Thread Alitalia da ottobre 2012


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Farfallina

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23 Marzo 2009
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Attenzione a parlare di premi dei dirigenti, che da quello che leggo mi dici essere anche i comandanti, anche in CAI.
Anche a livelli inferiori possono essere previsti premi, non è una cosa da demonizzare, ma serve a dare degli obiettivi incentivandone il raggiungimento.

Difficili riduzioni unilaterali. Quello che dici succede più spesso di quello che pensi. Probabilmente i 2 milioni citati sono proprio in questa direzione.

Andando nella contrattazione generale l'accordo che auspicano le parti è di lavorare tutti in cambio di condizioni che permettano all'azienda di ottenere più o meno lo stesso risultato. Non è una cosa strana nel panorama del mondo del lavoro, ma ci deve essere la volontà di tutti e a leggere certe gentilezze fra colleghi non è detto che ci sia la volontà di tutti.
 

bombatutto

Bannato
2 Ottobre 2011
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0
Attenzione a parlare di premi dei dirigenti, che da quello che leggo mi dici essere anche i comandanti, anche in CAI.
Anche a livelli inferiori possono essere previsti premi, non è una cosa da demonizzare, ma serve a dare degli obiettivi incentivandone il raggiungimento.

Difficili riduzioni unilaterali. Quello che dici succede più spesso di quello che pensi. Probabilmente i 2 milioni citati sono proprio in questa direzione.

Andando nella contrattazione generale l'accordo che auspicano le parti è di lavorare tutti in cambio di condizioni che permettano all'azienda di ottenere più o meno lo stesso risultato. Non è una cosa strana nel panorama del mondo del lavoro, ma ci deve essere la volontà di tutti e a leggere certe gentilezze fra colleghi non è detto che ci sia la volontà di tutti.
E che problema c'e'? Basta fare un accordo in cui si specifica che i premi verranno corrisposti fatto salvo esigenze tecniche-operative, andamento del mercato futuro, andamento aziendale, implementazione del network ecc ecc cosi come da quattro anni vengono propinati gli accordi ai lavoratori peones. ;-)
 

AZ209

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24 Ottobre 2006
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71
Londra.
E che problema c'e'? Basta fare un accordo in cui si specifica che i premi verranno corrisposti fatto salvo esigenze tecniche-operative, andamento del mercato futuro, andamento aziendale, implementazione del network ecc ecc cosi come da quattro anni vengono propinati gli accordi ai lavoratori peones. ;-)
Aldila' di facili moralismi e di concetti su cui posso essere d'accordo o meno, gli "accordi propinati ai lavoratori peones" sai meglio di me che sono accordi, quindi niente pistola puntata alla tempia. Se non graditi non si accettano prima di firmarli.
 

bombatutto

Bannato
2 Ottobre 2011
2,919
0
Aldila' di facili moralismi e di concetti su cui posso essere d'accordo o meno, gli "accordi propinati ai lavoratori peones" sai meglio di me che sono accordi, quindi niente pistola puntata alla tempia. Se non graditi non si accettano prima di firmarli.
Sbagliato. Gli accordi vengono firmati da sindacati non necessariamente (anzi meglio) rappresentanti la maggioranza dei lavoratori. In poche parole, poche persone decidono per molte.
 

AZ209

Utente Registrato
24 Ottobre 2006
16,944
71
Londra.
Sbagliato. Gli accordi vengono firmati da sindacati non necessariamente (anzi meglio) rappresentanti la maggioranza dei lavoratori. In poche parole, poche persone decidono per molte.
Non e' affatto sbagliato quello che ho scritto. Qui stai dicendo completamente un'altra cosa, ed e' grazie a chi ancora gli da la paghetta che 'rappresentano' la maggioranza dei lavoratori. Ma stiamo andando OT.
 

