Amid western sanctions, Russia tries to hold on to its fleet, threatening to collapse the international legal foundations of the aviation business.
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L'articolo è solo per gli abbonati, qui la versione della storia raccontata dal Corriere:
L’aereo fantasma in fuga da Mosca e il volo notturno (per sottrarsi ai proprietari russi)
di
Leonard Berberi12 mar 2022
Un velivolo «fantasma» pieno di passeggeri ignari nel cuore della notte e alle porte dell’Europa. Un volo illegale, senza più i documenti in regola, in fuga verso un approdo ormai isolato dal mondo. In mezzo un’operazione quasi d’intelligence fallita non per informazioni sbagliate ma perché i rapporti politici — in questo contesto di guerra — hanno prevalso sul rispetto delle norme internazionali. Quanto successo tra il 2 e il 3 marzo sopra il Mediterraneo non ha precedenti nel trasporto aereo. E, proprio per questo, un precedente lo crea già.
La richiesta urgente
La vicenda inizia a 7.800 chilometro più a ovest. A Channel House, un edificio verde di tre piani che affaccia sulla pista principale dell’aeroporto internazionale di Bermuda, c’è aria di smobilitazione. Sono le 16 del 2 marzo (le 21 in Italia) e di lì a un’ora l’Autorità per l’aviazione civile dell’isola del territorio chiude. A un certo punto nel sistema riservato di comunicazione arriva una richiesta urgente, con in copia l’ufficio di Mosca, firmata SMBC Aviation Capital. Nel documento la società di leasing degli aeromobili con sede a Dublino chiede di
revocare subito un paio di documenti di un suo jet immatricolato VP-BXT e registrato a Bermuda: i
l certificato di aeronavigabilità e l’assicurazione. Nei minuti successivi arrivano altre decine di richieste analoghe, spiega al Corriere chi si è occupato della vicenda.
In alta quota
Il quel momento l’aereo VP-BXT, un Airbus A321neo quasi nuovo (appena 9 mesi), sta operando con la livrea di Aeroflot, la compagnia di bandiera della Russia, il volo SU400. È partito da Mosca Sheremetyevo alle 21.29 locali (le 19.29 ora italiana), è appena entrato in territorio kazako, a bordo trasporta un’ottantina di passeggeri, un po’ di cargo ed è diretto a Il Cairo, capitale dell’Egitto. È il volo perfetto, pensano in SMBC, per bloccare l’aereo in territorio neutro, strapparlo ad Aeroflot e portarlo in sede in «sicurezza». È anche uno dei 515 velivoli stranieri noleggiati alle compagnie russe che devono essere richiamati entro il 28 marzo per via delle sanzioni imposte dall’Unione europea e dagli Usa alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.
Il volo dell’A321neo di Aeroflot dal Cairo a Mosca il 3 marzo scorso
Il ritiro dei documenti
Il noleggio
era stato celebrato persino con comunicato stampa, il 22 luglio 2021. «SMBC Aviation Capital è lieta di annunciare la consegna di un aeromobile Airbus A321neo ad Aeroflot», recita la nota. Meno di otto mesi dopo parte la grande caccia a recuperarlo. Alle 17.25 orario di Bermuda (le 22.25 in Italia)
l’Autorità per l’aviazione civile isolana revoca il certificato di aeronavigabilità e invalida l’assicurazione del jet. In quell’istante l’Airbus A321neo VP-BXT ha appena iniziato a volare sopra la Georgia, è a 10.360 metri di quota, procede a 713 chilometri orari di velocità. Soprattutto:
diventa un aereo «fantasma» per le norme internazionali.
La realpolitik
La storia, rivelata dal sito specializzato The Air Current, viene confermata al Corriere da fonti europee ed egiziane. E racconta di un tentativo spettacolare e senza precedenti. Ma anche di un tentativo fallito. Perché quando l’aereo atterra al Cairo, all’1.55 (ora italiana) del 3 febbraio, non viene bloccato dalle autorità egiziane. Fonti europee spiegano che SMBC non aveva molte chance e non aveva fatto i conti con la realpolitik. Egitto e Russia sono sempre più in buoni rapporti. E da tempo Il Cairo cerca di puntare su Mosca perché è un mercato per loro più stabile, in grado di garantire migliaia di turisti ogni settimana, tutto l’anno.
I rapporti tra Paesi
Non solo. L’Egitto non vuole provocare un’altra frizione coi russi nell’ambito aereo. Al Cremlino non perdonano l’attentato sul volo Metrojet 9268 del 31 ottobre 2015: un Airbus A321, decollato da Sharm el-Sheikh, nel Mar Rosso, e diretto a San Pietroburgo con 217 turisti russi di rientro dalle ferie e 7 membri dell’equipaggio, precipita dopo l’esplosione di un ordigno a bordo mentre sta sorvolando il Sinai. Un atto che porta Mosca a sospendere tutti i voli con il Paese per quasi tre anni, per riprenderli soltanto nel 2018 (con Il Cairo) e nel luglio 2021 con il Mar Rosso. L’anno scorso oltre 700 mila russi hanno visitato l’Egitto, ancora lontani dai 3,3 milioni del 2014.
