyaprince

Amministratore AC
Staff Forum
20 Giugno 2008
29,893
496
VCE-TSF
Non mi pare proprio che Speedbird abbia definito buffi i dipendenti. Che vai dicendo?
si riferiva a un post di Dr. Giò di qualche giorno fa, mi sembra evidente che poi lo stesso Dr. Giò abbia spiegato quello che intendeva dire per cui first2 chiuderei qui la polemica su quella frase.
 

ghibli1978

Utente Registrato
6 Dicembre 2008
1,430
0
46
palermo
IG non è stata capace di cambiare neanche il numero di volo, in questo momento i loro aerei sono pieni grazie ad i nostri passeggeri.
vostri forse quando salivano a bordo dei vs. aerei. I passeggeri non sono cose private dei vettori, sono di chi li prende, di chi si fa trovare con gli aerei pronti a partire. Ieri sul mercato c'eravate anche voi e venivate scelti, oggi sul mercato ci sono altri player che offrono quei servizi.
 

SkySurfer

Utente Registrato
6 Novembre 2005
25,145
0
Il 13 sarà il giorno della nuova WindJet. Saranno presentati i nuovi soci privati e fatti i punti sui capitali investiti e sul ruolo del soggetto bancario siciliano IRFIS. Si sta lavorando ad un piano tariffario che rappresenti una garanzia di tenuta per la new.co. apportando minimi correttivi ed innalzando il prezzo medio dei tickets dai vecchi 68 ai 73 euro.
Estratto da La SIcilia oggi in edicola.
Ma dove vogliono andare?
Ormai le tratte più succose sono state occupate a dovere.

Non c'è più alcuno spazio per Windjet/2.
 

geardown3green

Utente Registrato
15 Luglio 2011
3,147
120
Secondo anello di Saturno
IG non è stata capace di cambiare neanche il numero di volo, in questo momento i loro aerei sono pieni grazie ad i nostri passeggeri.
Le tue idee sono poche e confuse,me ne rendo conto che la situazione psicologica indotta da una circostanza del genere fa straparlare e quindi non voglio esagerare, sappi che la scelta di mantenere un numero di volo coerente e' stata fatta apposta per generare meno disagi possibili all' utenza, quando Meridiana come Alisarda gia' dai primi anni 80 portava i Siciliani in giro per L 'Italia, Pulvirenti ancora giocava con i soldatini, e di certo il problema non e' compilare un piano di volo.
 