bombatutto

Bannato
2 Ottobre 2011
2,919
0
Non e' affatto sbagliato quello che ho scritto. Qui stai dicendo completamente un'altra cosa, ed e' grazie a chi ancora gli da la paghetta che 'rappresentano' la maggioranza dei lavoratori. Ma stiamo andando OT.
Questo hai scritto:
gli "accordi propinati ai lavoratori peones" sai meglio di me che sono accordi, quindi niente pistola puntata alla tempia. Se non graditi non si accettano prima di firmarli
ed e' sbagliato.
 

md80

Bannato
4 Gennaio 2011
224
0
Ci sono imprenditori che nei momenti difficili rifiutano premi e si riducono lo stipendio credendo nella propria azienda e altri che arraffano più che possono finchè sono in tempo. Mi viene in mente Ali Reza Arabnia che in un momento di crisi per la propria azienda(2008-in poi) si è abbassato lo stipendio e ha rinunciato ai premi per non licenziare, investendo nell `azienda mentre gli altri tagliavano..oggi l`azienda fa utili...certo una condotta del genere non è all`altezza di tutti evidentemente.
 

bombatutto

Bannato
2 Ottobre 2011
2,919
0
Aridaje.
Ma a te quando ti hanno assunto il contratto l'hai firmato con la tua azienda o con il sindacato?
Per contratto intendi quell'insieme di condizioni proposto dall'azienda e firmato da sindacati con 12 iscritti, e quindi ritenuto valido, il quale poi i lavoratori vengono chiamati individualmente a firmare o a rifiutare perdendo il lavoro? E poi guarda che alcuni "accordi" vengono poi proposti e accettati dai soliti successivamente alla firma del contratto di lavoro.
 

nicolap

Amministratore AC
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10 Novembre 2005
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Roma
Ci sono imprenditori che nei momenti difficili rifiutano premi e si riducono lo stipendio credendo nella propria azienda e altri che arraffano più che possono finchè sono in tempo. Mi viene in mente Ali Reza Arabnia che in un momento di crisi per la propria azienda(2008-in poi) si è abbassato lo stipendio e ha rinunciato ai premi per non licenziare, investendo nell `azienda mentre gli altri tagliavano..oggi l`azienda fa utili...certo una condotta del genere non è all`altezza di tutti evidentemente.
Tu saresti disposto a ridurre percentualmente il tuo salario per il bene dell'azienda?
 

jetset

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25 Novembre 2006
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genova, Liguria.
Da Linkiesta di oggi

Pasticcio Alitalia/AirOne, e il pilota paga il carburante di tasca propria

Immaginate la nuvola di Fantozzi. Ma vista dall’alto. La Sava e il Danubio scintillano sotto il sole, che illumina tutta Belgrado. Poi l’aereo, un Airbus 320 dell’AirOne, si abbassa e si avvicina all’aeroporto Nikola Tesla, e subito appare ai finestrini una grossa compattissima macchia bianca.

Primo tentativo di atterrare: niente da fare. Ancora un po’ di giri sulla capitale serba e secondo tentativo, più deciso: l’apparecchio è ormai vicino a terra quando si rialza di scatto, dando ai passeggeri la vecchia emozione di un’impennata in motorino. «È il capitano che vi parla: a causa della nebbia fitta, aspetteremo ancora un po’ e poi vi comunicheremo se è possibile atterrare a Belgrado o se dovremo puntare su un aeroporto alternativo».

Dopo qualche minuto – è la mattina di sabato scorso, 10 novembre – l’annuncio: «L’aeroporto non era pronto ad accoglierci in simili condizioni meteo. Ci dirottano a Podgorica, in Montenegro». Il volo AP540 della smart carrier di Alitalia (in code sharing con la casa madre: AZ7472), partito da Milano Malpensa alle 7.00 (arrivo previsto: 8.50) prosegue dunque per la capitale montegrina, dove arriva dopo circa mezz’ora.

