Thread Alitalia / Etihad - Parte I


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Farfallina

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23 Marzo 2009
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Re: Thread Alitalia / Etihad

@mauro e @farfallina

In economia il "peso" di un'azienda in un mercato o in un'economia nazionale non si valuta dal numero di dipendenti che perderebbero il posto di lavoro. E questa e' una pura disquisizione accademica. Sono d'accordo che alcune decine di migliaia di persone senza lavoro sono un problema molto grosso e un dramma per le persone in questione, ma non rappresentano l'importanza di un'azienda in un'economia.

La scarsa capacita' di chi e' stato alla guida di LAI e di CAI hanno fatto perdere ad AZ molto del valore strategico nell'ambito del sistema Italia. Sono rimasti gli 'oneri'.
Concordo che è una questione accademica che andrebbe OT.

Il problema del personale è già una problematica tale che pone AZ al centro dell'interesse.
Poi come dice Mauro, AZ è una pedina in un gioco ben maggiore.
 

Herzog

Bannato
20 Settembre 2013
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Re: Thread Alitalia / Etihad

Per me ci perdiamo molto di più se i libri vanno in tribunale.

Come ho già detto più volte, Alitalia non ha importanza solo come società...ma anche come simbolo dell' Italia.

E' Stato un simbolo Positivo dell'Italia efficente ed arrembante del Miracolo economico, lo è stato del malcostume e del degrado dell'Italia post anni80.

Dimostrare di essere in grado di rilanciarla, riportarla a dei livelli di decenza e di sostenibilità, se pur con l'aiuto straniero, è una mission da vincere assolutamente anche per il suo valore simbolico: Se si rilancia Alitalia....si dimostra agli italiani che si può rilanciare qualunque cosa........ed agli stranieri che si può riprendere a fare Business in Italia, come in qualsiasi altro paese occidentale.
Arrembante, ok. Efficiente non lo so.

Parlare di rilancio ora mi pare un pò tardivo. E creare situazioni limite dell'ultimo minuto, tipo disinnescare il countdown mi pare una nostra radicata abitudine. I dipendenti stessi non mi pare abbiano affrontato la questione in modo attivo, in tempi in cui salvataggi dell'ultimo minuto potevano essere evitati.
 

falco108

Bannato
8 Novembre 2012
1,631
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Alitalia: Etihad, trattative non ancora concluse

Abu Dhabi, 7 apr. - Le trattative tra Alitalia ed Etihad per un possibile investimento della compagnia degli Emirati nel vettore italiano sono ancora in fase di 'due diligence' e non sono quindi concluse. Lo ha dichiarato l'ad di Etihad, James Hogan, a una conferenza ad Abu Dhabi. 'Siamo in fase di due diligence al momento', ha spiegato Hogan, 'il mandato che abbiamo ricevuto dagli azionisti e' che, se riusciamo a raggiungere un accordo che rispetta il mandato commerciale, torneremo e lo presenteremo al cda: questo e' lo stato nel quale siamo al momento'. .
http://www.repubblica.it/ultimora/2...ve-non-ancora-concluse/news-dettaglio/4483849

...sono ancora in fase di 'due diligence'...

Il ministro Lupi e i vertici CAI hanno detto che la due diligence era terminata.....Hogan dice il contrario.......questa "telenovela" è sempre più appassionante.....
 
F

flyboy

Guest
Re: Thread Alitalia / Etihad

Secondo Repubblica di oggi (pag. 13) il piano prevederebbe:
- taglio del 20% dei voli di medio raggio con dismissione di almeno 13A320;
- tra i nuovi collegamenti diretti Fiumicino-Pechino e Malpensa-Shangai;
- AZ focalizzata sul Mediterraneo ed AB sul Nord-Est Europa.

C'è anche una cartina che segnala tra le destinazioni di interesse: Seoul, San Francisco, Santiago del Cile e Johannesburg.