fontanarossa

Utente Registrato
6 Novembre 2005
6,829
0
53
messina - catania, Sicilia.
Il patron della fu Air Sicilia, da anni sotto processo per bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento della compagnia, è stato il mentore del proprietario del Catania calcio nel lancio del vettore etneo. «Hanno provato a farla fallire, ma non succederà perché la Sicilia ha bisogno di una compagnia aerea siciliana e Pulvirenti lo ha capito», afferma «Il trasporto aereo nazionale vive sulle nostre rotte, purtroppo però siamo un popolo di cornuti governati da un pugno di cornutoni». Quando parla della vicenda Wind Jet, Luigi Crispino, il presidente della prima low cost italiana, la Air Sicilia, ancora sotto processo per bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento della sua creatura, si infervora come fosse una questione personale. Eppure, nonostante sia stato la guida dell’imprenditore Antonino Pulvirenti al momento del suo ingresso nel mondo del trasporto aereo con l’avvio dell’avventura Wind Jet, il divorzio tra i due si è consumato perfino dentro a un tribunale con il manager calatino condannato a otto mesi di reclusione per i reati di introduzione abusiva nel sistema informatico della compagnia aerea e per averne violato la corrispondenza informatica. Adesso guarda da spettatore – si definisce «un semplice pensionato» – l’evolversi della vicenda. Uno spettatore attivo, però, che commenta e confuta le tesi degli esperti sulla crisi del vettore etneo, ne individua le responsabilità, assolvendo Pulvirenti, e fa pronostici sul suo futuro. «La Wind Jet è una vera low cost», afferma. «Forse non c’è stata una brillante interpretazione del pricing – una perdita di dieci milioni di euro rapportata a tre milioni di passeggeri è poco più di tre euro a biglietto – e la gestione poteva essere migliore, ma è comunque stata sana. E l’ebitda (margine operativo lordo, ndr) di Wind Jet è migliore di quello di Alitalia e Meridiana», dice confutando quanto affermato dal professor Andrea Giuricin sulle pagine del nostro giornale. Per lui, il debito è stato «accentuato da una sottocapitalizzazione, ma le cause della crisi sono esterne». Come il costo del petrolio e della manutenzione, che non sono comprimibili. «In questo caso la differenza la fa l’età del mezzo. Si risparmia se si hanno aerei nuovi, ma è anche vero che con aerei più vecchi si abbassano i costi di leasing», spiega. «Ma soprattutto – continua – incide l’eccessivo costo dell’handling (i servizi di assistenza a terra), che a Catania è il doppio rispetto a Roma Fiumicino, e la mancanza di contributi che invece vengono dati alle compagnie straniere come Ryanair».
La Wind Jet, secondo lui, «dava fastidio ed era in balia, tra gli altri, della Sac, la Società aeroportuale di Catania, che coi suoi disservizi fa penare le compagnie», accusa. Per l’ex presidente di Air Sicilia, che si vanta – non a torto – di aver rotto il monopolio nei cieli italiani, Pulvirenti è stato vittima delle «lobby aeroportuali». «Le aziende strategiche, come è la Wind Jet per la Sicilia – afferma – dovrebbero avere l’attenzione delle istituzioni e invece sono considerate una rottura di palle perché per chi ha le mani in pasta significa non potersi fare gli affari propri». Nonostante le vicende giudiziarie, Crispino definisce il suo rapporto attuale con il presidente del Calcio Catania «come il rapporto tra due che hanno litigato ma poi si sono messi d’accordo». Nei suoi confronti si mostra sempre diplomatico. Anche quando gli facciamo notare che, però, i dipendenti qualcosa di cui lamentarsi sulla gestione – quantomeno del personale – l’hanno avuta, commenta che «la gente di aria si lamenta sempre e che era capitato anche ai tempi del fallimento Alitalia».
Certo, il patron della squadra di serie A etnea ha il cuore dell’imprenditore e tra i suoi affari ha tentato di mollare quello meno redditizio ma, secondo Crispino, non è lui il responsabile della debacle. Tra i colpevoli c’è prima la Sac, che avrebbe però fatto un grave passo falso. «Quando l’11 agosto ha fatto sequestrare uno degli aeromobili», afferma Crispino. Sì perché «per l’articolo 1057 del codice di navigazione (secondo cui non sono sequestrabili gli aeromobili addetti al trasporto per scopo di lucro di persone o di cose, pronti a partire o in corso di navigazione, purché non si tratti di debiti a causa del viaggio che stanno per intraprendere o che proseguono) quell’aereo non era sequestrabile». Tanto che sarebbe stata proprio la Sac a pagare la riprotezione dei passeggeri di quel volo. «Se fosse per pura generosità allora perché non pagano tutti quelli che sono rimasti a terra?», s’infervora. Tra i colpevoli della crisi Wind Jet l’ex patron di Air Sicilia mette anche Alitalia «che ha dato a Wind Jet il colpo di grazia, perché l’ha illusa con una trattativa tirata per le lunghe con lo scopo di farla arrivare alla canna del gas». E infine l’Enac che, secondo lui, ancora oggi ne ostacola la ripresa. «Quando l’ente che permette alle compagnie di operare – spiega l’ex manager – comunica che non darà la licenza se non verranno ripagati i passeggeri, in realtà sta facendo terrorismo per non far fare gli investimenti a chi potrebbe essere interessato. Ovviamente – continua – nessun nuovo investitore si accollerebbe i debiti di un altro e l’Enac gli sta dicendo di non mettere i soldi perché tanto non gli darà la licenza a prescindere dalla legge». Anche tutto l’interessamento mostrato per la riprotezione dei passeggeri non lo convince. «È il primo caso al mondo di una compagnia che chiude la settimana di Ferragosto e la Meridiana il 12 agosto aveva tre aerei pronti per sostituire i voli Wind Jet, in un periodo in cui è difficile trovare in affitto perfino un motorino». Per Crispino, che attende per il 18 settembre la sentenza definitiva nel processo per bancarotta fraudolenta, avrebbero fatto una figura migliore ad offrire gratuitamente i voli. «Sarebbe stato un investimento pubblicitario – dice – e invece la conseguenza della chiusura della Wind Jet per i passeggeri è l’immediato aumento del costo dei biglietti». «Per questo – secondo l’ex imprenditore che si pregia di non aver lasciato a terra con il fallimento di Air Sicilia neanche un passeggero – gli utenti non provano acredine nei confronti di Wind Jet, che era per loro uno strumento per risparmiare. E se verrà rilanciata torneranno a comprare da lei, invece di preferire il pullman come succede adesso», dice. «La Sicilia ha bisogno di una compagnia aerea siciliana – afferma l’uomo che nel cielo faceva volare delle enormi Trinacrie – e, dalle ultime dichiarazioni che ha fatto, anche Pulvirenti sembra essersi reso conto della valenza sociale della sua compagnia». Per questo, secondo lui, la vecchia Wind Jet ricorrerà al concordato preventivo e l’ipotesi più probabile per il rilancio della compagnia è una società mista a partecipazione regionale. «Il nocciolo duro però dovrà essere costituito dai privati e da manager capaci, non frutto dei carrozzoni», commenta. Alla cordata siciliana scesa in campo qualche settimana fa, invece, Crispino crede poco. «Non hanno – dice – idea delle grandezze: con tre milioni di euro non vai da nessuna parte». Il commissariamento, infine, lo esclude, «anche se c’è chi spinge in questa direzione per agevolare Alitalia», afferma. È sicuro comunque che «Pulvirenti troverà una soluzione». Sottolinea però che le sue sono considerazioni personali e speranze. La speranza di non ritornare «a prima del 1994 quando c’era il monopolio». «Stanno tentando, in maniera gattopardiana – dice – di far cambiare tutto per far tornare tutto come prima». E a lui, che vede il fallimento di Air Sicilia come «il sacrificio dei primi che apre la strada ai nuovi», tutto questo proprio non va giù.
ctzen
 