A quel punto i passeggeri vengono sbarcati nel piccolo scalo della ex Titograd, in attesa che il tempo migliori. Passa un’ora, ne passano due. Quando ne sono passate quasi tre, i meno pazienti ormai stanno telefonando a ripetizione ai call center e interrogano chiunque passi con indosso una casacca dello scalo (molti passeggeri, ovviamente, parlano il serbo).

Quando le ore sono tre e mezzo, gli aspiranti Masaniello e Miloš Obrenović iniziano a chiamare il popolo alla rivolta, per le scarse o nulle informazioni sui destini e per la sosta indesiderata sempre più lunga.
Ormai la notizia passa di bocca in bocca: non è più questione di nebbia e previsioni meteo (i parenti all’aeroporto di Belgrado ripetono da un paio d’ore che, su in Serbia, c’è un sole che spacca le pietre), ma di carburante.

Proprio così: dall’Italia non stanno mandando i soldi per fare il pieno all’aeroplano. Si diffonde incontrollata la notizia che ci sia un rimpallo di responsabilità tra Alitalia e AirOne su chi debba scucire il contante. «In realtà non è stato un problema tra le compagnie (quella di bandiera è azionista unico di AirOne dalla fine del 2008, ndr)», spiegano da Alitalia. «Il problema è stato che a Podgorica non si era mai atterrati prima, e quindi non c’era nessun tipo di rapporto o contratto in essere con i gestori di quell’aeroporto. E gli uffici di Roma non sapevano come pagare, come fare il bonifico, alla compagnia petrolifera locale».

Un problema burocratico che non sono riusciti a risolvere neanche in seguito. Per fortuna che, a togliere dai guai viaggiatori e membri dell’equipaggio, e a far arrivare l’autocisterna gialla della Jugopetrol Kotor, ci ha pensato, col fai da te, il capitano, mettendo mano al portafoglio.

Come ha annunciato, in italiano e in inglese, quando il volo è finalmente riuscito a ripartire (e ad arrivare a Belgrado attorno alle 14, con 5 ore e dieci minuti di ritardo): «Ci scusiamo per la lunga attesa, ma abbiamo avuto grossi problemi burocratici. Alla fine ho pagato io il carburante con la mia carta di credito personale». Lungo applauso dei passeggeri, fortunati ad aver trovato un pilota con una carta senza limiti. Non sappiamo quanto gasolio abbia imbarcato, ma l’ordine di grandezza è di migliaia di litri e di migliaia di euro. «Gli sono già stati rimborsati», assicurano da Alitalia e AirOne.
 

nicolap

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Da Linkiesta di oggi

Pasticcio Alitalia/AirOne, e il pilota paga il carburante di tasca propria

Immaginate la nuvola di Fantozzi. Ma vista dall’alto. La Sava e il Danubio scintillano sotto il sole, che illumina tutta Belgrado. Poi l’aereo, un Airbus 320 dell’AirOne, si abbassa e si avvicina all’aeroporto Nikola Tesla, e subito appare ai finestrini una grossa compattissima macchia bianca.

Primo tentativo di atterrare: niente da fare. Ancora un po’ di giri sulla capitale serba e secondo tentativo, più deciso: l’apparecchio è ormai vicino a terra quando si rialza di scatto, dando ai passeggeri la vecchia emozione di un’impennata in motorino. «È il capitano che vi parla: a causa della nebbia fitta, aspetteremo ancora un po’ e poi vi comunicheremo se è possibile atterrare a Belgrado o se dovremo puntare su un aeroporto alternativo».

Dopo qualche minuto – è la mattina di sabato scorso, 10 novembre – l’annuncio: «L’aeroporto non era pronto ad accoglierci in simili condizioni meteo. Ci dirottano a Podgorica, in Montenegro». Il volo AP540 della smart carrier di Alitalia (in code sharing con la casa madre: AZ7472), partito da Milano Malpensa alle 7.00 (arrivo previsto: 8.50) prosegue dunque per la capitale montegrina, dove arriva dopo circa mezz’ora.