Qui un estratto dell'articolo:

“Etihad punta su Alitalia – scrive LA REPUBBLICA - per diventare uno dei big globali dei cieli e sfidare Lufthansa sul suo stesso terreno. (…) Il progetto di sviluppo è stato già presentato (fuori da ogni ufficialità e comunicazione) al governo e alla compagnia italiana. Un piano ambizioso nello sviluppo ma secco nelle condizioni poste: sia sul debito, sia sulla forza lavoro con un taglio richiesto di 2.500 unità come minimo”. Un progetto di rilancio che REPUBBLICA anticipa: “Etihad chiede molto al sistema Italia per salvare la compagnia mantenendo meno di diecimila posti di lavoro (questo è oggi l’obiettivo, sindacati permettendo) per un’iniezione di denaro che non supererà i 350 milioni di dollari, una goccia rispetto alle decine di miliardi spesi in autunno per acquistare un centinaio di nuovi aeroplani. Ma gli affari sono affari e accanto a tagli e strategie, il vettore del Golfo dà la sveglia al Paese anche su temi mai affrontati o risolti. Come la mancanza di una connessione ad alta velocità dallo scalo romano verso Firenze, Bologna e Napoli e che le Fs dicono informalmente di poter soddisfare già entro la fine dell’estate con due o tre collegamenti giornalieri. Alitalia dovrà cambiare pelle, se tutto andrà liscio e se il via libera all’acquisizione dovesse arrivare entro fine maggio, come spera l’amministratore delegato Gabriele Del Torchio artefice di una corsa mozzafiato contro il tempo. Il nuovo business sarà quello di occuparsi del lungo raggio verso le Americhe tenendo in caldo alcune opzioni dirette in Giappone e Cina.
Il nostro vettore sarà però penalizzato sulle rotte di medio raggio europee, perdendo oltre il 20 per cento di quelle oggi esistenti: andranno via almeno 15 A320 per fare spazio ad una decina di macchine per il lungo raggio che rafforzeranno i voli verso Nord e Sud America, con due nuovi collegamenti diretti con la Cina, Fiumicino-Pechino e Malpensa-Shangai, oltre ai Venezia-Tokio e Venezia- New York. Nel Nord Italia in particolare si giocherà una guerra serrata per riportare sugli aerei ‘Alihad’ i passeggeri che oggi salgono la scaletta degli aeromobili Lufthansa, chiedendo una mano all’alleata Air Berlin che avrà il compito di drenare viaggiatori da e per Germania e Nord-Est Europa, lasciando ad Alitalia il compito di servire in maniera proficua i Paesi del Mediterraneo. Il progetto punta — governo permettendo — anche molto su Linate e sulla possibilità di trasformare i voli ormai ridotti al lumicino sulla Roma-Milano, in altrettanti collegamenti verso l’Europa e il Golfo. I dirigenti delle due compagnie dovranno però dedicarsi anche al dossier esuberi portando a casa un difficile accordo col sindacato, che nelle ultime ore ha iniziato a lanciare moniti su ulteriori tagli che potrebbero ridurre da 12.500 a meno di 10mila i dipendenti di Alitalia (…)”.

http://www.ilvelino.it/it/article/2...fthansa/6b1e61e6-1d19-4a13-970e-ab77edaf32d0/
 

totocrista

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4 Settembre 2012
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Re: Thread Alitalia / Etihad

Ma quali rotte europee potrebbero eliminare? Se etihad entra c è la possibilità che sparisca airone e la sua flotta?

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flyboy

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Re: Thread Alitalia / Etihad

Ma quali rotte europee potrebbero eliminare? Se etihad entra c è la possibilità che sparisca airone e la sua flotta?

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Io lo darei per già fatto, ma, sottolineo, è una mia personale idea.
 

UM78

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Thread Alitalia / Etihad

che tipo di cooperazione, oltre quella già esistente tramite casa madre AF, potrebbe figurarsi?