La ripartenza
È su questo intreccio che al Cairo prendono tempo. Sanno che l’aereo non è più in regola. Ma sanno anche che potranno sempre dire che la comunicazione delle autorità di Bermuda non era stata portata all’attenzione della torre di controllo un po’ per l’ora notturna, un po’ perché il personale è ancora ridotto per il Covid e la riduzione dei volumi. Alle 3.42 del mattino del 3 marzo l’A321neo — volo SU401 —
decolla per Mosca con un centinaio di passeggeri. Di fatto è un pericolo pubblico, privo di ogni copertura legale e finanziaria. Alle 6.34 è in mezzo al Mar Caspio, appena fuori dall’area di gestione di Eurocontrol. Ed è di fatto al riparo da ogni pretesa. Alle 12.14, ora italiana, l’aereo tocca la pista di Mosca. E da quel momento non metterà più il muso fuori dalla Russia.
Miliardi di dollari a rischio
L’autorità russa dell’aviazione ha chiesto alle sue aviolinee di non volare più all’estero con i velivoli noleggiati dalle società occidentali né per collegamenti passeggeri, né per quelli cargo. Non solo. Un disegno di legge propone anche di pagare le rate del noleggio in rubli per tutto il 2022. E se una società di leasing intende terminare l’affitto prima del tempo una «commissione speciale» del governo russo deciderà se l’aereo potrà essere restituito oppure dovrà continuare a operare in Russia.In questo modo diventa quasi impossibile per le aziende di leasing recuperare i jet affittati alle compagnie russe come Aeroflot, S7 Airlines, Rossiya, Azur Air, Ural Airlines. Il timore è che questi aerei siano perduti per sempre e i proprietari saranno costretti a mettere a bilancio perdite significative. La chiusura degli spazi Ue alle compagnie russe ha fatto, per ora, qualche vittima anche a Mosca. Un Airbus A321 di proprietà di Aeroflot è fermo a Ginevra dall’ora di pranzo del 3 marzo. Un A320 noleggiato da Aeroflot è parcheggiato ad Amsterdam dal 27 febbraio. Ma è un jet acquistato da Gtlk, la più grande società pubblica russa di leasing. Potrebbero diventare pezzi di scambio per i lessor occidentali e asiatici.
I jet bloccati
Altri due aerei, due Boeing 777 sempre con la livrea di Aeroflot, sono riusciti a sfuggire ai legittimi proprietari nel sud-est asiatico e nel Golfo, scrive l’agenzia Reuters. Finora le società di leasing sono riuscite a recuperare un paio di aerei su oltre 470 stando all’analisi del Corriere sui database specializzati e le società di analisi Iba e Cirium. Uno lo scorso 26 febbraio a Città del Messico: un Boeing 777-300ER utilizzato da Nordwind Airlines e di proprietà dell’americana Aircastle. Dal 5 marzo è parcheggiato vicino a Tucson, Arizona. Per bloccarlo Aircastle ha usato il pretesto di problemi all’assicurazione, rendendo così il velivolo non in regola per il decollo. L’altro aereo recuperato, un Boeing 737-800 di proprietà dell’irlandese Avolon, è stato fermato a Istanbul alle 8 del mattino del 27 febbraio. Era usato da Pobeda, la divisione a basso costo di Aeroflot. Altri due Boeing simili, sempre prestati da Avolon, ora operano soltanto tratte interne per conto di Pobeda.
La violazione del trattato
Le mosse russe, concordano tutti gli esperti, sono ritenute a dir poco spericolate. E violano decenni di accordi internazionali che hanno consentito al trasporto aereo di decollare e toccare i livelli record prima dell’arrivo del coronavirus. Uno su tutti: il trattato di Città del Capo che consente alle società di leasing di riprendersi i loro aerei dai clienti che non possono più onorare i canoni mensili di noleggio. È il caso delle aviolinee russe. E la stessa Russia ha siglato il trattato nel maggio 2011. Per evitare problemi in futuro, secondo Bloomberg, l’autorità dell’aviazione civile russa avrebbe anche chiesto alle compagnie nazionali di ri-registrare a Mosca i velivoli noleggiati all’estero, togliendo loro l’immatricolazione di Bermuda e Barbados, isole di comodo anche per motivi fiscali.
Il «caso» Bermuda
Bermuda è (stato) il luogo preferito dei russi. Nel suo ultimo rapporto annuale — con i dati aggiornati al 2020 — l’autorità dell’aviazione civile locale scrive che sono 790 i velivoli commerciali per il trasporto passeggeri registrati fino a quel momento nel territorio. Di questi ben 777 — cioè il 98,4% dell’intera flotta — per conto delle aviolinee russe. Queste «targhe» di comodo consentono di spendere di meno per le registrazioni (a Mosca costa di più per le tariffe di importazione), di avere maggiori benefici fiscali e di semplificare le transazioni internazionali con le società di noleggio. L’Autorità dell’aviazione civile di Bermuda non ha rilasciato commenti ufficiali, né risposto alle domande al momento della pubblicazione di questo articolo. No comment anche dall’aeroporto del Cairo. Nessuna risposta ufficiale è arrivata da Aeroflot e da SMBC.
Le società di noleggio devono recuperare oltre 470 aerei nelle mani delle compagnie russe e provano a bloccare i jet fuori dalla Russia. Il caso dell’Airbus A321neo di Aeroflot
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