Di Maio è contro i Voli di Stato? Allora li vieti a premier e ministri, altrimenti è solo una sceneggiata mediatica
Di Michele Anzaldi
Se il ministro Di Maio tiene così tanto a ridurre gli sprechi legati agli spostamenti aerei dei ministri, ha una soluzione molto efficace a portata di mano. Di certo, molto più efficace che volare "a scrocco" in business class per poi vantarsi di volare in economy. Abolisca tout court i voli di Stato per i componenti del Governo. Impedisca al presidente del Consiglio e agli altri ministri di continuare a utilizzare gli aerei del governo.
L'analisi dei report sull'uso degli aerei di Stato da parte dei ministri, parla chiaro. Anche se non è aggiornata da due mesi, fa vedere come il ministro Trenta sia ricorsa più volte all'aereo blu. Per andare a Bruxelles a giugno, a Farnborough e Tunisi a luglio. E altrettanto hanno fatto Salvini (Tripoli, Innsbruch, Il Cairo) e Tria (Lussemburgo). Conte viaggia regolarmente con volo di Stato, ma i suoi voli non vengono pubblicati perché la normativa non lo prevede.
Dunque, se Di Maio pensa che l'esistenza stessa di una flotta istituzionale sia uno spreco inammissibile, la elimini. Tagli. Imponga a tutti i suoi colleghi di volare su aerei di linea. Anche se pare non averlo ancora realizzato, ora è uno degli uomini più potenti d'Italia. Può non limitarsi a dire agli altri quello che dovrebbero fare. Ora è lui che decide. Però lo faccia, perché altrimenti viene il sospetto che la sua non sia altro che un'operazione mediatica, in cui lui sventola biglietti di economy in diretta Facebook e gli altri ministri continuano indisturbati a viaggiare con gli aerei blu.
L'aspetto paradossale della vicenda è che questa operazione mediatica, ai contribuenti, costa il doppio: da una parte pagano i costi fissi della Flotta di Stato, dall'altra devono saldare anche il conto dei biglietti aggiuntivi di alcuni ministri sui voli di linea. E con l'uso di voli di linea i costi aumentano ancora di più, ben oltre la semplice spesa per i biglietti.
Mi spiego. Forse non molti sanno che il costo maggiore per un aereo di Stato è quello sostenuto per non farlo volare. Tenerlo fermo negli hangar costa una cifra mostruosa: 20mila euro l'ora. Sì, perché trattandosi di velivoli destinati a ospitare le più alte cariche dello Stato - magari all'improvviso - devono essere sempre perfettamente pronti all'uso. Questo significa non solo pagare eventuali leasing ma anche la manutenzione, i tecnici che la garantiscono con una presenza fissa, gli equipaggi sempre a disposizione, il loro addestramento (e meno volano e più devono addestrarsi), la sosta dell'apparecchio.
La somma di queste voci ammonta, appunto, a 20mila euro l'ora. A cui poi, se l'aereo di Stato non viene impiegato, si devono aggiungere i biglietti di linea comprati - come nel caso del viaggio in Cina - per Di Maio e tutte le persone che seguono un ministro in una missione all'estero. Dunque, il biglietto "economy" di Di Maio è costato 20mila euro l'ora, più un'altra decina di biglietti. In altre parole, è stata una vergognosa presa di giro.
Basta considerare il costo della benzina. Un litro di benzina costa circa 50 centesimi sul mercato. Se ad acquistare quel litro è lo Stato, che non deve pagare le tasse a se stesso, il costo scende ancora fino a circa 30 centesimi. Far volare per esempio un Falcon da Roma a Milano, considerando un consumo di carburante tra i 1600 e i 2000 litri, costa 700 euro. Di certo meno, di quanto costerebbe fare lo stesso tragitto in macchina, seguiti da una o due macchine di scorta. O del costo dei biglietti che lo Stato deve acquistare per il ministro e tutti i suoi collaboratori.
In altre parole, se Di Maio non vende gli aerei di Stato, l'unico modo di risparmiare è farli volare. Tra l'altro, l'Airbus di Etihad su cui M5s ha costruito la propagandistica e diffamatoria operazione "Air Force Renzi" è ancora al suo posto nella flotta di Stato. Loro non l'hanno detto ma la richiesta di Etihad di restituzione è caduta nel vuoto. Ed era facile intuire che sarebbe finita così perché si tratta di una società per azioni che ha sottoscritto un contratto. Ma per i 5 Stelle la propaganda può sempre più della realtà. Per cui hanno fatto credere di essersene liberati anche se non è affatto vero. Lo tengono fermo, senza usarlo né per missioni istituzionali né per altri utilizzi come ad esempio voli sanitari.
Di Maio mostri con quanto orgoglio crede il suo biglietto "economy", la verità rimane comunque un'altra. La sua scelta dettata solo da esigenze di comunicazione nasconde un disastro economico per lo Stato. Non è dunque altro che l'ennesima sceneggiata mediatica fatta per guadagnarci lui a scapito dell'interesse del Paese.
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