bombatutto

Bannato
2 Ottobre 2011
2,919
0
Considerate però che a voi è comunque toccato il privilegio di avere un reddito garantito per i prossimi 7 anni, mentre a molti lavoratori di piccole imprese che giornalmente chiudono ciò non è concesso.
E ti credo. Allo stato conviene tenere i lavoratori del comparto aereo in cig piu' a lungo possibile.
 

fontanarossa

Utente Registrato
6 Novembre 2005
6,829
0
53
messina - catania, Sicilia.
Evitiamo di passare da Wind Jet a wind getta soldi pubblici. Mettiamo subito in chiaro che il salvataggio di quella compagnia aerea non deve farsi con soldi pubblici, come stanno pensando di fare. Neanche se mascherati dietro il velo ipocrita di una finanziaria, l’Irfis-FinSicilia, che, del resto, era una società partecipata dalla regione, ma controllata da UniCredit, salvo che lo scorso 10 gennaio la banca ha venduto alla regione il suo 76,26%, lascindola nella condizione di azionista unico. Posto, quindi, che UniCredit ritiene l’Irfis un bidone da cui scappare, nessuno provi a prendere in giro gli altri: se esce un tallero verso Wind Jet vuol dire che si tratta si salvataggio pubblico. Il tutto in capo a una regione che ha già fermato i flussi finanziari verso i fornitori privati (agendo in violazione dei diritti e innescando fallimenti), li bloccherà verso gli enti locali, per poi passare a stipendi e pensioni. Una regione in bancarotta che salva una compagnia aerea in bancarotta. Un ente pubblico indebitato che salva dai debiti un privato. Spettacolo avvincente, non meno che ripugnante. Questi non sono affari siculi, ma nazionali. Sono così poco siculi che la politica siciliana manco ne parla, preferendo trastullarsi con godimenti carnali e paradisi artificiali. La Sicilia è divenuta regione “sesso, droga e soldo roll”. Ma quel genere di salvataggi si ripercuote sui conti nazionali, perché quando, fra breve, il rating dell’isola sarà declassato, il conto diventerà conto nazionale. Quando i dipendenti di società improduttive, frutto di clientelismo dissennato e maturate con ruberie esagerate, sommergeranno le vie i soldi saranno chiesti al governo nazionale. Com’è già successo e succederà.

