Gente che queste statistiche le fa di lavoro (OMS e vari altri enti) ha chiarito che la mortalità fuori dalla Cina è molto lontana dall'essere il 3% (ricordo un dato attorno allo 0,5).
In Cina si deve distinguere tra quello che succede ad Wuhan e quello che succede nel resto della Cina: la mortalità a Wuhan è del 3,8%, dalle altre parti dello 0.9% come nel resto del mondo.
Perché questo: perché a Wuhan sono stati saturati i servizi sanitari e quindi la percentuale di pazienti che hanno avuto bisogno di supporto respiratorio (che ricordo sfiorare il 10%) non ha avuto accesso alle rianimazioni, intasate e purtroppo sono morti a casa.
Questo purtroppo è il problema.
Le misure messe in atto devono permettere il contenimento dei casi (e quindi delle complicanze) ad un numero gestibile dall'organizzazione sanitaria ospedaliera; se il numero di pazienti gravi supera la ricettività delle strutture è un casino.
Poi per fortuna l'80% delle persone se la leva con una settimana di ossa rotte, tosse e febbre a 38,0, ma l'attenzione non deve scadere, pena subirne le conseguenze come a Wuhan.
Vale la pena ricordare che qualcuno ha detto che per esempio in Lombardia ci sono 4000 posti di rianimazione: a parte che mi sembrano tanti, ma non posso certo controbattere, non avendo dati miei, però non sono posti disponibili, sono in gran parte occupati da altri pazienti.
Non sono virologo, ma per 30 anni mi sono occupato di sanità territoriale e ringrazio "quota 100" perché in questo momento ci sarei dentro fino agli orecchi in questa situazione.
Scusate se ripeto concetti eventualmente già espressi, ma è per amore di chiarezza.