Hop!. Projet de partenariat avec Alitalia
5 avril 2014

Après avoir signé un partenariat avec Air Corsica qui permet d'offrir depuis le 1er avril, 44 liaisons directes entre la Corse et le continent, la compagnie aérienne Hop!, filiale d'Air France, a entamé des négociations pour conclure un accord similaire avec Alitalia. Ce projet avec la compagnie transalpine pourrait être conclu avant la fin de l'année.

http://www.titrespresse.com/article/hop-projet-de-partenariat-avec-alitalia?id=73498d14d4
Speriamo non pensino di integrare con quel bidone che è diventato AP.
Hop! funziona benino tutto sommato.
 

ilcavalieredeltempo

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20 Luglio 2007
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ROMA.
Re: Thread Alitalia / Etihad

PRIMO PIANO
Alihad pronta al decollo la svolta intercontinentale nel network degli emiri
ALITALIA PRONTA A VARARE UN AUMENTO DI CAPITALE RISERVATO AL NUOVO PARTNER ETIHAD CUI ANDRÀ IL 40% DELLA COMPAGNIA ITALIANA CHE SARÀ RADICATA NELLA RAGNATELA DI COLLEGAMENTI MONDIALI DEL SOCIO DI ABU DHABI CON PERNO SU FIUMICINO
Ettore Livini

