Sarebbe bellissimo che tu trovassi la forza di auto intervistarti su come vivesti quel giorno, 22 anni fa.
Credo anch'io che debba essere facile però sarebbe interesante una fonte lontana dai soliti commenti giornalistici di basso contenuto. Se ce la fai... un grazie in anticipo!
Un'autointervista, francamente no, ma una testimonianza sì.
Non so quanti passeggeri registrai per il volo AZ404 ma, senz'altro, non meno di tre: i Signori Bridge, statunitensi, ed il Sig. Alba, svizzero. I Signori Bridge li ricordo in quanto lo sticker dell'etichetta dei loro bagagli in transito, compilata a mano ed applicata all'interno della copertina del biglietto, riportava che da LIN, i bagagli sarebbero proseguiti per ZRH con il volo SR404. Era novembre ed io ero stata assunta a luglio; non mi era ancora capitata una simile circostanza e, dunque, accorgendomi dell'anomalia, preferii chiamare lo smistamento per sincerarmi che i bagagli non restassero a terra. L'addetto che mi rispose, mi rassicurò che l'errore di Vettore era del tutto ininfluente, perché ciò che veniva controllato erano destinazione e cifre del numero del volo. Il Signore e la Signora Bridge continuavano a parlare fitto-fitto e ridere tra loro e sembravano davvero per nulla preoccupati per i loro bagagli. Se ne andarono ringraziandomi, molto sereni e sorridenti.
Poi arrivò il Sig. Alba. Era il 1990 ed io avevo 23 anni - ancora per un mese - e, per quel che la mia memoria visiva possa ricordare, credo che lui potesse avere l'età che ho io oggi. Cognome italiano, ma parlava inglese. Un passeggero di quelli che davvero ti mette il buon umore addosso: allegro, cordiale, chiacchierone. Non doveva partire con Alitalia, ma più tardi, con Swissair. Temendo l'arrivo della nebbia e dunque di non riuscire a partire, mi chiese se non vi fosse la possibilità di anticipare con Alitalia. Aveva una tariffa Club ma, con un modo di fare davvero gioviale, mi disse che poco importava e che, pur di partire, la classe Economy sarebbe stata perfetta. Controllai e, crudele ironia della sorte, gli dissi "Lei è fortunato, Mr. Alba: il volo dà disponibilità, ed anche in Business! Che posto desidera?" Heilà, che meraviglia, grande soddisfazione per lui e per me, nel vederlo così raggiante. Chiacchierammo ancora un pochino, poi lui si allontanò, con la sua carta d'imbarco blu - che io gli avevo dato - ringraziandomi, sorridendomi e facendomi "ciao-ciao" con la mano. Sono certamente stata fra le ultime persone con le quali abbia parlato. Così a lungo, probabilmente l'ultima. Finito da lì a breve il turno, andai a casa e mi addormentai sul divano, davanti alla televisione. Mi svegliò mia madre, mentre al TG della notte davano la notizia. Mi misi seduta di scatto, con la mente annebbiata che pensava, davvero come impazzita:- "Ho registrato qualcuno?? Ho registrato qualcuno?? Ho registrato qualcuno??" e, giuro, come una pugnalata, mi comparvero davanti quei tre volti e i loro nomi. Mi rivedo chiaramente nell'atto di spalancare gli occhi, aprire la bocca e piangere disperatamente. Fin da subito, mi devastò l'idea di essere stata io a cambiare il volo al Sig. Alba. Chiamai immediatamente il numero verde, perché temetti che il Sig. Alba, in qualche modo, per via del cognome, potesse non essere considerato fra le vittime svizzere ma italiane, anche per il fatto che neppure fosse previsto sul volo Alitalia. Per tutti questi motivi messi insieme temetti che i familiari potessero non essere informati tempestivamente. Tutte considerazioni infondate, intendiamoci, tipiche di chi è giovane e non ha esperienza neppure nel proprio campo e, di fatto, ragiona in termini molto semplici.
Quando poi scrissi la mia tesi di laurea, certamente non feci cenno a tutto ciò, pur citando l'incidente ma, il giorno della discussione, come il buon Seaking ben sa, il Sig. Alba ed il suo particolare ricordo furono l'introduzione della mia dissertazione, a spiegare da dove il mio interesse per il fattore umano nella dinamica degli incidente aerei trovi la sua origine.