L’ipotesi di una bomba caricata all’Asmara
L’analista Bordoni: “Il giorno prima l’aereo EgyptAir aveva volato in Eritrea. Il Corno d’Africa è a rischio. A Mogadiscio a febbraio un laptop-bomba esplose su un jet”
Sulle cause della tragedia dell’EgyptAir non si sa niente di certo, ma Antonio Bordoni, massimo esperto italiano di incidenti aerei (cura il sito Air-Accidents.com, oltre a insegnare gestione delle compagnie aeree alla Luiss), sulla base delle informazioni preliminari azzarda una prima diagnosi: «Le condizioni meteo erano eccellenti, l’aereo volava ad alta quota e non sembra che abbia lanciato segnali di allarme. Questo fa pensare a un intervento umano». Intervento umano di che tipo? Una bomba a bordo, o anche altro? «Certo, una bomba o anche missile, oppure un caso come quello di Germanwings, il pilota che ha distrutto deliberatamente l’aereo. Sul tipo di intervento umano che ha provocato la tragedia dell’EgyptAir non si possono fare ancora illazioni fondate, ma che non si tratti di un semplice incidente, cioè di un problema tecnico, mi sembra che si possa dire fin d’ora».
Proviamo comunque a fare qualche ragionamento in più. Se lei dovesse scommettere su un’ipotesi, su che cosa scommetterebbe? «Ieri quell’aereo ha volato su due destinazioni calde: ha fatto Il Cairo-Tunisi e Il Cairo L’Asmara. Il Corno d’Africa è una zona a rischio. A Mogadiscio, nel febbraio scorso, un passeggero portò un laptop con dell’esplosivo a bordo di un A-321 diretto a Gibuti. Ci fu un’esplosione che fece un buco nella carlinga. Morì un passeggero, probabilmente lo stesso attentatore. Non dico che sia successo tutto allo stesso modo, ma 24 ore sono un tempo compatibile per caricare di nascosto una bomba in un aeroporto a rischio come L’Asmara, in un modo o nell’altro, e poi farla esplodere con un timer. Ma sia chiaro, per ora siamo nel campo delle ipotesi».