B uona (forse) la terza. Dopo il flop della proprietà pubblica - costato 5 miliardi ai contribuenti tricolori - e i 1.300 milioni persi in sei anni dalla cordata dei patrioti, Alitalia prova a cambiar pelle un’altra volta e gioca la carta Etihad per allontanare definitivamente lo spettro del crac. Le trattative con Abu Dhabi, seguite con occhio vigile e benevolo dal Governo, sono a buon punto. La due diligence è conclusa e l’accordo potrebbe essere annunciato già oggi. S e tutto filerà liscio, l’ex-compagnia di bandiera varerà entro l’estate un aumento di capitale da 250-300 milioni riservato al nuovo partner, cui andrà così fino al 40% della società. E niente – a quel punto - sarà più come prima. La cura choc messa a punto dagli emiri per far decollare “Alihad” darà vita a una compagnia molto diversa da quella che abbiamo conosciuto fino ad oggi: più intercontinentale (grazie al ruolo di Fiumicino nella ragnatela di collegamenti Asia-America del colosso del Golfo), immune – per quanto possibile - dalla concorrenza con le low cost che ha scavato voragini negli ultimi bilanci. E, soprattutto, incastrata in un mosaico di alleanze “virtuoso” e meno soffocante di quel cordone ombelicale che l’ha legata fino ad oggi ad Air France. Una svolta obbligata La svolta, va detto, è stata obbligata. Il piano Fenice varato nel 2008 da Roberto Colaninno & C. – lo dicono i numeri – non ha funzionato: i costi
di Alitalia sono stati ridotti, la flotta è stata ridimensionata e rinnovata, il de-hubbing da Malpensa ha tagliato alla radice il costosissimo equivoco del dualismo tra Malpensa e Fiumicino. Ma tutti questi sforzi non sono bastati perché le scelte strategiche, complice il vento contrario della crisi economica e l’impennata del petrolio, si sono rivelate sbagliate. La scommessa sul mercato domestico e sul medio raggio è stata un bagno di sangue per la concorrenza di Ryanair e Easyjet. La Roma-Milano, ex gallina dalle uova d’oro del gruppo, è stata quasi spazzata via dall’alta velocità. Air France, in cambio di un pugno di royalty, si è portata verso Parigi ed Amsterdam il ricchissimo traffico business del Nord scippato (via Linate) a Malpensa. Risultato: la nuova Alitalia dei patrioti ha continuato a perdere soldi al ritmo di centinaia di migliaia di euro al giorno. Il turnover di ad - siamo al terzo in sei anni - non è servito a nulla. E con la spia della liquidità sul rosso fisso, la compagnia - causa la debolezza finanziaria di molti dei soci - è stata costretta a cambiar drasticamente rotta. I piani di Etihad L’arrivo di Etihad non è stato un fulmine a ciel sereno. La società ha una strategia precisa. Mentre i ricchissimi rivali del Golfo (Emirates e Qatar) crescono piazzando ciclopici ordini miliardari di nuovi aerei e aprendo decine di nuove rotte, il gruppo di Abu Dhabi si è mosso in un modo diverso: comprando partecipazioni in piccole e medie aerolinee regionali - che aerei e rotte li hanno già e più a buon mercato – con l’obiettivo di integrarle in un network di collegamenti che ha come baricentro lo scalo dell’emirato. In pochi mesi Etihad è entrata nel capitale di Air Seychelles, Air Berlin, Aer Lingus (Irlanda), Jet Airways (India), Air Serbia, Darwin (Svizzera), Virgin Australia. E quando l’ad James Hogan ha fiutato l’opportunità di comprare una quota di Alitalia, ha deciso subito di venire a vedere le carte. Sapeva, visto lo stato di salute del gruppo, di avere il coltello dalla parte del manico. E non a caso ha messo sul piatto condizioni pesantissime (taglio di quasi 150 milioni ai costi, ristrutturazione dei debiti bancari e ridisegno delle regole dei cieli italiani) offrendo in cambio una polizza sul futuro della compagnia: l’ingresso in un network in via di rapidissimo sviluppo. Dove l’Italia e Fiumicino, per reciproca convenienza, potrebbero giocare un ruolo fondamentale. Air France, il potenziale terzo incomodo, non ha fatto resistenza. Parigi è alle prese con un pesante piano di riduzione dei debiti e scottata dai 300 milioni già persi in Alitalia, ha dato disco verde ai negoziati (Etihad in fondo è sua partner in Skyteam). Il ponte tra Asia e America Come sarà la nuova Alihad? Il piano industriale è all’esame delle parti in questi giorni. Ma il progetto, secondo indiscrezioni, è