Una scommessa prospettica con alcune incognite appese al piano industriale da costruire. Sicuramente una maggiore condivisione nelle strategie con l’azionista pubblico - il ministero del Tesoro - che ora potrà esprimere due componenti del Consiglio di amministrazione su cinque, tra cui il presidente. Se a spuntarla nella gara alla privatizzazione di Ita Airways è stato il fondo Usa Certares è perché, registrano fonti di governo, c’è la considerazione che lo Stato così abbia maggiori diritti di veto (e di voto, se la compagnia dovesse poi essere quotata) nella gestione societaria. In più, se le cose dovessero andare per il verso giusto, auspicando la ripresa del trasporto aereo dopo due anni di pandemia, potrebbe così valorizzare meglio il 49% del capitale sociale che le garantisce questo preliminare di intesa senza incorporare pesanti minusvalenze a bilancio dopo aver investito 650 milioni di euro per supportare l’aumento di capitale previsto a valle dell’operazione.
A conti fatti è stato un ribaltone, perché non c’è dubbio che la cordata concorrente per Ita - cioè il colosso delle merci (e delle crociere) Msc in coabitazione con Lufthansa - partisse in vantaggio. C’era l’italianità del gruppo armatoriale guidato da Gianluigi Aponte (seppur residente in Svizzera), c’era il network internazionale dei tedeschi e la loro efficace capacità nel ristrutturare vettori in fallimento come insegnano i casi Austrian Airlines e Brussels Airlines. C’era soprattutto una corrente di pensiero al Tesoro che individuava nella privatizzazione tout court del vettore - con un’esigua quota di minoranza del 20% nella compagine societaria non certo configurabile come «partecipazione di blocco» - l’unica strada praticabile dopo aver dilapidato oltre 12 miliardi di soldi pubblici in pochi anni. E invece questa corrente è uscita sconfitta proprio al fotofinish, perché il tandem Msc-Lufthansa ha deciso di non alzare ulteriormente la posta come invece ha fatto Certares mettendo sul tavolo altri 335 milioni di euro (per un totale di 700).
Raccontano che proprio sul finale questa indisponibilità a migliorare la propria offerta sia diventata insormontabile per un rischio giuridico che al Tesoro, con le urne alle porte, non si sono sentiti di voler correre. Cioé l’inderogabilità degli acquirenti a smontare una penale di recesso milionaria in caso di fallimento dei negoziati in esclusiva. Pericolo reale con un governo di centrodestra a guida Fratelli d’Italia, dato in vantaggio nei sondaggi, che trae da Roma Fiumicino un’importante base di consensi e che più volte si è espressa per difendere l’italianità della compagnia, come ha rivendicato di recente anche la leader Giorgia Meloni. A ciò si aggiunga una call option svantaggiosa per il Mef (l’incasso della quota pubblica sarebbe stato di 186 milioni e solo al raggiungimento degli obiettivi del piano proposto) e, dicono fonti vicine al dossier, poca voce in capitolo per Roma su eventuali spostamenti di sede, con il pericolo, non sappiamo se davvero così reale, che l’hub romano finisse per diventare un’appendice marginale di Francoforte.
Per la verità è probabile che anche Certares stia inserendo ora nella trattativa una penale di recesso. D’altronde il rischio politico di un ennesimo ribaltone esiste anche per il fondo di private equity visto il malessere di diverse voci di governo per la scelta del Mef avallata da Palazzo Chigi, in primis,il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Quel che è certo è che il fondo Usa non è certo l’ultimo arrivato. Non ha una particolare esperienza nel trasporto aereo, sicuramente la detiene nel turismo essendo azionista di Tripadvisor e Hertz (noleggio auto). La piattaforma commerciale del fondo, poi, mette a disposizione la rete di vendita costituita dalle società leader nella distribuzione di viaggi leisure e business di cui è socia come American Express Global Business Travel.
È chiaro che il percorso di startup di Ita Airways tramite Certares può funzionare se il punto di caduta diventa l’ingresso nel capitale sociale di Delta ed Air France-Klm. Al momento è prevista una partnership commerciale, soprattutto ci sono dei paletti Ue che impediscono ai franco-olandesi di entrare nell’azionariato per la normativa sugli aiuti di Stato ricevuti per il Covid. Si parla di un possibile sodalizio tra i due vettori, a tendere, che porterebbe ad un ingresso in tandem con una quota del 12% che verrebbe ceduta dal fondo Usa, ma solo in una seconda fase lasciando inalterata la partecipazione del Tesoro. Cambierebbe invece poco anche dal punto di vista del network visto che Ita nasce dalle ceneri di Alitalia ed è sempre appartenuta all’alleanza internazionale SkyTeam in cui figurano sia i franco-olandesi, sia gli americani.
L’assenza di leve di controllo, che avrebbe suggerito l’offerta di Lufthansa-Msc, ha dunque finito per far pendere la bilancia dall’altro lato. Certares è comunque un investitore di medio termine. Ha appena avviato la srl italiana costituita il 29 dicembre 2021, che vede come amministratore unico il capo del fondo Usa, Greg O’Hara e Domenico Barile e Stefano Sardo, gli artefici dell’offerta. Però può convertirsi in un traghettatore verso Delta ed Air France se in un orizzonte da qui a cinque anni il modello di business dovesse funzionare. Il mercato nordamericano resta il più profittevole, ma di certo Ita non potrà entrare troppo in concorrenza con i possibili futuri soci. Però andranno valorizzate le rotte internazionali verso Africa e Medio Oriente. Una scommessa.
L’esclusiva a Certares porta garanzie che riducono il «rischio politico»: la maggiore presa del Tesoro sul nuovo gruppo e il presidio del ruolo di Fiumicino. Resta il tema dell’alleanza
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