Ci sono compagnie aeree che prosperano, garantendo numerose tratte con la Sicilia. C’è la zona circostante un aeroporto, Birgi (Trapani), che è risorta a nuova e più bella vita, grazie a quei flussi. Se altre compagnie affondano nei debiti è giusto che s’inabissino, come è giusto che chi le ha guidate paghi per la propria incapacità. Restando da stabilirsi, e non è certo compito nostro, se debba pagare anche in sede penale. E’ sbagliato salvarle? No, è sbagliato farlo cercando di corrompere il mercato, con soldi pubblici. E’ bene salvarle se altri gruppi, o concorrenti di ieri, valutano interessanti gli asset della società, a cominciare dalle rotte coperte e dagli slot. Se quella roba può essere condotta a profittabilità, mettendo in luce che il fallimento si doveva non alla natura del business, ma a quella di chi lo gestiva, va benissimo. Cento volte meglio che chiudere. Ma se non è così, se non ci sono capitali privati pronti a rilevare una potenziale occasione, è segno che trattasi di ciofecha. Se ci metti soldi regionali non salvi posti di lavoro, ma bruci ricchezza e, quindi, distruggi posti di lavoro futuri, profittevoli. In altre parole: produci miseria. Si proceda in questo modo: a. nessuna connivenza con i responsabili, che devono pagare; b. nessun finanziamento pubblico, destinato a essere perso; c. chiarimento di quali sono le condizioni operative e di come funziona (se esiste, il che non è) il piano per gli aeroporti; d. rimedio veloce all’ignominia di Comiso, dove l’Europa ci chiede di restituire i soldi presi, visto che l’aeroporto è stato realizzato, ma resta chiuso; e. invito a operatori e investitori, nazionali e internazionali, affinché accorrano per mettere le mani su un mercato potenzialmente ricco; f. se esistono investitori siciliani che siano i benvenuti, ma al pari degli altri. Gli aerei non volano in vernacolo, mentre i buchi crescono in dialetto.

davidegiacalone.it
 

Bianconigliolo74

Utente Registrato
28 Aprile 2008
1,391
0
Parole encomiabili, Fontanarossa.
Il problema di fondo rimane lo stesso di mille fallimenti visti negli anni passati (escludiamo il caso AZ-LAI in quanto eccezionale): che senso ha per un imprenditore, o gruppo di imprenditori, investire N milioni di euro in una compagnia ormai morta (inutile girarci intorno, ma tale è ormai Windjet) anziché, con la medesima cifra, avviare una aerolinea ex-novo?
 

