Aerei, l’ad di Ryanair: «L’era low cost non è finita, continueremo a vendere voli a 9,99 euro»
di
Leonard Berberi 06 ago 2022
Ryanair, la principale low cost d’Europa, punta a conquistare la metà del mercato italiano nei prossimi mesi, espandendosi sempre più negli aeroporti regionali e promettendo alle autorità locali di portare sempre più turisti stranieri. Ma se l’estate 2022 registra livelli record, con l’offerta in Italia aumentata del 30% rispetto al 2019 (pre Covid), all’orizzonte s’intravvedono le nubi e le incognite, anche per Ryanair. «Ma noi siamo quelli meglio preparati in Europa per affrontare le sfide», dice Eddie Wilson, l’ad della compagnia principale del gruppo omonimo (che comprende anche Malta Air, Lauda Europe e Buzz) in un’intervista al Corriere della Sera. Che non risparmia le critiche a Ita Airways.
Come sta andando questa stagione estiva?
«L’Italia si sta dimostrando uno dei mercati dove la ripresa è più forte. Se in generale abbiamo aumentato l’offerta del 15% rispetto all’estate 2019, pre Covid, in Italia è il doppio, +30%, grazie all’aggiunta degli aerei basati nel Paese e all’apertura della nuova base a Venezia-Marco Paolo. Con questi volumi stiamo portando sempre più turisti in Italia».
In questo periodo di caos dei cieli in Europa Ryanair è tra le compagnie che se la cava meglio delle altre. Come mai?
«Perché ci eravamo preparati meglio. Non abbiamo mandato a casa nessuno anche perché sapevamo che i passeggeri sarebbero tornati velocemente a viaggiare. Certo, non è stato facile affrontare il Covid».
Ci sono compagnie che stanno facendo fatica ad assumere velocemente...
«Ma certo. Le persone non possono essere reclutate all’ultimo. Noi abbiamo iniziato a farlo sei mesi prima dell’avvio della stagione estiva (che nel trasporto aereo inizia a fine marzo, ndr)».
Pensa che i vettori rivali abbiano licenziato troppo in fretta?
«Sì, in qualche caso hanno sfruttato l’occasione per sfoltire il personale».
Però anche Ryanair non è del tutto immune ai problemi dei cieli europei.
«È vero. Il problema principale è costituito dai controllori dello spazio aereo. Stiamo perdendo 20 punti percentuali di puntualità per questo motivo. Quest’estate in Europa ci sono meno voli di tre anni fa, ma più ritardi: bisogna risolvere il problema, soprattutto nei cieli della Francia e della Germania».
Cosa significa questo per l’operatività delle compagnie?
«Il nostro personale, per esempio, è costretto a finire il lavoro ben oltre mezzanotte. Questo è sopportabile per un giorno o due, ma non tutti i giorni. E le compagnie che non hanno lo staff sufficiente si ritrovano a dover cancellare i voli».
Lei dà la colpa ai controllori di volo, ma in queste settimane le altre compagnie aeree hanno puntato il dito contro il personale carente negli aeroporti.
«Non è così. Il vero problema è far decollare in tempo gli aerei e questo compete ai controllori di volo non agli aeroporti. E le code negli scali sono causati dagli aerei che partono tardi».
Parliamo degli scioperi: le low cost sono particolarmente nel mirino questa estate. Voi compresi.
«No, non glielo consento. Perché non parliamo degli scioperi di Alitalia? Hanno avuto almeno 300 scioperi negli ultimi cinque anni».
I numeri mi sembrano un po’ altri, ma in ogni caso parlavo di questa estate.
«Ryanair non ha avuto alcuno sciopero in questo periodo. Zero».
In realtà, stando ai documenti ufficiali, Ryanair è stata colpita dagli scioperi di alcuni sindacati...
«No, no. Mi dica i giorni».
Beh, l’ultimo in ordine di tempo è stato
quello del 17 luglio scorso proprio in Italia.
«Ma quello è stato uno sciopero dei controllori di volo italiani! E poi lo sciopero l’hanno organizzato sigle che non rappresentano nessuno in Ryanair».