chiaro. L’aeroporto di Roma sarà una sorta di hub nell’Europa del sud per la compagnia del Golfo. Uno snodo per gestire il traffico tra il Vecchio continente e l’America a ovest e l’Asia a est, alimentato anche dai voli delle altre aerolinee partecipate dagli emiri. Etihad potenzierà i suoi voli verso la capitale italiana e girerà al partner tricolore un po’ degli aerei a lungo raggio che ha in ordinazione (ben 220) raddoppiando la flotta “intercontinentale” di Alitalia. A dieta saranno messi invece i collegamenti su tratte dove c’è concorrenza delle low-cost, mettendo a terra parte degli aerei a medio raggio. La Milano-Roma sarà molto ridimensionata. E l’idea è di spostare gli slot che si libereranno da Linate per garantire collegamenti diretti del Forlanini con Zurigo e Berlino, gli altri due scali dove Etihad farà atterrare i suoi servizi intercontinentali. Unendo così Milano con la rete a lungo raggio del gruppo, come fa già Air France su Parigi. La Sea Giuliano Pisapia e Roberto Maroni hanno alzato le barricate contro questo progetto temendo un forte ridimensionamento di Malpensa per la concorrenza diretta del city-airport. Gli emiri potrebbero però tendere un ramoscello d’ulivo: gli ultimi piani presentati da Etihad prevederebbero infatti pure il riposizionamento a Malpensa di una serie di servizi intercontinentali (si parla di una decina di rotte, cargo compresi). Il ruolo del Governo Funzionerà il piano Alihad? In Alitalia incrociano le dita. Ci sono prima da definire le intese con banche e sindacati. C’è da fissare la governance della nuova società. C’è da prevenire i ricorsi a Bruxelles dei concorrenti (Lufthansa in testa) che spingono per arginare l’offensiva di Etihad che in fondo, dicono, è una società pubblica. Di sicuro però l’arrivo degli uomini del Golfo porta alla cloche della società un management con forte know-how e visione internazionale e con il portafoglio gonfio di petrodollari. Non solo: Etihad ha più bisogno di Alitalia di quanto ne avesse Air France. E la speranza è quella di garantire alla compagnia un ruolo di primus inter pares nella galassia di aziende che Hogan sta mettendo assieme. A benedire l’intesa tra l’altro c’è un convitato di pietra di lusso: il governo italiano che dal giorno uno delle trattative ha fatto pesare il suo ruolo nei negoziati per salvare Alitalia, anche se ormai è una società privata. Il primo passo è stato l’ingresso delle Poste nel capitale in vista di (improbabili a dire il vero) sinergie con Mistral Air, la compagnia aerea del gruppo di Massimo Sarmi. Un chiaro segnale ai potenziali investitori esteri – Air France compresa – che Roma era della partita. L’esecutivo ha operato poi dietro le quinte: esercitando una forte moral suasion sui creditori, offrendo ammortizzatori sociali per spianare la strada a un accordo e lavorando ora a un paio di interventi normativi (le regole anti-low cost e il ridisegno dei limiti su Linate) chiesti proprio da Etihad. Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi avrebbe rotto gli indugi dando l’ok ai decreti legge dopo aver avuto garanzie sull’impegno degli emiri a Malpensa. Si vedrà se basterà a trasformare il fidanzamento di queste ore in un matrimonio di successo. L’arrivo di Abu Dhabi però dovrebbe far tirare un bel sospiro di sollievo a Roberto Colaninno, ai Benetton (azionisti anche di Fiumicino, nel mirino del fondo infrastrutturale di Abu Dhabi) e a Banca Intesa, che in caso di crac di Alitalia avrebbero pagato un conto ancora più salato ai guai dell’aerolinea. Gli sceicchi del Golfo hanno le tasche più profonde delle loro. Non vogliono perdere, ovvio, e per questo stanno alzando a dismisura l’asticella delle richieste in queste ore, fintanto che a menare le danze delle trattative sono loro. Una volta entrati nel capitale, di sicuro non avranno problemi a sostenere i progetti a lungo termine del gruppo. E a quel punto Air France, uscita dalla porta principale e rimasta nel capitale con una quota piccola piccola, potrebbe persino decidere di fare marcia indietro considerando un impegno maggiore, a questo punto a fianco di Etihad, nel rilamcio della compagnia. Sul piano delle trattative Etihad ha posto condizioni molto pesanti che prevede il ridisegno delle regole dei cieli italiani
 