ghibli1978

Utente Registrato
6 Dicembre 2008
1,430
0
46
palermo
Evitiamo di passare da Wind Jet a wind getta soldi pubblici. Mettiamo subito in chiaro che il salvataggio di quella compagnia aerea non deve farsi con soldi pubblici, come stanno pensando di fare. Neanche se mascherati dietro il velo ipocrita di una finanziaria, l’Irfis-FinSicilia, che, del resto, era una società partecipata dalla regione, ma controllata da UniCredit, salvo che lo scorso 10 gennaio la banca ha venduto alla regione il suo 76,26%, lascindola nella condizione di azionista unico. Posto, quindi, che UniCredit ritiene l’Irfis un bidone da cui scappare, nessuno provi a prendere in giro gli altri: se esce un tallero verso Wind Jet vuol dire che si tratta si salvataggio pubblico. Il tutto in capo a una regione che ha già fermato i flussi finanziari verso i fornitori privati (agendo in violazione dei diritti e innescando fallimenti), li bloccherà verso gli enti locali, per poi passare a stipendi e pensioni. Una regione in bancarotta che salva una compagnia aerea in bancarotta. Un ente pubblico indebitato che salva dai debiti un privato. Spettacolo avvincente, non meno che ripugnante. Questi non sono affari siculi, ma nazionali. Sono così poco siculi che la politica siciliana manco ne parla, preferendo trastullarsi con godimenti carnali e paradisi artificiali. La Sicilia è divenuta regione “sesso, droga e soldo roll”. Ma quel genere di salvataggi si ripercuote sui conti nazionali, perché quando, fra breve, il rating dell’isola sarà declassato, il conto diventerà conto nazionale. Quando i dipendenti di società improduttive, frutto di clientelismo dissennato e maturate con ruberie esagerate, sommergeranno le vie i soldi saranno chiesti al governo nazionale. Com’è già successo e succederà.

Ci sono compagnie aeree che prosperano, garantendo numerose tratte con la Sicilia. C’è la zona circostante un aeroporto, Birgi (Trapani), che è risorta a nuova e più bella vita, grazie a quei flussi. Se altre compagnie affondano nei debiti è giusto che s’inabissino, come è giusto che chi le ha guidate paghi per la propria incapacità. Restando da stabilirsi, e non è certo compito nostro, se debba pagare anche in sede penale. E’ sbagliato salvarle? No, è sbagliato farlo cercando di corrompere il mercato, con soldi pubblici. E’ bene salvarle se altri gruppi, o concorrenti di ieri, valutano interessanti gli asset della società, a cominciare dalle rotte coperte e dagli slot. Se quella roba può essere condotta a profittabilità, mettendo in luce che il fallimento si doveva non alla natura del business, ma a quella di chi lo gestiva, va benissimo. Cento volte meglio che chiudere. Ma se non è così, se non ci sono capitali privati pronti a rilevare una potenziale occasione, è segno che trattasi di ciofecha. Se ci metti soldi regionali non salvi posti di lavoro, ma bruci ricchezza e, quindi, distruggi posti di lavoro futuri, profittevoli. In altre parole: produci miseria. Si proceda in questo modo: a. nessuna connivenza con i responsabili, che devono pagare; b. nessun finanziamento pubblico, destinato a essere perso; c. chiarimento di quali sono le condizioni operative e di come funziona (se esiste, il che non è) il piano per gli aeroporti; d. rimedio veloce all’ignominia di Comiso, dove l’Europa ci chiede di restituire i soldi presi, visto che l’aeroporto è stato realizzato, ma resta chiuso; e. invito a operatori e investitori, nazionali e internazionali, affinché accorrano per mettere le mani su un mercato potenzialmente ricco; f. se esistono investitori siciliani che siano i benvenuti, ma al pari degli altri. Gli aerei non volano in vernacolo, mentre i buchi crescono in dialetto.

davidegiacalone.it
tutto condivisbile, peccato che il bravo giacalone ometta di dire, esaltando la rinascita delle zone attorno a Birgi, che tale rinascita non è frutto di una compagnia che ha rischiato imprenditorialmente di fare debiti, ma al contrario anche quella rinascita è figlia di denaro pubblico.
 

davidegr

Utente Registrato
3 Gennaio 2006
1,912
507
Palermo, Sicilia.
tra un mese e mezzo in Sicilia si voterà, quindi tutti gli pseudo politici e quelli che vorranno far parte di questa pseudo categoria, le sparano alla grande per cercare di mettersi in mostra.