A quel punto i passeggeri vengono sbarcati nel piccolo scalo della ex Titograd, in attesa che il tempo migliori. Passa un’ora, ne passano due. Quando ne sono passate quasi tre, i meno pazienti ormai stanno telefonando a ripetizione ai call center e interrogano chiunque passi con indosso una casacca dello scalo (molti passeggeri, ovviamente, parlano il serbo).

Quando le ore sono tre e mezzo, gli aspiranti Masaniello e Miloš Obrenović iniziano a chiamare il popolo alla rivolta, per le scarse o nulle informazioni sui destini e per la sosta indesiderata sempre più lunga.
Ormai la notizia passa di bocca in bocca: non è più questione di nebbia e previsioni meteo (i parenti all’aeroporto di Belgrado ripetono da un paio d’ore che, su in Serbia, c’è un sole che spacca le pietre), ma di carburante.

Proprio così: dall’Italia non stanno mandando i soldi per fare il pieno all’aeroplano. Si diffonde incontrollata la notizia che ci sia un rimpallo di responsabilità tra Alitalia e AirOne su chi debba scucire il contante. «In realtà non è stato un problema tra le compagnie (quella di bandiera è azionista unico di AirOne dalla fine del 2008, ndr)», spiegano da Alitalia. «Il problema è stato che a Podgorica non si era mai atterrati prima, e quindi non c’era nessun tipo di rapporto o contratto in essere con i gestori di quell’aeroporto. E gli uffici di Roma non sapevano come pagare, come fare il bonifico, alla compagnia petrolifera locale».

Un problema burocratico che non sono riusciti a risolvere neanche in seguito. Per fortuna che, a togliere dai guai viaggiatori e membri dell’equipaggio, e a far arrivare l’autocisterna gialla della Jugopetrol Kotor, ci ha pensato, col fai da te, il capitano, mettendo mano al portafoglio.

Come ha annunciato, in italiano e in inglese, quando il volo è finalmente riuscito a ripartire (e ad arrivare a Belgrado attorno alle 14, con 5 ore e dieci minuti di ritardo): «Ci scusiamo per la lunga attesa, ma abbiamo avuto grossi problemi burocratici. Alla fine ho pagato io il carburante con la mia carta di credito personale». Lungo applauso dei passeggeri, fortunati ad aver trovato un pilota con una carta senza limiti. Non sappiamo quanto gasolio abbia imbarcato, ma l’ordine di grandezza è di migliaia di litri e di migliaia di euro. «Gli sono già stati rimborsati», assicurano da Alitalia e AirOne.
In lizza per il primo posto della prestigiosa competizione "Articoli Allucinanti".
 

nicolap

Amministratore AC
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10 Novembre 2005
29,125
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Roma
Posso chiedere cosa ci sarebbe di "allucinante" in questo articolo?
diciamo ... tutto? a partire dal fatto che è una non-notizia? scritta in allarmese, dialetto tragicoso? mettiamoci poi che la fonte è L'inkiesta, risposta italiana al Wall Street Journal, e il quadro è completo!
 
A

aless

Guest
Posso chiedere cosa ci sarebbe di "allucinante" in questo articolo?
C'è di allucinante che la storia del dirottamento in un apt mai utilizzato da una compagnia, e dei relativi problemi con il pagamento del rifornimento, non è così rara come sembra.
Ricordo di un LH che, atterrato in una cittadina sperduta della Russia per emergenza medica, dovette addirittura "scollettare" tra i pax e pagare cash.

Insomma il titolo dell'articolo mi sembra volutamente polemico, perchè è tornato di moda fare le pulci ad AZ.
 

belumosi

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10 Dicembre 2007
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Ma in casi come questo il capitano non dispone di una carta di credito aziendale per far fronte agli imprevisti?
 
Stato
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