zeppelin999

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23 Marzo 2007
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Re: Thread Alitalia / Etihad

PRIMO PIANO
Alihad pronta al decollo la svolta intercontinentale nel network degli emiri
ALITALIA PRONTA A VARARE UN AUMENTO DI CAPITALE RISERVATO AL NUOVO PARTNER ETIHAD CUI ANDRÀ IL 40% DELLA COMPAGNIA ITALIANA CHE SARÀ RADICATA NELLA RAGNATELA DI COLLEGAMENTI MONDIALI DEL SOCIO DI ABU DHABI CON PERNO SU FIUMICINO
Ettore Livini

B uona (forse) la terza. Dopo il flop della proprietà pubblica - costato 5 miliardi ai contribuenti tricolori - e i 1.300 milioni persi in sei anni dalla cordata dei patrioti, Alitalia prova a cambiar pelle un’altra volta e gioca la carta Etihad per allontanare definitivamente lo spettro del crac. Le trattative con Abu Dhabi, seguite con occhio vigile e benevolo dal Governo, sono a buon punto. La due diligence è conclusa e l’accordo potrebbe essere annunciato già oggi. S e tutto filerà liscio, l’ex-compagnia di bandiera varerà entro l’estate un aumento di capitale da 250-300 milioni riservato al nuovo partner, cui andrà così fino al 40% della società. E niente – a quel punto - sarà più come prima. La cura choc messa a punto dagli emiri per far decollare “Alihad” darà vita a una compagnia molto diversa da quella che abbiamo conosciuto fino ad oggi: più intercontinentale (grazie al ruolo di Fiumicino nella ragnatela di collegamenti Asia-America del colosso del Golfo), immune – per quanto possibile - dalla concorrenza con le low cost che ha scavato voragini negli ultimi bilanci. E, soprattutto, incastrata in un mosaico di alleanze “virtuoso” e meno soffocante di quel cordone ombelicale che l’ha legata fino ad oggi ad Air France. Una svolta obbligata La svolta, va detto, è stata obbligata. Il piano Fenice varato nel 2008 da Roberto Colaninno & C. – lo dicono i numeri – non ha funzionato: i costi
di Alitalia sono stati ridotti, la flotta è stata ridimensionata e rinnovata, il de-hubbing da Malpensa ha tagliato alla radice il costosissimo equivoco del dualismo tra Malpensa e Fiumicino. Ma tutti questi sforzi non sono bastati perché le scelte strategiche, complice il vento contrario della crisi economica e l’impennata del petrolio, si sono rivelate sbagliate. La scommessa sul mercato domestico e sul medio raggio è stata un bagno di sangue per la concorrenza di Ryanair e Easyjet. La Roma-Milano, ex gallina dalle uova d’oro del gruppo, è stata quasi spazzata via dall’alta velocità. Air France, in cambio di un pugno di royalty, si è portata verso Parigi ed Amsterdam il ricchissimo traffico business del Nord scippato (via Linate) a Malpensa. Risultato: la nuova Alitalia dei patrioti ha continuato a perdere soldi al ritmo di centinaia di migliaia di euro al giorno. Il turnover di ad - siamo al terzo in sei anni - non è servito a nulla. E con la spia della liquidità sul rosso fisso, la compagnia - causa la debolezza finanziaria di molti dei soci - è stata costretta a cambiar drasticamente rotta. I piani di Etihad L’arrivo di Etihad non è stato un fulmine a ciel sereno. La società ha una strategia precisa. Mentre i ricchissimi rivali del Golfo (Emirates e Qatar) crescono piazzando ciclopici ordini miliardari di nuovi aerei e aprendo decine di nuove rotte, il gruppo di Abu Dhabi si è mosso in un modo diverso: comprando partecipazioni in piccole e medie aerolinee regionali - che aerei e rotte li hanno già e più a buon mercato – con l’obiettivo di integrarle in un network di collegamenti che ha come baricentro lo scalo dell’emirato. In pochi mesi Etihad è entrata nel capitale di Air Seychelles, Air Berlin, Aer Lingus (Irlanda), Jet Airways (India), Air Serbia, Darwin (Svizzera), Virgin Australia. E quando l’ad James Hogan ha fiutato l’opportunità di comprare una quota di Alitalia, ha deciso subito di venire a vedere le carte. Sapeva, visto lo stato di salute del gruppo, di avere il coltello dalla parte del manico. E non a caso ha messo sul piatto condizioni pesantissime (taglio di quasi 150 milioni ai costi, ristrutturazione dei debiti bancari e ridisegno delle regole dei cieli italiani) offrendo in cambio una polizza sul futuro della compagnia: l’ingresso in un network in via di rapidissimo sviluppo. Dove l’Italia e Fiumicino, per reciproca convenienza, potrebbero giocare un ruolo fondamentale. Air France, il potenziale terzo incomodo, non ha fatto resistenza. Parigi è alle prese con un pesante piano di riduzione dei debiti e scottata dai 300 milioni già persi in Alitalia, ha dato disco