(Con una nota di alcuni giorni fa il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi, Giuseppe Santoro-Passarelli, ha segnalato a proposito dello sciopero del 17 luglio che «i notevoli ed ulteriori disagi per gli utenti sono da imputare alla cancellazione unilaterale da parte delle compagnie low cost che hanno creato disagi negli aeroporti italiani»).
Michael O’Leary, il capo del gruppo Ryanair, ha detto che l’era dei voli low cost è finita.
«Questo è quello che spera Ita sicuramente. La situazione è questa: i costi salgono, in Europa c’è meno offerta, la recessione si farà sentire. Per noi questo vuol dire che si passerà da una tariffa media di 40 euro a 50 nei prossimi anni. Ma continueremo a vendere sedili a 9,99 o 19,99 euro. Magari ne venderemo di meno per volo».
Parliamo della vostra presenza in Italia: questi mesi avete basato 92 aerei, siete la compagnia principale. Porterete altri velivoli?
«Stiamo ancora parlando con gli aeroporti, in particolare quelli regionali: sanno che solo noi possiamo portare turisti nelle regioni italiane».
Cosa ci possiamo aspettiamo nel 2023?
«Continueremo a ricevere i 737 Max 8200 da Boeing, aumenteremo i volumi di traffico e parte di questo si avrà anche in Italia».
Dove in particolare?
«In Sicilia, per esempio, dove abbiamo intercettato soltanto una piccola fetta del mercato».
Secondo lei quali sono i mercati in Italia poco serviti?
«In particolare Sardegna, Puglia, Calabria, Marche, Veneto, Umbria, Abruzzo. In queste aree c’è potenziale per flussi tutto l’anno sia a livello nazionale che internazionale».
Qual è la vostra fetta di mercato attualmente in Italia?
«Attorno al 40% e continueremo a crescere. Contiamo di trasportare 50 milioni di persone nel Paese: 15 milioni sui voli nazionali, 35 milioni su quelli internazionali».
Secondo Ita Airways questo lo fate grazie ai milioni di euro di incentivi che ricevete dagli aeroporti italiani. Per questo ha
chiesto l’accesso ai contratti commerciali che avete siglato con alcuni scali.
«Perché Ita non ha un volo internazionale dalla Sicilia, dalla Sardegna, dall’Abruzzo? Perché non sono in grado, perché non hanno gli aerei per farlo, mentre noi possiamo farlo e lo facciamo. Loro non hanno la struttura di costi necessaria, noi sì. E loro non possono offrire le nostre tariffe. Alitalia, ha avuto l’occasione per essere un grande vettore internazionale e non l’ha fatto».
Quindi cosa dovrebbe fare Ita?
«Intanto è inutile che si comporti così, a suon di carte bollate. Anzi direi a loro: andate a Pescara, chiedete gli incentivi messi a disposizione e iniziate a offrire i voli internazionali, verso Londra, poi vediamo. Ma non lo faranno».
Ita secondo lei dovrebbe offrire voli diretti dalla Sicilia verso l’estero per esempio...
«C’è un Paese in Europa, che è un’isola e ha 4 milioni di abitanti, l’Irlanda, che ha 15-20 voli diretti con gli Usa. La Sicilia ha 5 milioni di persone, è un’isola, ma non ha voli diretti offerti dalla compagnia di bandiera né con gli Stati Uniti né con l’Europa. Invece Ita vuole che le persone prendano due voli per arrivare a destinazione, passando attraverso Roma e Milano».
Quindi non siete preoccupati da questa richiesta di Ita di accesso agli accordi commerciali vostri con gli aeroporti italiani?
«Per niente. È la conferma che Ita non si fa gli affari suoi. Perché non si preoccupano di far funzionare gli hub di Roma Fiumicino e Milano Linate? Noi a Linate nemmeno ci voliamo! Loro vogliono solo limitare la competizione. Detto questo auguro loro il meglio».
L’Intervista del «Corriere» a Eddie Wilson, numero uno del vettore del gruppo low cost. Le stoccate a Ita Airways, i piani di crescita in Italia e l’attacco ai controllori di volo
www.corriere.it