verde ai negoziati (Etihad in fondo è sua partner in Skyteam). Il ponte tra Asia e America Come sarà la nuova Alihad? Il piano industriale è all’esame delle parti in questi giorni. Ma il progetto, secondo indiscrezioni, è chiaro. L’aeroporto di Roma sarà una sorta di hub nell’Europa del sud per la compagnia del Golfo. Uno snodo per gestire il traffico tra il Vecchio continente e l’America a ovest e l’Asia a est, alimentato anche dai voli delle altre aerolinee partecipate dagli emiri. Etihad potenzierà i suoi voli verso la capitale italiana e girerà al partner tricolore un po’ degli aerei a lungo raggio che ha in ordinazione (ben 220) raddoppiando la flotta “intercontinentale” di Alitalia. A dieta saranno messi invece i collegamenti su tratte dove c’è concorrenza delle low-cost, mettendo a terra parte degli aerei a medio raggio. La Milano-Roma sarà molto ridimensionata. E l’idea è di spostare gli slot che si libereranno da Linate per garantire collegamenti diretti del Forlanini con Zurigo e Berlino, gli altri due scali dove Etihad farà atterrare i suoi servizi intercontinentali. Unendo così Milano con la rete a lungo raggio del gruppo, come fa già Air France su Parigi. La Sea Giuliano Pisapia e Roberto Maroni hanno alzato le barricate contro questo progetto temendo un forte ridimensionamento di Malpensa per la concorrenza diretta del city-airport. Gli emiri potrebbero però tendere un ramoscello d’ulivo: gli ultimi piani presentati da Etihad prevederebbero infatti pure il riposizionamento a Malpensa di una serie di servizi intercontinentali (si parla di una decina di rotte, cargo compresi). Il ruolo del Governo Funzionerà il piano Alihad? In Alitalia incrociano le dita. Ci sono prima da definire le intese con banche e sindacati. C’è da fissare la governance della nuova società. C’è da prevenire i ricorsi a Bruxelles dei concorrenti (Lufthansa in testa) che spingono per arginare l’offensiva di Etihad che in fondo, dicono, è una società pubblica. Di sicuro però l’arrivo degli uomini del Golfo porta alla cloche della società un management con forte know-how e visione internazionale e con il portafoglio gonfio di petrodollari. Non solo: Etihad ha più bisogno di Alitalia di quanto ne avesse Air France. E la speranza è quella di garantire alla compagnia un ruolo di primus inter pares nella galassia di aziende che Hogan sta mettendo assieme. A benedire l’intesa tra l’altro c’è un convitato di pietra di lusso: il governo italiano che dal giorno uno delle trattative ha fatto pesare il suo ruolo nei negoziati per salvare Alitalia, anche se ormai è una società privata. Il primo passo è stato l’ingresso delle Poste nel capitale in vista di (improbabili a dire il vero) sinergie con Mistral Air, la compagnia aerea del gruppo di Massimo Sarmi. Un chiaro segnale ai potenziali investitori esteri – Air France compresa – che Roma era della partita. L’esecutivo ha operato poi dietro le quinte: esercitando una forte moral suasion sui creditori, offrendo ammortizzatori sociali per spianare la strada a un accordo e lavorando ora a un paio di interventi normativi (le regole anti-low cost e il ridisegno dei limiti su Linate) chiesti proprio da Etihad. Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi avrebbe rotto gli indugi dando l’ok ai decreti legge dopo aver avuto garanzie sull’impegno degli emiri a Malpensa. Si vedrà se basterà a trasformare il fidanzamento di queste ore in un matrimonio di successo. L’arrivo di Abu Dhabi però dovrebbe far tirare un bel sospiro di sollievo a Roberto Colaninno, ai Benetton (azionisti anche di Fiumicino, nel mirino del fondo infrastrutturale di Abu Dhabi) e a Banca Intesa, che in caso di crac di Alitalia avrebbero pagato un conto ancora più salato ai guai dell’aerolinea. Gli sceicchi del Golfo hanno le tasche più profonde delle loro. Non vogliono perdere, ovvio, e per questo stanno alzando a dismisura l’asticella delle richieste in queste ore, fintanto che a menare le danze delle trattative sono loro. Una volta entrati nel capitale, di sicuro non avranno problemi a sostenere i progetti a lungo termine del gruppo. E a quel punto Air France, uscita dalla porta principale e rimasta nel capitale con una quota piccola piccola, potrebbe persino decidere di fare marcia indietro considerando un impegno maggiore, a questo punto a fianco di Etihad, nel rilamcio della compagnia. Sul piano delle trattative Etihad ha posto condizioni molto pesanti che prevede il ridisegno delle regole dei cieli italiani
Questo articolo non dice nulla di nuovo. Fuffa
 

Samu

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Re: Thread Alitalia / Etihad

perdonate la mia ingenuità, cosa si intende per : " Sul piano delle trattative Etihad ha posto condizioni molto pesanti che prevede il ridisegno delle regole dei cieli italiani" ?
 

Greco

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Re: Thread Alitalia / Etihad

perdonate la mia ingenuità, cosa si intende per : " Sul piano delle trattative Etihad ha posto condizioni molto pesanti che prevede il ridisegno delle regole dei cieli italiani" ?
MIL (LIN,MXP) - SHA (SHA, PVG) sono circa 170.000 pax/anno

sembra essere la rotta più trafficata tra quelle ipotizzate
 

totocrista

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Re: Thread Alitalia / Etihad

Comunque la storia di lufthansa che si appella alla UE perché etihad è una compagnia pubblica è veramente patetica

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Paolo_61

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Re: Thread Alitalia / Etihad

perdonate la mia ingenuità, cosa si intende per : " Sul piano delle trattative Etihad ha posto condizioni molto pesanti che prevede il ridisegno delle regole dei cieli italiani" ?
Stop contributi alle Low cost è possibilmente liberalizzazione delle destinazioni servibili da LIN. Sarebbe in effetti un "ridisegno" non da poco.
 

DusCgn

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Re: Thread Alitalia / Etihad

Stop contributi alle Low cost è possibilmente liberalizzazione delle destinazioni servibili da LIN. Sarebbe in effetti un "ridisegno" non da poco.
liberalizzazione di LIN se ne è parlato tanto.

Quanto agli stop a contributi alle LC, in concreto di cosa si parla?
 

MC205

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Re: Thread Alitalia / Etihad

Stop contributi alle Low cost è possibilmente liberalizzazione delle destinazioni servibili da LIN. Sarebbe in effetti un "ridisegno" non da poco.
Spiegatemi una cosa, liberalizzare il cesso di viale forlanini significa rotte per l'Europa che non possono essere attualmente operate, pero' se tutti i grandi player europei hanno perso vagonate di soldi sul medio raggio arrivano questi con il naghilé e fanno soldi a palate? Poi sempre rimanendo al cessy airport la concorrenza maggiore è di Easy jet ( MXP) che mi risulta paghi le tasse in Italia e non gode di contributi, allora cosa cambierebbe? Ultima chicca AZ ha chiuso la FCOPEK perché era in deficit e adesso la riaprono? Non capisco
 

Paolo_61

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Re: Thread Alitalia / Etihad

Spiegatemi una cosa, liberalizzare il cesso di viale forlanini significa rotte per l'Europa che non possono essere attualmente operate, pero' se tutti i grandi player europei hanno perso vagonate di soldi sul medio raggio arrivano questi con il naghilé e fanno soldi a palate? Poi sempre rimanendo al cessy airport la concorrenza maggiore è di Easy jet ( MXP) che mi risulta paghi le tasse in Italia e non gode di contributi, allora cosa cambierebbe? Ultima chicca AZ ha chiuso la FCOPEK perché era in deficit e adesso la riaprono? Non capisco
LIN da sempre riesce a farsi pagare un premium rispetto a MXP a parità di destinazione, e AZ ha una marea di slot che deve riempire (su tutti la navetta con FCO), altrimenti li perde a vantaggio dei competitor, quindi la soluzione ideale (per loro) è aumentare le destinazioni raggiungibili.
 

DusCgn

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Re: Thread Alitalia / Etihad

Spiegatemi una cosa, liberalizzare il cesso di viale forlanini significa rotte per l'Europa che non possono essere attualmente operate, pero' se tutti i grandi player europei hanno perso vagonate di soldi sul medio raggio arrivano questi con il naghilé e fanno soldi a palate?
beh se allargano all'Europa non comunitaria, quindi destinazioni per esempio come Mosca, St Pietroburgo, Tel Aviv, Cairo, Beirut, Tunisi, i balcani, Caucaso etc sono perlopiù prive di concorrenza lowcost.

Dipende quanto vogliono liberalizzare LIN, se si intende solo intra UE o anche extra UE.
 

totocrista

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Re: Thread Alitalia / Etihad

beh se allargano all'Europa non comunitaria, quindi destinazioni per esempio come Mosca, St Pietroburgo, Tel Aviv, Cairo, Beirut, Tunisi, i balcani, Caucaso etc sono perlopiù prive di concorrenza lowcost.

Dipende quanto vogliono liberalizzare LIN, se si intende solo intra UE o anche extra UE.
Ma se danno questa possibilità ad Az non devono darla anche ad altre compagnie UE? E che magari chiederanno pure slot aggiuntivi?

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Stato
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